Giudizio: 6/10
La domenica bestiale di un impiegato medio, un tipico rappresentate di quelle persone ordinarie troppo spesso messe alla berlina da una società arrivista e competitiva in maniera maniacale quale quella sudcoreana, è il cuore di questa dark comedy diretta da Kim Byung-june, alla sua opera seconda.
Il povero medio man ha una moglie che lo detesta perchè non ha la macchina bella, un lavoro redditizio e il conto in banca gonfiato, motivo per il quale ha deciso di divorziare nonostante i due abbiano una bambina in tenera età; come non bastasse il meschino è vessato al lavoro da un superiore che lo tratta come uno zerbino e che , sotto la minaccia di un licenziamento, gli propone un bell'imbroglio da gestire; inoltre c'è una sorella che sembra infervorata per la religione e che deve sostenere le spese per la ristrutturazione di una chiesa pur non avendo un lira.
Ma la domenica bestiale prende una piega nera quando il nostro impiegato tornando a casa trova la moglie a terra apparentemente morta con una ferita in testa, scappa dalla polizia e tra equivoci, scene surreali e spesso comiche, viene messo in mezzo come fortemente sospetto dell'omicidio.
La notte prosegue tra colpi di scena, decisioni folli, incontri bizzarri che vanno tutti ad ingarbugliare e a rendere intricata una situazione ormai sfuggita di mano al povero protagonista che da parte sua ha sempre in mente il lavoro da compiere entro la notte pena il licenziamento.
Attingendo a volte a situazioni che richiamano il cinema di John Landis, altre a quello dei fratelli Coen, Kim nella prima parte riesce a costruire una storia ad incastri che diverte anche , sebbene forse troppo spesso scivoli nel film comico gratuito, soprattutto quando ci sono di mezzo gli immancabili poliziotti idioti e incapaci che sembrano più vicini a Gianni e Pinotto che a due tutori della legge; poi però verso il finale, quando cerca di dare un tono apparente anche sociale o comunque imbastisce una vera e propria sottotrama incentrata sulla famiglia del protagonista, il film sfugge di mano; non tanto perchè non rimane coerente alle sue atmosfere quanto perchè si cerca di dare una parvenza sociologica a tutto il racconto che finisce con l'approdare ad una morale un po' superficiale: le persone ordinarie meglio che non si imbarchino in imprese più grandi di loro, meglio rimanere al proprio posto e soprattutto coltivare i valori della famiglia che rimane il rifugio sicuro da ogni pericolo, considerazioni che di per sè potrebbero anche essere giuste , ma nel contesto di Ordinary People stonano e tolgono al film quella vena quasi demenziale e sfasata che è il vero motore trainante almeno per i primi due terzi della pellicola.