Giudizio: 8.5/10
Vincitore a Berlino dell'Orso d'Argento Gran Premio della Giuria, Il cielo brucia è il decimo film del regista tedesco Christian Petzold, uno degli autori più importanti del cinema europeo, capace di imporsi come tale grazie ad uno stile cinematografico peculiare in cui sono i personaggi a sostenere l'impalcatura narrativa.
Erroneamente ritenuto un secondo capitolo di una trilogia che , come ha confermato il regista stesso in occasione della proiezione del film al Festival di Torino, è abortita per colpa del film stesso in quanto Petzold ha trovato di grande soddisfazione girare un lavoro come Il sole brucia al punto di avere messo in cantiere una nuova trilogia che si occuperà di gruppi di persone che cercano di sopravvivere.
Sebbene abortita la trilogia Il cielo brucia comunque ha più di qualche assonanza con Undine il precedente lavoro del regista, se non altro per la centralità della figura femminile imperniata anche stavolta intorno all'ottima Paula Beer , al terzo lavoro con Petzold.
Il film presenta la caratteristica, atpica a dire il vero per il regista, di offrire varie prospettive di visione: se tutta la prima parte si poggia molto su una atmosfera da commedia , caratterizzata da una certa leggerezza, la parte discendente invece racchiude tutte le tematiche che il regista in maniera astuta ed intelligente ha sparso lungo il percorso narrativo.
Leon e Felix sono due amici che decidono di passare un periodo nella casa di famiglia del secondo che si trova sul Mar Baltico: il primo, in chiara crisi ispirativa, deve concludere il suo secondo romanzo sul quale nutre più di un dubbio, l'altro invece deve preparare un book fotografico per poter accedere ad un concorso in una accademia di belle arti.
Ancor prima di raggiungere la casa iniziano però i problemi: la macchina si rompe, per arrivare a destinazione non hanno altra possibilità che addentrarsi nel bosco per una bella scarpinata; giunti alla casa che si trova al margine del bosco vicinissima alla spiaggia scoprono che è abitata da una ragazza amica della madre di Felix che la ospita, creando quindi il problema delle stanze e dei letti disponibili; la ragazza per un po' non la vediamo, la sentono i ragazzi durante la notte in sfrenate attività sessuali e rumorosi amplessi, vediamo i resti della cena, le bottiglie di birra vuote, Leon vede l'amante notturno mezzo nudo fuggire al mattino.
Tutto ciò crea non poco fastidio a Leon , di per sè già orso e scontroso, che con la scusa di dover lavorare al libro rifiuta qualsiasi altra attività avvolgendosi sempre di più nel suo egoismo e nella sua presunzione.
L'apparire della bella Nadja, l'ospite inattesa e del suo amichetto notturno, che scopriremo presto essere di bosco e di riviera, visto che è attratto da Felix, oltre che bagnino della vicina spiaggia, scombinerà i rapporti e le dinamiche tra i quattro.
Leon è chiaramente attratto da Nadja sebbene la sua l'alterigia e il suo egocentrismo lo tengano di fatto lontano da lei, nonostante la ragazza mostri una certa indulgenza verso i suoi modi di fare da misantropo.
Quando al gruppetto si aggiungerà l'editore berlinese di Leon giunto per chiudere la pratica del romanzo, il film di Petzold subisce una brusca virata e si addentra più verso atmosfere tese, si direbbe pronte ad esplodere, il tutto con l'incipiente pericolo degli incendi che divampano lungo la costa e che colorano il cielo di rosso (come recita il titolo tedesco dell'opera).