Affetti e dolori
La curiosità di assistere ad una prova quanto meno atipica di Jet Li era il principale motore alla visione di questo film , di cui, comunque , la critica ha scritto cose egregie: il ruolo ritagliato per il nostro eroe è di quelli che richiedono grandissime doti recitative onde schivare il rischio di cadere nel patetico, o peggio, nel caricaturale.
Va detto subito che la prova di Jet Li lascia prepotentemente e teneramente il segno sul film, dimostrando in maniera inequivocabile la grandissima maturità interpretativa raggiunta dall'attore.
Ma è altrettanto giusto dire subito che il film non vive solo sulla sua ottima prova , in quanto la storia e la maniera in cui il regista la narra è di quelle che non passano inosservate, lasciando una certa inquietudine ed una bella dose di sincera commozione addosso.
Vero è che il tema trattato è di quelli che possono portare alla lacrima facile, ma il regista non cade in tentazione e va dritto sulla sua strada narrativa, evitando trappoloni e facili furbate, facendo emergere da questa storia piena di affetti sterminati e dolorosi la parte più sana e bella dell'emozione e dei sentimenti.
Wang accudisce il figlio Dafu affetto da autismo, da quando la moglie è morta quando il bambino era in tenera età; è affetto a sua volta da un cancro che in breve tempo lo porterà via e la sua preoccupazione unica è quella di poter assicurare un futuro dignitoso al figlio al momento della sua morte; man mano che la malattia avanza Wang cerca di iniziare alla vita il ventenne Dafu che vive la sua esistenza racchiusa nel suo mondo avulso da tutto, tranne che dall'acqua , elemento nel quale trova il suo ambiente ideale.
Wang lavora in un parco acquatico dove il ragazzo può liberamente nuotare nelle grandi vasche fra delfini e pesci di ogni tipo e sarà proprio a questo mondo, che al giovane piace tanto, che l'uomo cercherà di affidare il figlio.
Circondato dall'affetto di una vicina che potrebbe sfociare anche in amore se solo ce ne fosse il tempo e dalla solidarietà dei colleghi e dei superiori al lavoro, Wang si scontra anche con le difficoltà che incontrano nella vita di tutti i giorni coloro che sono colpiti dal suo problema, anche in considerazione di un welfare che nella Cina moderna e capitalista ormai non esiste praticamente più.
Finale che fa vibrare fortissimo il cuore e che strappa lacrime sincere, con una scena bellissima in cui il figlio vede nella grande tartaruga il padre che non ha più.
Evitando toni ruffiani e di facile impatto, mantenendo sempre un livello di moderazione da sottolineare, non calcando la mano sui problemi sociali che queste situazioni si portano dietro, Xue preferisce concentrare il racconto sul fortissimo legame tra padre e figlio, un legame fatto di piccoli gesti e di un amore infinito e dolorosissimo che sembra impossibile possa essere spezzato da alcunchè.
E' proprio questo taglio quasi intimista che fa sì che il lavoro si mantenga sempre su binari credibili, in cui nulla sembra forzato e che , come viene scritto nei titoli di coda, vuole essere un inno a tutte quelle persone comuni che vivono una vita all'insegna dei legami affettivi soverchiati dalle difficoltà e dal dolore.
Servendosi di Chris Doyle alla fotografia , il regista dirige il film con una pulizia tecnica quasi impeccabile, in cui tutto sta splendidamente al suo posto e anche la colonna sonora di Hisaishi ben si sposa con una storia che attraverso delle immagini che sembrano soavi colpisce duramente allo stomaco.
Come detto Jet Li regala una prova commovente e convincente, disegnando un personaggio carico di umanità e di doloroso sacrificio, ben spalleggiato da Wen Zhang nel ruolo del figlio che regala la giusta dose di vacuità e di follia al personaggio.
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