venerdì 29 gennaio 2021

Beginning [aka Dasatskisi] ( Dea Kulumbegashvili , 2020 )

 




Beginning (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Saltata la prestigiosa premiere sulla Croisette per i ben noti problemi sanitari che hanno sconvolto la vita del mondo intero, transitato riportando un successo senza uguali al Festival di San Sebastian dopo l'anteprima di Toronto, Beginning, opera prima della regista georgiana Dea Kulumbegashvili, selezionata a rappresentare il proprio paese agli Academy Awards è senza dubbio uno dei film più sorprendenti di tutta la disgraziata annata cinematografica appena terminata, che se è vero che è risultata pesantemente mutilata , è altrettanto giusto definirla come una delle più interessanti degli ultimi anni per il cinema di autore che tanto in pochi vedevano prima e in pochi comunque vedono adesso in piena epoca covid che ha stravolto il mondo  ma che di fatto ha tenuto vivo il panorama cinematografico seppur di nicchia.
La trentaquattrenne regista georgiana con alle spalla un robusto background di studi americani alla Columbia University di New York City è una autrice di indubbio talento che con questa opera prima ci pone subito davanti ad uno stile narrativo e ad una tecnica di regia molto personali.



Beginning è la storia di una giovane donna sposata con un pastore dei Testimoni di Geova che in seguito ad un attentato messo in atto da integralisti religosi che porta all'incendio e alla distruzione della sala di culto della comunità si trova a dovere rivedere la propria vita con occhio critico: il marito ha come obiettivo la sua carriera religiosa-pastorale per la quale impone alla moglie e al figlio una vita sempre con le valigie pronte; inoltre Yana, la moglie , ha rinunciato alla sua carriera da attrice per stare vicina la marito, portandola ad una condizione di frustrazione che in seguito all'attacco subito dalla comunità inizia a farsi più pesante.
Le indagini vengono ostacolate da motivazioni politico religiose nonostante il marito di Yana continui a chiedere alle autorità di individuare i responsabili e la donna viene fatto oggetto di una vera e propria azione di stalkeraggio violento da parte di un ben poco professionale poliziotto.
E' Yana quindi il bersaglio attraverso la quale  si vogliono  impedire le indagini? non lo sappiamo, ma quello che è certo è che l'intrusione violenta del poliziotto diventa per la donna il grimaldello per guardare dentro la sua vita scoprendo come la frustrazione che la attanaglia la conduca a scoprire delle pieghe del suo essere oscure.
L'epilogo di Beginning, seppur costruito con un senso poetico latente, è terribile, mostrando l'approdo di una donna che improvvisamente vede la sua esistenza sconvolta al punto di meditare uno dei gesti più atroci che una essere umano possa compiere.
Conviene da subito stabilire un concetto basilare: l'opera prima di Dea Kulumbegashvili è lavoro affascinante, per molti verso originale, a volte criptico, duro, ma tutt'altro che perfetto, mostrando alcuni aspetti che non convincono pienamente ma che non minano certo il risultato di una opera di una regista di indubbio talento cristallino, che a partire dal formato scelto di ripresa, la pellicola 35 mm, che dona una ambientazione , una fotografia e dei colori che splendidamente si fondono col racconto,  e che costruiscono una immagine dal forte impatto stilistico, opta per uno stile molto personale e per una cifra stilistica di livello.

martedì 26 gennaio 2021

Father [aka Otac] ( Srdan Golubović , 2020 )

 




Father (2020) on IMDb
Giudizio: 8/10

Vincitore del Premio del pubblico e della Giuria Ecumenica nella sezione Panorama dell'ultima Berlinale, l'ultimo lavoro del regista serbo Srdan Golubović è entrato a far parte del programma interamente online del 32° Festival del Cinema di Trieste, dove il regista ha presentato tutti i precedenti lavori diretti compreso il bellissimo Circles, quello che lo ha imposto maggiormente all'attenzione della critica.
Father (titolo originale Otoc) prende spunto da una delle tante storie di vessazione subita dai cittadini di quei paesi dove la burocrazia ed il comportamento da satrapi corrotti di qualche funzionario statale rendono la vita impossibile; nello specifico il regista fu molto colpito dalla storia di un uomo che percorse a piedi la distanza di circa 300 km che divideva il suo villaggio nella Serbia meridionale fino a Belgrado per presentare un ricorso alla decisone assunta dai servizi sociali del suo paese di residenza che gli sottraeva la tutela dei figli a causa del suo stato di indigenza.



