Giudizio: 8/10
La famiglia di Ki-taek è il tipico emblema del sottoproletariato urbano, brutti sporchi e cattivi; vivono in un seminterrato malsano dove la vista migliore che si gode dalle grate delle finestre è quella degli ubriachi che urinano. Ki-taek e la sua famiglia vivono del sussidio di disoccupazione, lui è un ex autista che ogni tentativo intrapreso di reinserirsi nel mercato del lavoro è finito in maniera tragicomica, la moglie , da buona sudcoreana fa la casalinga, il figlio Ki-woo ha fatto per quattro volte l’esame per essere ammesso all’università fallendo miseramente, la figlia Ki-jung nutre stravaganti aspirazioni artistiche, ma di fatto non fa nulla se non aiutare la famiglia che tira avanti con lavoretti occasionali, come quello di assemblare scatole per la consegna delle pizze; nonostante ciò all’interno della famiglia sopravvive una certa allegria e ci accontenta di riuscire a scroccare una connessione wifi priva di password di accesso.
Il signor Park invece appartiene all’alta borghesia del paese, importante manager di una azienda di punta, vive con la moglie , un figlio maschio in età fanciullesca e una femmina in età scolastica in una magnifica casa ideata e costruita da un grande architetto da cui l’hanno comprata; una famiglia di quelle da copertina che vive con tutti i confort che la ricchezza può offrire.
Come potranno mai interagire due realtà così distanti, appartenenti a mondi che vivono a distanze siderali sebbene confinanti apparentemente? L’occasione la coglie al balzo Ki-woo che viene inviato da uno suo amico in partenza per un viaggio di studio a sostituirlo come insegnante di inglese della giovane figlia di Mr Park.
Il giovane che è di certo povero ma ricco di ingegno brillante, riesce con una serie di stratagemmi a far sì che tutta la famiglia venga assunta dai Park: dapprima la sorella che si spaccia per insegnante d’arte e che deve aiutare il piccolo rampollo di casa Park ad esprimere il suo ingegno artistico che traspare da alcuni disegni, poi tocca a Ki-taek che viene assunto come autista grazie ad un imbroglio ai danni del precedente e quindi anche la moglie viene accolta nella splendida casa dei ricconi come governante al posto della storica factotum di casa Park alle cui spalle viene ordito un altro imbroglio finalizzato al suo licenziamento.
Insomma dei parassiti veri e propri verrebbe da pensare, ed in parte è vero, non fosse però che anche dalla parte della borghesia così attenta al suo status sociale i comportamenti non sono certo più limpidi, anzi addirittura la splendida casa nasconde dei misteri insondabili.
Sta di fatto che la famiglia di parassiti si insinua nella vita dei Park, ne prenda il controllo, ne scopre i segreti più reconditi, ma quando tutto sembra giocare in loro favore arriva il colpo di scena che sovverte il corso degli eventi.
Il crescendo finale all’insegna del tratto violento e parossistico che il cinema coreano sa bene esprimere a vari livelli è l’esplosione di una contraddizione sociale che né i parassiti né la famiglia per bene ( parassita anch’essa perché si nutre delle miserie altrui e le disprezza) è in grado di arginare.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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