venerdì 14 giugno 2024

La Chimera ( Alice Rohrwacher , 2023 )

 




La Chimera (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Per la presentazione del suo quarto lungometraggio Alice Rohrwacher torna a scegliere il Festival di Cannes che già nelle due precedenti occasioni l'aveva omaggiata con prestigiosi riconoscimenti; con La chimera questa volta la regista non porta a casa alcun premio , così come avviene , in maniera inconcepibile a dire il vero, con i David di Donatello dove a fronte delle numerose nomination non si è riusciti a trovare il modo di premiare quello che sicuramente a conti fatti rimane di gran lunga uno  tra i migliori film italiani dell'anno.
Per La chimera rimane comunque l'ottimo giudizio espresso dalla critica, i riconoscimenti ricevuti in altri festival e anche il tutto sommato soddisfacente dato del botteghino.
Siamo, deduttivamente, negli anni 80, in quel territorio tra l'alto Lazio e la bassa Toscana dove crebbe e si fortificò la civiltà etrusca: la storia inizia con un frammento quasi onirico che però alla fine avrà il suo senso profondo nel contesto del racconto, un filo rosso ,letteralmente, che ci aiuterà (forse) a comprendere la vicenda di Arthur, misterioso giovane britannico, piombato in Maremma non si capisce come e da dove, che vediamo tornare a casa dopo essersi fatto un po' di galera essendo stato preso a trafugare tombe etrusche.


Arthur, quasi un Brancaleone dell'archeologia, che vive nella sua baracca di lamiere e legno, è dotato di una capacità ai limiti del soprannaturale, una chimera, come dicono i suoi compari compagni di merende: riesce a individuare, rabdomante  sui generis, il vuoto sotto i suoi piedi e quindi le tombe etrusche che pullulano in quella zona, antico retaggio di una civiltà che fece del culto dei morti uno dei punti più alti della sua organizzazione civile e religiosa.
Ben si capisce quindi come il giovane dinoccolato, taciturno, burbero, sia un grimaldello importante per la masnada di bifolchi in cerca di tesori de depredare e rivendere al miglior offerente.
Ma Arthur , che ha pagato con la galera per tutti essendo stato l'unico ad essere stato catturato, torna anche perchè nella sua mente e nella sua anima alberga ancora il ricordo di Beniamina , la sua amata morta , e mostra un grande affetto per la madre della ragazza, che con speranza e nello stesso tempo con grande pateticità aspetta ancora il suo ritorno, circondata dalle altre figlie arpie nella sua dimora signorile ormai in decadenza.
Procedendo con una alternanza di atmosfere che richiamano le storie picaresche, le ballate dei cantastorie, la favola collodiana, il racconto soprannaturale, le riflessioni sulla morte , sul culto dei morti e sull'arte, il film di Alice Rohrwacher ci mostra Arthur all'opera nella ricerca dei tesori nascosti che malvolentieri vuole condividere con una banda di buzzurri in quanto " non degni di poter toccare una tale opera d'arte" e soprattutto nel suo cercare con quel bastoncino da rabdomante i tesori sotterranei e quel filo rosso che possa in qualche maniera ricongiungerlo all'amata Beniamina; per il giovane la scoperta del mondo sotterraneo degli etruschi è la sublimazione del suo rapporto amoroso platonico e spirituale con la giovane ragazza: l'arte funeraria  di cui gli etruschi sono stati prodigiosi e spesso insuperati maestri è l'anello di congiunzione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, rappresentato dalla regista a testa in giù, quasi uno specchio sotterraneo.

domenica 2 giugno 2024

Trenque Lauquen ( Laura Citarella , 2022 )

 




Trenque Lauquen (2022) on IMDb
Giudizio: 9/10

Pur essendo passato un po' di soppiatto nella sezione Orizzonti della Mostra Cinematografica di Venezia del 2022, verosimilmente a causa della considerevole durata che avrà scoraggiato di certo i meno coraggiosi, Trenque Lauquen è alla fine risultato come uno dei film più interessanti grazie ai giudizi lusinghieri raccolti negli altri Festival e presso le associazioni di critici, ottenendo dal prestigioso Cahiers du Cinema, addirittura il titolo di miglior opera del 2023.
Ed in effetti, a prescindere dal gradimento che può aver ricevuto o meno, il film della regista argentina Laura Citarella è veramente un'opera di grande respiro, ambiziosissima, che sembra avere tra le prime finalità quella di coagulare in un corpo unico i vari aspetti dell'arte che vanno dalla letteratura alla poesia fino alle arti più propriamente visive come il cinema.
Vero che la durata di ben oltre  quattro ore potrebbe scoraggiare se non corazzati da una forte curiosità , ma , e questo è uno dei grandi pregi dell'opera, il tempo, in Trenquen Lauquen diventa un parametro molto vago e dilatato e questo sin dall'inizio quasi a mettere da subito le carte in tavola.
Il film è prodotto da El Pampero Cine , casa di produzione indipendente argentina divenuta il nucleo intorno al quale si è coagulata una schiera di registi  che hanno aperto la strada a questa nuova stagione del cinema del loro paese, quasi un collettivo che trova nella idea di cinema personale il suo comune denominatore; la Citarella è una delle figure eminenti di questo movimento che ha in  Mariano Llinas la figura forse più nota a livello internazionale, sebbene un po' tutti i rappresentanti abbiano raccolto in giro per il mondo svariati riconoscimenti.



Il preambolo era necessario perchè Trenque Lauquen è opera che si distacca e di molto dai canoni più tradizionali, quasi un manifesto di una nuova forma di linguaggio artistico espressione di una ideologia cinematografica improntata alla grande libertà formale.
L'opera si compone di due parti, chiara necessità distributiva che ha ingenerato anche qualche equivoco, ma è chiaramente un corpo unico, e poi a sua volta suddivisa in una dozzina di capitoli , che come ha affermato la regista in una intervista , dovevano dare al film una impronta "mutante" , nel senso che i racconti si aprivano e si concludevano con il capitolo, cosa che effettivamente non avviene in maniera così netta.
La storia è imperniata su Laura una botanica che sta per prendere servizio presso l'università e che è partita alla ricerca di una pianta in una zona della pampa distante circa 500 km da Buenos Aires, appunto nella cittadina di Trenque Lauquen; qui viene coadiuvata da un autista factotum che le ha messo a disposizione la municipalità per aiutarla nelle sue ricerche.
Il film si apre con il fidanzato di Laura e Chicho, il suo aiutante che partono alla ricerca della donna di cui si sono perse le tracce.
Rimanendo stringati al massimo, anche perchè altrimenti si rischia ben oltre che lo spoiler selvaggio, veniamo a sapere  che Laura ha scoperto casualmente attraverso dei libri presi in prestito un carteggio segreto amoroso clandestino di una cinquantina di anni prima tra una insegnante del luogo e il padre di uno dei suoi allievi , un italiano sposato, che la incuriosisce e di cui mette al corrente Chicho, con il quale nel frattempo sembra instaurarsi un rapporto amoroso, al momento di terminare la sua missione Laura si trova coinvolta in una storia dai contorni sovrannaturali-fiabeschi riguardanti una creatura avvistata e catturata nella laguna; con un finale dilatato e ambiguo , possiamo forse capire o intuire cosa sia successo alla donna , anche perchè attraverso un meccanismo narrativo mirabile noi vediamo come fosse presente tutto ciò che invece è passato e soprattutto raccontato.