Nikola è un povero diavolo , uno dei tanti reduci della distruzione, non solo bellica, di una paese , la Serbia, che ha prodotto  danni irreparabili lasciando dietro di sè una scia di povertà interminabile: corruzione, violenza, disprezzo del bene comune ha portato sopratutto nelle provincia la vita dei contadini ad un livello di indigenza quasi medievale; quando la moglie di Nikola , esasperata dalla situazione che vive la sua famiglia compie l'insano gesto di darsi fuoco per protesta nella fabbrica dove lavorava il marito licenziato senza mesi e mesi di stipendi e senza la liquidazione, i servizi sociali, guidati da un giudice corrotto che con l'affidamento dei bambini ci guadagna, tolgono la tutela dei figli a Nikola, mentre la moglie giace tra la vita e la morte in un letto di ospedale; di fronte alle richieste di Nikola di poter riavere i figli dopo avere sistemato alla meno peggio la misera casa come gli aveva richiesto il servizio sociale, la arrogante e vessatoria burocrazia corrotta risponde in modo negativo.
L'uomo allora si fa preparare un ricorso scritto, prende lo zaino, un pezzo di pane e pancetta e parte alla volta di Belgrado a piedi, quasi 300 km che diventano uno dei più strazianti e al tempo stesso originali road movie che assume a tratti i connotati di un viaggio nella desolazione e nelle rovine di un paese in crisi profondissima: case in rovina, strade dissestate, ruderi di una industrializzazione che negli anni 70 aveva fatto della ex Jugoslavia uno dei paesi più solidi dell'Europa dell'est, arrugginite rovine adagiate ai margini delle strade.
Il viaggio di Nikola è quindi non solo un tentativo disperato di un uomo che non vuole arrendersi alla ingiustizia, ma anche il viaggio del regista stesso in un paese che lui definisce bellissimo , ed in effetti lo è, ma che ha subito una operazione di saccheggio su larga scala che lo ha ridotto nella maniera che il film mostra senza alcuno schermo consolatorio.
Una volta giunto a Belgrado Nikola diventa una celebrità, il suo silenzioso sit in di fronte al ministero  in attesa di essere ricevuto ,finisce sui giornali e in televisione dando quindi fiato alla sua protesta e in effetti qualcosa sembra muoversi , persino il viceministro che si fa fotografare con lui per l'immancabile twitter.
Quello che Nikola scoprirà sulla sua pelle però sarà accorgersi della dura realtà che la corruzione è dura ad essere sconfitta, soprattutto dove il potere centrale non riesce ad arrivare.

lunedì 25 gennaio 2021

So She Doesn't Live ( Faruk Lončarević , 2020 )

 




Tako da ne ostane ziva (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Uno degli episodi di cronaca nera più efferati avvenuti in Bosnia nel dopoguerra è il centro del racconto del film del regista bosniaco Faruk Lončarević, presentato in anteprima al Trieste Film Festival, un racconto dietro al quale si cela, e neppure con troppo mimetismo, uno sguardo piuttosto severo sulla società bosniaca recente e sulla sua storia.
La protagonista è Aida una giovane operaia che ha da poco rotto i rapporti col suo fidanzato coetaneo Kerim, un violento e instabile psicologicamente molto vicino alla malattia mentale vera e propria; la donna cerca una nuova vita con il suo nuovo fidanzato, di alcuni anni più anziano di lei e che tenta anche di proteggerla dalle manovre da stalker che l'ex fidanzato mette in atto.
Desiderosa di cambiare vita Aida vorrebbe abbandonare la fabbrica dove lavora all'interno della quale si mescolano le storie di tutti i giorni delle operaie, tutte ben lungi dall'esser l'emblema della felicità e della realizzazione.
Decisa a mettere fine una volta per tutta alle persecuzioni di Kerim , Aida accetta di incontrarlo per dare il taglio definitivo, ma questo si rivelerà presto una trappola micidiale dalla quale la ragazza non riuscirà a fuggire.



