Giudizio: 8/10
Green Night , opera seconda di Han Shuai che ha all'attivo un brillante esordio con Summer Blur nel 2020, segna il ritorno sulla scena di Fan Bingbing, dopo la misteriosa ( ma neppure tanto...) parentesi della sua sparizione conseguente ai problemi avuti per una presunta evasione fiscale e dopo un paio di prove al di fuori della Cina in produzioni americane di mediocre livello.
Sebbene la produzione del film sia hongkonghese e sia stato girato in Corea e recitato in gran parte in coreano, la presenza della regista cinese Han Shuai e Fan stessa fanno sì che Green Night possa essere considerato comunque un lavoro cinese e visti i progetti futuri della attrice tutto lascia pensare che quella sorta di allontanamento , non sappiamo quanto voluto o forzato, sia terminato.
Presentato a Berlino, dove in Generation aveva visto trionfalmente la luce Summer Blur, nella sezione Panorama Green Night conferma il talento della regista cinese che sposta il suo obiettivo dalle tematiche giovanili a quelle femminili, sempre puntando lo sguardo su personaggi oppressi, emarginati, schiacciati dalla solitudine.
Jin Xia, emigrata cinese, lavora nella security dell'aeroporto di Incheon in Corea ed un giorno si imbatte in una stravagante giovane donna dai capelli verde flu per la quale prova da subito un istintivo interesse e una curiosità dettata dalla spigliatezza della ragazza, oltre che una sorta di fluido magnetico che la attrae e che la perquisizione cui la sottopone accentua in maniera sottilmente sensuale.
La ragazza dai capelli verdi si offre per dare un passaggio a Jin Xia la quale deve ripagare il debito delle scarpe sottratte durante la perquisizione dandone un paio delle sue.
Presto scopriamo rapidamente che: Jin Xia è in fuga da un marito coreano manesco e violento che ha lasciato svariati segni sul suo corpo, al contempo però non può divorziare pena la perdita del soggiorno in Corea, a meno che non trovi una grossa cifra per poter pagare il permesso di soggiorno, vive in una squallida casa cercando di fuggire alle angherie del marito e che il proprietario è intenzionato a riprendersi; d'altra parte la ragazza dai capelli verdi è una trafficante di droga che deve effettuare una grossa consegna e che conserva gli stupefacenti in confezioni cosmetiche, ha deciso di tirare una fregatura al suo ragazzo che gestisce il traffico e intascare tutti i soldi del ricavato.
Di fronte alla reazione di Jin Xia che , integerrima, chiama di nascosto il suo capo per denunciare il traffico salvo scoprire che anche questi ne è parte attiva, la ragazza le offre il denaro necessario per poter acquisire il soggiorno e liberarsi quindi del marito in cambio del suo aiuto nello smerciare il quantitativo di droga.
Inizia quindi un viaggio nei bassifondi di una Seoul lercia come poche volte abbiamo visto nei film: mercati dietro i quali si nascondono traffici illeciti, personaggi biechi per i quali non serve l'arte lombrosiana per capire di che pasta son fatti, incontri notturni inquietanti, continue croci illuminate che rimandano ad un fanatismo religioso che ha partorito personaggi come il marito di Jin Xia; viceversa più il tempo passa e più il sodalizio tra le due donne si fortifica per sfociare in un rapporto amoroso che le lega indissolubilmente e che le fa sentire più forti.
La pratica del marito sarà sistemata tra croci luminose e prediche da prete bigotto di campagna e la storia virerà verso un finale che sinceramente scombussola i sentimenti.
Se in Summer Blur l'occhio di Han si posava su una ragazzina in balia del mondo, oppressa dalla solitudine e dalla mancanza di affetto, in Green Night la regista cinese si concentra su una coppia di donne all'apparenza diversissime tra loro sotto molti aspetti ma che hanno in comune una vita a brandelli, una solitudine che cercano disperatamente di allontanare, sono vittime di un maschilismo tetro e vigliacco, nel caso di Jin corroborato da un fanatismo religioso medievale e che nel loro incontro cercano di lenire le proprie ferite fisiche e dell'anima.
L'unione di due vite sbandate e in balia del mondo circostante regala alle due donne un senso di potenza , un fiducia che le porta a pensare che tutto è possibile, si consolano a vicenda , si fortificano e combattono la loro guerra contro la prepotenza e il maschilismo bieco.
Green Night ha sì dei connotati che con un po' di superficialità potremmo definire femministi, ma il paragone con Thelma & Louise non sta in piedi fondamentalmente perchè lì c'è il viaggio come catarsi, qui invece il viaggio è interiore , specchio di quello nelle viscere di Seoul e del suo squallore e soprattutto manca quel trionfalismo americanoide che riesce a rendere una commedia anche un film drammatico.
Che Green Night sia un lavoro diretto da una regista donna è tangibile in molte situazioni: anzitutto nella forte denuncia verso il maschilismo insita nel racconto che non diventa mai però slogan e ideologia, la delicatezza con cui si descrive la sottile tensione sensuale che caratterizza soprattutto la prima parte, la crudezza, pesantemente disturbante, con cui viene descritta una scena di violenza sessuale da parte del marito su Jin contrapposta alla delicatezza e alla grazia della scena di sesso tra le due donne (ovviamente resa possibile grazie alla mancanza della censura cinese), il forte senso di solidarietà femminile che sembra poter cambiare la vita delle due donne.
Insomma Han Shuai alla prova del nove della conferma, da molti autori ritenuta una impresa ardua e temutissima, ottiene un risultato considerevole, mostrando non solo una sensibilità e una forte empatia coi suoi personaggi, ma anche una mano sicura nella regia anche grazie all'eccellente lavoro di Matthias Delvaux e Kim Hyunseok che fotografano con eleganza una Seoul notturna tra neon, mercati e delinquenti.
Il resto lo fanno mirabilmente una Fan Bingbing in un ruolo carico di una drammaticità come forse mai le era capitato, il cui volto spesso marchiato dai segni della violenza esprime tutta la disperazione del personaggio e Lee Jooyoung, autentico emblema di esuberanza e stravaganza che si trasforma in tragica eroina.
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