Giudizio: 8/10
Grande omaggio a Sergio Leone
Viene dal regista coreano Kim Ji-woon uno dei più grandi tributi all'arte cinematografica di Sergio Leone, grazie a questo bellissimo film, presentato al Far East Film Festival di Udine nel ventennale della morte del grande Maestro.
Il regista ,oltre che con sentitissime parole, dimostra di conoscere a menadito l'opera di Leone, nobilitando il film con una serie di citazioni sempre azzeccate, creando un clima da autentica suggestione in chi guarda, al punto che ti aspetti da un momento all'altro di vedere spuntare Clint Easwood o Lee Van Cliff.
La storia è semplice ,lineare: tutti rincorrono una certa mappa che dovrebbe svelare un segreto cui bramano in molti; siamo negli anni 30 in Manciuria, il Giappone spadroneggia su tutto l'estremo oriente, gli eserciti di liberazione , più o meno credibili, pullulano, ma soprattutto imperversano gang di banditi in vendita per lavori sporchi al migliore offerente ed ecco allora che questa mappa fa gola a tutti, giapponesi compresi che sperano di potere continuare a finanziare le loro mire espansionistiche grazie al fantomatico tesoro indicato nella cartina.
Vediamo allora uno strano e stravagante bandito solitario (lo scemo) che entra in possesso della preziosa carta senza accorgersene, sulle sue tracce si lanciano il cattivo, killer ferocissimo e prezzolato e il buono cacciatore di taglie anche egli profumatamente pagato da altri committenti.
La storia prosegue tra inseguimenti a cavallo, sparatorie, agguati in villaggi spettrali, efferatezze (di classe) varie e raggiunge il climax in una fantastica scena di circa 20 minuti in cui tutti inseguono lo scemo diretto al luogo segnato sulla mappa e tutti uccidono tutti , in un paesaggio desertico splendido con riprese a volo d'uccello e moltitudini di stunt man. Non mancherà certo il triello conclusivo summa finale delle citazioni che porterà i tre alla resa dei conti.
Il risultato è uno di quei film che incantano, che finiscono e credi sia passata solo mezzora (invece ne son passate oltre 2 di ore), un film che sprizza cultura cinematografica da ogni poro (ulteriore dimostrazione per Kim, dopo il melvilliano "A bittersweet life"), che mostra iperboli tarantiniane sferzanti e che rende un omaggio commovente e appassionato ad un Maestro e a un genere, comi pochissimi hanno saputo fare; infine conferma in maniera ormai incontestabile la eccelsa tecnica cinematografica del regista, tra funambolismi e riprese attente e dettagliate, che danno al film un ritmo frenetico e incalzante che entusiasma.
Citazione d'obbligo per i tre eccellenti protagonisti : uno splendido Song Kang-ho ( lo scemo) si conferma attore la cui fama giustamente ormai travalica i confini dell'oriente; Lee Byung-heon dismette i panni deloniani in cui lo avevamo visto in Bittersweet life e da il volto truce e intenso del cattivo producendo un risultato credibilissimo; ed infine Jung Woo-sung , grande personaggio poliedrico in patria, da la sua faccia al buono, con ombrosità ed enigmaticità, proprio come sarebbe piaciuto a Sergio Leone.
Il regista ,oltre che con sentitissime parole, dimostra di conoscere a menadito l'opera di Leone, nobilitando il film con una serie di citazioni sempre azzeccate, creando un clima da autentica suggestione in chi guarda, al punto che ti aspetti da un momento all'altro di vedere spuntare Clint Easwood o Lee Van Cliff.
La storia è semplice ,lineare: tutti rincorrono una certa mappa che dovrebbe svelare un segreto cui bramano in molti; siamo negli anni 30 in Manciuria, il Giappone spadroneggia su tutto l'estremo oriente, gli eserciti di liberazione , più o meno credibili, pullulano, ma soprattutto imperversano gang di banditi in vendita per lavori sporchi al migliore offerente ed ecco allora che questa mappa fa gola a tutti, giapponesi compresi che sperano di potere continuare a finanziare le loro mire espansionistiche grazie al fantomatico tesoro indicato nella cartina.
Vediamo allora uno strano e stravagante bandito solitario (lo scemo) che entra in possesso della preziosa carta senza accorgersene, sulle sue tracce si lanciano il cattivo, killer ferocissimo e prezzolato e il buono cacciatore di taglie anche egli profumatamente pagato da altri committenti.
La storia prosegue tra inseguimenti a cavallo, sparatorie, agguati in villaggi spettrali, efferatezze (di classe) varie e raggiunge il climax in una fantastica scena di circa 20 minuti in cui tutti inseguono lo scemo diretto al luogo segnato sulla mappa e tutti uccidono tutti , in un paesaggio desertico splendido con riprese a volo d'uccello e moltitudini di stunt man. Non mancherà certo il triello conclusivo summa finale delle citazioni che porterà i tre alla resa dei conti.
Il risultato è uno di quei film che incantano, che finiscono e credi sia passata solo mezzora (invece ne son passate oltre 2 di ore), un film che sprizza cultura cinematografica da ogni poro (ulteriore dimostrazione per Kim, dopo il melvilliano "A bittersweet life"), che mostra iperboli tarantiniane sferzanti e che rende un omaggio commovente e appassionato ad un Maestro e a un genere, comi pochissimi hanno saputo fare; infine conferma in maniera ormai incontestabile la eccelsa tecnica cinematografica del regista, tra funambolismi e riprese attente e dettagliate, che danno al film un ritmo frenetico e incalzante che entusiasma.
Citazione d'obbligo per i tre eccellenti protagonisti : uno splendido Song Kang-ho ( lo scemo) si conferma attore la cui fama giustamente ormai travalica i confini dell'oriente; Lee Byung-heon dismette i panni deloniani in cui lo avevamo visto in Bittersweet life e da il volto truce e intenso del cattivo producendo un risultato credibilissimo; ed infine Jung Woo-sung , grande personaggio poliedrico in patria, da la sua faccia al buono, con ombrosità ed enigmaticità, proprio come sarebbe piaciuto a Sergio Leone.
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