martedì 26 gennaio 2021

Father [aka Otac] ( Srdan Golubović , 2020 )

 




Father (2020) on IMDb
Giudizio: 8/10

Vincitore del Premio del pubblico e della Giuria Ecumenica nella sezione Panorama dell'ultima Berlinale, l'ultimo lavoro del regista serbo Srdan Golubović è entrato a far parte del programma interamente online del 32° Festival del Cinema di Trieste, dove il regista ha presentato tutti i precedenti lavori diretti compreso il bellissimo Circles, quello che lo ha imposto maggiormente all'attenzione della critica.
Father (titolo originale Otoc) prende spunto da una delle tante storie di vessazione subita dai cittadini di quei paesi dove la burocrazia ed il comportamento da satrapi corrotti di qualche funzionario statale rendono la vita impossibile; nello specifico il regista fu molto colpito dalla storia di un uomo che percorse a piedi la distanza di circa 300 km che divideva il suo villaggio nella Serbia meridionale fino a Belgrado per presentare un ricorso alla decisone assunta dai servizi sociali del suo paese di residenza che gli sottraeva la tutela dei figli a causa del suo stato di indigenza.



Nikola è un povero diavolo , uno dei tanti reduci della distruzione, non solo bellica, di una paese , la Serbia, che ha prodotto  danni irreparabili lasciando dietro di sè una scia di povertà interminabile: corruzione, violenza, disprezzo del bene comune ha portato sopratutto nelle provincia la vita dei contadini ad un livello di indigenza quasi medievale; quando la moglie di Nikola , esasperata dalla situazione che vive la sua famiglia compie l'insano gesto di darsi fuoco per protesta nella fabbrica dove lavorava il marito licenziato senza mesi e mesi di stipendi e senza la liquidazione, i servizi sociali, guidati da un giudice corrotto che con l'affidamento dei bambini ci guadagna, tolgono la tutela dei figli a Nikola, mentre la moglie giace tra la vita e la morte in un letto di ospedale; di fronte alle richieste di Nikola di poter riavere i figli dopo avere sistemato alla meno peggio la misera casa come gli aveva richiesto il servizio sociale, la arrogante e vessatoria burocrazia corrotta risponde in modo negativo.
L'uomo allora si fa preparare un ricorso scritto, prende lo zaino, un pezzo di pane e pancetta e parte alla volta di Belgrado a piedi, quasi 300 km che diventano uno dei più strazianti e al tempo stesso originali road movie che assume a tratti i connotati di un viaggio nella desolazione e nelle rovine di un paese in crisi profondissima: case in rovina, strade dissestate, ruderi di una industrializzazione che negli anni 70 aveva fatto della ex Jugoslavia uno dei paesi più solidi dell'Europa dell'est, arrugginite rovine adagiate ai margini delle strade.
Il viaggio di Nikola è quindi non solo un tentativo disperato di un uomo che non vuole arrendersi alla ingiustizia, ma anche il viaggio del regista stesso in un paese che lui definisce bellissimo , ed in effetti lo è, ma che ha subito una operazione di saccheggio su larga scala che lo ha ridotto nella maniera che il film mostra senza alcuno schermo consolatorio.
Una volta giunto a Belgrado Nikola diventa una celebrità, il suo silenzioso sit in di fronte al ministero  in attesa di essere ricevuto ,finisce sui giornali e in televisione dando quindi fiato alla sua protesta e in effetti qualcosa sembra muoversi , persino il viceministro che si fa fotografare con lui per l'immancabile twitter.
Quello che Nikola scoprirà sulla sua pelle però sarà accorgersi della dura realtà che la corruzione è dura ad essere sconfitta, soprattutto dove il potere centrale non riesce ad arrivare.
Per l'uomo rimarrà solo la speranza per l'attesa di una soluzione dopo aver dovuto ricomporre la sua misera dimora, cannibalizzata dalla voracità e dalla povertà dei suoi vicini.
Father è un film per molti versi duro, glaciale nella sua descrizione della povertà e dell'impotenza dell'uomo di fronte alla protervia del potere corrotto, una condizione di profonda prostrazione figlia di una situazione economica drammatica, ma è anche un racconto di grande forza civile, di solidarietà e di egoismo bieco, di lotta strenua per raggiungere un risultato e , soprattutto, un film sul grande sentimento di amore paterno-filiale che in certi momenti colpisce duramente allo stomaco.
Golubović che già con Circles, aveva mostrato con il suo stile asciutto e molto diretto di saper raccontare il dramma della guerra ed i suoi strascici nell'ex Jugoslavia frantumata attraverso il dramma famigliare, in Father getta il suo sguardo su una realtà che dopo anni dalla fine della guerra è ben lungi dall'aver imboccato una strada che riporti il paese ad un livello di vita accettabile, soprattutto nella provincia, e la teoria di devastazioni che mostra nel viaggio di Nikola ne è la fotografia inequivocabile.
Attraverso gli incontri che capitano sulla strada del protagonista c'è spazio per una disamina sulla famiglia e sui sacrifici che è giusto compiere nel suo nome, c'è un camionista che si affida alla fede come ultima ancora di salvezza, c'è sempre qualcuno che appare disposto ad allungare una mano a Nikola nel suo tentativo di ottenere giustizia.
L'opera del regista serbo è insomma un duro e spietato sguardo su una realtà che si pone in contrapposizione con le dinamiche umane, una realtà cupa, dove c'è poco spazio per la speranza e per la affermazione della dignità umana: un opera di grande impegno sociale che ha il respiro del road movie e degli spazi verdi e dilatati di un paese bellissimo...



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