martedì 13 novembre 2018

American Animals ( Bart Layton , 2018 )



American Animals (2018) on IMDb
Giudizio: 5.5/10


Nei primi anni del nuovo millennio due amici studenti universitari nel Kentucky organizzarono, coinvolgendo altri due colleghi ,il furto di alcuni preziosi libri conservati nella biblioteca dell’università del Kentucky a Lexington; le motivazioni per la quale questi giovani rovinarono le loro vite apparvero sin dall’inizio oscure considerato che tutti avevano una buona carriera scolastica e delle famiglie alle spalle solide e senza grossi problemi economici.


Il lavoro del regista inglese Bart Layton, alla sua opera prima dopo svariati documentari per la TV alle spalle, ripercorre quell’episodio costruendo un heist movie atipico in cui accanto alla fiction hanno il loro ruolo fondamentale i quattro personaggi reali, tutti ormai liberi dopo aver scontato le pere detentive, che raccontano dal proprio punto di vista come siano andate le cose, perché qualche divergenza nella prospettiva dei fatti sembra esistere basandosi sul loro racconto; il saltare dai personaggi veri che raccontano i loro ricordi a quelli di finzione che li interpretano, dapprima regala una certa verve alla storia condita da qualche citazione cinematografica ( Le Iene di Tarantino ad esempio), lascia alla realtà il compito di mischiarsi con la fantasia, ma a lungo andare la situazione stanca, anche perché per molti versi, pur considerando tutte le possibili motivazioni che con una certa superficialità il regista espone, le motivazioni per cui i quattro si imbattono in una così grottesca e ridicola impresa non riescono ad essere convincenti.

lunedì 12 novembre 2018

The Girl in the Spider's Web [aka Millennium-Quello che non uccide] ( Fede Alvarez , 2018 )



The Girl in the Spider's Web (2018) on IMDb
Giudizio: 6/10


La saga di Millennium, legata fino ad ora alla trilogia del defunto Stieg Larsson cui è subentrato a partire dal quarto libro David Lagercrantz, riparte  dal punto di vista cinematografico praticamente da zero: regista nuovo (Fede Alvarez) ed eroina dal volto nuovo (Claire Foy) che va ad aggiungersi a Noomi Rapace protagonista dei primi tre episodi cinematografici ed anche a Rooney Mara che fu la protagonista della versione Hollywoodiana di David Fincher del primo capitolo.


Nel nuovo episodio , thriller ad alto impatto tecnologico, ritroviamo la hacker Lizbeth Salander , come sempre strenua paladina della difesa delle donne abusate e maltrattate come ci ricorda il prologo ,alle prese con un sofisticato programma di gestione delle armi atomiche il cui inventore vorrebbe togliere dalle mani degli americani per i quali lo aveva sviluppato ; intorno al software si muovono anche apparati svedesi statali deviati , ovviamente gli americani e un gruppo di feroci assassini capitanato dalla sorella di Lizbeth che in un breve prologo-flashback di 16 anni prima vediamo rimanere nelle grinfie del padre psicopatico mentre Lizbeth riesce a fuggire.
Per la protagonista non sarà solo una battaglia durissima contro avversari spietati, ma anche , soprattutto, un guardare in faccia il passato per saldare i conti con l’odiata sorella.

Monsters and Men ( Reinaldo Marcus Green , 2018 )



Monsters and Men (2018) on IMDb

Giudizio: 5/10

Film indipendente , proveniente , con tanto di premio dal Sundance e successiva tappa nell’immancabile Toronto, regista alla sua opera prima e tematica imperniata sulle tensioni razziali che solcano gli States; l’identikit perfetto per la tipologia dominante alla Festa del Cinema di Roma di quest’anno.

Darius ,un nero disarmato, viene ucciso dalla polizia al termine di una normale operazione di controllo di quartiere finita malissimo; l’uomo è ben voluto nel quartiere e la sua morte scatena la rabbia della comunità afroamericana; Manny, un giovane che sta per iniziare un  nuovo lavoro e che riprende tutta la scena con il cellulare; un agente di polizia nero che appartiene alla stesso gruppo dell'agente accusato di aver premuto il grilletto; una giovane promessa del baseball che di fronte alla rabbia montante della comunità nera decide di abbracciare la causa: sono le tre prospettive con le quali il regista decide di esplorare le reazioni alla situazione di tensione razziale; tre prospettive che sono però anche vere e proprie storie personali nelle quali ognuno dei protagonisti ha qualcosa da perdere o da guadagnare.

venerdì 9 novembre 2018

Ether [aka Eter] ( Krzysztof Zanussi , 2018 )



Eter (2018) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Ambientato agli inizi del Novecento, alla vigilia della Grande Guerra il film racconta di un medico che sperimenta l’etere come sostanza in grado di ridurre il dolore e condizionare i comportamenti umani; finito male un esperimento il protagonista eviterà il boia mettendosi al servizio dell’Impero Austro-Ungarico , dove ,grazie alla complicità del comandante della guarnigione dove viene destinato, continua coi suoi esperimenti.
Lungi dall'essere la sete di conoscenza il motore che muove le gesta del medico, questi ha a cuore in modo ossessivo il suo studio comportamentale sugli effetti dell'etere semplicemente perchè creando lo stordimento o addirittura l'incoscienza , può facilmente esercitare il suo potere sugli altri.


Riflessione sulla scienza , sul valore della vita, su quanto si è disposti a mettere sul piatto della bilancia per raggiungere i propri obiettivi anche più turpi, assistiamo ad una versione rivisitata e corretta del mito di Faust, che Zanussi però, grazie ad una struttura cinematografica un po' cervellotica seppur originale, ci svela solamente in un secondo tempo, quando nel finale del film assistiamo a quella che viene definita la storia segreta.
In quella ufficiale di storia il protagonista appare come il tipico scienziato disposto a superare ogni ostacolo gli si pari davanti pur di continuare nei suoi studi, armato di cinismo e di totale assenza di etica e morale fino a configurare in maniera netta il dominio aprioristico della scienza e della tecnocrazia sull'uomo.

