Giudizio: 4/10
“Questo Halloween è il migliore tra tutti i film della saga” (citazione del Direttore Artistico della Festa del Cinema di Roma in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’evento).
Viene da chiedersi quindi quali lavori raccapriccianti debbano avere preceduto questo di David Gordon Green e seguito il leggendario primo Halloween diretto da John Carpenter se questo è il migliore.
Effettivamente la curiosità era molta, visto che siamo di fronte ad un autentico reboot che richiama il modello di 40 anni orsono, quindi e, al contempo, un autentico sequel a tutti gli effetti; è anche vero che la scelta di riportare sullo schermo gli stessi attori protagonisti in una operazione nostalgia è solitamente ben augurante, così come è vero che scrive non è certo un fan appassionato dell'horror e quindi propenso a scendere totalmente a patti con una struttura narrativa che nel genere sovente difetta.
Sta di fatto che questa operazione nostalgia-reboot-nuovo inzio, come l'ha definita qualcuno, è più che deludente, mostrando spesso i lati più deteriori dei film di genere.
Sono passati 40 anni da quella notte di Halloween in cui Michael Myers fece l’esordio tra i grandi psyco-killer della storia del Cinema: lui è in un penitenziario per malati di mente muto come un pesce, appena incurvato sotto il peso dell'età ma sempre spaventoso nella sua mole e nella sua figura; Laurie , unica sopravvissuta alla carneficina, ridotta ad un relitto umano, paranoica, ossessionata, beona , vive in una casa trasformata in fortezza, dopo aver rovinato la vita non solo sua ma anche quella della figlia nell'ossessione di un fatale incontro con l'uomo che segnò la sua esistenza.
Insomma 40 anni dopo i conti dovranno essere saldati ed il destino, che coincidenza, vuole che ciò avvenga ancora nella notte di Halloween.
Al di là della domanda di cosa ci faccia un film del genere in una rassegna cinematografica seppur chiamata Festa, tra l’altro in uscita al cinema dopo pochi giorni, questo Halloween tenta di imbrogliare lo spettatore con un inizio che sembra volere esplorare maggiormente l’aspetto psicologico, c'è persino una coppia di giornalisti-studiosi che oltre che vittima sacrificale vorrebbe indirizzare il racconto sul piano dell'analisi dei personaggi; ma quando compare Laurie quel minimo di interesse scompare e siamo nel più classico dei film pieni di luoghi comuni e personaggi stereotipati oltre ad autentiche assurdità narrative; la comparsa di Jamie Lee Curtis, attempata ma sempre affascinante, infatti porta con sè tutto il corredo di battute e situazioni che un personaggio dall'impronta simile genera, con generoso sfoggio di luoghi comuni.
Comunque lo scontro finale ci sarà, dopo che Michael se ne è andato in giro ad ammazzare un po' di gente senza alcuna seppur lontana motivazione , tanto meno narrativa.
Che il lavoro di David Gordon Green possa essere realmente un nuovo inizio non possiamo dirlo, di certo le premesse ci sono tutte e le porte rimangono ovviamente aperte.
Dispiace inoltre che John Carpenter che del primo Halloween fu il degno regista abbia voluto comparire, seppure come produttore esecutivo e compositore delle musiche, in un film che finisce di diritto nella lunga schiera di maldestri tentativi di riesumare quanto di eccellente il lavoro del 1978 portava con sé.
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