Quattro donne e il giardino nebbioso
Prodotto di quel cinema iraniano fertilissimo seppur tra mille difficoltà politiche e censorie, Donne senza uomini dell'esordiente Shirin Neshat, premiato a Venezia, è film in cui poche luci si alternano a molte ombre, sebbene traspiri dal lavoro un anelito di denuncia sociale e antropologica che avrebbe potuto portare a ben altri risultati se non fosse stata troppo spesso soverchiata da una ovvietà stilistica che stupisce ancora di più nel caso di una opera prima.
Non che il film non possieda momenti belli e poetici , immagini ben colorate (stile Kiarostami) , gridi di denuncia sul potere politico , con chiaro rimando ai giorni nostri seppure traslati 60 anni dietro nel tempo, solo che la regista sembra volere troppo spesso affiancare la denuncia di costumi e usi locali con considerazioni globali sul rapporto uomo-donna e soprattutto nel finale sceglie una atmosfera surrealista, metaforica che a momenti sembra più una parodia dello stile bunueliano che un piano narrativo strutturato.
Non che il film non possieda momenti belli e poetici , immagini ben colorate (stile Kiarostami) , gridi di denuncia sul potere politico , con chiaro rimando ai giorni nostri seppure traslati 60 anni dietro nel tempo, solo che la regista sembra volere troppo spesso affiancare la denuncia di costumi e usi locali con considerazioni globali sul rapporto uomo-donna e soprattutto nel finale sceglie una atmosfera surrealista, metaforica che a momenti sembra più una parodia dello stile bunueliano che un piano narrativo strutturato.