La Negrada ( Jorge Perez Solano , 2018 )



Black Mexicans (2018) on IMDb
Giudizio: 5/10


L’ 1% della popolazione messicana è di origine africana, retaggio della schiavitù largamente presente fino a buona parte del XX secolo in tutto il continente americano, minoranza che non possiede alcun riconoscimento né come identità tanto meno come comunità, una parte del paese insomma che vive in bilico tra il suo passato e le sue origini ed un  presente in cui, assurdo a pensarlo quasi, persino in un paese come il Messico esiste uno strisciante razzismo.
La Negrada del regista messicano Jorge Perez Solano,sebbene sia spacciato come primo film di fiction che si occupa della comunità afroamericana messicana, di fatto è un documentario a sfondo antropologico, in cui si segue da vicino la vita di tutti i giorni in una piccola località marittima in Oaxaca abitata dalla minoranza nera.


Il racconto che si svolge nell’arco di pochi giorni ci mostra una famiglia allargata nella quale il capofamiglia si avvale di una usanza radicata nella comunità di poter avere più di una compagna, conducendo una vita che sembra in tutto e per tutto confermare tutti i luoghi comuni che accompagnano sia i messicani ( e i centroamericani in genere) che gli afroamericani: l’uomo infatti non fa nulla se non svolazzare come un allegro augello tra una casa e l’altra , fermarsi al bar a bere e disinteressarsi di tutto quanto riguarda la sua famiglia allargata.
Dall'altra parte le sue due donne che vivono questa rivalità con una forte dose di spiritualità, gravemente malata una , affranta dalla gelosia l'altra ma con la speranza e la certezza che una volta morta la rivale , avrà finalmente per sè l'uomo.

giovedì 8 novembre 2018

Green Book ( Peter Farrelly , 2018 )



Green Book (2018) on IMDb

Giudizio: 5.5/10

Nei primi anni 60 Tony lavora come buttafuori in un night club di New York City, quando il locale deve chiudere per alcuni mesi per lavori di ammodernamento, Tony trova come impiego temporaneo quello di autista di un brillante e geniale pianista afroamericano, Don Shirley, in procinto di affrontare un lungo tour che durerà fino a Natale  e che lo porterà a raggiungere anche gli stati del sud dove l’intolleranza razziale è ancora ben consolidata. Inizialmente tra Tony e Dan sono più gli attriti che i momenti di armonia, ma come ogni buddy-road movie strada facendo tra i due cominciano a cadere le barriere ed inizia a svilupparsi una amicizia seppur con momenti di tensione; d'altronde troppo diversi sono i due, tipico italoamericano chiacchierone e con ben poca istruzione Tony, raffinato, colto e introverso Dan; insomma due mondi che mai si sarebbero incontrati spontaneamente ma che debbono trovare il modo di non cozzare troppo violentemente. 


Dan accetta passivamente, cercando di non perdere mai la dignità, gli odiosi comportamenti razzisti persino di chi accorre per ascoltarlo suonare, Tony, tipo più alla mano e sempliciotto, invece è più propenso a risolvere i problemi a modo suo, la loro convivenza comunque, che procede attraverso momenti anche di scontro, diventa sempre più profonda al punto di diventare una vera e propria amicizia nella quale ognuno mette tutto se stesso dalla parte dell'altro..
Sfruttando un modello cinematografico consolidato e di sicuro successo Peter Farrelly   costruisce una commedia che se si limitasse ad essere tale risulterebbe di certo  piacevole e ben riuscita; purtroppo però il tentativo di infarcire il racconto con valutazioni morali sul problema dell’apartheid, tra l’altro prive di originalità e per di più grondanti di quella ironia da radical chic che è il marchio di fabbrica di buona parte del cinema indipendente americano ,  lungi dall’arricchire il film lo impoveriscono facendogli spesso perdere la buona atmosfera da commedia.

lunedì 5 novembre 2018

Beautiful Boy ( Felix Von Groeningen , 2018 )



Beautiful Boy (2018) on IMDb

Giudizio: 7.5/10

Nic ha 18 anni, brillante studente liceale , pronto ad iniziare il college, una buona famiglia (allargata ) alle spalle; quando la curiosità tipica giovanile lo porta a provare quasi per scherzo quella che nei primi anni del nuovo millennio fu una droga boom, la metanfetamina, la sua vita cambia per sempre: una dipendenza dalla quale non riesce a liberarsi nonostante periodi illusori di disintossicazione presso strutture specializzate e nonostante la famiglia soprattutto il padre cerchino di dargli tutto il sostegno necessario.


Il continuo tira e molla tra periodi di dipendenza , riabilitazione e transitoria guarigione mettono a dura prova i rapporti personali soprattutto quello tra Nic e il padre che è colui che maggiormente subisce le conseguenze di quanto accade e che vede il rapporto col figlio diventare sempre più problematico e di sempre più difficile gestione a causa della spirale nella quale il ragazzo sembra essere entrato e della quale non riesce a liberarsi.
Proprio la figura paterna è quella verso la quale Nic periodicamente sfoga tutti i suoi malesseri che coincidono con il suo stato di tossicodipendente; forse è proprio il rapporto con un padre cui è stato affidato dopo la separazione  con la madre del ragazzo , troppo apprensivo e pressante, o forse troppo poco padre e troppo amico, a scatenare in lui la forza autodistruttiva; sta di fatto che il dramma di Nic è quello di tutta la famiglia che giunge al punto di mettere in gioco se stessa pur di tentare un salvataggio reso forse impossibile fino ad allora a causa della troppa tolleranza verso di lui.

domenica 4 novembre 2018

The Hate U Give ( George Tillman Jr , 2018 )



The Hate U Give (2018) on IMDb
Giudizio: 7.5/10


Ispirato al romanzo autobiografico omonimo scritto dalla sedicenne Angie Thomas, autentico caso letterario non solo negli States, The Hate U Give racconta di Starr , una sedicenne afroamericana che vive, seppur in maniera più che dignitosa, nel tipico ghetto residenziale di una qualche città americana ( la location è comunque Atlanta ); la famiglia è unita con un padre stimato e ben voluto nonostante il suo passato da gangster nella banda del quartiere, una madre che ha come unico scopo quello di tenere i figli lontano dai guai , un fratello  quasi coetaneo avuto dal padre con un’altra donna e uno più piccolo; il contesto in cui vive la famiglia sebbene con pretese residenziali, è il classico ghetto nel quale si cerca di tirare avanti alla meno peggio e di sfuggire ai pericoli della strada.