venerdì 31 maggio 2024

Slow ( Marija Kavtaradze , 2023 )

 




Slow (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Marija Kavtaradze, lituana, è una delle registe giovani più valutata in Europa: nonostante i suoi 32 anni, è presente nel mondo del cinema da quasi 15 anni con alle spalle una produzione non trascurabile considerata la sua età, sia come regista di corti, sia come sceneggiatrice  e con un esordio nel 2018 (Summer Survivors) che ha ricevuto una infinità di giudizi lusinghieri; con Slow , da lai scritto e diretto e presentato al Sundance ha ottenuto il principale riconoscimento internazionale fino ad oggi, grazie al Premio come miglior Regista.
Con la sua ultima fatica mette una scena una storia d'amore molto fuori dai consueti canoni, tenendo il racconto in mano con grande fermezza grazie ad una regia che sa costruire atmosfere e momenti di grande intensità.
I protagonisti sono  Elena , una ballerina di danza moderna e Dovydas, un interprete della lingua dei segni che si conoscono durante una lezione che la ragazza impartisce a dei ragazzi sordomuti con i quali fa da interprete appunto il ragazzo.
La loro inizia come una semplice conoscenza che però rapidamente si trasforma in una relazione amorosa.
Una relazione però che necessariamente deve trovare delle basi diverse perchè il ragazzo , che si definisce asessuale,  rifiuta i rapporti sessuali per un motivo che non verrà mai dichiarato e, per la verità neppure tentato di essere indagato; i due comunque , che si sentono da subito molto legati, almeno inizialmente, cercano di rimuovere il problema affidandosi ad legame molto stretto e pieno di sentimento.



Naturalmente le cose non possono durare in questa maniera e inevitabilmente il problema si presenterà rischiando di minare ( o forse no...) il loro rapporto sentimentale.
Raccontata così, cercando di evitare descrizioni troppo approfondite che si configurerebbero come veri e propri spoiler, può apparire difficile credere che il film di Marija Kavaradze contenga invece una forza e una profondità di grande intensità: quello che fa la regista è il tentativo di raccontare una storia d'amore sui generis, che tenta di costruirsi su basi diverse , meno convenzionali, per necessità, e su questo per fortuna non va mai verso teorizzazioni alternative del rapporto amoroso ( triangoli, coppie aperte etc.) sebbene soprattutto da parte di Dovydas qualche accenno in tal senso viene fatto.
Quello che invece la regista cerca di costruire è una storia in cui esiste un sottofondo di dolore legato alla difficoltà di potere mettere in piedi un rapporto amoroso, ad una difficoltà nel rapportarsi, anche quando si crede , legittimamente, di provare un amore profondo per il partner,  ma nel contempo di dover considerare la rinuncia come una parte del rapporto stesso ( in tale  senso è molto indicativo il dialogo che Elena ha con la sua amica diventata suora).

lunedì 27 maggio 2024

Il male non esiste [aka Evil Does Not Exist] ( Hamaguchi Ryusuke , 2023 )

 





Evil Does Not Exist (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo avere ricevuto nel breve arco di tre anni prestigiosi riconoscimenti presso i tre maggiori Festival Cinematografici con in mezzo anche un Oscar per il miglior film in lingua straniera, si può tranquillamente affermare che Hamaguchi Ryusuke non solo si impone come uno tra gli autori giapponesi più stimati e quotati, ma anche come un regista tra quelli che possiedono uno stile talmente inconfondibile che basterebbero pochi fotogrammi per riconoscere una sua pellicola.
Per tale motivo non stupisce che ogni nuovo lavoro del regista giapponese sia atteso quasi come un evento e che intorno ad esso si costruisca ben presto un dibattito all'interno della critica.
Ad esempio questa ultima fatica , presentata a Venezia nel 2023, è stata ben presto etichettata come una "opera ecologista" , giudizio molto superficiale, come quasi sempre avviene quando si attaccano addosso ai film etichette che sembrano più slogan che altro; vedremo poi il perchè questa definizione sia oltre che superficiale anche fuorviante.
Di sicuro Hamaguchi per Il male non esiste sceglie un racconto che a partire dalla sua ampiezza , poco più di una ora e mezza, si discosta dai tempi dilatati di quasi tutte le sue opere precedenti, prediligendo atmosfere e tematiche più intimistiche.



In un villaggio di montagna non lontano da Tokyo vivono Takumi e la figlioletta in età preadolescenziale Hana, sebbene non se ne parli mai da poco non c'è più la mamma della ragazzina, la vediamo solo in due foto; lui è un po' il tuttofare della piccola comunità, grande conoscitore della vita nei boschi e dei ritmi della natura, la ragazzina mostra un interesse quasi magico verso i boschi e le creature che li abitano e ama farsi quasi inghiottire dalla boscaglia nelle sue lunghe camminate solitarie; tutto il villaggio, composto da poche decine di persone, vive in armonia con gli immutabili e incessanti ritmi della natura, sfruttando con grande sapienza tutto ciò che ha da offrire a cominciare dall'acqua raccolta direttamente alla sorgente del ruscello.
Questo quadro di calma e di immutabilità viene solo sporadicamente rotto da lontani spari, quelli dei cacciatori che vanno alla ricerca dei cervi, un tentativo esterno di rompere quel sottile equilibrio che regna in tutta la zona.
Tutto questo è messo a repentaglio dal progetto di una azienda che intende costruire un glamping ( ridicola e idiota crasi di glamour camping) proprio nei pressi del villaggio dove i nevrotici abitanti in fuga della vicina Tokyo possano andare a ritemprarsi nei week end; alla riunione che viene organizzata per spiegare il progetto, tutti gli abitanti mostrano con educazione ma con molta fermezza la loro contrarietà al progetto che metterebbe a rischio le falde acquifere oltre a stravolgere il microambiente; i due impiegati inviati nel villaggio pensando di raggirare un branco di poveri bifolchi se ne tornano quindi a casa incassando oltre tutto una figuraccia essendo praticamente all'oscuro del progetto e quindi incapaci di dare spiegazioni alla popolazione.
I due però torneranno, con l'incarico di ammorbidire la popolazione e soprattutto di cercare di convincere Takumi, che tra tutti era sembrato a loro il più carismatico del villaggio, ben consapevoli, forse , che la ragione sta tutta dalla parte degli abitanti, a maggior ragione osservando la loro vita da vicino nel periodo in cui si intrattengono.
La scomparsa di Hana che apre il finale, di cui parleremo più in là senza rischi di spoiler, ammesso che così si possa chiamare in questo caso specifico, è la chiave magica che fa svoltare il film verso un epilogo che possiede le stigmate del cinema di Hamaguchi e che risulta tra i più belli e inquietanti visti negli ultimi anni.

