Giudizio: 4.5/10
Una giovane donna si presenta davanti al cancello di una villa in Costa Azzurra, l'uomo che deve accoglierla è in viaggio di lavoro, così lei si ritrova nella grandissima villa insieme ai figli del suo amico, una tredicenne ed uno sedicenne.
Il ritorno dell'uomo è continuamente procrastinato e quindi la donna, che inizialmente avrebbe voluto isolarsi nella pace del luogo per scrivere, dovrà far fronte al difficile ed enigmatico rapporto coi due ragazzi.
Trama più esile e scarna è difficile trovarne e su questo scheletro narrativo Nicholas Wackerbarth costruisce una storia che sta tutta nei silenzi, nei lunghi piani fissi e sugli sporadici cambi di inquadratura, una sommessa analisi di un mondo borghese percorso da inquietudini, insicurezze , disagi, vizi (tanti) e virtù (pochissime).
Il regista tedesco ha chiaramente come modelli il Bunuel cantore sarcastico del ceto borghese e lo Chabrol che di quel ceto va a scovare gli scheletri nell'armadio e la polvere sotto il tappeto; inutile dire però che il risultato, nonostante tali archetipi ispirativi, è ben lungi dall'essere soddisfacente.
Everyday Objects è infatti lavoro che si basa sulle atmosfere, sul detto e , soprattutto, sul non espresso senza però che abbia quella forza di illustrare quanto vorrebbe.