Sia Starr che il fratello maggiore frequentano una scuola prestigiosa dove i bianchi sono in numero nettamente superiore, questa scelta della famiglia rivela la volontà di madre e padre di tenere i figli lontani dal ghetto e costruirgli un futuro che non passi necessariamente per le gang , la droga e i colpi di pistola; questo crea nella ragazza uno strano sentimento di doppiezza, che spesso richiama nelle sue riflessioni che , come voce narrante , si ripetono spesso: c'è dunque una Starr versione 1 che è quella del ghetto che il padre ha cresciuto nella fierezza del suo essere nera e c'è la Starr versione 2 che una volta messo fuori il naso dal ghetto, sveste la felpa e indossa la divisa del liceo frequentato da bianchi dove va a scuola. 
Starr , seppure con qualche difficoltà, riesce a vivere questa sua doppiezza divisa tra ghetto e ambiente scolastico tipico da bianchi progressisti, spronata dalla convinzione che ciò le consentirà una vita migliore, sebbene non pensi assolutamente di ripudiare la sua provenienza e le sue radici.

giovedì 1 novembre 2018

The Old Man and the Gun ( David Lowery , 2018 )



The Old Man & the Gun (2018) on IMDb
Giudizio: 7/10


Ispirato alle gesta di Forrest Tucker, un rapinatore che fino alle soglie degli 80 anni si è reso responsabile di decine di rapine e di rocambolesche evasioni (qualche decina...), creando un personaggio tra l’eroico e il leggendario che destò grande scalpore e interesse, il film di David Lowery sovrappone l’immagine del protagonista con quella del suo interprete, Robert Redford, che per l’occasione ha annunciato l’abbandono delle scene.
Suo strenuo inseguitore il detective John Hunt, che per lungo tempo gli diede la caccia rimanendo però sempre più stupito e affascinato dalla figura del ladro dal sorriso sempre sulle labbra e dai modi gentili ,mentre  negli ultimi anni Forrest ebbe come fedele compagna una donna, Jewel, rimasta anch’essa colpita dai modi gentili dell’uomo.


I colpi messi a segno da Forrest in effetti lasciano tutti il medesimo segno nelle vittime: al vecchio ladro non servono pistole o minaccia, è sufficiente la sua giovialità e gentilezza per vedere cassaforti aperte e borsoni ripieni di soldi con cui allontanarsi indisturbato dalle banche.
Un personaggio insomma che coniuga ironia e garbo e verso il quale persino i tutori della legge provano una istintiva simpatia.
Il racconto di Lowery , sostenuto da toni leggeri e disincantati , tratteggia i contorni di un uomo che solo nelle rapine e nella vita avventurosa trovava lo stimolo per avere una esistenza divertente, ed inevitabilmente riflette sul trascorrere del tempo sempre con uno sguardo carico di empatia e di nostalgia, soprattutto perchè la storia si focalizza essenzialmente sulle imprese degli ultimi anni, quando Tucker era ormai prossimo agli 80 anni.

The Widowed Witch / 北方一片苍茫 ( Cai Chengjie /蔡成杰 , 2018 )



The Widowed Witch (2017) on IMDb
Giudizio: 8/10


Er Hao è rimasta vedova per la terza volta nonostante la sua ancora giovane età, l’ultimo marito è morto in seguito all’esplosione della casa dove fabbricava fuochi d’artificio; la donna viene accudita dai parenti del marito in attesa che si riprenda dallo shock; uno dei parenti se ne approfitta e la violenta, proprio mentre lei ancora scossa per l’incidente non riesce a muoversi.
Recuperata un minimo di forza la donna decide di andarsene, portando con sé il giovane fratello muto del marito: una strana coppia che parte senza meta per trovare un posto dove vivere.
Er Hao , per la incredibile sfortuna che gli è piovuta addosso, viene considerata dai suoi paesani, siamo nella Cina gelida del profondo nord, una strega e quindi nessuno le offre riparo; l’unico rifugio che possiede è il vecchio pulmino del marito che viene riadattato a dimora itinerante.


Mentre tutti la evitano e la maledicono, Er Hao escogita il modo per poter tentare di campare: sfruttare la sua ben poco invidiata nomea di strega e grazie ad un paio di fortunati episodi ( un vecchio che torna a camminare e un nascituro femmina che invece viene alla luce maschio) nei quali millanta di esercitare le sue doti  sovrannaturali, la situazione cambia in un batter d’occhio; da strega a sciamana e come tale dotata di enormi poteri e , con essi, riparo e cibo gratis.
Er Hao solcherà quindi i campi innevati con tutto il corredo che una sciamana porta con sé, ma sfuggire al destino è comunque operazione impossibile.

mercoledì 31 ottobre 2018

Bad Times at the El Royale [aka 7 sconosciuti a El Royale] ( Drew Goddard , 2018 )



Bad Times at the El Royale (2018) on IMDb
Giudizio: 6/10

El Royale un tempo è stato un grande e glorioso hotel , frequentato da gente che conta; ora, siamo sul finire degli anni 60, è in piena decadenza quasi sempre privo di ospiti, adagiato esattamente sul confine tra Nevada e California, al punto che l'ospite può scegliere se alloggiare in uno o nell'altro stato cui corrisponde uno stile diverso delle camere dell'albergo.
Di fronte al al receptionist tormentato dai fantasmi del suo  recente passato in Vietnam si ritrovano appunto altri sei personaggi: un commesso viaggiatore, una cantante soul di colore, un anziano prete, due giovani hippie e un aspirante santone figlio dei fiori a capo di una setta; ognuno di loro è qualcosa di diverso da quello che appare all'inizio e che col passare del tempo verrà svelato in maniera più o meno repentina.


