Giudizio: 8/10
Affrontando una storia carica di amoralità, Cristian Mungiu detta quelle che sono le sue regole di moralità: uno sguardo neutro, in certi momenti forse compassionevole, di sicuro severo ma al tempo stesso pragmatico sulle fatiche di un protagonista in rotta con tutto, che si appiglia al futuro della sua unica figlia per dare un senso di compiutezza alla sua esistenza.
Mungiu è autore tra i più efficaci nel raccontare una quotidianità fatta di scelte, spesso dolorose, altre volte obbligate, ma al tempo stesso è preciso e austero narratore del libero arbitrio.
Il centro del suo racconto in Bacalaureat (titolo italiano Un padre, una figlia-con tipica finalità descrittiva) è il medico Romeo, persona che intuiamo, e che lui non perde mai occasione di sottolineare, di valori integri, costretto a muoversi in una società come quella rumena, dove la stagnazione mefitica impone operazioni sottobanco, compromessi, favori incrociati, ricorso ad amici degli amici; un paese "incivile" come spesso lascia intendere dalle cui sabbie mobili vuole salvare la figlia Eliza per la quale è pronta una borsa di studio a Londra, a patto che all'esame di maturità imminente raggiunga una valutazione prossima alla perfezione.
La ragazza ha la testa sulle spalle, è studiosa, ma non è convinta al cento per cento della scelta futura che il padre soprattutto le ha imposto; la madre da parte sua vive in un costante stato di depressione emotiva e comunque vede la fuga della figlia come un atto imposto e non come una scelta.
Turbata da una aggressione che subisce il giorno prima degli esami la ragazza mostra apertamente il timore di non riuscire a superare la prova ; Romeo però, che su quella scelta ha investito tutto sè stesso, viene meno alla sua presunta integrità morale e cerca di ammorbidire l'esame della figlia.
La scelta dell'uomo non sarà priva di conseguenze su tutti i fronti: su quello già estremamente vacillante del rapporto coniugale tenuto in piedi solo per non turbare la figlia, su quello del rapporto con la ragazza stessa che vede nelle azioni del padre l'aderire di quest'ultimo ad un sistema che aveva sempre cercato di respingere.
"Ci sono momenti in cui conta solo il risultato" sentenzia Romeo alla figlia, ad assolvere sè stesso prima di tutto e poi nel tentativo di attingere al pragmatismo di Eliza; lo scendere nelle pieghe del sistema "malato" è un compromesso accettato solo in funzione del bene della figlia per la quale vuole evitare un futuro in un paese che non offre possibilità.
E' indubbio che il personaggio di Romeo è quello intorno al quale la storia si avvolge: un personaggio che pur professandosi fautore della legalità , ha i suoi scheletri nell'armadio, ma la prospettiva di Mungiu è di quelle che riescono a presentarci il protagonista , e tutta la corte di amici e questuanti, in maniera fin troppo umana: in fin dei conti chi non farebbe di tutto per il bene della figlia o di un proprio caro? Il regista non scaglia dardi moraleggianti contro i suoi personaggi, il paese vive di questo sistema e forse una volta tanto vale la pena piegarsi alle sue regole per raggiungere il risultato, come ripete spesso Romeo.
Il risultato è un insieme di figure che sebbene aderenti alla perfezione alla situazione di degrado morale della società, sanno comunque essere cariche di umanità, quasi una simpatia per chi nella melma cerca di tirare avanti cercando di sporcarsi il meno possibile.
La critica al suo paese è feroce, non manca mai l'occasione di affondare il dito nella piaga , sebbene con molta misura ma freddamente; per il singolo ha quello sguardo quasi compassionevole di chi osserva l'affanno di vivere e di subire le conseguenze delle scelta compiute.
L'unico squarcio di luce del film lo offre un finale all'insegna di una nuova generazione che forse, decidendo di non fuggire, possa cambiare le cose, cosa che Romeo non è riuscito a fare , dopo essere tornato con grande ardore in patria alla caduta del regime comunista, ben presto spento dalla delusione che poco la sua generazione ha potuto fare.
Bacalaureat è il racconto di un fallimento di un uomo, e di una generazione, costretto a scendere a patti con quanto aveva sempre tenuto a distanza, nel nome di un futuro da regalare alle nuove leve; un alibi che dovrebbe machiavellicamente tenere la coscienza a posto ma che di fatto segna la sconfitta amarissima.
Bellissimo e crudele, fedele specchio di una rivoluzione mancata. Crollano le dittature, cambiano i partiti, ma i difetti congeniti di una nazione restano gli stessi, e non resta che andare via... si parla della Romania, ma il discorso si può estendere all'infinito.
RispondiElimina