L'intento del regista  appare quello di raccontare uno spaccato di una società bosniaca contemporanea nella quale le inevitabili ferite della guerra sono ancora fresche e all'interno del quale si inserisce una storia di violenza sopraffazione e disprezzo della quale è vittima Aida, donna in cerca di emancipazione da vecchi schemi semi-tribali e per questo facile bersaglio.
Soprattutto in un finale che da un lato appare raggelante e dall'altro però un po' troppo pretenzioso, tutto sembra convergere in una descrizione di un mondo ancora minato dalla violenza , lungo strascico degli eventi storici recenti.
E' la atroce storia di Aida un qualcosa che possa in qualche modo presentare un legame con le atrocità della guerra?  Il lungo finale, all'apparenza piuttosto inorganico, sembra propendere per questa teoria: un paese che ancora non è riuscito a darsi delle regole civili e ad assicurare una vita dignitosa; negli stessi giorni in cui si consuma il dramma di Aida il tribunale dell'Aja condanna Radovan Karadzic a 40 anni di galera per crimini di guerra e il resoconto del processo da fa da sottofondo al finale del film e alla storia della ragazza.

domenica 24 gennaio 2021

Andromeda Galaxy ( More Raça , 2020 )

 




Andromeda Galaxy (2020) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Presentato all'edizione 32 tutta online del Festival di Trieste, vincitore del Glocal in Progress Award a San Sebastian nel 2019 ( premio riservato ai lavori in fase di post-produzione) e proiettato in anteprima al Festival di Sarajevo nello scorso agosto, Andromeda Galaxy è l'opera prima di More Raça, ventinovenne regista kosovara, che attraverso la storia di un uomo relegato ai margini della società, racconta la situazione del suo paese, una giovanissima e fragilissima democrazia nata sotto il protettorato dell'ONU , a tutt'oggi riconosciuto solo da una parte della comunità internazionale e fragorosamente rivendicato dalla Serbia  come territorio facente parte della sua sovranità.
Shpetim è un cinquantenne  vedovo, con una figlia adolescente che vive in un orfanotrofio in quanto la sua situazione sociale e lavorativa non gli consente di potere provvedere anche alla ragazza, con la quale comunque si vede con regolarità: l'uomo non ha un lavoro, troppo vecchio si sente dire sempre nelle sua innumerevoli peregrinazioni alla ricerca di un impiego come meccanico, sbarca il lunario con qualche espediente, ma non potendo pagare l'affitto, si ritrova senza casa; troverà alloggio in una roulotte che un amico gli affitta e per di più l'istituto che accoglie la figlia , in grave crisi finanziaria, è costretto a rimandare a casa gli ospiti che hanno almeno un genitore.


Zana è una ragazza mite, sveglia, che adora il padre e che si nutre di questo amore ricambiato dall'uomo e quindi accetta col sorriso la nuova situazione, sebbene il futuro rimanga molto incerto.
Shpetim trova lavoro come autista-protettore di una prostituta, conosciuta in un bordello, che decide di avviare l'attività privatamente: tra i due, anime solitarie e tormentate che vivono ai margini e che si rivolgono al futuro però con atteggiamento diverso, nasce una affettuosa amicizia, consumata nelle notti in cui l'uomo accompagna la donna dai suoi clienti e carica di silenzi dolorosi e di ferite da rimarginare
Per Shpetim rimane un ultimo tentativo per cercare di dare una svolta alla sua vita e a quella di Zana, una scelta che mostri , seppur lontanamente, una via di uscita dall'inferno di una vita misera.
Andromeda Galaxy è un film sorprendente: con la forza del verismo e del racconto che tracima quasi nel documentario la giovane regista tratteggia una storia di solitudine, di miseria, ma anche di grande sentimento e di speranza di riscatto; grazie ad una regia essenziale, apparentemente molto rigida, ma in effetti di grande presa e forte di una grande empatia, More Raça ci presenta da un lato la realtà di un paese che stenta a liberarsi dalle ferite e dai fantasmi di una delle guerre più odiose che si sono viste nella storia dell'Umanità , una paese dove la corruzione e i malanni delle giovani democrazie sono inevitabili, dall'altra ci presenta la figura di un uomo che la società stessa ha relegato ai margini , la cui età preclude ogni possibile sbocco lavorativo, ma che silenziosamente e tenacemente cerca di rimanere a galla mosso e stimolato dall'amore totalizzante di un padre verso la figlia. I momenti di confronto tra i due sono tra le parti più belle ed emozionanti del film perchè dimostrano come il legame tra i due possa essere da solo una motivazione sufficiente a proseguire sulla strada di una esistenza difficile che spinge i due all'emarginazione.