Anche l'albergo però ha qualcosa da nascondere: bottini di rapine andate a male anni prima, strani incontri che vedono coinvolti personaggi importanti e persino una galleria sotterranea sulla quale si affacciano come finestre attraverso un vetro di quelli utilizzati nei locali di polizia che nascondono chi guarda dietro uno specchio, le stanze delle due ali dell'albergo.
Le premesse per rimettere in atto le situazioni che furono il successo  del precedente film di Goddard Quella Casa nel Bosco, ci sono tutte, spazi limitati, persone  costrette per un motivo o per un altro a convivere in quegli spazi, e l'inizio del film è anche ben costruito in attesa della gragnola di sorprese e colpi di scena che si abbatterà sulla storia di certo, però poi la pellicola comincia ben presto a mostrare dei difetti anche importanti.
Anzitutto il richiamo e l'ispirazione chiara al cinema di Quentin Tarantino, vuoi per la suddivisione del racconto in capitoli, vuoi per il chiarissimo riferimento a The Hateful Eight verso il quale , inevitabilmente, paga un debito incolmabile.

martedì 30 ottobre 2018

An Elephant Sitting Still / 大象席地而坐 ( Hu Bo / 胡波 , 2018 )



An Elephant Sitting Still (2018) on IMDb
Giudizio : 9.5/10


Relegato nella sala più scomoda, l’ultimo giorno della Festa, quando già tirava aria di smobilitazione, inserito in quella ristretta categoria di film di cui , pare, tutti parlano,  tra cui anche il New York Times che, pare , ne abbia tessuto le lodi convincendo gli organizzatori a inserirlo nel programma seppur fuori concorso, An Elephant Sitting Still è stato l’unico vero, autentico, luminosissimo lampo in una rassegna che per il resto ha vissuto all’insegna di un grigiore ben poco esaltante.
An Elephant Sitting Still è l’opera prima e, purtroppo ,anche ultima di un giovane regista cinese, Hu Bo che a ventinove anni, subito dopo aver terminato il montaggio del film si è tolto la vita nella sua casa di Pechino; decisione alla quale, si narra, abbia profondamente contribuito la storia tribolata del film e le feroci diatribe con i produttori ( il grande regista Wang Xiaoshuai e sua moglie Liu Ye ) che avevano addirittura portato al montaggio di una versione di due ore del film.


L’opera ha visto la luce alla Berlinale dove ha riscosso grande successo di critica e anche di pubblico e dove il regista non era presente essendo morto già da qualche mese; da lì in poi il film ha solcato gli oceani dei Festival di mezzo mondo riscuotendo ovunque grandi riconoscimenti.
La premessa alla recensione vera e propria non deve apparire inutile, perché  , inutile dirlo, il dramma che accompagnato la nascita di questa opera costituisce parte fondamentale dell’opera stessa, regalandole quell’aura da film maledetto, intorno al quale si celano misteri ancora irrisolti..
Sviluppato lungo un lasso di tempo che occupa poco meno di 24 ore e raccontato in poco meno di 4 ore, An Elephant Sitting Still presenta la giornata di alcuni personaggi attraverso delle storie che sono dapprima indipendenti ma che poi si incrociano col procedere del racconto.

Halloween ( David Gordon Green , 2018 )



Halloween (2018) on IMDb
Giudizio: 4/10


“Questo Halloween è il migliore tra tutti i film della saga” (citazione del Direttore Artistico della Festa del Cinema di Roma in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’evento).
Viene da chiedersi quindi quali lavori raccapriccianti debbano avere preceduto questo di David Gordon Green e seguito il leggendario primo Halloween diretto da John Carpenter se questo è il migliore.
Effettivamente la curiosità era molta, visto che siamo di fronte ad un autentico reboot che richiama il modello di 40 anni orsono, quindi e, al contempo, un autentico sequel a tutti gli effetti; è anche vero che la scelta di riportare sullo schermo gli stessi attori protagonisti in una operazione nostalgia è solitamente ben augurante, così come è vero che scrive non è certo un fan appassionato dell'horror e quindi propenso a scendere totalmente a patti con una struttura narrativa che nel genere sovente difetta.
Sta di fatto che questa operazione nostalgia-reboot-nuovo inzio, come l'ha definita qualcuno, è più che deludente, mostrando spesso i lati più deteriori dei film di genere.


Sono passati 40 anni da quella notte di Halloween in cui Michael Myers fece l’esordio tra i grandi psyco-killer della storia del Cinema: lui è in un penitenziario per malati di mente muto come un pesce, appena incurvato sotto il peso dell'età ma sempre spaventoso nella sua mole e nella sua figura; Laurie , unica sopravvissuta alla carneficina, ridotta ad un relitto umano, paranoica, ossessionata, beona , vive in una casa trasformata in fortezza, dopo aver rovinato la vita non solo sua ma anche quella della figlia nell'ossessione di un fatale incontro con l'uomo che segnò la sua esistenza.
Insomma 40 anni dopo i conti dovranno essere saldati ed il destino, che coincidenza, vuole che ciò avvenga ancora nella notte di Halloween.

lunedì 29 ottobre 2018

The Club of Cannibal [aka O Clube dos Canibais] ( Guto Parente , 2018 )



The Cannibal Club (2018) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Octavio e Gilda costituiscono una coppia dell'alta borghesia brasiliana, vivono a Fortaleza in una splendida villa con tanto di spiaggia privata sull'Atlantico, hanno una vita sessuale un po' promiscua che vede la donna trastullarsi con giovani dipendenti ( giardinieri, autisti, vigilanti) che il marito voyeur immancabilmente nel momento in cui la copula è all'apice li uccide ad accettate concedendo alla moglie un orgasmo in un lago di sangue; finito l'atto sessuale il cadavere viene sezionato e diligentemente impacchettato e conservato per essere consumato come pasto.
I due frequentano la ristretta cerchia dell'elite del paese che ha i suoi valori basati sul lavoro fede e famiglia , ma anche svariati vizietti inconfessabili; Octavio in particolare è tra gli eletti del Club dei Cannibali, una congrega di personaggi proveniente dalle più alte sfere del mondo della politica e dell'economia del paese che si riunisce periodicamente per mangiare carne umana dopo  avere assistito ad  un rito propiziatorio sessual-tribale.


