mercoledì 10 novembre 2010

Fratellanza - Brotherhood ( Nicolo Donato , 2009 )

Giudizio: 6/10
Gay e nazisti


Vincitore del Marco Aurelio d'oro al Festival di Roma del 2009, questo lavoro danese ha se non altro il pregio di raccontare una storia di omosessualità fuori dai consueti canoni stereotipati, ambientandola in un contesto in cui proprio l'omofobia e il razzismo regnano incontrastati.
Lars è un giovane militare  costretto ad abbandonare la carriera a causa di accuse di molestie denunciate da alcuni suoi commilitoni, il rapporto con la famiglia è privo di ogni elemento positivo e quindi , tanto per appagare il suo senso di appartenenza , si arruola in un gruppuscolo neonazista che fa dei gay e degli immigrati i suoi nemici più acerrimi.

Qui gli viene affidato come mentore Jimmy che dovrà guidarlo nell'integrazione nel gruppo; il problema è che tra svastiche tatuate, riunioni semiclandestine, scritti nazisti da studiare e raid notturni tra i due scocca la scintilla dell'amore gay che avrà il potere di distruggere tutte le certezze fino ad allora acquisite e che li porterà inevitabilmente incontro ad un redde rationem drammattico.
Il messaggio che il sentimento , seppur in un ambiente ostile,possa fungere da catalizatore etico e morale  funziona abbastanza bene, così come l'iniziale sbigottimento reciproco che provano i due, come se fossero stati colti da chissà quale folgorazione, traina bene la narrazione nella prima parte, il contesto però lascia abbastanza a desiderare mostrandoci personaggi e situazioni piuttosto abusate nella loro esecrabilità, evitando qualsivoglia indagine psicologica, seppur superficiale, dei personaggi di contorno che sembrano veramente presi da uno dei tanti film su naziskin e simili.
Non convince neppure in pieno il conflitto che nasce nella coscienza dei due tra il loro ruolo pubblico di nazisti omofobi che li rende parte attiva di un gruppo e il sentimento privato che va in una direzione incompatibile; la scelta della fuga sembra una via d'uscita troppo facile, dal punto di vista narrativo, ad un dilemma che avrebbe meritato ben altra indagine.
Il film vale la visione e per alcuni aspetti si lascia anche apprezzare (ottimi i due protagonisti) soprattutto quando getta sullo schermo certa durezza e violenza prive di ipocrisie che son altro ci evitano di vedere , come troppo spesso ancora avviene, quella serie di ridicole situazioni alla Ozpetek ogni qual volta si parli di gay.

2 commenti:

  1. Un film duro, a tratti cattivo, a me è piaciuto molto e sono d'accordo sul fatto che finalmente una storia gay viene raccontata senza sculettamenti o vocine effeminate.

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  2. Quello sicuramente sì, ma per fortuna (del cinema) Ozpetek ce lo abbiamo solo noi; per il resto trovo che sia deludente il contorno alla storia e una certa frettolosità nel trattare il conflitto interiore dei protagonisti

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