mercoledì 30 marzo 2022

Spencer ( Pablo Larrain , 2021 )

 




Spencer (2021) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Dopo Jackie e Ema, che comunque incarna un ideale femmineo seppur più moderno, Pablo Larrain torna ad esplorare probabilmente l'unico altro personaggio femminile della seconda metà del secolo scorso che possa essere paragonata in quanto a dimensione del mito a Jacqueline Kennedy, la principessa Diana d'Inghilterra la cui vita tragicamente conclusasi con l'incidente del ponte dell'Alma di Parigi è assurta in breve tempo ad icona incancellabile  di grazia, umanità ed in un certo senso di ribellione.
Come per il film sulla figura della moglie di John Kennedy, anche Spencer si focalizza su un piccolissimo segmento della vita di Diana, le festività natalizie del 1991 nella tenuta reale del Norfolk, attraverso il quale il regista delinea i contorni del personaggio e della costruzione del suo mito attraverso quella che è stata la più grande contraddizione della vita di Diana: l'essere entrata a corte , pensando di vivere la sua favola d'amore regale e ritrovarsi ben presto ai margini della famiglia per la suo desiderio di scrollarsi di dosso tutti i doveri che l'etichetta rigida impone; un mito che passa per la ribellione personale pagata a caro prezzo considerate le vere e proprie umiliazioni che Lady D dovette subire.



Già l'inizio del film ci presenta una Diana in lotta con l'ambiente che la opprime: a bordo della sua spider non riesce a trovare la strada per arrivare al castello, si ferma nei campi stimolata dai ricordi del Norfolk , sua terra natale, si sottrae quasi con sdegno ai riti che lo corte impone all'arrivo, primo fra tutti quello grottesco della pesatura, i fantasmi dell'anoressia-bulimia la assalgono in continuazione, il rapporto col marito Carlo è già avviato alla catastrofe visto che la sua relazione con Camilla è ormai praticamente ufficiale, persino l'incubo del fantasma di Anna Bolena ( non a caso altra figura la cui vita a corte subì una parabola discendente fino a portarla a morte per mano del marito Enrico VIII ); unico lampo di luce nel grigio di una vita piena di delusioni e di tormenti, il rapporto coi due figli, che erano per lei l'unico motivo che manteneva ancora un tenue filo di contatto con la corte.
Con tali premesse è facilmente comprensibile come il film di Pablo Larrain sia tutt'altro che un biopic classico che si basa sulla cronaca o sulle letture nascoste dei fatti: d'altronde Diana è stato forse il primo personaggio globale della storia, conosciuta in tutto il mondo anche grazie alle sue opere caritatevoli, ai suoi rapporti con il mondo dello spettacolo e dello sport, oltre che con gli uomini politici di tutto il mondo, motivo per il quale sarebbe difficile trovare da scrivere o aggiungere qualcosa a quanto già non si sappia della sua vita.

giovedì 24 marzo 2022

True Mothers ( Kawase Naomi , 2020 )

 




True Mothers (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

C'è voluto un evento unico e drammaticamente globale come la pandemia da Sars-Covid per impedire la rituale prima sulla Croisette per un film di Kawase Naomi, che da anni ormai è stata adottata dalla rassegna francese anche per il costante contributo produttivo che riceve la regista giapponese dai nostri cugini d'oltralpe; è stato quindi il Festival di Toronto prima e quello di San Sebastian subito dopo a fare da palcoscenico per la prima di True Mothers, l'ultimo lavoro della regista nativa di Nara, opera di quasi due ore e mezzo di durata , centrata sui temi della maternità, quella biologica e quella acquisita, e dell'adozione, argomenti che rimandano inevitabilmente alla esperienza personale della regista che fu abbandonata dai genitori in tenera età.
Per affrontare un tema così vasto, così carico di angolature e prospettive e soprattutto così scivoloso, la regista ripiega su una narrazione molto più convenzionale, quasi un racconto lineare, per riservare solo piccoli momenti al suo cinema a volte astratto , altre etereo, sempre comunque raccontato con delicatezza e con grazia, privilegiando la scelta di affrontare da un punto di vista prettamente femminile le tematiche contenute nel film.