giovedì 16 maggio 2024

Afire [aka Il cielo brucia] ( Christian Petzold , 2023 )

 




Afire (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Vincitore a Berlino dell'Orso d'Argento Gran Premio della Giuria, Il cielo brucia  è il decimo film del regista  tedesco Christian Petzold, uno degli autori più importanti del cinema europeo, capace di imporsi come tale grazie ad uno stile cinematografico peculiare in cui sono i personaggi a sostenere l'impalcatura narrativa.
Erroneamente ritenuto un secondo capitolo di una trilogia che , come ha confermato il regista stesso in occasione della proiezione del film al Festival di Torino, è abortita  per colpa del film stesso in quanto Petzold ha trovato di grande soddisfazione girare un lavoro come Il sole brucia al punto di avere messo in cantiere una nuova trilogia che si occuperà di gruppi di persone che cercano di sopravvivere.
Sebbene abortita la trilogia  Il cielo brucia comunque ha più di qualche assonanza con Undine il precedente lavoro del regista, se non altro per la centralità della figura femminile imperniata anche stavolta intorno all'ottima Paula Beer , al terzo lavoro con Petzold.
Il film presenta la caratteristica, atpica a dire il vero per il regista, di offrire varie prospettive di visione: se tutta la prima parte si poggia molto su una atmosfera da commedia , caratterizzata da una certa leggerezza, la parte discendente invece racchiude tutte le tematiche che il regista in maniera astuta ed intelligente ha sparso lungo il percorso narrativo.



Leon e Felix sono due amici che decidono di passare un periodo nella casa di famiglia del secondo che si trova sul Mar Baltico: il primo, in chiara crisi ispirativa, deve concludere il suo secondo romanzo sul quale nutre più di un dubbio, l'altro invece deve preparare un book fotografico per poter accedere ad un concorso in una accademia di belle arti.
Ancor prima di raggiungere la casa iniziano però i problemi: la macchina si rompe, per arrivare a destinazione non hanno altra possibilità che addentrarsi nel bosco per una bella scarpinata; giunti alla casa che si trova al margine del bosco vicinissima alla spiaggia scoprono che è abitata da una ragazza amica della madre di Felix che la ospita, creando quindi il problema delle stanze e dei letti disponibili; la ragazza per un po' non la vediamo, la sentono i ragazzi durante la notte in sfrenate attività sessuali e rumorosi amplessi, vediamo i resti della cena, le bottiglie di birra vuote, Leon vede l'amante notturno mezzo nudo fuggire al mattino.
Tutto ciò crea non poco fastidio a Leon , di per sè già orso e scontroso, che con la scusa di dover lavorare al libro rifiuta qualsiasi altra attività avvolgendosi sempre di più nel suo egoismo e nella sua presunzione.
L'apparire della bella Nadja, l'ospite inattesa e del suo amichetto notturno, che scopriremo presto essere di bosco e di riviera, visto che è attratto da Felix, oltre che bagnino della vicina spiaggia, scombinerà i rapporti e le dinamiche tra i quattro.
Leon è chiaramente attratto da Nadja sebbene la sua l'alterigia e il suo egocentrismo lo tengano di fatto lontano da lei, nonostante  la ragazza mostri una certa indulgenza verso i suoi modi di fare da misantropo.
Quando al gruppetto si aggiungerà l'editore berlinese di Leon giunto per chiudere la pratica del romanzo, il film di Petzold subisce una brusca virata e si addentra più verso atmosfere tese, si direbbe pronte ad esplodere, il tutto con l'incipiente pericolo degli incendi che divampano lungo la costa e che colorano il cielo di rosso (come recita il titolo tedesco dell'opera).

mercoledì 15 maggio 2024

Green Night / 绿夜 ( Han Shuai / 韓帥 , 2023 )


 



Green Night (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Green Night , opera seconda di Han Shuai che ha all'attivo un brillante esordio con Summer Blur nel 2020, segna il ritorno sulla scena di Fan Bingbing, dopo la misteriosa ( ma neppure tanto...) parentesi della sua sparizione conseguente ai problemi avuti per una presunta evasione fiscale e dopo un paio di prove al di fuori della Cina in produzioni americane di mediocre livello.
Sebbene la produzione del film sia hongkonghese e sia stato girato in Corea e recitato in gran parte in coreano, la presenza della regista cinese Han Shuai e Fan stessa fanno sì che Green Night possa essere considerato comunque un lavoro cinese e visti i progetti futuri della attrice tutto lascia pensare che quella sorta di allontanamento , non sappiamo quanto voluto o forzato, sia terminato.
Presentato a Berlino, dove in Generation aveva visto trionfalmente  la luce Summer Blur, nella sezione Panorama Green Night conferma il talento della regista cinese che sposta il suo obiettivo dalle tematiche giovanili a quelle femminili, sempre puntando lo sguardo su personaggi oppressi, emarginati, schiacciati dalla solitudine.
Jin Xia, emigrata cinese, lavora nella security dell'aeroporto di Incheon in Corea ed un giorno si imbatte in una stravagante giovane donna dai capelli verde flu per la quale prova da subito un istintivo interesse e una curiosità dettata dalla spigliatezza della ragazza, oltre che una sorta di fluido magnetico che la attrae e che la perquisizione cui la sottopone accentua in maniera sottilmente sensuale.