Fondendo  lo splatter-gore con la commedia dark e la metafora, il regista brasiliano Guto Parente confeziona un racconto breve che vuole essere una disamina spietata sulla società brasiliana , soprattutto sulla sua elite dirigenziale, priva di qualunque morale, immersa nella sua protervia di potere, sprezzante delle condizioni della maggioranza del paese, qui chiaramente rappresentata dalle vittime sacrificali che provengono sempre dai ceti meno abbienti di una società come quella brasiliana molto stratificata e sempre più spietatamente divisa tra ricchi (pochi) e poveri (tantissimi).
L'alta borghesia di Parente si nutre di se stessa, dei suoi segreti inconfessati, della sua paura, della sua violenza , cui fa da contraltare il sarcasmo che il gore , non particolarmente eccessivo, accentua; una accolita di persone che legano le loro esistenze vicendevolmente sulla base della convenienza e del timore di essere gettati dalla torre d'avorio.

domenica 28 ottobre 2018

Clean Up ( Kwon Manki , 2018 )



Giudizio: 8/10

Clean Up è il notevole lavoro d'esordio alla regia del  coreano Kwon Manki, che al Festival di Busan ha ricevuto il premio come miglior film tra le opere prime.
Il film dai forti connotati psicodrammatici ha come protagonista Jungju, una donna ultratrentenne che lavora in una azienda di pulizie e con una situazione personale problematica: fuma come una ciminiera, beve, vive nel dolore per la morte avvenuta alcuni anni prima del figlio piccolo per una malattia cardiaca, frequenta la chiesa cattolica e non manca mai di pregare per espiare le sue colpe, schiacciata dal rimorso.
Quando al suo gruppo di lavoro viene aggregato Mingu, un giovane ventenne appena uscito di galera, in cerca di riscatto personale, Jungju è convinta che quel ragazzo sia quello che tredici anni prima avevano rapito, lei e il marito, per chiedere un riscatto. Il passato che torna col suo carico di colpa e di pena da espiare dapprima tiene lontana la donna dal nuovo arrivato, ma poi, inevitabilmente, troppo forte diventa  la volontà di capire come vive il ragazzo, al quale tutti hanno voltato le spalle costringendolo a vivere per strada e dormire in un gabinetto pubblico.


Jungji si avvicina quindi al giovane fino ad offrirle ospitalità in casa, mostrando delle attenzioni che celano da un lato il forte rimorso per quanto avvenuto anni prima e per le conseguenze che viene a sapere da Mingu del suo gesto, dall'altra c'è un misto di istinto materno castrato dalla morte del figlio e quindi non espresso e una attrazione tipica che si verifica tra anime solitarie in pena quando la vita sembra aver voltato le spalle.
Naturalmente per la donna non sarà possibile nascondere ad oltranza la verità con le ovvie conseguenze, ma il finale , seppur tutt'altro che pacificatorio, dimostra che forse una vita d'uscita per entrambi esiste.

sabato 20 ottobre 2018

Too Late to Die Young [aka Tarde para morir joven] ( Dominga Sotomayor Castillo , 2018 )



Too Late to Die Young (2018) on IMDb
Giudizio: 7.5/10


Dopo aver vinto il prestigioso Tiger Award al Festival di Rotterdam nel 2012 con la sua opera prima Da jueves a domingo, la regista cilena trentatreenne  Dominga Sotomayor riceve a Locarno il Pardo d’Oro  per la regia con il suo secondo lavoro Too Late to Die Young ( Tarde para morir joven).
Il film, sostenuto da una prepotente nota autobiografica, è ambientato all’inizio degli anni 90, subito dopo la riacquistata democrazia in Cile ed è focalizzato su una comunità che vive lontano dalla città, a contatto con la natura; la storia si sviluppa soprattutto intorno tre figure , due adolescenziali (Sofia e Lucas) e un’altra ragazzina ancora più giovane (Clara).
in una atmosfera da estate piena assolata e rilassata seguiamo i turbamenti che scuotono i tre protagonisti: l’amore e la scoperta della sessualità per Sofia, la gelosia e il senso di amore non ripagato per Lucas, l’affannosa ricerca del cane scomparso per la piccola Clara.


Soprattutto il personaggio di Sofia sembra essere quello che la regista ama di più, delineandole i tratti in maniera molto marcata e descrivendo la sua insoddisfazione per la mancanza della madre che è rimasta in città.
Siamo intorno alle festività di Capodanno e la comunità si anima per organizzare la festa, Sofia però attende solo che venga la madre a prenderla e sottrarla alla convivenza obbligata con un padre con cui è in aperto conflitto, nel frattempo scopre l’attrazione per un ragazzo più grande di lei che si trasforma ben presto in vero e proprio turbamento amoroso.

mercoledì 17 ottobre 2018

After My Death ( Kim Uiseok , 2017 )



After My Death (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10


Sin dalla prima scena After My Death pone le basi per un film in cui il mistero si insinua sottilmente: una studentessa torna a scuola dopo tanto tempo , l’insegnante la presenta ai suoi compagni e la ragazza invece di sedersi al suo posto pronuncia qualche breve frase utilizzando la lingua dei segni, ovviamente non sottotitolata, lasciando così un alone di mistero che solo verso il finale verrà svelato.
La ragazza è Younghee, studentessa dell’ultimo anno di liceo, l’ultima ad avere visto viva Kyungmin, una sua compagna di classe scomparsa che si teme essersi suicidata; Younghee viene anche apertamente accusata di non aver fatto nulla, se non avere addirittura istigato l’amica, a commettere il suicidio, motivo per il quale la mamma dell’amica scomparsa la marca da vicino sperando di ottenere qualche informazione e le compagne di scuola arrivano addirittura a commettere atti di vero e proprio bullismo contro di lei, che d’altronde si dichiara sempre innocente pur lasciando intendere di sapere qualcosa di più sull’amica scomparsa e soprattutto non fa nulla per nascondere un legame con lei che va anche oltre l’amicizia.