mercoledì 20 gennaio 2021

King of Peking / 京城 之 王 ( Sam Voutas , 2017 )

 




King of Peking (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Molti sicuramente ricorderanno il primo lavoro del regista , scrittore ed attore Sam Voutas in lingua cinese, quel Red Light Revolution che nel 2010 affrontava, sfidando anche le severa censura, il tema del mercato a luci rosse in Cina, paese leader nella produzione di oggettistica sexy , con atmosfere farsesche; sette anni dopo, avvalendosi ancora una volta dello stesso attore , Zhao Jun,  grande talento naturale con uno dei volti più cinematograficamente efficaci del cinema, come protagonista, il regista australiano torna a raccontare una storia tipicamente cinese in una maniera assolutamente coerente con la cultura della Cina.
Stavolta lo sguardo di Voutas va a posarsi su un aspetto che probabilmente ha sfumature più personali oltre che nel complesso più sentite: siamo alla fine degli anni 90, anche in Cina il mondo del cinema sta cambiando, sebbene i locali fumosi, polverosi e un po' vetusti continuino a proiettare i primi lavori occidentali che finalmente circolano liberi nel paese; l'estate poi è dura a morire la tradizione del cinema in piazza , nei quartieri di una Pechino che ancora non è diventata la metropoli moderna e un po' impersonale che è ora: film proiettati su un lenzuolo tirato alla meno peggio e con un audio approssimativo.



Di questo ambiente si nutre, in tutti i sensi, Big Wong,  proiezionista che conserva gelosamente un proiettore di produzione sovietica che lui ritiene indistruttibile e con il quale gira nei quartieri a proiettare film che rimedia , aiutato da Little Wong il figlio non ancora adolescente anch'esso appassionato di Cinema; con i soldi che tirano su in una serata sbarcano il lunario alla meno peggio, dato che Big Wong non solo sta in via di divorzio con la moglie che reclama anche il figlio ( o in alternativa una bella cifra annua come compensazione- in Cina si sa  tutto ha un prezzo e tutto si mercanteggia-), ma ha anche perso il posto di lavoro, primi sussulti della crisi cinematografica. Alla fine trova un posto di lavoro come custode presso un cinema , dove ottiene anche un alloggio: una specie di miraggio per chi ha la passione del cinema e che trascorre il tempo ad indovinare , insieme al giovane figlio, i titoli dei film.
Come detto , però, i tempi stanno cambiando, le videocassette stanno lasciando il posto ai dvd e naturalmente in Cina non poteva mancare il fenomeno della pirateria cinematografica; Wong, sentendosi quasi investito di una sacra missione , più che pensando di sbarcare il lunario, insieme al figlio mette su un fiorente mercato di dvd pirata, screener di film registrati furtivamente nella sala in cui è custode durante le proiezioni e abilmente doppiati in modo casereccio con l'aiuto del figlio.
Tra i problemi famigliari fomentati dalla moglie nei quali viene invischiato anche il ragazzino, e inevitabili conseguenze quando viene scoperto il losco giro, il finale di King of Peking rivolge più lo sguardo alla tematica del rapporto padre-figlio divenuto conflittuale.

martedì 19 gennaio 2021

Un altro giro [aka Another Round aka Druk] ( Thomas Vinterberg , 2020 )

 