La ragazza dai capelli verdi si offre per dare un passaggio a Jin Xia la quale deve ripagare il debito delle scarpe sottratte durante la perquisizione dandone un paio delle sue.
Presto scopriamo rapidamente che: Jin Xia è in fuga da un marito coreano manesco e violento che ha lasciato svariati segni sul suo corpo, al contempo però non può divorziare pena la perdita del soggiorno in Corea, a meno che non trovi una grossa cifra per poter pagare il permesso di soggiorno, vive in una squallida casa cercando di fuggire alle angherie del marito e che il proprietario è intenzionato a riprendersi; d'altra parte la ragazza dai capelli verdi è una trafficante di droga che deve effettuare una grossa consegna e che conserva gli stupefacenti in confezioni cosmetiche, ha deciso di tirare una fregatura al suo ragazzo che gestisce il traffico e intascare tutti i soldi del ricavato.
Di fronte alla reazione di Jin Xia che , integerrima, chiama di nascosto il suo capo per denunciare il traffico salvo scoprire che anche questi ne è parte attiva, la ragazza le offre il denaro necessario per poter acquisire il soggiorno e liberarsi quindi del marito in cambio del suo aiuto nello smerciare il quantitativo di droga.
Inizia quindi un viaggio nei bassifondi di una Seoul lercia come poche volte abbiamo visto nei film: mercati dietro i quali si nascondono traffici illeciti, personaggi biechi per i quali non serve l'arte lombrosiana per capire di che pasta son fatti, incontri notturni inquietanti, continue croci illuminate che rimandano ad un fanatismo religioso che ha partorito personaggi come il marito di Jin Xia; viceversa più il tempo passa e più il sodalizio tra le due donne si fortifica per sfociare in un rapporto amoroso che le lega indissolubilmente e che le fa sentire più forti.
La pratica del marito sarà sistemata tra croci luminose e prediche da prete bigotto di campagna e la storia virerà verso un finale che sinceramente scombussola i sentimenti.

sabato 4 maggio 2024

Night Falls / 夜幕将至 ( Jian Haodong /菅浩栋 , 2023 )

 




Night Falls (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

E' nato nello Shanxi Jian Haodong, il giovane regista di Night Falls con cui si impone in maniera prepotente come una delle figure più interessanti del cinema d'autore cinese: la stessa regione da cui proviene Jia Zhangke, non sappiamo quanto volontario riferimento stilistico di Jian, che offre un'opera di grande spessore grazie ad una prospettiva che trova nell'esperienza personale le sue fondamenta.
Jian Haodong infatti nasce come minatore, un destino comune per chi nasce in quella terra dove il carbone sembra essersi concentrato diventando risorsa e al tempo stesso rovina per gli abitanti, per diventare poi regista dopo aver reciso il suo cordone ombelicale con la terra natia ed essersi trasferito a Pechino per inseguire la sua passione cinematografica; tra il 2022 ed il 2023 Night Falls ha raccolto grandi successi nei festival cinesi , Pingyao e Pechino in primis, affermandosi come una delle voci più interessanti del giovane cinema d'autore cinese, quello che ancora deriva dalla Sesta Generazione e che fa dello studio della società cinese così come si è evoluta il suo principale obiettivo narrativo.
Affidandosi chiaramente ad un racconto fortemente autobiografico, Jian racconta un viaggio a ritroso ,durante  la pandemia che aleggia sembra come un qualcosa di intangibile ma sempre presente, più che un road movie tipico, di un giovane regista emigrato a Pechino per inseguire la sua aspirazione  che fa ritorno dopo svariati anni nel villaggio natale per il funerale del nonno.



Il racconto  si svolge nell'arco di una giornata durante un viaggio avventuroso prima in pullman , poi in auto , quindi in camion per finire su una motoretta per l'ultimo tratto tra le terre polverose che portano a casa.
Durante questo viaggio che non è come nei road movie classici qualcosa di liberatorio che diventa essenza stessa dell'esistenza ma quasi un ritorno al passato ripercorrendo le tappe della propria vita precedente, veniamo a conoscenza che il protagonista, Liang Zhe è tutt'altro che realizzato nella sua vita professionale e personale; è chiaro che l'essere diventato un regista cinematografico non gli permette neppure di avere un buco di casa dove lasciare le sue cose una volta sfrattato dalla precedente abitazione, il fallimento incombe insomma sulla sua persona e sembra accentuarsi man mano che si avvicina alla sua terra.
Gli incontri con le persone del luogo gli pongono davanti una realtà che non conosce, dove ognuno parla dei suoi parenti raccontando le scelte fatte dai giovani, tutti usano lo smartphone, nessuno maneggia più i soldi quasi fossero tutti colpiti da una aristocratica repulsione per il denaro fatto in moneta e carta, persino il monaco di un tempio cui si reca gli presenta il codice QR da utilizzare per eventuali donazioni (scena che contiene comunque un grossa carica di ironia amara).
Quando incontra un amico dei tempi passati, di quelli che si pensa, sbagliando, che ti ricorderai per tutta la vita, Liang si vede costretto a subire anche i discorsi rancorosi dell'amico che ha visto la sua partenza dalla terra natale come una fuga e un abbandono regalandogli anche un bel carico di rimorso per la morte di un loro amico comune.

lunedì 29 aprile 2024

Under the Light / 坚如磐石 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 2023 )

 




Under the Light (2023) on IMDb
Giudizio: 7/10

Dopo quattro anni di oblio nei quali si erano perse quasi irrimediabilmente le tracce, riemerge dalle fitte nebbie la crime story metropolitana del carismatico rappresentante della Quinta Generazione di cienasti cinesi Zhang Yimou: girato subito dopo il suo bellissimo omaggio al Cinema One Second, Under the Light è andato incontro a varie vicissitudini, covid e censura in primis, anche se quest'ultima ufficialmente non sarebbe intervenuta, ha visto la luce sugli schermi cinesi alla fine dello scorso settembre ottenendo anche un buon successo di pubblico, oltre che qualche riconoscimento limitato sempre ai confini nazionali.
Il film di Zhang è , come abbiamo detto, un mix tra atmosfere da noir e da crime story,  in un paesaggio urbano da terzo millennio costituito da una città di fantasia Jingjiang ( il set reale è la megalopoli Chongqing), che costituisce se non un evento unico, sicuramente raro per il cinema di Zhang solitamente rivolto ad ambientazioni rurali o comunque di provincia.
Il film inizia sin da subito con toni drammatici; un tentativo di sequestro di un bus da parte di un  cittadino incavolato a morte con l'amministrazione  che pretende di parlare con il vice sindaco Zheng Gang, pena l'esplosione di una bomba che ha con sè; il vice sindaco viene subissato di accuse dall'uomo prima che la bomba inspiegabilmente esploda.



