Giudizio: 7/10
Il dramma della banalità
Gus Van Sant porta sullo schermo una follia tipicamente americana: rifacendosi alla strage avvenuta a Columbine, in cui due liceali armati di tutto punto seminarono panico e morti ; ci racconta le ore che precedettero la carneficina con il suo personale modo di vedere le cose. Non è un film di cronaca e neppure di denuncia, è semplicemente un film sul vuoto assoluto di una generazione, sulla totale assenza di alcuna "morale" che spinge i comportamenti , si badi bene, non solo negli autori del folle gesto , ma anche in coloro che ne sono rimasti vittime. Vediamo gli alunni muoversi nella scuola come avviene tutti i giorni, li vediamo seguiti, braccati, spesso ripresi di spalle, svolgere le normali attività scolastiche, ascoltiamo i loro discorsi assolutamenti vacui, li vediamo mangiare e muoversi lungo interminabili corridoi, di qualcuno intuiamo i problemi personali legati alla famiglia: tutto ciò avviene con una, a tratti noiosa e prolissa, lentezza che se vuole rendere il senso del vuoto ci riesce benissimo e con un incrocio di prospettive e punti di vista che invece è uno dei punti forti della storia. Su tutto domina un senso di quotidianietà e di banalità: nei gesti dei due kamikaze assassini , nel figlio costretto ad occuparsi del padre ubriaco già di mattina, nelle teen agers che, ossessionate da dieta e linea, prima mangiano e poi si procurano il vomito.
Non traspare alcun giudizio da parte del regista, c'è solo una didattica descrizione, certamente ben fatta, degli eventi, nudi e crudi e quello che rimane in chi guarda è un indubbio senso di angoscia e disagio, conseguenza di un mondo che pare non abbia più nulla da dire.
Non traspare alcun giudizio da parte del regista, c'è solo una didattica descrizione, certamente ben fatta, degli eventi, nudi e crudi e quello che rimane in chi guarda è un indubbio senso di angoscia e disagio, conseguenza di un mondo che pare non abbia più nulla da dire.
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