Satoko e Kiyokazu sono una coppia che dopo averle tentate tutte, a causa della infertilità di lui, decidono di adottare un bambino, il figlio di una quindicenne i cui genitori non hanno intenzione di far rimanere con la giovane madre.
Il piccolo Asato cresce circondato dall'amore dei genitori che cercano di proteggerlo in ogni modo soprattutto da quella forma di strisciante discriminazione, oltrechè di pura cattiveria, cui i figli adottati a volte vengono sottoposti, come dimostra la scena iniziale dell'incidente scolastico.
Improvvisamente, quando il piccolo ha ormai cinque anni, ricompare dal nulla Hikari la madre biologica , reclamando a sè il figlio o in alternativa il pagamento di una somma per impedire che il ragazzino venga a sapere le sue origini.
Il film vive per larghissima parte su questo dualismo che appare tra l'altro quasi naturale, perchè secondo la regista entrambe le donne possono legittimamente considerarsi madri alla stessa stregua.
Con l'utilizzo di lunghi flashback veniamo a conoscere quindi il modo in cui Hikari rimane incinta , conseguenza del primo rapporto amoroso adolescenziale con un compagno di scuola, la reazione della famiglia e il suo isolamento su un'isola dove sorge una struttura in cui trovano ospitalità le giovani nella sua stessa condizione, per poi ritrovarla in un altro salto temporale qualche tempo dopo quando se ne va di casa e inizia una vita difficile priva di stabilità e fatta di amicizie estemporanee.
Grazie a questo procedere non lineare fatto di balzi temporali si arriva al presente e all'epilogo in cui il confronto tra le due madri è inevitabile, sebbene se un difetto True Mothers possiede è quello di scegliere un finale un po' troppo forzato.

mercoledì 23 marzo 2022

Licorice Pizza ( Paul Thomas Anderson , 2021 )

 




Licorice Pizza (2021) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

E' il giorno delle foto al liceo, quelle che poi finiscono negli annuari di rito, il piano sequenza di qualche minuto mostra lui, Gary, grassoccio, brufoloso quindicenne, all'apparenza impacciato ma in effetti ciarliero e intraprendente al limite della cialtroneria  che incrocia lei, Alana, l'assistente del fotografo, venticinquenne nel pieno della vitalità di chi si sente adulto ma vuol rimanere per sempre adolescente; si incrociano nel corridoio e scocca il momento magico; amore? non si può dire , ed in effetti lo si potrà dire , forse, solo alla fine del film; direi più una magnetica attrazione (nel senso della fisica applicata) dalla quale nasce e si sviluppa la storia lasciando solo quei pochi minuti come traccia, una esile trama sulla quale Paul Thomas Anderson imbastisce il suo film dall'anarchica libertà espressiva ( e per taluni questo può anche non essere un fattore positvo...).
Il resto delle due ore e passa di Licorice Pizza  ( non aspettatevi una vera pizza alla liquirizia, neppure gli americani sono riusciti in tanto) è un flusso di energia , di sentimenti, di maree che salgono e scendono , di corse a perdifiato , di inserti al limite del demenziale e grottesco, di libertà e di gioia di vita come solo gli anni 70 hanno saputo regalare.