A coordinare la polizia nell'azione c'è il figlio del vice sindaco, Su Jianming che riesce a mettere in salvo il padre, ma non solo: viene anche incaricato di eseguire le indagini su quanto accaduto, essendo chiaro sin da subito che il fatto crimonoso altro non è che una manovra rivolta contro il padre.
Sebbene sconsigliato dal padre stesso, col quale Jianming ha un rapporto conflittuale dovuto soprattutto al fatto che il suo ruolo di figlio adottivo non sia mai stato chiarito dai genitori, il giovane , coadiuvato nelle indagini dalla sua collega ed ex fidanzata Li Huilin, rivolge il suo interesse verso un ricco uomo d'affari ,Li Zhitian,un faccendiere di alto rango che sembra avere le mani in pasta in molti traffici, per lo più loschi, e che non disdegna di comportarsi da autentico gangster.
Ma soprattutto Su scopre che il legame tra il padre e Li Zhitian non è solo basato su una antica conoscenza sin dai tempi della scuola, come il padre  riferisce, ma esiste anche il forte sospetto che i due abbiano più di qualche affare in comune.
Intorno a questo nucleo  prendono il via diverse linee narrative che convergono e divergono durante tutto il racconto col risultato di ingarbugliare anche oltre il necessario una storia che già di per sè presenta diverse tematiche.
In effetti scavando nel torbido Su non solo porta a galla storie di corruzione ad alti livelli, ma ve anche a rovistare nel passato portando alla luce eventi drammatici e personali, oltre che a mettere in gioco se stesso di fronte agli eventi che si succedono: inevitabilmente la sua onestà e probità da ufficiale tutto di un pezzo lo porterà ad affrontare situazioni che coinvolgono pesantemente la sua vita privata che comunque sarà sempre in secondo piano rispetto alla lotta al crimine e alla corruzione.

lunedì 15 aprile 2024

All of Us Strangers [aka Estranei] ( Andrew Haigh , 2023 )

 




All of Us Strangers (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Sei anni dopo il non totalmente convincente Charley Thompson, il regista inglese Andrew Haigh,  ispirandosi al romanzo omonimo di Taichi Yamada, dirige  All of Us Strangers tradotto ( male come spesso avviene))  in italiano in Estranei e che ha visto la luce anche sui nostri schermi dalla fine di febbraio.
Film che ha fatto discutere molto, tra chi lo considera un capolavoro, o quasi, e chi invece lo ritiene sopravvalutato e senza particolari ambizioni artistiche.
Lungi dal volere partecipare al certame va detto però che l'opera di Haigh necessita di una lettura attenta , pena il considerarla appunto superficiale e priva di valore: questo avviene perchè la storia , semplice o di impegnativa lettura, a seconda di come se ne affronta la visione, è una di quelle che appartiene a quel "cinema sensoriale" capace di scavare all'interno per raggiungere il traguardo finale a seconda di come abbia scosso i nostri sensi, la nostra emotività, la nostra sfera sensoriale.
Adam è uno sceneggiatore ormai prossimo alla mezza età, anche se mantiene quell'aura fatta di timidezza e di pudore che ne nasconde l'età apparente; vive in un grande condominio della cinta periferica di una luminosa Londra che si staglia nella notte all'orizzonte allo sguardo dalle grandi finestre del suo appartamento; il palazzone è semidisabitato, gli unici sguardi fugaci sono con un altro uomo che vive ai primi piani e che si incontrano quasi impercettibilmente nella notte tra strada e balcone durante uno dei tanti e fasulli allarmi anti incendio.



Una sera di queste alla porta di Adam suona Harry, proprio quell'uomo, solitario anch'esso, con cui condivide lo spettrale e inquietante palazzone e che quella sera però vorrebbe condividere con qualcuno la sua solitudine; Adam quasi di impulso rifiuta la sua compagnia, ma quello , lungi dall'essere un rifiuto totale diventa il primo passo per una conoscenza che ben presto sfocia in un appassionato rapporto amoroso.
Adam soffre di quella crisi ispirativa che gli impedisce di iniziare un suo nuovo lavoro e che al tempo stesso è la spia di un malessere che cova dentro e che l'incontro con Harry sembra avere accesso definitivamente, ma bastano pochissime parole scritte  a mo' di titolo per far germogliare in lui l'interesse per una storia: "Esterno Sobborgo, 1987".
Lo vediamo allora prendere il treno e recarsi nel sobborgo di Londra dove è nato e dove ha vissuto fino a 12 anni quando il destino lo ha privato dei genitori morti entrambi in un incidente stradale: giunge in quel sobborgo, c'è ancora la sua casa e dentro ad essa ci sono i suoi genitori, tali e quali a quell'ultima volta in cui li vide vivi, più giovani di lui su cui la vita ha invece continuato a scorrere e che lo aspettano da tanto tempo.
Da qui in avanti la storia procede tra le visite che Adam compie dai suoi genitori con i quali cerca di ricostruire quanto la morte ha interrotto in una atmosfera tra l'onirico e la favola e il racconto del rapporto amoroso con Harry che diventa una liberazione per Adam finalmente in grado di provare  e mostrare sentimenti che per tanto tempo aveva tenuto chiusi in se stesso.

sabato 6 aprile 2024

Where the Wind Blows / 風再起時 ( Philip Yung / 翁子光 , 2022 )

 




Where the Wind Blows (2022) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

C'è una filmografia bella nutrita incentrata in maniera più o meno completa sulle figure di Lui Lok e Nam Kong, leggendari personaggi della storia di Hong Kong, passati agli onori imperituri per essere stati capaci di mettere in atto un sistema di corruzione che ha regnato nell'ex colonia inglese dal primissimo dopo guerra alla metà degli anni 70 quando fu creata la ICAC, agenzia governativa contro la corruzione, voluta dagli inglesi e caldeggiata dalla popolazione hongkonghese, stufa dei comportamenti da gangster di gran parte dei poliziotti.
Il regista Philip Yung, anche sceneggiatore dei suoi lavori, già in Port of Call aveva dato prova di sapere costruire bene le giuste atmosfere in relazione alle storie raccontate, e questo Where the Wind Blows, soprattutto per le tematiche affrontate tende ad ergersi come un affresco di un trentennio e passa della vita di Hong Kong a partire dalla guerra, periodo in cui il racconto ha inizio per poi tra salti temporali e feedback passare nei tre decenni successivi, principalmente seguendo le vicende dei due protagonisti ma di fatto disegnando un excursus sociologico e politico della Hong Kong coloniale.



