Giudizio: 7.5/10
Mickey Rourke eroe perdente
Randy "The ram " Robinson è stato sul finire degli anni 80 una stella assoluta del wrestling, i suoi combattimenti riempivano il Madison Square Garden, era ricoperto di gloria e idolatrato; venti anni dopo lo vediamo sbarcare il lunario lavorando ad ore come scaricatore in un supermarket e combattere per pochi spiccioli mettendo in scena incontri patetici: la parabola sembra giunta al suo punto più basso. La fama lo segue ancora e anche qualche affezionato fan , ma la sua vita è una deprimente e spietata corsa verso il baratro cui si aggiunge anche la malattia che lo allontana dai ring e che lascia sul suo corpo l'ennesima cicatrice in mezzo al petto.
Tenterà di dare una svolta abbandonando il wrestling e cercando di riconquistare l'affetto di una figlia abbandonata e quello di una ballerina di lap dance tanto simile a lui, ma ben presto capirà che lui non è in grado di avere una vita "normale" la sua vita è una sola, lì sul ring , tra sangue e botte, pagliacciate spacciate per combattimento e l'urlo della folla che entra nelle orecchie e nelle carni.
Aronofski , pur confezionando un lavoro che è ben lungi dall'essere considerato un capolavoro come da qualche parte si è imprudentemente urlato, ha senz'altro alcuni meriti: ha saputo fare un film che nessun altro poteva interpretare meglio di Rourke, quasi una sua biografia con il risultato di assistere ad una prova grandissima dell'ex bello e maledetto del cinema americano che dona molto corpo e tanta anima in una recitazione a tratti tenera e commovente. Descrive inoltre con molta compassione lo strano backstage del wrestling dove si intuisce regna un grande cameratismo e un solidarietà che è propria di chi sta sull'orlo del baratro; evita soprattutto "americanate" varie che sarebbero potute uscire fuori in ogni momento, descrive una storia umana di sconfitta , di degrado fisico, di emarginazione con grande efficacia e partecipazione: l'eroe quando è sconfitto è pur sempre eroe.
Ha sorpreso molto il Leone d'Oro assegnato a Venezia a questo film, preferito ad altri probabilmente superiori, ma la storia indubbiamente è bella e va ad aggiungere al lungo corteo di perdenti che il Cinema ci ha donato, questo Mickey Rourke che rinasce dalle sue stesse ceneri, segnato nel fisico, ma capace di dare il volto a questo eroe che ispira tanta tenerezza.
Tenterà di dare una svolta abbandonando il wrestling e cercando di riconquistare l'affetto di una figlia abbandonata e quello di una ballerina di lap dance tanto simile a lui, ma ben presto capirà che lui non è in grado di avere una vita "normale" la sua vita è una sola, lì sul ring , tra sangue e botte, pagliacciate spacciate per combattimento e l'urlo della folla che entra nelle orecchie e nelle carni.
Aronofski , pur confezionando un lavoro che è ben lungi dall'essere considerato un capolavoro come da qualche parte si è imprudentemente urlato, ha senz'altro alcuni meriti: ha saputo fare un film che nessun altro poteva interpretare meglio di Rourke, quasi una sua biografia con il risultato di assistere ad una prova grandissima dell'ex bello e maledetto del cinema americano che dona molto corpo e tanta anima in una recitazione a tratti tenera e commovente. Descrive inoltre con molta compassione lo strano backstage del wrestling dove si intuisce regna un grande cameratismo e un solidarietà che è propria di chi sta sull'orlo del baratro; evita soprattutto "americanate" varie che sarebbero potute uscire fuori in ogni momento, descrive una storia umana di sconfitta , di degrado fisico, di emarginazione con grande efficacia e partecipazione: l'eroe quando è sconfitto è pur sempre eroe.
Ha sorpreso molto il Leone d'Oro assegnato a Venezia a questo film, preferito ad altri probabilmente superiori, ma la storia indubbiamente è bella e va ad aggiungere al lungo corteo di perdenti che il Cinema ci ha donato, questo Mickey Rourke che rinasce dalle sue stesse ceneri, segnato nel fisico, ma capace di dare il volto a questo eroe che ispira tanta tenerezza.
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