Another Round (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Finn Skarderud, psicologo e psicoterapeuta norvegese, conosciuto soprattutto per i suoi studi sui disturbi dell'alimentazione, sostiene che l'organismo umano è in difetto dello 0.05% di alcool, carenza che impedirebbe all'uomo di raggiungere i migliori risultati nella vita personale e di relazione: in sostanza un paio di bicchieri di vino ogni tanto nella giornata, giusto per tenere il tasso alcolemico al livello fatidico e la vita ci sorriderà.
Partendo da questa teoria, quattro insegnanti di mezza età delle scuole superiori, tutti in una fase della propria vita piuttosto delicata decidono di mettersi alla prova sperimentando la teoria dello psicologo norvegese.
Martin insegna storia, e sente su di sè il peso degli anni e la brillantezza che lo contraddistingueva sta scemando facendone un personaggio noioso e privo di sprint, non solo nella sua professione ma anche e soprattutto nella sua vita famigliare; Tommy è un single che ha come affetto solo il vecchio e malandato cane e un ragazzino un po' imbranato della squadra di calcio che allena; Peter insegna filosofia, anch'esso single; Nikolaj ha una bella famiglia nella quale è però quasi un corpo estraneo con una moglie che lo ritiene un mezzo scemo e che lo comanda a puntino.



Quattro vite insomma ben lungi dall'essere nel pieno del loro fulgore, ma quando l'esperimento ha inizio le cose in effetti sembrano migliorare sotto tutti i punti di vista , dando in qualche modo conferma alla teoria di Skarderud; i quattro prendono la cosa molto sul serio dal punto di vista scientifico tant'è che decidono di tenere una sorta di relazione sull'evoluzione dell'esperimento.
Quando però qualcuno di loro pensa sia il caso di passare ad un livello superiore dell'esperimento, cioè aumentare l'introito dell'alcol fino al punto di desiderarne di bere senza sosta, gli eccessi iniziano a creare i problemi e far ripiombare le loro vite nelle tenebre.
Thomas Vinterberg, autore tra i più rigorosi del cinema nordeuropeo, dichiara in molte interviste sin da subito che il suo film non vuole essere un elegia o peggio una istigazione al bere, sottolinenando che invece Un altro giro è più un'opera che parla del controllo di se stessi, che , come ben sappiamo è uno dei principali temi  che emergono dal perbenismo scandinavo di stampo luterano, in riferimento soprattutto a quello che a tutti gli effetti è uno dei problemi nazionali maggiori, comune a tutti paesi scandinavi, l'alcolismo soprattutto tra i giovani.
Un altro giro si dibatte tra tonalità da commedia e dramma esistenziale, nel senso che il regista riesce, soprattutto nella prima parte a stemperare i problemi personali di solitudine e di depressione che attanagliano i protagonisti con una buona dose di brillantezza e di autentico divertimento, salvo poi abbracciare in pieno il dramma nella seconda parte , quella nella quale i demoni personali vengono a galla a chiedere il conto ai quattro amici.

mercoledì 13 gennaio 2021

Endless Night [aka Longa Noite] ( Eloy Enciso , 2019 )

 




Endless Night (2019) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Un uomo ritorna a casa, ma l'ambiente che trova , si capisce subito è ostile, freddo, provato da un momento storico pesante e drammatico: la Spagna del franchismo post bellico, delle ferite della guerra, della guerra civile, delle persecuzioni, un paese dove persino la contrapposizione tra ricchi e poveri è in bilico su una sottilissima linea di demarcazione.
Il ritorno dell'uomo protagonista del racconto, chiaramente un antifranchista militante, diventa per il regista galiziano Eloy Enciso l'occasione per riflettere su quegli anni della storia spagnola, che per molti ancora oggi fanno sentire il peso delle ferite che hanno dolorosamente procurato in una società che quando attraversa periodi di crisi, quale sono quelli degli ultimi anni, si volta indietro e torna ad interrogarsi su un passato che riporta a galla domande cui evidentemente non sono state date ancora risposte esaurienti.
Ecco che la carrellata che ci propone Enciso, attraverso il vagare dell'innominato protagonista tornato a casa, comprende una coppia di mendicanti sui gradini di una chiesa , un falangista arricchito e pronto ad emigrare in America, una vecchia che aspetta alla stazione del bus e che vuole vivere e non assistere alle guerre che portano via i mariti e i figli, una accolita di franchisti che esalta il Caudillo e che disquisisce su chi è ricco e chi è povero, una donna sfuggita alla morte nelle galere franchiste che racconta la sua storia, un uomo che ricorda come la guerra sia semplicemente una somma di paure tra le quali quella di avere paura è la più grande e per finire un lungo sottofinale girato interamente in un bosco nel quale il nostro protagonista sembra essersi perso mentre ascoltiamo racconti e lettere in prima persona di altri deportati durante la guerra civile.