I due personaggi cardini del film vengono presentati sin dai giorni della scuola di polizia cui sono iscritti, per passare poi ai primi servizi come poliziotti, la scoperta della corruzione e l'inevitabile coinvolgimento pena le violenze dei commilitoni fino alla scalata nei ranghi della polizia che va di pari passo con il loro coinvolgimento nei loschi accordi con le triadi: mentre Lui Lok è spesso guidato dal suo egocentrismo e dalla spavalderia, Nam Kong appare invece un personaggio più ambiguo e più astuto, tant'è che diverse volte le strade dei due sembrano intrecciarsi pericolosamente.
In questo trentennio che Yung disegna con molta efficacia possiamo apprezzare sia la descrizione di come la corruzione si impadroniva delle forze di polizia e di come tutto sommato sembrasse un fatto normale che ufficiali di polizia avessero addirittura una base al di fuori degli edifici pubblici, in una suite lussuosa in un albergo di prestigio e da lì gestissero i loro traffici, sempre con l'ipocrita alibi che in quel modo potevano controllare le triadi ed evitare che le strade della città diventassero dei campi di battaglia, sia l'evoluzione che questa situazione presenta nel momento in cui c'è da sporcarsi le mani coi trafficanti di droga; dall'altro lato il regista costruisce due personaggi indubbiamente forti, vividi, con i loro vizi, le loro ambizioni, ma anche il loro background con tratti oscuri e con le loro debolezze (soprattutto Lui Lok).
Al di là dell'epopea storica che è quella di tutta una comunità e che Yung per ovvie ragione deve affrontare con una massiccia dose di sintesi, Where the Wind Blows è un film che ha proprio nella regia elegante , a tratti quasi sofisticata, non priva di qualche guizzo ( gli inserti da musical ad esempio) il suo punto di forza: sostenuta dalla fotografia eccellente di Chin Thinchang che ben sottolinea le atmosfere dell'epoca  in alcuni momenti Yung sembra avvicinarsi pericolosamente al Cinema di Wong Karwai, dove colori, luci, atmosfere sospese e volutamente fissate nel vuoto danno un tocco di eleganza che va detto però non risulta fastidioso nè dozzinale o affettato, al punto da apparire persino un omaggio al Maestro.

giovedì 4 aprile 2024

Only the River Flows / 河边的错误 ( Wei Shujun / 魏書鈞 , 2023 )

 




Only the River Flows (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Sceglie ancora la Croisette per presentare il suo film Wei Shujun, autore che ormai sembra avere costruito un legame fortissimo e indissolubile con la rassegna cinematografica di Cannes, la prima che intravide in lui un autore originale e dotato di talento cinematografico sin dal cortometraggio che segnò il suo esordio e per il quale fu premiato  .
Only the River Flows, presente nella rassegna collaterale un Certain Regard, in effetti è risultato tra i lavori più apprezzati nella manifestazione francese confermando quanto di buono aveva fatto intravvedere nei lavori precedenti, soprattutto in quel Ripples of Life apprezzabilissima opera che guarda alla situazione sociale della Cina moderna e al contempo riflette sul Cinema.
Sebbene la nuova fatica di Wei sia un lavoro di tutto altro genere, all'apparenza cupo, quasi pessimista, che si nutre dei canoni del noir neppure troppo alla cinese, i legami ideali con la pellicola precedente non mancano, quasi che il regista volesse comunque mantenere un filo logico e coerente nella sua narrazione.
Anche qui siamo nel cuore della provincia cinese , anno 1995, dove tutto inizia a trasformarsi, dove le rovine del passato sono ancora in piedi a ricordarlo ed il futuro è ben lungi dall'essere abbracciato e con esso il benessere, almeno nelle grandi aree urbane; la polizia locale si trova alle prese con l'omicidio di una anziana donna sulle rive del fiume, un'evento inspiegabile a maggior ragione perchè nel villaggio si conoscono praticamente tutti.



Il comandante delle forze di polizia ( tipico burocrate ancora intriso di un passato decennale  ma che parla come un funzionario moderno) assegna il caso al suo detective più brillante Ma Zhe ( un eccellente Zhu Yilong); le tracce da seguire sono poche e almeno all'inizio di scarsa importanza: una borsa da donna trovata sul luogo del delitto contenente una audiocassetta, qualche impronta, piccoli dettagli che non dicono nulla.
Utilizzando le scarse e ben poco evolute risorse ( quasi esilarante la scena con cui vengono usati dei maiali morti e pronti per essere consumati per capire che arma è stata usata per uccidere la vecchia) il detective porta avanti le ricerche che man mano che procedono sembrano coinvolgere altri personaggi, all'apparenza senza alcun legame tra loro, e soprattutto si verificano altri omicidi, per i quali si sospetta fortemente di un giovane uomo con disturbi mentali che la donna morta aveva preso con sè dopo la morte del marito.
Il caso sembra volgere al termine, i tasselli adeguatamente manipolati sembrano combaciare, le autorità superiori spingono per chiudere l'indagine  al più presto, ma il detective Ma è tutt'altro che convinto della situazione che sembra emergere, anche perchè nel frattempo Wei , con grande scaltrezza e brillantezza narrativa ha infarcito la storia di una serie di tematiche striscianti che però non tardano ad emergere: la futura paternità di Ma che però è resa angosciosa dal rischio di ritardo mentale del figlio per una situazione patologica genetica che potrebbe affiorare e che obbliga i genitori a prendere in considerazione un eventuale aborto ( ma siamo in epoca di politica del figlio unico...), uno stato di ossessione crescente che avviluppa lo stesso detective  al caso e ai suoi protagonisti che si traduce perfino in visioni oniriche e in allucinazioni, un accenno ai costumi sessuali, ovviamente assolutamente ortodossi, che alcuni personaggi violano palesemente ( uno dei protagonisti di questo intricato caso di omicidio ha passato sette anni in galera per condotta oscena e contronatura...).

martedì 26 marzo 2024

La Passion de Dodin Bouffant [aka The Taste of Things] ( Tran Anh Hung , 2023 )

 




