Giudizio: 7.5/10
Il pugilato è dalla notte dei tempi uno dei pilastri del Cinema: storie di botte , visi gonfi e devastati, rivalse, cadute fragorose e drammi hanno riempito gli schermi e scatenato l'immaginario ed il mito nella mente degli spettatori, saghe cinematografiche come Rocky fanno parte della cultura popolare e non esiste probabilmente al mondo nessuno che non abbia mai visto o sentito parlare del celebre personaggio interpretato da Sylvester Stallone.
La visione femminile di questo nobile sport ormai anch'esso imbastardito è invece più rara e il lavoro di Take Masaharu si colloca in modo defilato rispetto ai classici canoni.
Protagonista della storia è Ichiko una goffa e trasandata ragazza che vivacchia coi genitori e con la sorella ragazza madre dando una mano svogliatamente nel piccolo ristorante della famiglia; soprattutto con la sorella i rapporti non sono idilliaci e al culmine di una delle numerose liti , Ichiko prende il fagotto e se ne va a vivere da sola.
Trova lavoro in un minimarket che vende tutto a 100 yen e dove il titolare è un pignolo ossessionato dalle regole e il collega di lavoro un laido pervertito losco che prima si interessa alla ragazza per poi sparire con l'incasso del negozio.
L'unica presenza che smuove Ichiko dall'apatia è quella di un pugile che vede allenarsi nella palestra del quartiere e che ogni giorno viene a comprare caschi di banane al negozio.
Tra i due per inerzia , si instaura uno strano rapporto di comunanza, quasi un incontro fatale tra due derelitti: anche quando iniziano a dividere lo stesso tetto tra i due regna il silenzio; lui è un tipo taciturno e brusco, privo di slanci cui neppure la boxe regala nulla di buono e quando le loro strade si separano dentro Ichiko scatta qualcosa che la porta in quella palestra.
La ragazza inizia ad apprendere i rudimenti della boxe, acquisisce un fisico più consono allo sport, progredisce in maniera costante e rapida e , non poteva esser altrimenti, decide di volere affrontare il ring in un combattimento vero.
Lungi dal riproporre epopee eroiche e ricche di situazioni ovvie e stantie Take racconta il mondo del pugilato con occhio molto tecnico e preciso: allenamenti, discussioni tecniche, preparazione all'incontro sono trattati con grande realismo e meticolosità; anche le reali motivazioni che spingono la ragazza ad intraprendere la strada del pugilato non hanno nulla a che vedere con le solite situazioni retoriche; Ichiko non cerca rivalse nè sfide, come dice nel finale vuole per una volta assaporare il sapore della vittoria, tema che è il nodo cruciale di tutto il racconto.
100 Yen Love è infatti una ode ai perdenti, a coloro cui la vita ha riservato palcoscenici lugubri e tristi, persone che nella vita hanno affrontato solo sonore sconfitte e il riscatto non passa per la vittoria o l'affermazione bensì nel solo arrivare a sentire il profumo della vittoria per una sola volta.
Al di là delle tematiche legate al mondo della boxe affrontate con originalità e con una prospettiva più umana, il film di Take Masaharu ha anche questo messaggio nel quale molti in qualche maniera si riconosceranno: nel mondo c'è anche la sconfitta, l'importante è aver provato almeno una volta a vincere.
Come Toro Scatenato di Scorsese non poteva prescindere dalla prova di Robert De Niro, 100 Yen Love vive per buona parte sulla monumentale interpretazione di Ando Sakura che come il divo americano è andata incontro ad una trasformazione che passa anche per la manipolazione del proprio corpo: tanto goffa e sgraziata è la Ichiko della prima parte ( ingrassata la Ando di diversi chili) quanto splendida boxer dalla forma fisica spettacolare nella seconda; una metamorfosi che diventa il cardine del film e che solo le grandi attrici sono in grado di sostenere e , ormai lo sappiamo con certezza, Ando Sakura è una grande attrice.
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