giovedì 11 ottobre 2018

Vision ( Naomi Kawase , 2018)



Vision (2018) on IMDb 
Giudizio: 6/10

Al suo decimo lungometraggio diretto, che stavolta ha evitato l'abituale cornice della Croisette, Naomi Kawase sceglie di utilizzare per la prima volta e per la quasi totalità del film l'inglese come lingua principale.
Vision, che segue di un anno Radiance col quale la regista giapponese ottenne il Premio della Giuria Ecumenica ovviamente a Cannes, mostra  ancora una volta in maniera superba la sua bravura tecnica e il potente legame tra l'afflato naturistico e il suo cinema, viceversa conferma una tendenza che si è andata ad accentuare sempre di più negli ultimi lavori, anche in quelli più riusciti, e cioè la difficoltà a costruire una storia oltre ad una ricerca che conduca la sfera narrativa in terreni meno arcani ma anche meno affascinanti.


La storia , esilissima, è quella di una scrittrice francese  ( Jeanne) che si reca in Giappone , in una foresta  nei pressi di Nara dove ogni circa mille anni cresce per un breve periodo una pianta , chiamata appunto Vision, capace di guarire le sofferenze umane; nella foresta incontra Satoshi, un uomo solitario che , a suo dire, si prende cura dell'immenso bosco e della montagna.
Tra i due nasce subito una intesa, nell'attesa di poter trovare la pianta magica. Nella foresta abita anche Aki una anziana donna che conosce le erbe e i suoi poteri e che sembra avere un qualche legame spirituale con la pianta.
Infine si aggiunge ai personaggi un giovane , Rin, che Satoshi soccorre ferito nella foresta.
La foresta insomma diventa il luogo che coagula le esistenze dei vari personaggi, tutti a vario modo affannati alla ricerca di qualcosa.

Qui sopraggiunge però il primo difetto nella struttura del racconto: sebbene  abitualmente la Kawase non calchi molto i contorni dei suoi personaggi , nel caso di Vision siamo però di fronte ad una estremizzazione di questa caratteristica e l'affidarsi a rapidi e improbabili flashback, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Jeanne, non serve a molto, anzi carica il film di momenti di un lirismo francamente forzato.
Nel complesso è tutto il film, dal punto di vista della scrittura, che appare poco convincente, a tratti addirittura confuso e che tende a lasciare troppe cose sul vago; in tal senso va detto che la scelta di far recitare due giapponesi ed una francese in inglese non agevola per nulla la fluidità dei dialoghi e la loro comprensione: Juliette Binoche, soprattutto nei momenti dai toni più sommessi, risulta spesso incomprensibile; se a ciò aggiungiamo che in più di una occasione l'attrice francese appare fuori contesto, è facile capire come Vision raramente riesce a sollevarsi al di sopra della mediocrità.
Detto quanto di poco convincente presenta la pellicola, bisogna però sottolineare che la capacità di Naomi Kawase di rappresentare la natura , sia visivamente che nei suoni, è straordinaria, una caratteristica che appartiene a pochissimi cineasti e che si traduce in una poesia dell'immagine e dei suoni che spesso emoziona; è un aspetto questo che non manca mai nelle opere della regista e che sistematicamente la Kawase rielabora attraverso sentieri nuovi che raggiungono limiti sempre più lontani man mano che si accumulano i suoi lavori.
Grazie a quest'ultimo aspetto che non è solo tecnico ma anche direi filosofico , Vision riesce comunque ad offrire qualcosa di interessante che  gli permette  , complessivamente, di raggiungere la sufficienza.

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