martedì 2 novembre 2010

Exotica ( Atom Egoyan , 1994 )

Giudizio: 8/10
Il fumoso locale per uomini soli

Exotica è il nome dello stripper club che funge da ganglio vitale nella narrazione, un luogo in cui, tra fumo e musica soft, uomini soli passano il loro tempo, tra ballerine sinuose e seminude che si esibiscono, un luogo che somiglia tanto ad un tempio dell'oblio.
Ed in effetti, almeno per buona metà del film, sono persone sole quelle che popolano il racconto, siano esse ballerine, tenutarie , imbonitori dj o uomini racchiusi nella loro tragica solitudine ed apatia.
In questo primo frangente il film, pur se a ritmi blandissimi, getta sullo schermo delle tessere di un puzzle quasi incomprensibile, ognuna animate del proprio moto, nascoste dietro il loro destino tragico.
La ballerina Christina, il dj Eric legato a lei da un amore morboso, la tenutaria gravida Zoe, l'esattore delle tasse Brown , il trafficante di animali esotici Thomas, sembrano pedine gettate alla rinfusa sulla scacchiera , senza alcun apparente legame tra di loro che poco alla volta mostrano i loro volti interiori.
Poi , come se all'improvviso si fosse materializzata la mano di un oscuro burattinaio, le schegge vaganti iniziano ad avvicinarsi, iniziamo a scoprire che non sono state gettate lì per caso, che un filo comune, drammatico e saldissimo , le unisce in maniera indissolubile e ci ritroviamo in un finale in cui tutto appare chiarissimo, in cui ognuno ha il suo ruolo da giocare e la sua vita da riconquistare, nella tradizione del miglior thriller psicologico.
Giocato su ritmi lenti e su atmosfere rarefatte, quasi marlowiane, il lavoro di Egoyan rifulge però di una raffinatezza scintillante, in cui il sottilissimo erotismo e l'alito drammaticamente morboso gli donano una forza visiva notevolissima.
L'oscuro inizio ben presto si trasforma nel racconto di solitudini, di rimorsi , di rabbia repressa mano a mano che i personaggi svelano lentamente i loro misteri non più confinati nell'angusto e fumoso locale che perde così il suo ruolo di incubatrice e di protezione dove tutto si può guardare ma nulla toccare.
Egoyan è regista dalla mano sapientissima e imbastisce un film dove oltre ad un certo fascino visivo, grazie al dosaggio di colori e luci, emerge il suo modo di guardare il mondo, lo scrutare nei recessi di ognuno per trovarvi i segreti più reconditi: uno stile che lo ha accompagnato in gran parte dei lavori seguenti, ma che qui possiede una purezza e una dirompente precisione che in seguito si sono un po' diluite.

4 commenti:

  1. Ebbi la fortuna di vederlo al cinema e senza saperne assolutamente nulla.
    Condivido decisamente il tuo entusiasmo per un film capace di creare atmosfere tanto rarefatte quanto cariche d'angoscia e di tormenti.
    Un film che rimane decisamente (e giustamente) impresso.

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  2. Debbo dire che seguendo a ritroso l'opera di Egoyan , questo lavoro, probabilmente , si apprezza anche maggiormente: qui fa centro in pieno, mostrando le sue enormi doti di regista e creando un film ad incastro bellissimo.

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  3. L'ho rivisto recentemente e mi è piaciuto anche più della prima volta! Egoyan qui crea un'atmosfera torbida che avvolge lo spettatore in maniera quasi ipnotica.

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  4. Esatto Christian e crea quell'ambiente tessendo una invisibile rete che per almeno metà film rimane nascosta.

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