giovedì 28 luglio 2022

Suzhou River / 苏州河 - 4K Restored Version [aka La donna del fiume] ( Lou Ye / 娄烨 , 2000 )

 




Suzhou River (2000) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Considerato sin dal 2000, anno della sua presentazione in anteprima al Festival di Rotterdam ,come uno dei lavori più significativi ed emblematici  scaturiti  dal movimento della Sesta Generazione di cineasti cinesi, Suzhou River-La donna del fiume , possiede tutti i paradigmi del film di culto: opera terza dell’allora trentacinquenne Lou Ye che si impone da subito come uno dei più militanti registi del nuovo corso, censura cinese che si abbatte prepotentemente sul film ( verrà presentato sugli schermi cinesi solo  molti anni dopo) e sul regista ( non autorizzato per due anni a dirigere in patria) , accoglienze trionfali in tutti i festival in cui è stato presentato, fino a divenire appunto uno dei manifesti cinematografici della Sesta Generazione.

Tranne una apparizione in un piccolo festival di cinema asiatico romano nel 2001 , il film è rimasto inedito in Italia fino ad ora ma il notevole lavoro di restauro in 4K da parte della  Basis Berlin Postproduktion e l’opera meritoria della casa di distribuzione Wanted ha finalmente, dopo 22 anni , portato sugli schermi italiani questa opera fondamentale, presentata in anteprima all’ultima Berlinale.




Il lavoro di restauro rasenta la perfezione sia dal punto di vista puramente tecnico che da quello filologico grazie al tentativo, cui ha personalmente presenziato il regista, di mantenere il più possibile il timbro personale  sia relativamente all’immagine che al suono, non snaturando l’essenza di un’opera che originariamente era stata concepita su pellicola a 16 mm a grana grossa.

La storia si basa sul racconto di un fotografo che funge da narratore di cui non conosciamo nome né volto, l’unico segno di tangibilità che lo contraddistingue da una classica voce fuori campo sono le sue mani che ogni tanto balenano sullo schermo; un racconto che corre su due binari, da un lato è quello personale del fotografo-narratore che ci racconta la sua storia d’amore tra il tormentato e l’etereo con Meimei una ballerina di night che si esibisce con una vistosa parrucca bionda e un abito da sirena in una grande vasca; dall’altro quello in cui lo stesso fotografo ci racconta la storia di Mardar, corriere e piccolo delinquente al servizio di un boss , e Madoun figlia sedicenne del boss che viene affidata al ragazzo quando il boss stesso ha da fare con le sue amanti: tra i due nasce un legame sentimentale che si interrompe drammaticamente quando la ragazza capisce che Mardar si è prestato al suo rapimento a fine di estorsione; Madoun si getterà nel fiume Suzhou e non si troverà più. 

Mardar  finisce qualche anno in galera e quando esce la sua ossessione è quella di  ritrovare la ragazza amata , fino a che non incontra Meimei , uguale come una goccia d’acqua all’amata Madoun.

Quella che potrebbe apparire come una banale storia d’amore come tante, narrata su un doppio binario spazio-temporale è invece intimamente immersa in una atmosfera urbana dominata dalla presenza del fiume che scorre dentro Shanghai e che come un libro aperto infestato di sporcizia galleggiante racconta la storia di una città e della sua gente che barcolla sotto i colpi dei cambiamenti tumultuosi e a volte persino drammatici che hanno sconvolto il tessuto sociale della Cina metropolitana sul fine del secolo scorso e gli inizi del XXI; il breve prologo con cui conosciamo la voce narrante del fotografo (non a caso Lou sceglie questa professione per il narratore) è quasi un’ode al fiume Suzhou, a Shanghai e ai suoi abitanti che lungo le sponde del fiume vivono e sopravvivono, inseguendo addirittura leggende e miraggi di sirene.

Le storie delle due coppie, distinte , ma poi di fatto convergenti ed intersecantesi sono invece la fotografia di una situazione sociale e personale che è abituale nei film dei registi della generazione di Lou Ye: solitudine, affanni amorosi che intossicano una vita difficile in cui tutto sembra sfuggire di mano, piccola delinquenza che sopravvive di loschi traffici, i dubbi e le paure per un futuro cui neppure il sentimento riesce a regalare un raggio di luce e di speranza; come tanti personaggi di quel cinema splendido che è stato quello degli anni della trasformazione della Cina da grande gigante silente e arretrato a potenza economica dove comunismo e capitalismo vanno a braccetto seppur tra mille contraddizioni, i protagonisti di Suzhou River-La donna del fiume, sono gli eroi silenziosi, la gente comune che sbanda sotto i colpi dei cambiamenti e le cadute delle certezze, che si aggrappa all’amore per trovare una sicurezza difficile da raggiungere.

giovedì 7 luglio 2022

The Calming / 平静 ( Song Fang / 宋方 , 2020 )


 



The Calming (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10 

Sin dalla sua prima al Festival di Berlino del 2020, dove riscosse non solo un riconoscimento ma anche una notevole quantità di giudizi positivi, The Calming della regista cinese Song Fang alla sua opera seconda dopo l’esordio di otto anni prima, ha confermato quanto di buono aveva già mostrato la regista nell’opera precedente; chiaramente influenzata dal cinema di Hou Hsiao Hsien di cui fu attrice in Flight of Red Balloon , l’opera di Song è di quelle che poco trasmettono con le parole  e tanto con le immagini o persino con frammenti di queste.

La trama è talmente esile da potersi considerare quasi superflua: basti sapere che al centro del racconto c’è una giovane regista reduce da una traumatica separazione con il partner che nell’arco di un anno affronta una sorta di viaggio di meditazione e di introspezione che diventa una immersione in immagini, ricordi, sensazioni, silenzi e sguardi.




