La Cina di chi ha perso il treno
Confermando gli ottimi giudizi che seguirono la sua opera prima, il giovane regista cinese Zhang Meng regala il bis dopo due anni con The piano in a factory che anche al FEFF di quest'anno ha riscosso notevoli apprezzamenti da parte della critica.
Lo stile semplice, disincantato e ricco di nostalgia col quale il regista getto lo sguardo verso la sua terra d'origine nel nord della Cina attraversata da un periodo storico fondamentale e tumultuoso, gli consente di dirigere un lavoro in cui sotto il tono apparentemente leggero della commedia che strappa più di una risata, si cela un quasi fiabesco occhio che scruta l'esistenza di coloro che l'avanzare impetuoso dei tempi sembra avere tagliato fuori.
Chen è un operaio di una fabbrica siderurgica, amante della musica e che arrotonda lo stipendio con una orchestrina in cui suona la fisarmonica, in crisi coniugale con una figlia piccola che mostra grande talento per il pianoforte che il padre con enormi sacrifici cerca di assecondare mandandola a lezione privata.