giovedì 27 aprile 2023

You Won't Be Alone [aka Non sarai sola] ( Goran Stolevski , 2022 )

 




You Won't Be Alone (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Altro fulgido esempio di Folk Horror, una variante assurta ormai a genere consolidato che trova tra le sue opere primigenie e fondamentali The VVitch di Robert Eggers, You Won't Be Alone , opera prima del regista australiano di origini macedoni Goran Stolevski, ha ricevuto svariati riconoscimenti , soprattutto nei Festival di genere fantastico ( Bucheon , Sitges), dopo l'esordio al Sundance.
Se a prima vista l'opera di Stolevski può apparire come una rilettura , sotto forma di racconto folkloristico, del tema della stregoneria, ovviamente femminile, la sua visione attenta ne  rivela invece una serie di tematiche che si intrecciano a vari livelli e che sembrano elevarsi a riflessioni sul genere umano.
Il racconto si svolge durante il XIX secolo in un villaggio tra le montagne della Macedonia: qui una donna riceve la visita di un essere dal corpo deformato dalle cicatrici, una mangiatrice di lupi, Old Maid Mary sempre alla ricerca di neonati secondo le leggende del posto; la donna riesce a patteggiare con la strega: allo scoccare del sedicesimo anno di vita la ragazza sarà della vecchia deforme.



La neonata viene quindi nascosta dalla donna in una grotta con la speranza di salvarla per sempre e qui essa crescerà , ovviamente più simile ad un animale selvatico che ad un essere umano.
Passato il tempo pattuito la strega che possiede la capacità di prendere le sembianze di altri esseri viventi compenetrandoli e impadronendosene, torna a reclamare la preda: Nevena , sarà costretta quindi a seguire la strega la quale imprimerà sulla sua pelle  il marchio definitivo.
Divenuta strega anch'essa, per Nevena , essere libero da ogni vincolo sociale , di educazione e morale, inizia una vita di esplorazione del mondo sfruttando la capacità di mutaforma, passando di corpo in corpo.
Ai suoi occhi si apre un mondo malvagio, fatto di violenze ancestrali, di soprusi, soprattutto a carico della donna, ma il suo desiderio di scoprire il mondo e di sentirsi umana la porta a compenetrare il corpo e le storie di altre persone.
Proseguire nella sinossi sarebbe spoiler clamoroso, sebbene You Won't Be Alone non è un lavoro che si basa sulla tensione che può produrre un horror o un thriller seppure sui generis.
Il pregio del film di Stolevski non sta tanto nella rilettura della stregoneria , del folklore locale o delle leggende, che pure è affrontato con mano ferma, bensì nelle atmosfere congiunte alle immagini che descrivono un mondo arcaico, gretto, violento, dove tutto è sempre bagnato e fangoso dove le streghe diventano la forma tangibile delle paure e delle debolezze.
Il film scorre quasi lento, caricandosi di un pathos che si poggia su tonalità liriche, che mostra il fluire degli eventi, le esplosioni violente, il procedere del viaggio di Nevena , strega che vorrebbe però provare ad essere umana visto che il suo mondo è stato per sedici anni solo una grotta e qualche raggio di sole; ben presto si è rapiti dall'atmosfera chiaramente mistica del film ma al contempo poetica dove inesorabilmente si afferma un afflato naturalistico  come forza trainante, un misticismo pagano che unito alle frequenti osservazioni interiori declamate non può non far tornare alla mente il Terrence Malick più purista e integralista.

sabato 22 aprile 2023

The Whale ( Darren Aronofsky , 2022 )

 




The Whale (2022) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Cinque anni dopo il bellissimo Madre! , forse l'apice artistico del suo percorso cinematografico, Darren Aronofsky torna a Venezia dove ottenne un Leone d'Oro per certi versi sorprendente nel 2008 con The Wrestler: The Whale trova ispirazione e diventa quasi una versione cinematografica fedelissima di una opera teatrale dal drammaturgo americano Samuel D. Hunter.
L'opera di Aronofsky tende a discostarsi abbastanza dalle sue precedenti, almeno per certi aspetti, richiamandole in maniera forte invece per altri: soprattutto l'approccio al film è diverso, essendo questa ultima fatica sicuramente quella di più facile presa narrativa, raccontata con una linearità che non avevano certamente le pellicole precedenti.
Charlie , il protagonista, è un professore di letteratura che tiene lezioni online, relegato un po' per scelta e un po' per necessità nella sua casa nell'Idaho, in quanto sofferente di una grave forma di obesità patologica  risultato di una scelta cosciente e consolidata autopunitiva impostasi dopo la morte del suo compagno, uno studente del quale si era follemente innamorato anni prima , mandando in malora un matrimonio abbandonando moglie e figlia di 8 anni.