La storia è ambientata infatti nei primi  anni 70 nella San Fernando Valley, propaggine periferica della sterminata Città degli Angeli, che viveva la rinascita della grande Hollywood: Gary e Alana diventano due esseri simbiotici che si cercano , si allontanano, ma poi come appunto un fenomeno fisico di attrazione magnetica si ritrovano: affari in comune , amici in comune, bravate insieme, corse a volte appaiate a volte convergenti fino all'ultima salvifica conclusasi con una scena degna di una comica da avanspettacolo; i due giovani corrono sempre: uno verso l'altra o a volte uno lontano dall'altra; vivono la loro stagione di libertà e di indipendenza, quasi sperimentano il sogno americano che è sempre lo stesso: segui con forza quello che vuoi e lo raggiungerai, prima o poi.
Ma Licorice Pizza ( a proposito, fa riferimento ad un negozio cult di dischi degli anni 70 e inoltre  rimandi agli LP -acronimo appunto-come pizze di liquirizia nera) è anche un grande omaggio spensierato, se vogliamo leggero e se vogliamo ancora di più forse inatteso da un autore rigoroso come Anderson, al cinema: perchè solo lì può succedere che a 15 anni diventi imprenditore di te stesso dopo essere stato un attore ragazzino, dove in seguito alla crisi petrolifera modifichi il tuo core business passando dai materassi ad acqua al ritorno del flipper finalmente legalizzato, solo nel Cinema può succedere ad Alana di incontrare cloni che sembrano macchiette di personaggi come William Holden ( un grandioso Sean Penn) o come Jon Peters ,parrucchiere-fidanzato di Barbra Streisand-produttore cinematografico, demenziale e grottesco ( un Bradley Copper assolutamente fuori ogni schema), il tutto buttato lì quasi come fossero degli sprazzi di ricordi, di estemporanee rimembranze di un'epoca che fu per il regista il palcoscenico della sua vita, un Cinema che rivive nei rimandi più o meno espliciti ad Altman e Scorsese, a Clint Eastwood  e George Lucas.

venerdì 18 marzo 2022

Klondike ( Maryna Er Gorbach , 2022 )

 




Klondike (2022) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

L'aver ricevuto un importante riconoscimento dapprima al Sundance Film Festival quindi alla Berlinale , unito alla drammatica coincidenza dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ha fatto di Klondike uno degli eventi cinematografici del cinema d'autore di questi primi mesi dell'anno.
Diretto dalla regista ucraina Maryna Er Gorbach, esordiente nei lungometraggi dopo avere codiretto tre lavori col marito regista turco Mehemet Bahadir Er, Klondike è un doloroso sguardo all'inizio delle ostilità che hanno visto contrapporsi dal 2014 Russia e Ucraina intorno al territorio conteso del Donbass, al confine tra i due paesi, rivendicato dai russi e abitato da una minoranza russa che cavalcando idee separatiste ha portato allo scontro i due paesi fino al drammatico epilogo di questi giorni.
Protagonista del racconto è una coppia in attesa del primogenito che vive nella campagna ucraina nella zone in cui imperversano le azioni militari; l'inizio del film lascia intendere attraverso un colloquio che avviene nel buio della stanza che l'angoscia della guerra ancora non è penetrata nella vita della coppia , sebbene Tolik cerchi di convincere la moglie di abbandonare la loro terra e spostarsi in qualche zona più tranquilla; Irka, la moglie, testardamente invece vuole continuare la sua vita su quella che considera la sua terra.



