sabato 29 giugno 2019

Shadow [aka Ying] / 影 ( Zhang Yimou / 张诒谋 , 2018 )




Shadow (2018) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo aver prestato fattivamente la sua immagine universalmente riconosciuta alla costruzione di una delle operazioni commerciali cinematografiche più significative e di grosso impatto degli ultimi anni dirigendo The Great Wall , lavoro che ha attirato critiche fin troppo feroci, Zhang Yimou con Shadow sembra tornare al dramma ad ambientazione storica con forti influssi wuxia, quel vasto genere cinematografico che il regista cinese ha sempre privilegiato nei suoi lavori occupandosi di epoche storiche diversissime ma sempre con grande attenzione all'aspetto umano.
Shadow in effetti sembra voler richiamare  alla mente la storia tinta di mitologia che già abbiamo apprezzato in Hero ,in La foresta dei pugnali volanti e in Curse of the Golden Flower , se non altro perchè il racconto è ambientato , in maniera molto libera a dire il vero, durante il Periodo dei Tre Regni con l'inevitabile rimando all'epico Romanzo dei Tre Regni del XIV secolo.
Se quindi l'impianto generale del lavoro è chiaramente di tipo storico e se nel suo andamento generale racconta le trame di palazzo , le vendette, i tradimenti e tutto ciò che ogni corte reale o imperiale si tira dietro, Shadow è anche molto altro, grazie al tocco personale che Zhang ha saputo infondere all'insieme della storia.


Il frequente rimando al simbolismo del dualismo Yin-Yang attraverso il Taijitu, emblema appunto del concetto filosofico taoista, segna subito il percorso su cui Shadow si muoverà: quello del dualismo tra bene e male, luce ed ombra appunto.
E l'ombra è quella che un campagnolo dalla somiglianza straordinaria con il comandate supremo delle armate del Regno di Pei viene assoldato ad interpretare per proteggere il vero eroe dai pericoli che si aggirano nella corte di un Re ben poco capace di far fronte alle minacce del vicino regno nemico, usanza pare molto diffusa all'epoca per fuggire agli agguati sempre possibili nelle lotte di potere che si consumavano nelle corti.
L'ombra impersona il grande guerriero, un personaggio scomodo per il sovrano in quanto amatissimo e stimatissimo per il suo coraggio e la sua fedeltà, vive una nuova vita che lo ha strappato da un destino da contadino, nessuno è in grado di riconoscere che non è il grande generale che da parte sua vive nascosto nei sotterranei del palazzo, ferito pronto a dargli disposizioni.
Ma la vita dell'ombra poco alla volta si consolida nella luce, la nuova identità si fa strada in lui e lo spinge a volersi appropriare di tutto quello che appartiene al vero generale, affetti compresi. Il dualismo trona ancora nell'animo dell'ombra: il bene ed il male che si combattono in lui, la fedeltà e la spinta a dare libertà alla propria esistenza.
Ben presto la storia dell'ombra e della corte di Pei, citando in maniera non sappiamo quanto voluta il Kurosawa di Kagemusha, l'ombra del guerriero, si avvia lungo i binari del dramma shakesperiano e si interseca con la lotta per il potere, con le battaglie per la conquista della città contesa, con la resa dei conti del sovrano con l'ombra e con il generale, ai tormenti della moglie del grande guerriero che vede vacillare la sua fedeltà.

La prima parte di Shadow ha una forte connotazione preparatoria, direi propedeutica, alla costruzione delle atmosfere in cui la tragedia prenderà corpo nella seconda, dapprima  attraverso un magistrale crescendo di azione e quindi con il finale che porterà a galla menzogne, bugie, passioni e drammi personali , oltre naturalmente la morte.
Ma è proprio in questa prima parte che forse Zhang dà l'impronta più personale e più valida al film: un elegantissimo lavoro di movimenti, di cuciture narrative, di sussurri e di grida sommesse, immerse in un palcoscenico che mostra un uso del colore desaturato che abbiamo visto poche volte; la scala dei grigi domina nel palazzo, negli abiti, nel cielo plumbeo che riversa sulla terra pioggia in abbondanza, i colori sembrano essere nella loro evanescenza limpida delle semplici varianti del grigio , o ai suoi estremi del bianco e del nero ,proprio come il simbolo taoista dello Yin-Yang.
L'eleganza stilistica della prima parte immersa in un gioco di ragnatele narrative che costruiscono lo scheletro della storia ci fa apprezzare un autore che ha sempre fatto dell'eleganza e del formalismo stilistico il suo punto di forza ed in Shadow di certo raggiunge i suoi livelli più alti.
La seconda parte è invece quella più intimamente wuxia, nella filosofia e nell'azione , con la lunga scena della battaglia nella città di Jing che sia dal punto di vista coreografico che dal punto di vista tecnico di regia è uno dei punti di forza del film.
Pensare a Shadow solo come ad un elegante esercizio stilistico sarebbe però un errore, perchè l'interesse di Zhang è sempre costantemente incentrato sul rapporto tra l'uomo , la storia, il potere , il libero arbitrio e la morale e mai come in questo lavoro il regista cinese è stato capace di essere così "shakespeariano" arricchendo il racconto di tematiche care al drammaturgo inglese.
La figura dell'ombra diventa quindi l'emblema del dualismo che appartiene all'uomo , ma anche la rappresentazione della somma delle contraddizioni di una umanità che si dibatte tra la sete di potere e il libero arbitrio, tra la violenza e l'anelito alla libertà.
Non è probabilmente il migliore film di Zhang Yimou, ma è certamente un ritorno su livelli altissimi dopo qualche opera non pienamente convincente, una rivisitazione del wuxia che per molti aspetti sembra richiamare alla mente, mutatis mutandi, stilisticamente e concettualmente, il Wong Kar-Wai di The Grandmasters , ponendosi entrambi come punti di arrivo ma , contestualmente, anche di ripartenza di due generi cinematografici.
Sublimato dal difficile duplice ruolo di personaggio e di ombra, Deng Chao , tra i divi più famosi del cinema cinese, offre una prova maiuscola, propria di un grande attore quale ha dimostrato di essere.


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