giovedì 6 giugno 2019

The Wild Pear Tree [aka L'albero dei frutti selvatici] ( Nure Bilge Ceylan , 2018 )




The Wild Pear Tree (2018) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Dopo aver quasi sistematicamente raccolto qualche premio al Festival di Cannes ( Palma d'Oro compresa con il magnifico Il regno d'inverno nel 2014 )   con i suoi lavori più recenti, stavolta la presenza sulla Croisette di Nure Bilge Ceylan non è stata così trionfale, per lo meno a livello di palmares, perchè invece la critica si è espressa in maniera quasi entusiastica  sulla sua ultima fatica, L'albero dei frutti selvatici, un'opera che per molti tratti sembra ripercorrere non solo alcune tematiche ma anche le coinvolgenti atmosfere della precedente Palma d'Oro.
In effetti il regista turco ha ormai costruito uno stile peculiare che lo contraddistingue , attraverso il quale sviluppa le sue tematiche esistenzialiste.
L'albero dei frutti selvatici vede al centro del racconto una famiglia che potremmo definire della piccola borghesia rurale: Sinan è il personaggio centrale, un giovane con pretese letterarie dal carattere tutt'altro che facile carico di indolenza e di superbia, ancora non orientato su quello che deve esser il suo ruolo nella vita, oppresso da un rapporto molto difficile col padre, insegnante  con ormai sepolte pretese letterarie e che non solo dilapida lo stipendio col gioco ma si carica pure di debiti; viceversa con la madre ha un rapporto consolatorio all'insegna del grande amore e con la sorella il classico legame di contrapposizione.


Quindi anche ne L'albero dei frutti selvatici ritornano la figura del letterato, il suo isolamento in una ambiente rurale dove la natura ha il dominio assoluto lungo il corso delle stagioni, il passato personale carico di rimpianti (splendidamente reso nella lunga scena nella canicola estiva in cui il protagonista incontra una amica di cui è stato innamorato, pronta a sposarsi ) e lo sguardo sui sussulti di una borghesia sempre più alla deriva nella sua incapacità di uscire dal guado.
Sinan è il personaggio centrale, sebbene è la figura del padre quella che traina maggiormente le tematiche, sballottato tra la sua ambizione di pubblicare un libro e trovare un posto nella società, ma il suo essere carico di protervia che lo porta addirittura a polemizzare con un noto scrittore che incontra e a cui si approccia con la scusa di chiedere consigli diventa un blocco insuperabile nel suo percorso personale esistenziale; inoltre , il rapporto con il padre improntato al disprezzo per il suo atteggiamento sconsiderato che si ripercuote su tutta la famiglia, sembra trascinare il protagonista su un piano di incomunicabilità che solo nel finale, bellissimo e carico di significati, sembra risolversi, anche perchè per Sinan trovarsi di fronte al fallimento del padre è , come vedere se stesso ugualmente sull'orlo del fallimento.

Se a questo quadro aggiungiamo il racconto carico di nostalgia della madre che rimembra i suoi anni giovanili con il marito, allora brillante  e libero dalla schiavitù del gioco, e il frequente accenno alla morte e al suicidio grazie alle numerose corde con cappi che vediamo durante il racconto, appare chiaro che tutto riporta a quello sguardo esistenzialista che ha fatto di Nure Bilge Ceylan uno degli autori più importanti del cinema moderno, sguardo che trova la sua apoteosi in un finale  per molti versi ostico ma magnifico al tempo stesso.
L'incedere del racconto è molto compassato, secondo uno stile che ben conosciamo, i tempi si dilatano all'interno di un immobilismo pittorico che sa essere austero e  molto potente e gli spazi lasciano alla natura , ai silenzi, allo scorrere del tempo la possibilità di ampliare lo sguardo e di metterci al cospetto con il concetto di morte.
L'albero dei frutti selvatici, pur nella sua durata non indifferente ( più di tre ore) sa essere pellicola che cattura lo spettatore e che attraverso un racconto di problematici rapporti e legami famigliari, di velleità artistiche sopite o represse, riesce a metter a fuoco bene e con grande lucidità e coinvolgimento le incompiutezze della vita e l'affannosa ricerca a superarle in maniera definitiva salvo poi appurare che tanto dibattersi non fa altro che riportare al punto di partenza.
L'equilibrio con il quale il regista affronta le tematiche col suo sguardo e attraverso un prisma che scompone le esistenze portando a galla il non risolto che tale rimarrà è proprio di un grande maestro che con il suo ideale di cinema  riesce a penetrare profondamente nell'animo umano mostrando le sue irrisolvibili contraddizioni e l'incapacità di comprenderne fino in fondo il significato.

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