Quando Kyungmin viene ritrovata morta, confermando l’ipotesi del suicidio, il cima di avversione intorno a Younghee diventa  ancora più pesante contribuendo alla drammatica evoluzione della storia.
Se la prima parte è strutturata sui ben conosciuti binari del thriller in ambiente scolastico che va a scavare nei tormenti e nelle incertezze giovanili, oltre che sul drammatico problema dei suicidi giovanili di cui la Corea del Sud è tra le nazioni che detengono il triste primato, la seconda parte lascia da parte quanto visto fino ad allora e si focalizza invece sul dramma  personale di Younghee, la depositaria della scelta finale dell’amica; ed è proprio il peso di questa situazione che la ragazza cerca quasi di trasferire alla madre dell’amica che tenacemente continua ad incalzarla sperando di avere una risposta al gesto della figlia: ricevere la confidenza di volere suicidarsi è un po’ come essere partecipi della morte di qualcuno.

martedì 16 ottobre 2018

Don't Go Too Far ( Park Hyunyong , 2018 )



Giudizio: 7.5/10


Mentre il vecchio genitore sta morendo, i quattro figli, tre maschi ed una femmina, insieme alle rispettive famiglie, si riuniscono nella casa paterna per ricevere notizie sugli ultimi voleri del moribondo alla presenza di un notaio.
La cospicua eredità viene divisa in parti diseguali privilegiando il figlio maggiore con anche una quota da consegnare come donazione alla chiesa.
La scelta paterna non viene ben accettata da tutti, diventando la miccia di una situazione di tensione strisciante tra i componenti della famiglia.
Mentre i figli discutono sulla diseguale spartizione decisa dal padre, giunge una telefonata in cui un misterioso rapitore chiede due milioni ( guarda caso l’ammontare della eredità) di riscatto per liberare il figlio del fratello più grande.


Da qui prende il via un racconto che miscela dramma e sarcasmo ( la scena del notaio che chiede la sua parte come onorario mentre la famiglia sta decidendo se usare i soldi per pagare il riscatto è addirittura esilarante), critica sociale e studio psicologico , fino a giungere al più classico dei colpi di scena.
Strutturato per larga parte come il più tipico dramma-thriller da camera con finale action, Don’t Go Too Far è il solido esordio del regista coreano Park Hyunyong, un film che pur partendo da una situazione che non presenta certamente connotati di grandissima originalità, riesce ad essere intelligente soprattutto nel modo di trattare alcune tematiche.

venerdì 12 ottobre 2018

Detective Dee : The Four Heavenly King / 狄仁杰之四大天王 ( Tsui Hark / 徐克 , 2018 )



Detective Dee: The Four Heavenly Kings (2018) on IMDb
Giudizio: 7/10


Con Detective Dee: The Four Heavenly King Tsui Hark dirige e produce il terzo capitolo incentrato sulle gesta di Dee Renjie, personaggio, è bene ricordare che ha fortissimi riscontri storici; cinque anni dopo The Rise of the Sea Dragon, l’ultimo lavoro del Maestro di Hong Kong riparte esattamente da dove si era concluso il precedente e termina a ridosso del primo capitolo, sebbene il finale lascia intendere un quasi certo quarto episodio.
Detective Dee stavolta deve affrontare i pericoli che l’Imperatrice Wu Zetian stessa introduce dentro la Dinastia Tang, mossa dal timore che la straordinaria arma che l’Imperatore affida a Dee possa essere usata contro il potere imperiale; l’Imperatrice per riappropriarsi della leggendaria spada del Dragone, impone al comandante delle guardie imperiali, Yuchi Zhenjin, compagno d’armi e amico fidato di Dee, di coordinare una masnada di personaggi inquietanti dediti alla stregoneria assoldati da lei stessa allo scopo di recuperare la spada.


Wu non sa che quei personaggi, potentissimi e abilissimi con le loro capacità da stregoni e da controllori delle menti, provengono da una comunità di guerrieri indiani che anni indietro aiutarono la dinastia Tang a conservare il potere , che furono poi perseguitati e sterminati e che ora tornano in cerca di vendetta.
Solo Dee , con la sua proverbiale sagacia e intelligenza potrà tentare di salvare dapprima se stesso dalle ire dell’imperatrice e poi la dinastia stessa dalla sete di vendetta e dall’odio degli antichi alleati.

giovedì 11 ottobre 2018

Vision ( Naomi Kawase , 2018)



Vision (2018) on IMDb 
Giudizio: 6/10

Al suo decimo lungometraggio diretto, che stavolta ha evitato l'abituale cornice della Croisette, Naomi Kawase sceglie di utilizzare per la prima volta e per la quasi totalità del film l'inglese come lingua principale.
Vision, che segue di un anno Radiance col quale la regista giapponese ottenne il Premio della Giuria Ecumenica ovviamente a Cannes, mostra  ancora una volta in maniera superba la sua bravura tecnica e il potente legame tra l'afflato naturistico e il suo cinema, viceversa conferma una tendenza che si è andata ad accentuare sempre di più negli ultimi lavori, anche in quelli più riusciti, e cioè la difficoltà a costruire una storia oltre ad una ricerca che conduca la sfera narrativa in terreni meno arcani ma anche meno affascinanti.


La storia , esilissima, è quella di una scrittrice francese  ( Jeanne) che si reca in Giappone , in una foresta  nei pressi di Nara dove ogni circa mille anni cresce per un breve periodo una pianta , chiamata appunto Vision, capace di guarire le sofferenze umane; nella foresta incontra Satoshi, un uomo solitario che , a suo dire, si prende cura dell'immenso bosco e della montagna.
Tra i due nasce subito una intesa, nell'attesa di poter trovare la pianta magica. Nella foresta abita anche Aki una anziana donna che conosce le erbe e i suoi poteri e che sembra avere un qualche legame spirituale con la pianta.
Infine si aggiunge ai personaggi un giovane , Rin, che Satoshi soccorre ferito nella foresta.
La foresta insomma diventa il luogo che coagula le esistenze dei vari personaggi, tutti a vario modo affannati alla ricerca di qualcosa.

mercoledì 10 ottobre 2018

Nancy ( Christina Choe , 2018 )