The Taste of Things (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Tran Anh Hung, regista vietnamita di nascita ma ormai francese di adozione, ha sempre centellinato i suo lavori nell'arco di tempo dei 30 anni che intercorrono tra il suo folgorante esordio con Il profumo della papaya verde, straordinaria Palma d'Oro a Cannes nel 1993 fino a La Passion de Dodin Boufannt, presentato nel 2023 anch'esso a Cannes riscuotendo il Premio alla regia.
Anche Venezia nel 1995  lo consacrò al mondo del Cinema assegnandogli la Palma d'oro per l'eccellente Cyclo, opera girata da Tran interamente nel suo paese natale; in questo trentennio. e nonostante la reputazione ormai raggiunta il regista franco-vietnamita ha sempre trovato difficoltà nel portare a termine i suoi lavori, col risultato che in un trentennio vanta al suo attivo solo sette opere, di cui solo tre negli ultimi 13 anni.
L'opera, sicuramente tra le più ambiziose di Tran in questo caso ha ricevuto una importante spinta produttiva che ha permesso al regista di mettere sulla scena assieme due tra gli attori più stimati del cinema francese, Juliette Binoche, ormai una musa imperitura e Benoit Magimel , salito nella considerazione dopo l'eccellente prova di Pacifiction di Albert Serra, e di non risparmiare nella costruzioni degli ambienti richiamando le atmosfere di fine 800 , epoca in cui la storia è ambientata.



Film girato quasi totalmente all'interno del castello dimora di Dodin Bouffant , famoso gastronomo francese antesignano degli chef moderni, narra del rapporto professionale e personale tra quest'ultimo ed Eugenie , cuoca provetta che lavora per lui ormai da più di 20 anni.
Tra i due oltre ad una sintonia silenziosa fatta di gesti sul lavoro, esiste anche un rapporto personale sui generis, fatto di affetto, di sintonia , ma anche di rapporti sessuali, senza che però sia mai sfociato nel matrimonio, evento che proprio Eugenie non sembra considerare fondamentale per il proseguimento del loro rapporto.
Dodin sa di avere solo un'arma per cercare di convincere l'amata e recalcitrante Eugenie: quella della condivisione del piacere per il cibo, che è anche condivisione di esperienze gustativa e non solo, essendo la conoscenza delle tecniche di cucina un altro aspetto su cui il legame tra due persone può rendersi indissolubile.
Il film si sviluppa sempre più intorno alle due figure principali, mettendo sempre più ai margini il resto del racconto e focalizzandosi su un amore che trova nell'arte culinaria il suo legame principale.
Quando verso il finale del film, in un momento carico di poesia e di emotività, i due protagonisti si trovano a parlare tra loro come in una sorta di riassunto della loro vita, Eugenie chiede a Dodin " ma tu mi vorrai ricordare come cuoca o come moglie?" " come cuoca " sarà la risposta dell'uomo dopo una breve titubanza.
In questa risposta c'è tutto il senso del film di Tran; la gioia del condividere i piaceri del cibo, il mettersi al servizio dell'altro , come con grande passione farà Dodin quando Eugenie cadrà malata, il piacere di sperimentare e di trasmettere all'altro, offrono una lettura nuova , originale e potente del concetto di cibo in ambito cinematografico, come quasi mai abbiamo visto prima.

sabato 23 marzo 2024

Green Border ( Agnieszka Holland , 2023 )

 




Green Border (2023) on IMDb
Giudizio: 7/10

Riportando in primo piano la rotta migratoria ignominiosamente inaugurata nel 2021 dall'accoppiata più nefasta che popola l'Europa (  leggi Lukaschenko e Putin ) con lo scopo di creare un problema al confine del puteolente ex impero russo  con l'Europa, la regista polacca Agnieszka Holland, non nuova al cinema ad impronta civile,  racconta la crisi umanitaria scoppiata  appunto 3 anni orsono che va ad affiancarsi a quella ormai tristemente nota ed eternamente in prima pagina che deriva dalla rotta marittima che dalle coste africane conduce in Italia.
Il suo film inizia con una famiglia che fugge dalla Siria decomposta causa la presenza dell'Isis e della guerra per raggiungere l'Europa agognata attratta anche dalle infami menzogne del pagliaccio bielorusso, scagnozzo di Putin che promettevano facile ingresso in Bielorussia e successivo trasferimento in Polonia, segue poi la prospettiva di una guardia di confine, in attesa di diventare padre, che con i profughi ha a che fare tutti i giorni rendendosi protagonista , come i suoi commilitoni, dell'ignobile gioco a rimbalzo cui sono sottoposti i fuggiaschi letteralmente palleggiati con la violenza da una parte all'altra del confine; ed infine la storia viene raccontata attraverso gli occhi di una attivista di una organizzazione umanitaria che si occupa di dare aiuto ai profughi intrappolati sul confine, lanciati  come pacchi da una parte all'altra del filo spinato che segna il "confine verde" del titolo, che di verde non ha nulla , bensì il colore della morte e della violenza inumana.



La scelta di raccontare il film attraverso tre prospettive vuole anche essere una occasione per interpretare quelli che sono gli aspetti emotivi dei personaggi, non risparmiando nulla ai comportamenti dei suoi connazionali polacchi sul confine che a ben vedere gareggiano alla pari coi loro dirimpettai bielorussi.
Quello che sicuramente emerge da questo racconto è che l'orrore sembra veramente non avere mai fine quando di mezzo c'è gente che scappa dalla guerra e cerca di raggiungere quella che considera la terra promessa  dove però ad accoglierli c'è spesso l'indifferenza , quando va bene , o peggio delinquenti senza scrupoli quando va peggio.
Ed in effetti se possibile questa rotta terrestre, attraverso boschi e foreste nel cuore dell'Europa nasce e si sviluppa su basi, se possibile, ancora più ignobili e orribili di quella marittima a noi tristemente nota , se non altro perchè la rotta Turchia-Bielorussia -Polonia è una costruzione politica in cui i profughi vengono utilizzati per i giochetti da satrapi dei due compari: proiettili umani li abbiamo sentite definire, in una odissea fatta di violenza , di disperazione in cui ogni cosa può accadere, perchè quando si rimane inchiodati nella palude del confine riuscire a liberarsene è praticamente impossibile.

venerdì 15 marzo 2024

Memory [Michel Franco , 2023 )

 




Memory (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Anche questa volta per presentare la sua ultima fatica, il regista messicano Michel Franco sceglie il palcoscenico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: con le su precedenti opere il regista aveva ottenuto il Premio della Giuria per Nuevo Orden e lusinghieri giudizi da parte della critica per Sundown; Memory, appunto l'ultima fatica di Franco, film girato negli Usa, sembra a prima vista avere poche attinenze con i due precedenti, opere da considerarsi quasi estreme nella loro (differente) durezza.
Memory invece può apparire sin da subito come una atipica ed inusuale love story che però affonda le sue deboli radici in un contesto molto buio e , a suo modo estremo anche esso.
Sylvia vive da sola Brooklyn con la sua figlia adolescente ( non esiste il seppur minimo accenno a chi possa essere il padre, anche se poi capito il contesto generale del film lo si può facilmente immaginare...), lavora in una casa di riabilitazione assistendo soggetti fragili non autosufficienti, ha un passato alle spalle di alcolismo , dal quale si è liberata ormai da 14 anni, pur continuando a frequentare una associazione di alcolisti anonimi.