Il senso di colpa e di autopunizione inflittasi scientemente da Charlie è chiaro sin dall'inizio e disegna così i connotati del tipico personaggio di Aronofsky: un essere alla deriva avviato verso un baratro in maniera ineluttabile che ha visto la trasformazione deformante del suo corpo; unico anelito di vitalità  il rapporto di sincera amicizia con Liz, la sorella dell'amato Adam, che si prende cura di lui e la ferma volontà di riallacciare il rapporto con una figlia problematica, incattivita dalla vita e molto maldisposta verso di lui non solo per la classica crisi adolescenziale ma anche per il trauma subito dall'abbandono.
Il racconto si snoda su quelli che potrebbero essere gli ultimi cinque giorni di vita di Charlie ( qui si scatenino le libere interpretazioni, anche alla luce del finale del film, non a caso l'unica scena girata in esterno...) e sul suo tentativo di poter salvare la figlia dalla rabbia e dalla cattiveria interiore (come la accusa la madre) portando invece a galla la luce della sua esistenza di sedicenne.
Come abbiamo già accennato The Whale si mantiene molto aderente al testo di riferimento: non solo dal punto di vista del racconto che varia solo per alcuni tratti (essenzialmente il finale) ma anche soprattutto per la sua costruzione da kammerspiel con il palcoscenico che si costruisce nel soggiorno della casa di Charlie dal quale vanno e vengono i pochi personaggi presenti , col risultato che il senso di claustrofobia, seppur non pesante, è tangibile (caratteristica comune a molti film degli ultimi due anni, chiaro effetto dell'isolamento indotto dalla pandemia).
Il film è quasi totalmente costruito sul personaggio di Charlie, ennesimo personaggio della galleria del regista che racconta se stesso attravesro un corpo in trasformazione, il quale ben presto entra in una simbiosi stretta con la figura di Brendan Fraser, l'attore scelto, assolutamente non a caso, da Aronofsky.
Ricordiamolo: Fraser è stato per un breve periodo il classico divo da Hollywood, belloccio, fisicato , in grande ascesa seppur in film di non eccelsa qualità; poi, senza aver di fatto mai raggiunto l'apice della carriera, l'inizio del tracollo: riferite accuse di molestie subite con conseguente messa alla porta da tutte le produzioni , problemi famigliari e di salute , una depressione profonda che hanno minato il suo fisico in maniera pesante; è chiaro il sovrapporsi tra attore e personaggio con la piccola ma decisiva differenza che il personaggio cerca nella caduta nel baratro la sua salvezza da martire, l'attore trova con il film e con l'Oscar , mai così annunciato, una clamorosa rinascita e rivincita personale, in perfetto stile da personaggio cinematografico ad impronta Aronofsky.

venerdì 14 aprile 2023

Palm Trees and Power Lines ( Jamie Dack , 2022 )

 




Palm Trees and Power Lines (2022) on IMDb
Giudizio: 6/10

Dopo aver riscosso premi e giudizi lusinghieri al  Sundance Film Festival ( e questo tutto sommato non stupisce...) Palm Trees and Power Lines infatua anche il Festival di Torino dove conquista il premio per il miglior film e la migliore sceneggiatura.
L'esordio alla regia nel lungometraggio di Jamie Dack prende spunto da un corto dal titolo omonimo di quattro anni prima della stessa regista, in cui mantenendosi sempre nel solco di quel cinema indie sempre più didascalico e manieristico, il racconto vaga tra il coming of age, il dramma della solitudine e la triste e profonda riflessione sulle dinamiche del potere tra vittima e carnefice.
La storia si impernia intorno a Lea diciassettenne inquieta, solitaria e silenziosa, in perenne conflitto con una madre instabile, e vittime entrambe del collasso di una famiglia frantumata; anche il suo rapporto con l'ambiente esterno , amici idioti e sessuomani, amiche superficiali e futili, giornate sempre uguali a non far nulla in una provincia suburbana che annienterebbe  chiunque, è tutt'altro che sereno.
In questo mare stagnante emotivo in cui galleggia la ragazza, l'incontro casuale con un uomo molto più grande di lei ha il tipico effetto della deflagrazione in una tranquilla giornata assolata di estate.



