Giudizio: 8/10
E' nato nello Shanxi Jian Haodong, il giovane regista di Night Falls con cui si impone in maniera prepotente come una delle figure più interessanti del cinema d'autore cinese: la stessa regione da cui proviene Jia Zhangke, non sappiamo quanto volontario riferimento stilistico di Jian, che offre un'opera di grande spessore grazie ad una prospettiva che trova nell'esperienza personale le sue fondamenta.
Jian Haodong infatti nasce come minatore, un destino comune per chi nasce in quella terra dove il carbone sembra essersi concentrato diventando risorsa e al tempo stesso rovina per gli abitanti, per diventare poi regista dopo aver reciso il suo cordone ombelicale con la terra natia ed essersi trasferito a Pechino per inseguire la sua passione cinematografica; tra il 2022 ed il 2023 Night Falls ha raccolto grandi successi nei festival cinesi , Pingyao e Pechino in primis, affermandosi come una delle voci più interessanti del giovane cinema d'autore cinese, quello che ancora deriva dalla Sesta Generazione e che fa dello studio della società cinese così come si è evoluta il suo principale obiettivo narrativo.
Affidandosi chiaramente ad un racconto fortemente autobiografico, Jian racconta un viaggio a ritroso ,durante la pandemia che aleggia sembra come un qualcosa di intangibile ma sempre presente, più che un road movie tipico, di un giovane regista emigrato a Pechino per inseguire la sua aspirazione che fa ritorno dopo svariati anni nel villaggio natale per il funerale del nonno.
Il racconto si svolge nell'arco di una giornata durante un viaggio avventuroso prima in pullman , poi in auto , quindi in camion per finire su una motoretta per l'ultimo tratto tra le terre polverose che portano a casa.
Durante questo viaggio che non è come nei road movie classici qualcosa di liberatorio che diventa essenza stessa dell'esistenza ma quasi un ritorno al passato ripercorrendo le tappe della propria vita precedente, veniamo a conoscenza che il protagonista, Liang Zhe è tutt'altro che realizzato nella sua vita professionale e personale; è chiaro che l'essere diventato un regista cinematografico non gli permette neppure di avere un buco di casa dove lasciare le sue cose una volta sfrattato dalla precedente abitazione, il fallimento incombe insomma sulla sua persona e sembra accentuarsi man mano che si avvicina alla sua terra.
Gli incontri con le persone del luogo gli pongono davanti una realtà che non conosce, dove ognuno parla dei suoi parenti raccontando le scelte fatte dai giovani, tutti usano lo smartphone, nessuno maneggia più i soldi quasi fossero tutti colpiti da una aristocratica repulsione per il denaro fatto in moneta e carta, persino il monaco di un tempio cui si reca gli presenta il codice QR da utilizzare per eventuali donazioni (scena che contiene comunque un grossa carica di ironia amara).
Quando incontra un amico dei tempi passati, di quelli che si pensa, sbagliando, che ti ricorderai per tutta la vita, Liang si vede costretto a subire anche i discorsi rancorosi dell'amico che ha visto la sua partenza dalla terra natale come una fuga e un abbandono regalandogli anche un bel carico di rimorso per la morte di un loro amico comune.
C'è anche l'incontro con una sua ex ragazza ai tempi del liceo che gestisce un negozio di parrucchiere in una delle scene più belle e sentite del film dalla quale emerge l'incipiente nostalgia che si impossesa del protagonista.
Un giornata di un viaggio di ritorno verso casa che diventa un lucido e autentico sguardo su una Cina rurale che rifugge i luoghi comuni, che guarda al figliol prodigo come a uno che ce l'ha fatta, accentuando così il disagio di Liang in cui cresce invece il senso profondo del fallimento, motivo per cui questo viaggio di ritorno diventa un lento svelarsi di un dramma umano immerso in un ambiente ben poco accogliente tra strade polverose, quella terra rossa che rimanda a Cheng Kaige e quell'infinita teoria di camion carichi di carbone che rimandano invece all'anima sporca dello Shanxi.
Jian costruisce questo viaggio di ritorno con grande efficacia, mostrandcoi una realtà che differisce da quanto molti altri autori ci hanno mostrato: affidandosi per la quasi totalità dei ruoli ad amici e parenti ,in Night Falls non ci sono bifolchi ignoranti, contadini analfabeti e personaggi che vivono ai margini della società, bensì persone che pur nella difficoltà della provincia , del clima e delle condizioni sociali cerca di trovare in qualche modo una via che li conduca al benessere; tutto questo viceversa funge come una cappa di rimpianto, di rimorso e di disagio sul protagonista che forse vede concretizzarsi davanti a lui il fallimento di una scelta presa alcuni anni prima.
Il regista si dimostra molto convincente nel suo stile asciutto , a volte scarno, che rimanda a Jia Zhangke ma anche ad una sorta di neorealismo che fotografa in modo potente la realtà della provincia rurale e che esplora i silenzi ricchi di tante sigarette del protagonista.
Jian Haodong insomma non sembra proprio aver fatto la fine del suo protagonista, anzi con Night Falls si impone come uno dei registi che bisognerà tenere d'occhio con grandissima attenzione perchè ha la stoffa e la sensibilità giusta per potersi affermare tra gli autori più importanti del cinema d'autore cinese.
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