Giudizio: 6.5/10
In un periodo storico-cinematografico come quello in cui stiamo vivendo in Asia, in cui non solo le coproduzioni tra Cina Hong Kong , Taiwan e Corea sono sempre più numerose ma anche un testo di un importante autore moderno Cinese come Yu Hua viene scelto come riferimento per un lavoro coreano (Chronicle of a Blood Merchant), non devono stupire anche i remake di opere anche recenti appartenenti a una delle cinematografie asiatiche: è il caso di questo 20, Once Again del regista taiwanese Leste Chen che riprende il coreano Miss Granny di Hwang Dong-hyuk grande successo del 2014 per farne un rapidissimo remake ad ambientazione cinese.
Film che ha il tempo come elemento strutturale della storia e che vede una petulante nonchè simpaticissima e arzilla donnina ultrasettuagenaria, di quelle ad impronta matriarcale che per una repentina magia si ritrova ringiovanita di 50 anni, assumendo le sembianze fresche e delicate dell’attrice Yang Zishan.
L'ex vecchietta ha la classica famiglia cinese moderna: genitori superimpegnati, figli adolescenti sognatori e riottosi , c'è persino un distinto signore col quale la vecchietta sembra avere un tenero rapporto di amicizia; solo quando la danno per scomparsa tutta la famiglia si affanna alla sua ricerca, dimenticando il ruolo di saccente grillo parlante che la donna ha sempre avuto nel nucleo famigliare.
Da parte sua Miss Granny nel corpo di una bella fanciulla nasconde una mentalità che è quella di un settantenne seppur arzilla, quindi vive questa dicotomia con un certo affanno.
Dicevamo del tempo che passa: 20, Once again è una ode al tempo passato , la cui eroina è indubbiamente Teresa Teng cui la vecchietta vuole assomigliare e non solo dal punto di vista canoro e una disamina divertita , ma con punte quasi melanconiche, per un presente nel quale si sono perse tradizioni e usanze; motivo per il quale la vecchia-giovane Meng Lijun (guarda un po' quasi lo stesso nome in mandarino della cantante…) si rende conto che forse il tempo passato così brutto non è stato.
Sebbene tratto da un lavoro coreano 20, Once again è lavoro profondamente cinese: dialoghi tipici nel ritmo e nelle tematiche culturali, simpatica litigiosità puntigliosa, personaggi cinesi nell'animo; condito il tutto con un accenno ad un paio di problemi-ossessioni della società cinese moderna: gli anziani che da un lato costituiscono quasi un peso ma dall'altro evocano i doveri confuciani e l'aspetto fisico , autentica fobia dell'era moderna.
20, Once Again è insomma lavoro leggero che diverte soprattutto nei personaggi pur non offrendo nulla di nuovo nè di particolarmente memorabile: la classica commedia brillante cinese costruita con buona tecnica di regia e con l'occhio attento al pubblico e al botteghino.
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