Giudizio: 7.5/10
Giunta ad un precoce e meritato successo nel 2019 con Ritratto di una giovane in fiamme di Celine Sciamma , Luana Bajrami approda alla regia all'età di soli 20 anni con il lavoro franco-kosovaro The Hill Where Lionesses Roar, visto di recente al Festival di Trieste e che ce l'ha fatta conoscere anche come regista di talento e con un futuro davanti radioso.
L'opera è ambientata in Kosovo, terra natale della regista , emigrata a 7 anni in Francia, destino comune a tanti kosovari, emigrati in cerca di fortuna e di una stabilità che il paese natale non riusciva ad assicurare.
Il racconto si impernia intorno alle figure di tre teenager , amiche per la pelle, che si trovano ormai davanti al bivio della loro vita: scegliere cose volere per il proprio futuro e come fare per raggiungerlo; durante l'estate aspettano i risultati di ammissione all'università, vista come prima tappa per poter liberarsi dal peso di una provincia kosovara gretta e che lascia alle giovani ben poco spazio per inseguire i loro sogni; per l'estate le raggiunge anche la loro amica che è emigrata in Francia e ha cambiato vita, il personaggio che con un certo carico di autobiograficità la regista ha cucito su stessa anche attrice e che le amiche vedono con un misto di ammirazione ed invidia perchè è una di quelle che se ne è andata a cercare il suo futuro altrove.
Il desiderio di fuga delle tre ragazze non è semplice ribellione giovanile condita con rabbia feroce, ma un autentico desiderio di emanciparsi, di segnarsi da sole il percorso della loro vita, pagando però il prezzo delle difficoltà ad ottenere questa forma di libertà.
Le ragazze urlano la loro rabbia, sprigionano la loro energia semplicemente gridando quasi ruggendo ( da qui il titolo) in cima alle collina che sovrasta il loro villaggio dove si riuniscono durante le giornate trascorse nell'ozio, proprio come leonesse in gabbia che sognano l'infinita savana per correre a perdifiato incontro al mondo.
Ognuna di esse ha un carico emotivo alle spalle che le opprime: i ricordi della guerra, la famiglia disgregata, quella invece tirannica dominata da un patriarcato gretto e provinciale, i soprusi biechi di chi dovrebbe proteggerle, un vissuto che gonfia di una rabbia incontrollabile la vita delle ragazze.
L'essere state respinte al test di ingresso all'università le porta sul sentiero della disperazione, ognuna seguendo il suo carattere e il suo modo di affrontare il mondo, ma con un unico scopo: rendersi libere, mettere su una bella gang , inanellare rapine e maneggiare un po' di soldi coi quali colorare almeno in parte i sogni (macchine, alberghi, amori), sentirsi delle Thelma e Louise del XXI secolo; ma in fondo rimangono sempre quei ruggiti famelici e disperati che risuonano dalla collina, perchè come dice una di loro, "abbiamo ancora un cuore , un fottuto cuore che finisce per esplodere", anche a costo di rinunciare ai sogni.
Se per alcuni aspetti The Hill è opera che mostra una certa ingenuità. pienamente in linea con la prospettiva di una giovane appena ventenne, nel suo complesso Luana Bajrami dimostra di conoscere bene le doti che una regista deve avere: grande capacità nel creare personaggi che stimolino sentimenti e nel costruire sulle esperienze personali un racconto che appare molto sentito proprio perchè c'è molto di se stessi dentro, una descrizione della realtà sociale e dell'ambiente che circonda le protagoniste, ma soprattutto un vivacissimo tratteggio di una generazione che ha deciso di svincolarsi da un passato che troppo spesso pesa come un macigno sulle loro esistenze.
Ha più volte dichiarato la regista che ha voluto girare il film in Kosovo proprio perchè per lei voleva essere un ritorno alle sue radici e di rimando a se stessa, alla sua infanzia e al suo passato, perchè anche lei sa bene che solo mantenendo memoria del passato si può guardare al futuro.
Nel suo complesso l'opera merita di essere vista e apprezzata nei suoi numerosi lati positivi, alcuni addirittura stupefacenti considerando la giovane età della regista, e tutto sommato anche per i pochi lati negativi che mostra: è in fondo il ritratto di una generazione che sente dentro di sè una forza con la quale pensa di poter cambiare il mondo, anche se poi il finale, pienamente ottimista tutto sommato non lo è.
Affidandosi a delle coetanee praticamente esordienti, ma una più brava dell'altra, proprio perchè in fondo è se stesse che stanno interpretando, con le stesse aspirazioni , sogni e desideri per il futuro, Luana Bajrami si presenta all'esordio come degna rappresentate di un cinema kosovaro al femminile a tratti stupefacente, al punto che converrà seguirla con attenzione perchè l'impressione è quella di un esordio che potrebbe essere ricordato.
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