Giudizio: 8/10
Rivisitazioni cinematografiche / 1
La visione di questo film di John Boorman dopo tanti anni dalla sua uscita, conferma una volta di più come vada considerato a tutti gli effetti un antesignano di certo cinema thriller: una scia indelebile nella quale sono finite decine di pellicole dei generi più vari, in cui il microcosmo del "gruppo" si scontra con le situazioni ambientali.
Importante e innovativo , all'epoca, anche il messaggio naturalistico: l'uomo "civilizzato" non rispetta la Natura che è selvaggia per definizione e che si ribella ad esso violentemente così come violenti e ostili sono gli abitanti di questa natura.
I quattro amici che si apprestano a trascorrere il week end tra canoe e rapide improvvise e pericolose sono un concentrato della moderna civiltà, molto diversi tra loro ma sempre solidali anche di fronte ai fatti che solitamente portano alla distruzione dei microcosmi.
Il breve periodo di vacanza si trasformerà in un incubo , braccati da nemici invisibili e logorati nella propria coscienza; l'istinto di sopravvivenza avrà (parzialmente ) la meglio, tutto tornerà nei ranghi, tranne un piccolo e profondo tarlo che si materializza nei sogni e ,intuiamo, forse anche nella realtà.
La regia di Boorman è magistrale , con ritmo serrato e tensione palpabile, con riprese molto spettacolari e attori bravi , primo tra tutti John Voight senz'altro più poliedrico del troppo caratterizzato Burt Reynolds.
La fama di questo film è assolutamente meritata, rivederlo è un piacere e essere in grado di trasmettere comunque una certa tensione va ad assoluto merito del regista.
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