Endless Night è costruito su una struttura tripartita: tre capitoli che non sembrano avere una importanza fondamentale nello sviluppo della storia; ma di certo col terzo segmento Enciso mette in campo una ricerca poetica della memoria, a tratti quasi estenuante nel suo lento incedere.
Tutto il film è di fatto uno sguardo sulla memoria, sulla storia, sulle persone che quella storia hanno vissuto e soprattutto sulle profondissime ferite che l'epoca franchista post bellica ha lasciato sul tessuto sociale del paese: utilizzando una narrazione minima, una fotografia che utilizza quasi esclusivamente le tonalità notturne e tetre , Enciso costruisce una racconto silenzioso, buio e cupo che emana dolore che per alcuni momenti diventa forma artistica tendente alla pura astrazione, uno sguardo gettato indietro dal quale non sembra ottenere risposte certe.

lunedì 4 gennaio 2021

Damp Season / 回南天 ( Gao Ming / 高鸣 , 2020 )

 




Damp Season (2020) on IMDb
Giudizio: 8/10

La "stagione umida" cui si riferisce il titolo è una particolare condizione meteorologica che si verifica nel sud costiero della Cina quando la primavera non ha ancora lasciato il passo all'estate e l'umidità , causata dall'alternarsi di correnti calde e fredde, sembra impossessarsi di tutto fino a far gemere gocce d'acqua ovunque e avvolgere le persone in una vischiosa unione.
La chiara metafora su cui gran parte dell'opera di Gao Ming si basa diventa subito potente sin dai primi momenti del film: una giovane coppia in chiara manovra di lento allontanamento, invischiata in una relazione altamente disfunzionale nella quale sembra addirittura contemplarsi persino la violenza carnale.
Dong fa la guardia di sicurezza in un vecchio parco divertimenti a tema chiuso e ridotto ormai ad un ammasso di ferraglia pigramente adagiato su un laghetto, spera sempre che possa riaprire in modo di poter tornare a vestire i panni dello Scimmiotto negli spettacoli del parco giochi; Juan aspira ad avere un suo negozio di fiori, e nel frattempo lavora presso la casa di un riccone dove sistema in continuazione fiori e dove si sottrae alla regola della casa che vuole che debba fare la doccia sul posto prima di iniziare il lavoro.


I due cercano di mettere su una attività che prevede la consegna dei fiori da parte di Dong truccato da pagliaccio; in una di queste consegna il ragazzo incontra una donna che aveva già notato nel parco china sul laghetto, Juan invece è sempre più incuriosita ed affascinata dal ricco padrone di casa, un uomo taciturno e all'apparenza tormentato.
La deriva del rapporto della giovane coppia porta i due sempre più lontani tra loro e sempre più vicini ai due estranei; lei Yuan è una ex ballerina con un passato doloroso che le ha causato l'abbandono della danza, vive in una casa tutta bianca e cerca sempre il modo di incastonare nella sua stanza da letto  un acquario, Long vive nella sua solitudine , uno spazio infinito nel quale Juan cerca di insinuarsi con circospezione; ma Yuan e Long sono anche lo specchio nel quale i due giovano si riflettono,  e, forse, si intravedono proiettati nel futuro.
L'incertezza , la melanconia e la vischiosità del rapporto amoroso tra i due protagonisti è avvolta in ogni momento da quel clima malsano, da quelle gocce di acqua che impregnano ogni cosa e che sembrano rendere tutto più viscido e colloso.
Il finale surreale ed onirico, che lascia forse una ultima via d'uscita dall'insalubrità dei rapporti dinamici della coppia, non riesce a spegnere la sensazione di difficoltà di vivere e di muoversi in situazioni che si caricano emotivamente.
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