La nostra protagonista vaga in Giappone dove incontra un amico cui confessa la separazione col fidanzato fino ad immergersi solitaria nel magnifico paesaggio innevato di Niigata, solcando le distese di un bianco accecante sull’immancabile treno; sempre in Giappone incontra Watanabe Makiko attrice nota soprattutto per essere una delle fedelissime d Sono Sion, poi si sposta a Pechino nella sua nuova casa con lo sguardo sulla città moderna, quindi la vediamo recarsi dagli anziani genitori con il padre malato in una casa che ha una bellissima veduta su un bosco , quindi passiamo ad Hong Kong dove la regista sta presentando il suo ultimo lavoro , un documentario a forte impronta naturalistica, ricco di suoni e di immagini di foreste e boschi e dove attraverso un dialogo con uno spettatore che si chiede se un’opera simile non sia più adatta ad una esposizione d’arte che ad un cinema , Song Feng ci immerge in una riflessione sull’arte e sul cinema, sempre ad Hong Kong incontra vecchi amici che hanno messo su famiglia e vivono in una casa che si affaccia sulla baia e sui monti che stanno alle spalle di Hong Kong ed infine il ritorno dai genitori con i ricordi di come lei fosse attratta sin da bambina dal bosco e dai suoi richiami notturni.

Come si vede il peregrinare della protagonista , una bravissima Qi Xi, da viaggio per dimenticare una delusione e una separazione diventa ben presto una ricerca di qualcosa più profonda, l’essenza dell’universo che ci circonda, la forza dello sguardo che sa carpire ogni piccolo frammento di realtà che ci passa davanti; la protagonista fa ciò con apparente indolenza, con lo sguardo spesso quasi vuoto, ma nel suo sguardo c’è invece , sempre , la luce dell’interesse e dell’emozione che una immagine reale può suscitare.

La regista si muove sempre in spazi che hanno una vista su qualcos’altro: enormi finestre e balconi che si affacciano spesso su una natura lussureggiante, finestrini del treno dai quali scruta il candore delle distese innevate del Giappone, il finestrino del taxi che mostra il volto di Kowloon; tutto quello che è mondo al di fuori di lei viene esplorato in silenzio , e noi con lei, per cogliere ogni attimo di vitalità del mondo reale che ci circonda e nel quale, anche se non sembra all’apparenza , la protagonista si immerge alla ricerca di qualcosa che sani il suo malessere e la sua tristezza, che però appare in maniera netta solo durante l’esecuzione dell’Alexander Balus di Handel in cui vediamo il suo volto rigarsi di lacrime, non a caso in un passo dell’ oratorio in cui  è cantata una separazione drammatica.

venerdì 1 luglio 2022

Are You Lonesome Tonight ? / 热带往事 ( Wen Shipei / 温仕培 , 2021 )

 




Are You Lonesome Tonight? (2021) on IMDb
Giudizio: 8/10

Promettentissima opera prima del giovane regista cinese Wen Shipei,  proiettata sia sui prestigiosi schermi del Festival di Cannes che su quelli di Toronto, Are You Lonesome Tonight ? (sì, proprio quella cantata e resa da famosa da Elvis Presley, per la quale rimane però arduo trovare un collegamento con la storia nonostante la sentiamo cantata svariate volte se si esclude forse il mood del racconto che ben si sposa con le parole del testo) è pellicola che vive molto sulle suggestioni delle atmosfere ben create a strutturate dal regista che sembra avere dei chiari riferimenti nel cinema di autori cui evidentemente si è più o meno volontariamente ispirato.
Tipico neo-noir cinese, il film racconta di un giovane, Xueming ,che uccide, investendolo, un uomo per poi , preso dalla paura gettarne il corpo in un fiume e fuggire; la scena dell'investimento verrà riproposta svariate volte quasi un loop nartrativo che ha però la funzione di farci capire sin da subito che qualcosa non è andato precisamente nel modo cui abbiamo assistito.



Quando poi Xueming dapprima casualmente incontra la moglie del defunto e poi intenzionalmente , mosso da un rimorso ingombrante che si presenta con numerosi volti, quasi come uno stalker, cerca di insinuarsi nella sua vita, come a voler trovare il modo di chiedere un perdono che possa almeno in parte redimerlo, scopriamo dalla signora Liang che il marito è stato dichiarato morto per numerosi colpi di arma da fuoco che chiaramente non è stato Xueming ad infliggere all'uomo.
Per tale motivo da un lato il ragazzo è sempre più mosso dal rimorso che lo porta a rivedere, addirittura a volte con connotati onirici, la scena di quella notte in cui investì l'uomo e dall'altra a cercare di capire come le cose siano effettivamente andate.
Senza spingerci nei territori che sanno di spoiler possiamo dire  che l'uomo ucciso frequentava qualche giro non proprio limpido e sembra indissolubilmente legato ad una borsa piena di soldi.
Ambientato in una Guanzhou umida, sporca , derelitta, dove tutto trasuda qualcosa, dove la pioggia non porta via lo sporco bensì lo nutre, l'opera prima di Wen possiede uno stile molto personale, fatto di atmosfere cupe dove predominano i colori virati al rosso grazie ad una fotografia che tende ad accentuare i contrasti soprattutto notturni, alcuni momenti richiamano in maniera limpida il cinema di Diao Yinan per talune tematiche e per l'atmosfera tetra intrisa di pessimismo, ma anche quello Bi Gan, con il suo sguardo che sconfina nel sogno e per certi versi, il ritmo dell'incedere del racconto ad esempio, quello di Wong Karwai.
Condividi