Nancy (2018) on IMDb
Giudizio: 5/10

Premiato all'ultimo Sundance Film Festival come migliore sceneggiatura , Nancy è l'opera prima della regista Christina Choe che sin dal suo lavoro d'esordio dimostra chiaramente la sua appartenenza a quel cinema indipendente americano dai connotati ben riconoscibili e dei quali parleremo in seguito.
Ambientato in una squallida città di provincia americana, il racconto ha al suo centro la trentacinquenne Nancy, che vive con la madre abbrutita dal morbo di Parkinson e da una vita ben poco ricca di soddisfazioni.
Nancy sembra più una adolescente sfiorita in fretta, aspirante scrittrice che nessun editore però ha intenzione di lanciare; il suo aspetto esteriore lascia trasparire un vita interiore grigia che ben si adatta all'ambiente; ha un lavoro part time e passa, come ogni adolescente appunto, la gran parte del tempo attaccata allo smartphone attraverso il quale si è costruita una vita immaginaria fatta di menzogne per poter sembrare una persona che valga la pena conoscere.


Casualmente ascolta un servizio sulla televisione in cui si parla di una ragazzina rapita 25 anni prima nel quale i genitori, ancora legati ad una tenue speranza, lanciano un messaggio per ricordare l'accaduto.
Nancy si convince di esser lei quella ragazzina, anche perchè ha sempre nutrito dubbi sulla reale identità della madre, inoltre l'immagina elaborata che mostra come dovrebbe essere la ragazzina oggi a 35 anni in effetti presenta più di una somiglianza con Nancy.
Per tale motivo decide di mettersi in contatto con la coppia di genitori, persone che vivono in un ambiente sociale ben diverso dal suo, per capire se lei è veramente la figlia rapita 25 anni prima.

domenica 7 ottobre 2018

Burning ( Lee Changdong , 2018 )



Burning (2018) on IMDb 
Giudizio: 9/10

Dopo una attesa di otto anni dall’uscita di Poetry, suo ultimo lavoro, Lee Chang-dong sceglie il palcoscenico del Festival di Cannes per mostrare la sua più recente fatica: Burning, ispirato ad un racconto breve di Haruki Murakami, premia la fiducia dei più assidui estimatori del regista coreano che hanno consumato l’attesa di molti anni con grande pazienza, ponendosi come la più enigmatica e al tempo stesso tra le migliori  opere; la pellicola infatti mostra non solo la raffinata maestria alla regia di Lee  che ben conosciamo, ma anche una struttura narrativa ad incastri ma armoniosa, una serie di riflessioni su aspetti della società coreana contemporanea e soprattutto la descrizione di un disagio che travalica nella ossessione visionaria.
La trama intorno cui si sviluppa la storia è apparentemente piuttosto semplice: Jong-su lavora come fattorino,  durante una delle sue consegne incontra una vecchia compagna di scuola, Hae-mi, nonché vicina di casa in una città di provincia prossima al confine con la Corea del Nord; forse c’è qualcosa di sopito  o forse è solo un qualcosa di improvviso, ma i due iniziano a frequentarsi fino a quando lei non parte per un viaggio in Africa pregando il ragazzo di tenere d’occhio il suo gatto.
Al ritorno dalla vacanza, Hae-mi   si presenta con un giovane conosciuto durante il viaggio, Ben, un riccone belloccio che appare tutto il contrario di Jong-su.


Sembra aprirsi un racconto di un intreccio amoroso a tre, e l’incedere del racconto non fa nulla per smentirlo, almeno fino a quando in un confronto chiave tra Jong-su e Ben , quest’ultimo confessa all’altro il suo strano hobby di dare fuoco alle serre; poco dopo Hae-mi scompare e Jong-su, che senza peli sulla lingua ha confessato accoratamente il suo amore per la ragazza, cerca di vederci chiaro, scivolando però piano piano in un gorgo di ossessioni e di presunte verità nascoste.
Burning inizia dunque come un film incentrato su una rapporto amoroso difficoltoso e inusuale tra due persone che appartengono a quell’ambiente di provincia e più vicino al proletariato che alla classe media, con alle spalle storie famigliari disintegrate, caratterizzate più dalle assenze che dalla presenze, nel quale si insinua il Grande Gatsby coreano, come lo definisce Jong-so, figlio della grande borghesia e straricco: un “presunto” triangolo insomma tra una ragazza che di fronte ad un tramonto (scena memorabile) piange dicendo che vorrebbe sparire come il sole senza provare dolore, un ragazzotto di provincia un po’ orso e schivo, aspirante scrittore che ammira William Faulkner e che però è in crisi di ispirazione perché non riesce a capire il mondo e un personaggio tra il dandy e il riccone smaccato con strani hobby e anche un po’ misterioso.

lunedì 1 ottobre 2018

Claire's Camera ( Hong Sangsoo , 2017 )



Claire's Camera (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Nel 2017 Hong Sang-soo è sbarcato a Cannes con ben due lavori ( dei tre diretti nell’annata) : The Day After, in concorso, e questo Claire’s Camera, fuori concorso, film che a tutti gli effetti si pone principalmente come un piccolo divertissement, ricco come è di rimandi anche ironici; la storia raccontata da Hong nei poco meno di 70 minuti è infatti ambientata a Cannes, proprio nei giorni del Festival del 2016, occasione in cui il regista ha filmato la pellicola sfruttando la presenza di Isabelle Huppert , a sua volta al Festival in qualità di attesa protagonista di Elle di Paul Verhoeven.
La seconda apparizione della attrice francese in lavori di Hong , la prima fu In Another Country, l’ambientazione proprio nei giorni e nei luoghi del Festival, il rimando nel titolo a quello che rimane il riferimento cinematografico più evidente del regista coreano, Eric Rohmer e il suo Ginocchio di Clara, fanno di Claire’s Camera anzitutto una ennesima dimostrazione, fin troppo palese. del doppio filo solidissimo che lega Hong al Cinema francese che a sua volta lo ha eletto a suo figlio putativo.