Una sera , molto controvoglia, accetta di recarsi ad una reunion di ex compagni di scuola del liceo che appena può abbandona per fare ritorno a casa.
Sulla via del ritorno si accorge che un uomo che aveva visto alla festa la sta seguendo ed una volta rifugiatasi in casa l'inseguitore si mette seduto in attesa sul marciapiede. Avendolo trovato ancora lì la mattina seguente, in stato confusionale , la donna riesce a rintracciare il fratello grazie al telefono dell'uomo.
Colpita, o forse meglio dire incuriosita da questo episodio, Sylvia mette in moto la sua memoria e si convince che l'uomo sia un vecchio compagno di scuola che le aveva usato violenza ai tempi del liceo, sfruttando il suo stato di ebrezza alcolica.
L'uomo però non ricorda nulla perchè affetto da una forma di demenza precoce e Sylvia ad una iniziale reazione ostile fa seguire una fase di ripensamento: è lui veramente il violentatore, amico di un fidanzato dell'epoca  che sfruttava lo stato di alcolismo di Sylvia per approfittare di lei? oppure quell'uomo ha frequentato la scuola quando lei già se ne era andata perchè trasferitasi altrove?
I due iniziano a frequentarsi con Sylvia che funge da dama di compagnia , ma ben presto il rapporto si fa più intenso e sfocia nell'amore.

mercoledì 13 marzo 2024

About Dry Grasses ( Nuri Bilge Ceylan , 2023 )

 




About Dry Grasses (2023) on IMDb
Giudizio: 9.5/10

Il Festival di Cannes è un po' la seconda patria di Nuri Bilge Ceylan, ormai quasi adottato, almeno a livello cinematografico, dalla Francia sempre presente come contributo produttivo nei lavori del regista turco; a tutta la serie di premi ricevuti aggiunge quest'anno quello per la migliore interpretazione femminile ( una magnifica Merve Dizdar) , che forse non sarà il più prestigioso sebbene l'ultimo lavoro sia opera degna di Palma d'Oro.
Ma al di là dell'importanza dei premi About Dry Grasses ( che in Italia uscirà-non si sa quando- grazie alla meritoria opera di Movies Inspired col titolo di Racconto di due stagioni) è l'ennesimo capitolo della filmografia di un cineasta tra i più grandi del Cinema contemporaneo, che troppo colpevolmente viene spesso dimenticato quando si tratta di citare i sommi interpreti della Settima Arte.
Siamo , come sempre soprattutto negli ultimi lavori, nel ventre molle della Turchia asiatica, quel lembo di terra che non è più Europa , che si prolunga verso l'Asia e nel quale l'inverno ricopre con la fitta coltre di neve tutto ( immagine che avrà un forte significato anche in questa opera...); Samet è un insegnante di arte che presta servizio in un piccolo villaggio dell'Anatolia, vive insieme ad un suo collega e spera in breve tempo di poter finalmente ottenere  un trasferimento ad Istanbul, convinto che quello della metropoli sul Bosforo sia il suo mondo, dove cultura e tradizione si abbracciano.



Samet vive questa situazione con rassegnazione nella speranza di finire presto il suo periodo di apprendistato in provincia (come pare preveda la legge turca riguardo alle professioni socialmente importanti-insegnanti,militari, poliziotti), non ha grossa considerazione dei paesani e dei colleghi della scuola, solo una ragazzina , Sevim, sembra suscitare in lui qualche interesse ( senza fraintendimenti, la tematica pedofila non è neppure minimamente accennata e alla fine lo scopriremo inequivocabilmente , ma una certa ambiguità comunque si genera, almeno all'inizio).
Proprio un episodio di per sè insignificante in cui Samet mostra però la sua meschinità larvata, fa sì che dalla scuola , su segnalazione di due allieve, vengano mosse a lui e al suo collega coinquilino, accuse di aver avuto atteggiamenti non consoni verso le allieve; il tutto si risolverà con un nulla di fatto dal punto di vista disciplinare , tutto verrà sepolto sotto metri di neve, ma qualcosa nei due insegnanti ormai è scattato, anche perchè in qualche modo non vengono più visti come prima da parte degli allievi e dei colleghi.
Nello stesso momento i due iniziano a frequentare una loro collega, Nuray, insegnante di inglese, attivista politica, che insegna nella vicina città e che i due conoscono quasi come in un appuntamento al buio: dapprima Samet è disinteressato alla donna , ma quando vede l'amico Kenan stringere con lei  amicizia sono ancora la sua acrimonia e meschinità a prendere piede.
L'irruzione nella storia di Nuray ha l'effetto di portare a galla in Samet quello che ristagna nel suo profondo, la sua idea di socialità e di egoismo, il suo (dis)impegno politico, il suo individualismo, il suo accidioso nichilismo, il tutto espresso in una delle scene più belle che il Cinema abbia mai mostrato negli ultimi anni.
Passato l'inverno, finita la scuola, ottenuto (almeno pare) il trasferimento di Samet ed esplosa l'estate vediamo i tre in gita presso un sito archeologico e la fine poetica e filosofica di un film che riesce a toccare a vari livelli coscienza ed emotività in una atmosfera che mescola la rassegnazione e il crepuscolare.
L'osservazione che viene mossa abitualmente a Ceylan è quella di fare sempre lo stesso film, cambiando solo qualche contesto e qualche situazione: ammesso che ciò sia vero, comunque il regista turco , in questa ipotetica rigorosa fedeltà a se stesso, riesce sempre a raccontare qualcosa che riesce a coinvolgere e ad avvolgere , non sprecando mai neppure un minuto dei suoi mastodontici lavori.
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