All'improvviso il boato, un muro che cade, polvere, il buio tutto intorno e laddove giganteggiava una parete con l'immagine di una spiaggia tropicale, si apre uno squarcio che viola l'intimità della coppia e al tempo stesso apre la loro vista sulla guerra; è il giorno 17 luglio e la dabbenaggine dei separatisti russi apre una ferita nella vita della coppia e , ancor peggio di lì a poco , proprio sulle teste dei protagonisti, la contraerea russa abbatterà il volo di linea della Malaysia Airlines causando la morte di circa 300 persone.
Per Irka e Tolik non c'è più modo di ritornare alla armonia sussurrata nel buio della notte, la loro casa viene investita dai rottami dell'aero abbattuto, le truppe dei separatisti, cui Tolik non riesce ad opporsi, arrivano a battere cassa e a chiedere cibo e sussistenza; nella famiglia inoltre c'è anche Yaryk il giovane fratello di Irka, accesso lealista ucraino che rinfaccia a Tolik il suo essersi schierato coi separatisti.
Con il passare del tempo il racconto si impregna di un lucido e spietato pessimismo attraverso il tentativo di spiegare una guerra  che non può essere spiegata  , se non come una rito scarificale famigliare visto che il legame tra russi ed ucraini ha portato a numerose unioni miste; ma la regista ucraina non si ferma nel suo scavare nel dramma  fino a giungere all'essenza dei danni della guerra.
L'immagine che Maryna Er Gorbach sceglie per meglio presentare la drammatica storia della coppia sta proprio in quello squarcio sul muro: dove c'era l'immagine riposante e serena della spiaggia tropicale campeggia ora la realtà della desolata campagna ucraina nella quale si alzano i pennacchi di fumo delle esplosioni, primo fra tutti quello del disastro aereo.Il poster tropicale lascia spazio alla fusoliera maciullata , al campo bruciato, ai detriti e ai resti dei bagagli sparsi tutto intorno e anche la scena dei due olandesi che arrivano alla ricerca della loro figlia ovviamente morta , ma della quale non hanno ancora in mano nulla, alimentando la patetica speranza che sia ancora viva è il momento più straniante del film, un concentrato di disperata irrazionalità.

venerdì 11 marzo 2022

The Hill Where Lionesses Roar ( Luana Bajrami , 2021 )

 




The Hill Where Lionesses Roar (2021) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Giunta ad un precoce e  meritato successo  nel 2019 con  Ritratto di una giovane in fiamme di Celine Sciamma , Luana Bajrami approda alla regia all'età di soli 20 anni con il lavoro franco-kosovaro The Hill Where Lionesses Roar, visto di recente al Festival di Trieste e che ce l'ha fatta conoscere anche come regista di talento e con un futuro davanti radioso.
L'opera è ambientata in Kosovo, terra natale della regista , emigrata a 7 anni in Francia, destino comune a tanti kosovari, emigrati in cerca di fortuna e di una stabilità che il paese natale non riusciva ad assicurare.
Il racconto si impernia intorno alle figure di tre teenager , amiche per la pelle, che si trovano ormai davanti al bivio della loro vita: scegliere cose volere per il proprio futuro e come fare per raggiungerlo; durante l'estate aspettano i risultati di ammissione all'università, vista come prima tappa per poter liberarsi dal peso di una provincia kosovara gretta e che lascia alle giovani ben poco spazio per inseguire i loro sogni; per l'estate le raggiunge anche la loro amica che è emigrata in Francia e ha cambiato vita, il personaggio che con un certo carico di autobiograficità la regista ha cucito su stessa anche attrice e che le amiche vedono con un misto di ammirazione ed invidia perchè è una di quelle che se ne è andata a cercare il suo futuro altrove.



Il desiderio di fuga delle tre ragazze non è semplice ribellione giovanile condita con rabbia feroce, ma un autentico desiderio di emanciparsi, di segnarsi da sole il percorso della loro vita, pagando però il prezzo delle difficoltà ad ottenere questa forma di libertà.
Le ragazze urlano la loro rabbia, sprigionano la loro energia semplicemente gridando quasi ruggendo ( da qui il titolo) in cima alle collina che sovrasta il loro villaggio dove si riuniscono durante le giornate trascorse nell'ozio, proprio come leonesse in gabbia che sognano l'infinita savana per correre a perdifiato incontro al mondo.
Ognuna di esse ha un carico emotivo alle spalle che le opprime: i ricordi della guerra, la famiglia disgregata, quella invece tirannica dominata da un patriarcato gretto e provinciale, i soprusi biechi di chi dovrebbe proteggerle, un vissuto che gonfia di una rabbia incontrollabile la vita delle ragazze.
L'essere state respinte al test di ingresso all'università le porta sul sentiero della disperazione, ognuna seguendo il suo carattere e il suo modo di affrontare il mondo, ma con un unico scopo: rendersi libere, mettere su una bella gang , inanellare rapine e maneggiare un po' di soldi coi quali colorare almeno in parte i sogni (macchine, alberghi, amori), sentirsi delle Thelma e Louise del XXI secolo; ma in fondo rimangono sempre quei ruggiti famelici e disperati che risuonano dalla collina, perchè come dice una di loro, "abbiamo ancora un cuore , un fottuto cuore che finisce per esplodere", anche a costo di rinunciare ai sogni.