Claire’s Camera non fa nulla per nascondere il suo essere pellicola che appare nata quasi per caso, incastonata in una realtà apparentemente molto diversa da quella tipica dei lavori coreani di Hong, quasi un film scaturito spontaneamente intorno a una delle tante tematiche che affollano la poetica del regista.
Come detto siamo a Cannes durante i giorni del Festival ed il teatrino costruito da Hong si impernia intorno ad una giovane assistente che si occupa della vendita di film, il suo capo e una insegnante francese , aspirante e timida artista, che giunge nella cittadina per accompagnare una sua amica al festival; queste tre figure femminili ruotano intorno a quella di un regista ormai abbastanza attempato, dissoluto e ubriacone che ha avuto, sotto i colpi dell’alcool ovviamente, una storia fugace con l’assistente a sua volta licenziata dalla sua capa perché ritenuta “disonesta”, in effetti per gelosia.

venerdì 21 settembre 2018

Un affare di famiglia [aka Shoplifters] (Koreeda Hirokazu , 2018 )



Shoplifters (2018) on IMDb
Giudizio: 8/10

Con la conquista della Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes anche Koreeda Hirokazu entra finalmente nell'Olimpo dei grandi registi contemporanei: 27 anni di carriera da cineasta caratterizzati da 18 lavori trovano il loro riconoscimento a livello di grande rassegna cinematografica e di pubblico più vasto grazie a Un affare di famiglia; e come spesso accade, soprattutto per gli autori orientali, vedi Lav Diaz l'anno scorso alla Mostra Cinematografica di Venezia, il riconoscimento non arriva di certo col migliore film della vasta cinematografia dell'autore giapponese.
Un affare di famiglia, titolo molto poco convincente scelto per la distribuzione italiana, è lavoro che presenta molte delle tematiche care a Koreeda, seppur trattate e sviluppate con una spontaneità e una originalità inferiore ai suoi migliori lavori.


In una casa tradizionale giapponese fatiscente della periferia vive un curioso nucleo famigliare composto da una anziana donna , due sue nipoti, il convivente di una di esse ed un ragazzino senza genitori; sbarcare il lunario non è semplice perchè l'unico vero introito sicuro è la pensione della anziana donna, visto che gli altri componenti della piccola comunità svolgono lavori precari e ben poco retribuiti, motivo per cui la pratica del taccheggio nei negozi è diventata una metodica di sopravvivenza. Proprio al ritorno da una di queste spedizioni  l'uomo ed il ragazzino trovano per strada una bambina abbandonata e infreddolita cui offrono riparo nella loro casa.
La ragazzina porta addosso i chiari segni di maltrattamento oltre che psicologici anche fisici e quindi diventa ben presto un nuovo membro della famiglia, visto che nessuno ne ha denunciato la scomparsa e la ragazzina tutto vuole tranne che tornare dai suoi genitori.
Con una notevole maestria nel muovere la macchina da presa negli angusti spazi della casa Koreeda ci mostra sprazzi di vita di questo gruppo di persone, mettendoci un po' alla volta a conoscenza delle dinamiche che li hanno spinti a condividere lo stesso tetto, nonostante la mancanza di un vero legame famigliare: le giornate passano tra le difficoltà che una famiglia indigente incontra in una società come quella giapponese e i momenti di allegria fatti di piccoli gesti di pura e semplice umanità ed empatia, fino a quando a forza di scavare piano con una narrazione sempre misurata e in seguito ad un evento imprevisto le verità che si celano dietro le storie personali vengono drammaticamente a galla.

venerdì 18 maggio 2018

Dogman ( Matteo Garrone , 2018 )




Dogman (2018) on IMDb
Giudizio: 9/10


L’idea originale di Dogman, l’ulimo lavoro di Matteo Garrone, risale a circa quindici anni, un progetto sul quale il regista ha più volto accelerato per poi frenare e lasciarlo quasi nell’oblio; sebbene impegnato nella realizzazione della sua personale rivisitazione della fiaba di Pinocchio, Garrone ha finalmente dato forma alla sua opera , in tempo per essere portata sulla Croisette, dove il regista romano ha già raccolto due riconoscimenti importanti con Gomorra e con Reality. 
L’accoglienza a Cannes è stata entusiastica, nonostante la critica non si sia dimostrata compatta nel giudizio, ma Dogman è senza dubbio un grande film, un lavoro che ci riporta indietro nel tempo, che presenta molte più affinità con L'imbalsamatore piuttosto che con il più recente Il racconto dei racconti, ultima fatica prima di Dogman appunto.
Garrone prende spunto, come fece con L'imbalsamatore, da un fatto di cronaca avvenuto ormai circa 30 anni orsono, tra i più efferati e raccapriccianti della cronaca nera romana e non solo, ma al contempo ricco di una tragicità epica: il delitto compiuto dal Canaro della Magliana a conclusione di una storia nata e cresciuta nello squallore della periferia romana.
Va detto che il riferimento è molto libero e il film non ha alcuna intenzione di presentare una cronaca storica o una ricostruzione degli eventi, piuttosto attinge a quella tragicità da opera classica greca contenuta nel fatto di cronaca per costruire un racconto di violenza, sopraffazione, vendetta e redenzione.


Marcello è un uomo dimesso e dall’apparenza mite che gestisce una toilettature per cani in un contesto che sta a metà strada tra la periferia degradata ed il paesone dove tutti si conoscono; le sue passioni sono la figlia che vive con la madre da cui è separato e i cani verso i quali mostra una attenzione ed un affetto smisurato.
La sua indole mite e dimessa lo porta ad esser benvoluto da tutti e al tempo stesso ad essere incapace di sottrarsi dalla amicizia pericolosa con il bullo di quartiere, Simoncino , un ex pugile violento, drogato, che spesso lo coinvolge nei suoi loschi affari e che tutto il quartiere detesta per la sua condotta.
Nonostante ciò , e per la sua indole, Marcello considera Simoncino comunque un amico, almeno fino a quando dopo ripetute angherie subite, essendo finito in galera pur di non tradire l’amico, al ritorno a casa va a bussare alla porta del bullo chiedendo che il suo silenzio venga riconosciuto e che possa entrare in possesso della parte stabilita del bottino del furto nel quale era stato coinvolto.
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