sabato 22 aprile 2023

The Whale ( Darren Aronofsky , 2022 )

 




The Whale (2022) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Cinque anni dopo il bellissimo Madre! , forse l'apice artistico del suo percorso cinematografico, Darren Aronofsky torna a Venezia dove ottenne un Leone d'Oro per certi versi sorprendente nel 2008 con The Wrestler: The Whale trova ispirazione e diventa quasi una versione cinematografica fedelissima di una opera teatrale dal drammaturgo americano Samuel D. Hunter.
L'opera di Aronofsky tende a discostarsi abbastanza dalle sue precedenti, almeno per certi aspetti, richiamandole in maniera forte invece per altri: soprattutto l'approccio al film è diverso, essendo questa ultima fatica sicuramente quella di più facile presa narrativa, raccontata con una linearità che non avevano certamente le pellicole precedenti.
Charlie , il protagonista, è un professore di letteratura che tiene lezioni online, relegato un po' per scelta e un po' per necessità nella sua casa nell'Idaho, in quanto sofferente di una grave forma di obesità patologica  risultato di una scelta cosciente e consolidata autopunitiva impostasi dopo la morte del suo compagno, uno studente del quale si era follemente innamorato anni prima , mandando in malora un matrimonio abbandonando moglie e figlia di 8 anni.



Il senso di colpa e di autopunizione inflittasi scientemente da Charlie è chiaro sin dall'inizio e disegna così i connotati del tipico personaggio di Aronofsky: un essere alla deriva avviato verso un baratro in maniera ineluttabile che ha visto la trasformazione deformante del suo corpo; unico anelito di vitalità  il rapporto di sincera amicizia con Liz, la sorella dell'amato Adam, che si prende cura di lui e la ferma volontà di riallacciare il rapporto con una figlia problematica, incattivita dalla vita e molto maldisposta verso di lui non solo per la classica crisi adolescenziale ma anche per il trauma subito dall'abbandono.
Il racconto si snoda su quelli che potrebbero essere gli ultimi cinque giorni di vita di Charlie ( qui si scatenino le libere interpretazioni, anche alla luce del finale del film, non a caso l'unica scena girata in esterno...) e sul suo tentativo di poter salvare la figlia dalla rabbia e dalla cattiveria interiore (come la accusa la madre) portando invece a galla la luce della sua esistenza di sedicenne.
Come abbiamo già accennato The Whale si mantiene molto aderente al testo di riferimento: non solo dal punto di vista del racconto che varia solo per alcuni tratti (essenzialmente il finale) ma anche soprattutto per la sua costruzione da kammerspiel con il palcoscenico che si costruisce nel soggiorno della casa di Charlie dal quale vanno e vengono i pochi personaggi presenti , col risultato che il senso di claustrofobia, seppur non pesante, è tangibile (caratteristica comune a molti film degli ultimi due anni, chiaro effetto dell'isolamento indotto dalla pandemia).
Il film è quasi totalmente costruito sul personaggio di Charlie, ennesimo personaggio della galleria del regista che racconta se stesso attravesro un corpo in trasformazione, il quale ben presto entra in una simbiosi stretta con la figura di Brendan Fraser, l'attore scelto, assolutamente non a caso, da Aronofsky.
Ricordiamolo: Fraser è stato per un breve periodo il classico divo da Hollywood, belloccio, fisicato , in grande ascesa seppur in film di non eccelsa qualità; poi, senza aver di fatto mai raggiunto l'apice della carriera, l'inizio del tracollo: riferite accuse di molestie subite con conseguente messa alla porta da tutte le produzioni , problemi famigliari e di salute , una depressione profonda che hanno minato il suo fisico in maniera pesante; è chiaro il sovrapporsi tra attore e personaggio con la piccola ma decisiva differenza che il personaggio cerca nella caduta nel baratro la sua salvezza da martire, l'attore trova con il film e con l'Oscar , mai così annunciato, una clamorosa rinascita e rivincita personale, in perfetto stile da personaggio cinematografico ad impronta Aronofsky.
In effetti la prova di Fraser è degna di nota non solo per la sua umanità lacerata, deflagrata e umiliata che emana dalla sua mega protesi che gli aggiunge 200 chilogrammi, ma anche perchè è chiaro l'afflato che in qualche modo unisce l'uomo al personaggio di finzione e lo accompagna nel suo percorso.
L'opera di Aronofsky potrebbe essere definita come un gran film dalle mille imperfezioni, alcune anche non trascurabili, ma capace comunque di lasciare un segno, una pellicola nella quale il regista americano inserisce stratificandole mille tematiche ( la salvezza, la religione, la discriminazione, l'importanza della famiglia, l'amore, il sacrificio), svariate prospettive, riflessioni filosofiche e antropologiche ( tutto sembra ruotare intorno al concetto "fare qualcosa per salvare qualcuno"), la lettura di quanto di più profondo e nascosto contiene un'opera fondamentale nella letteratura mondiale come Moby Dick (guai a pensare al riferimento melvilliano come ad un banale  rimando alla mole del protagonista).
Soprattutto quest'ultimo aspetto fa di The Whale un'opera che comunque mantiene al suo interno un certo grado di difficoltà, nel senso più strettamente riferibile alle opere del regista americano, nonostante, come abbiamo detto all'inizio, The Whale sia sicuramente il lavoro più lineare e semplice della sua filmografia.
Il riferimento a Moby Dick è il caposaldo del più profondo e solido argomento che sta a cuore ad Aronofsky ( il continuo declamare di Charlie un commento scritto all'opera  di Melville , come capire sul finale, ha un ruolo fondamentale nel racconto): la lotta impari tra il capitano Achab e la balena è un po' la lotta di Charlie , che diventa salvezza, per migliorare il mondo attraverso il recupero del suo rapporto filiale con la ragazza.
Il mondo è pieno di cattiveria, ma se ognuno di noi facesse qualche gesto per aiutare qualcuno probabilmente le cose potrebbero cambiare: concetto semplice, forse anche un po' troppo superficiale, ma sicuramente vero, ed è la missione di stampo quasi cristologico che intraprende Charlie,  portatore come Moby Dick di sventure e dolore , ma come Achab deciso a  sacrificarsi per il bene.
Insomma The Whale è una opera che contiene al suo interno molte tematiche, molto cinema di Aronofsky ma anche qualche evidente deviazione dalla strada tracciata dalle precedenti opere; le imperfezioni sono molteplici ( la ridondanza di alcune situazioni, un eccessivo ricorso allo stimolo emozionale, un quadro che si compone forse con troppa facilità a fronte del simbolismo ermetico proprio del regista,  un finale onirico che si carica di pathos ma che poi convince poco), ma ciò scalfisce solo in piccola parte la riuscita del film che , ripetiamolo, vede in Brendan Fraser l'assoluto mattatore spalleggiato da una intensa Hong Chau nella parte dell'amica Liz, viceversa Sadie Sink , nella ruolo dalla figlia Ellie,sembra un po' troppo overacting ed eccessiva.

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