martedì 8 marzo 2022

Stringimi forte [aka Hold Me Tight aka Serre moi fort] ( Mathieu Amalric , 2021 )

 




Hold Me Tight (2021) on IMDb
Giudizio: 9/10

Quando meno te lo aspetti ecco che il Cinema sa regalarti un opera che risulta tra le più belle dell'anno: un fulmine luminosissimo in una atmosfera cinematografica che rimane buia e che stenta a riprendere la retta via dopo due anni di tribolazioni varie; inoltre la poca lungimiranza francese è riuscita nell'impresa di relegare Stringimi forte ai margini del Festival di Cannes nella neonata sezione Cannes Premiere, sottraendolo ad una selezione ufficiale che di certo avrebbe beneficiato della presenza di questa opera.
Il sesto lavoro del regista e attore Mathieu Amalric , per il quale appare sempre più difficile stabilire se sia prima una cosa o l'altra, possiede numerosi pregi,  tra cui quello di aver raccontato tutto dopo pochi fotogrammi (ma noi non lo sappiamo però...) e quello di conservare varie prospettive attraverso cui osservare il racconto che rimane sempre in bilico tra realtà, immaginazione, percorso dal dubbio e dall'ambiguità.
Una mattina vediamo Clarisse alzarsi presto, preparare una borsa sgattaiolare fuori di casa, lanciare uno sguardo tra il rammaricato e l'amorevole a figli e marito e andarsene di casa, a bordo della sua coupè vintage.
Quella che sembra una fuga , alla fine si dimostra tale, ma con i connotati ben diversi che progressivamente il film svelerà, conservando però sempre quella quota di dubbio e di ambiguità che animano l'opera in maniera mirabile.



Raccontare altro sulla trama sarebbe inutile perchè inevitabilmente rovinerebbe la visione di un film bellissimo che fa proprio della tensione emotiva, che oscilla tra il thriller psicologico e il dramma ,il suo poderoso motore trainante.
Grazie a frequenti sovrapposizioni temporali che saltano avanti e indietro in maniera all'apparenza (almeno fino ad un certo punto della storia) poco coerente assistiamo al viaggio di Clarisse, che immagina la famiglia che ha lasciato, riesce quasi a parlare coi suoi figli e col marito, sembra addirittura raccogliere un qualche strisciante sentimento di finissimo rancore almeno fino a quando , per almeno 2 o 3 volte, chiude l'ellissi emotiva con la frase. " Non sono io che vi ho lasciato".
Il viaggio diventa quindi una introspezione negli angoli reconditi della protagonista, nella sua necessità di fuga, nella sua immaginazione che cerca di guarire le ferite, nel suo tenere acceso il ricordo che inevitabilmente alimenta il dolore.
Poi ad un certo punto qualche velo inizia a squarciarsi nel mondo che circonda Clarisse, nella sua fuga e nel suo bisogno di sentirsi ancora parte di una famiglia e la storia inizia a delinearsi con maggior chiarezza anche se sembra sempre che qualche tassello qui e lì manchi, forse soltanto perchè siamo noi che di fronte alla tragedia non vogliamo accettare la verità nello stesso modo di Clarisse.
Condividi