Tom dice di essere un imprenditore, si mostra gentile con la ragazza e ben capisce lo stato di sudditanza psicologica nella quale la ragazza sin da subito si pone, soprattutto perchè vede in lui e nelle sue chiacchiere una possibile via di fuga dall'oblio in cui tira avanti.
Ma mano che passa il tempo lui diventa sempre più un imitatore da baraccone di un James Dean di provincia , lei non capisce la trappola in cui la sta immobilizzando e la storia da coming of age svolta verso il dramma generazionale e il racconto di un rapporto in cui non esiste il minimo equilibrio sentimentale ed emozionale.
L'impianto complessivo del film rende merito ad una regista che sposa in pieno alcune di quelle caratteristiche tipiche di certo cinema indie americano sempre pronto a cavalcare le onde dell'emotività sullo sfondo sociale: l'ambientazione suburbana schiacciata tra la metropoli (Los Angeles in particolare) e una provincia abbrutente, la protagonista problematica in lotta con la società e con se stessa ( ed in qualche modo, soprattutto col finale,  anche il Don Giovanni de noiantri sembra poter appartenere a questa categoria, sovvertendo in parte lo schema fino a quel momento stabilito), una dominanza di colori tenui, quasi un flou ad attenuarli, i tramonti immancabili, le famiglie disgregate, tutti topoi che appartengono in maniera quasi codificata ormai a un certo tipo di cinema indipendente americano, troppo spesso più interessato a mostrare questi canoni stilistico-narrativi che a scavare realmente in fondo alle storie.
Indubbiamente la regista mostra una buona mano ferma nel dirigere il film e la scrittura anche ha i suoi pregi, ma questo costante rimanere aggrappati a stili, situazioni, linguaggio e immagini danno una forte connotazione di già visto molte, forse troppe volte.

giovedì 6 aprile 2023

The Point Men ( Yim Soonrye , 2023 )

 




The Point Men (2023) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Nel 2007 un gruppo armato talebano, rapì una comitiva di sconsiderati missionari coreani introdottasi in Afghanistan, nonostante i divieti e le raccomandazioni del governo, per una fantomatica missione umanitaria; il rapimento aprì una enorme crisi politico diplomatica che vide in prima linea il governo coreano, per la prima volta di fronte ad una problematica simile, quello Afghano uscito dall'epoca post talebana e i talebani appunto, ben lungi dall'essere sconfitti, come poi dimostreranno drammaticamente i fatti negli anni seguenti.
Prendendo spunto da questo clamoroso fatto di cronaca, la regista Yim Soonrye , arricchendolo con una robusta dosa di elaborazione narrativa romanzata ( come specificato nei titoli di testa), racconta i giorni che tennero tutto il paese col fiato sospeso attraverso la prospettiva dei due protagonisti (eroi) intorno alle cui figure è imperniato tutto il film al punto che col passare del tempo , questo diventa sempre più una di quelle pellicole che si plasmano addosso ai protagonisti, nella fattispecie interpretati da due attori top nel panorama coreano, Hyun Bin e Hwang Jungmin.



Il primo è un agente dei servizi speciali, il secondo uno stimato diplomatico governativo che vengono chiamati a capo della missione che deve cercare di risolvere , in terra afghana,  la crisi e riportare a casa i rapiti, missione tutt'altro che semplice in considerazione del fatto che i Talebani, asserragliati tra le montagne, richiedono per la loro liberazione, il rilascio da parte delle autorità afghana di alcuni militanti incarcerati.
Il film insomma si incanala sin da subito su canoni piuttosto classici , un mix di thriller, spionaggio e azione, che il cinema coreano riesce quasi sempre a rendere di livello apprezzabile.
In questo caso però la totale assenza di qualsiasi prospettiva che interessi i rapiti, la mancanza totale di un qualsivoglia tratto narrativo che affronti il tema centrale di quanto accadde e cioè l'assoluta scelta folle e sconsiderata di una ciurma di esaltati di intraprendere una fantomatica missione umanitaria, l'eccessivo calcare la mano su alcuni aspetti della storia (i talebani che sembrano usciti da un fumetto, alcune dinamiche diplomatiche che appaiono molto superficiali e poco credibili, una storia che si appiattisce sempre di più sul genere action quasi dozzinale),fanno sì che l'unica, o quasi , ancora di salvezza, diventi la coppia di attori, indubbiamente bravi che cercano di dare spessore ai due personaggi, che ove si eccettui un passato traumatico e pieno di rimorsi da parte dell'agente segreto Hyun Bin cui si accenna spesso nel film, non possiedono neppure quella profondità che un ruolo del genere meritava, una sola ovvia contrapposizione inizialmente anche dura tra l'uomo del dialogo e quello d'azione, anche per esaltarne le doti di recitazione che indubbiamente esistono.
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