Giudizio: 6.5/10
Quando il treno della redenzione passa donando una seconda e, verosimilmente, ultima chance va preso al volo subito, costi quel costi.
Per Monster Wen capire questo concetto non è facile, soprattutto perchè significa scoprire le sue debolezze i suoi errori e le responsabilità, meglio fuggire e infilare la testa sotto la sabbia, ma quando la tenacia di una giovane nipote che lo cerca con affanno e con disperazione perchè lo zio è la sua ultima ancora di salvezza, il muro di apatia e di abbandono costruito dall'uomo inizia a scricchiolare.
Monster Wen è stato in un passato recente un grande campione di biliardo, tra i migliori al mondo, ma la sconfitta con un antico rivale in una partita clandestina dal tenore "vinci o muori" lo getta nello sconforto totale: alcool, vita dissoluta e vagabondaggio; la nipote che gli si para davanti è l'inizio della chance di redenzione: è la figlia del defunto fratello maggiore, colui che lo ha cresciuto e avviato al gioco nella sala da biliardo che il padre gli ha lasciato; lo zio è l'ultima possibilità di salvezza per la ragazza, impossibilitata a far fronte alle spese del locale, minacciata dagli strozzini e in procinto di essere avviata dai servizi sociali in affidamento in quanto ancora minorenne.
Wen inizialmente non ne vuole sapere della ragazzina, è l'emblema del passato che ritorna dolorosamente, ma la tenacia della nipote scalfisce la sua decisione e l'uomo diventa il suo maestro da biliardo per poter, tra una partita clandestina e l'altra, tirare su un po' di soldi; di tornare a tirare di stecca non se ne parla pure, la chance di redenzione passa attraverso la sua riabilatazione come persona responsabile e affidabile.
Ma il gioco, come sappiamo, è un tarlo difficile da rimuovere, qualcosa cova ancora nell'angolo più remoto di Wen ed ecco che per salvare se stesso, la ragazza e la sala ( e quindi il suo passato), nonostante tutti gli sforzi compiuti, non rimane altro da fare che ritornare a ripetere la sfida clandestina che distrusse la sua vita.
Ed è proprio da qui che il film comincia, per poi, attraverso un unico lungo salto temporale ,raccontarci come si è arrivati a quella sfida fatale dietro la quale c'è il senso della rivincita e della salvezza.
Il finale ovviamente non può che essere il racconto del duello a colpi di stecca e di tiri dalle traiettorie impossibili.
Il doppio binario sul quale gioca pesantemente Second Chance del regista taiwanese Kung Wen-yun , dramma famigliare e personale e rivincita consumata attraverso lo sport, per larghi tratti funziona: il racconto è lineare , chiaro ed offre le tematiche in maniera netta e inequivocabile; probabilmente manca di quel guizzo che sorprenda e che faccia deragliare una storia che appare già preconfezionata seppur bene.
Da un lato un uomo maciullato da se stesso e dagli eventi della vita, dall'altra una ragazzina testarda e volitiva che vuole regalarsi un futuro nella memoria delle tradizioni famigliari, la resa contro la voglia di lottare: per entrambi alla fine della strada c'è il riscatto personale; Wen ha la possibilità di tornare grande, prima con se stesso e poi con la stecca, la nipote di tenersi stretto quello che gli eventi vogliono strappargli: due solitudini in cerca di rivincita e di calore umano.
Nel complesso Second Chance funziona abbastanza bene, nonostante una storia, come detto, priva di sorprese o di scatti narrativi e si inserisce in quel filone di racconti dal sottofondo drammatico in cui però quel famoso treno del riscatto passa almeno una volta.
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