Giudizio: 7.5/10
Il Cinema secondo MastroTarantino
Stavolta MastroTarantino l'ha fatta veramente grossa: ha preso a schiaffi la Storia ed i suoi orrori, ha rivisitato e interpretato generi e culti cinematografici e soprattutto ha fatto gridare al filmone tutti, anche i suoi più acerrimi detrattori.
Quest'ultimo evento, in effetti, sconcerta un po', perchè quando il critico cronicamente acrimonioso si schiera con entusiasmo dalla tua parte, qualche conto non torna. E il conto che non torna è un film che è inequivocabilmente tarantiniano per i primi due motivi esposti; visivamente però un po' troppo distante dalle opere precedenti e meno penetrante.
La dissacrazione presente in questo lavoro è sconfinata: la storia si riscrive, i cattivi stanno dappertutto, le tragedie globali si possono raccontare anche con ironia (nera), ma è dissacrazione fatte con arte , condita di cattiveria e di violenza, di Cinema e di citazioni cinefile a iosa.
E quale miglior luogo per riscrivere la storia se non il cinema, dove i cattivi possono essere comunque sconfitti e presi a mitragliate in faccia e dove il luogo della magia e del sogno cinefilo può diventare la tomba di fuoco dei nazisti deturpatori del mondo?
L'omaggio al Cinema di Tarantino è come sempre strabiliante: come un artigiano che fruga nei cesti e rielabora tutto quello che trova per creare qualcosa di nuovo e di sorprendente, MastroQuentin incamera e forgia dalla sua fucina qualcosa che è insieme una opera omnia cinematografica e personale visione del mondo.
I Bastardi del titolo sono i soliti brutti e sporchi disposti a mettere sul piatto della battaglia tutto pur di far capire ai nazisti che c'è qualcuno che sa essere più cattivo di loro, che marchiano in fronte i nemici, che si prendono lo scalpo come i Navajo, che fracassano i loro crani a colpi di mazza da baseball. Superfluo dire che alcune delle situazioni in cui li vediamo in azione sono da antologia (vedi la lunga scena nella taverna) così come i dialoghi, ma qui è la solita immensa bravura di Tarantino nel fare della parola un'arma micidiale capace di trasformare in western una scena con svastiche e mitra.
Tutti i personaggi hanno una faccia credibile e indelebile: dal Pitt capobanda dei bastardi (grandioso nella scena in cui si finge siciliano con tanto di mascella alla Padrino) a uno splendido Christoph Waltz (giustamente omaggiato a Cannes) ufficiale nazista cacciatore di ebrei, grondante ironia e glacialità, da Diane Kruger, star di regime così tanto Marlene, ispiratrice di un ardito attentato ad Hitler ad Eli Roth , stralunato bastardo fracassatore di crani.
Tutto torna insomma, peccato solo che usciti dal cinema si vorrebbe di corsa tornare a casa e mettere nel lettore dvd Kill Bill.
Quest'ultimo evento, in effetti, sconcerta un po', perchè quando il critico cronicamente acrimonioso si schiera con entusiasmo dalla tua parte, qualche conto non torna. E il conto che non torna è un film che è inequivocabilmente tarantiniano per i primi due motivi esposti; visivamente però un po' troppo distante dalle opere precedenti e meno penetrante.
La dissacrazione presente in questo lavoro è sconfinata: la storia si riscrive, i cattivi stanno dappertutto, le tragedie globali si possono raccontare anche con ironia (nera), ma è dissacrazione fatte con arte , condita di cattiveria e di violenza, di Cinema e di citazioni cinefile a iosa.
E quale miglior luogo per riscrivere la storia se non il cinema, dove i cattivi possono essere comunque sconfitti e presi a mitragliate in faccia e dove il luogo della magia e del sogno cinefilo può diventare la tomba di fuoco dei nazisti deturpatori del mondo?
L'omaggio al Cinema di Tarantino è come sempre strabiliante: come un artigiano che fruga nei cesti e rielabora tutto quello che trova per creare qualcosa di nuovo e di sorprendente, MastroQuentin incamera e forgia dalla sua fucina qualcosa che è insieme una opera omnia cinematografica e personale visione del mondo.
I Bastardi del titolo sono i soliti brutti e sporchi disposti a mettere sul piatto della battaglia tutto pur di far capire ai nazisti che c'è qualcuno che sa essere più cattivo di loro, che marchiano in fronte i nemici, che si prendono lo scalpo come i Navajo, che fracassano i loro crani a colpi di mazza da baseball. Superfluo dire che alcune delle situazioni in cui li vediamo in azione sono da antologia (vedi la lunga scena nella taverna) così come i dialoghi, ma qui è la solita immensa bravura di Tarantino nel fare della parola un'arma micidiale capace di trasformare in western una scena con svastiche e mitra.
Tutti i personaggi hanno una faccia credibile e indelebile: dal Pitt capobanda dei bastardi (grandioso nella scena in cui si finge siciliano con tanto di mascella alla Padrino) a uno splendido Christoph Waltz (giustamente omaggiato a Cannes) ufficiale nazista cacciatore di ebrei, grondante ironia e glacialità, da Diane Kruger, star di regime così tanto Marlene, ispiratrice di un ardito attentato ad Hitler ad Eli Roth , stralunato bastardo fracassatore di crani.
Tutto torna insomma, peccato solo che usciti dal cinema si vorrebbe di corsa tornare a casa e mettere nel lettore dvd Kill Bill.
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