lunedì 10 marzo 2025

Misericordia [aka L'uomo nel bosco aka Misericorde] ( Alain Guiraudie , 2024 )

 




Misericordia (2024) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Alain Guiraudie, regista noto per la sua capacità di esplorare le tensioni del desiderio e le loro implicazioni politiche e sociali e con il quale non è sempre facile riuscire a rapportarsi se non proprio a sintetizzarsi, torna con Misericordia (L'uomo nel bosco), un'opera che si colloca perfettamente nel solco della sua filmografia, caratterizzata da un uso ipnotico della narrazione e da un'indagine spietata delle pulsioni umane. 
Se con Lo sconosciuto del lago  aveva costruito un thriller erotico rarefatto e perturbante ma che peccava di un profondo equivoco di partenza, insito tra l’altro fortemente nel suo cinema, e con Rester vertical  aveva sfidato con non troppo successo le convenzioni del realismo narrativo con un viaggio allucinato nel desiderio e nella perdizione, con Misericordia porta il suo cinema in una dimensione quasi metafisica, in cui il desiderio si scontra con le sue stesse ombre.
Ambientato in una regione rurale segnata dalla presenza pervasiva del bosco ( ricordate il bosco lacustre de Lo sconosciuto del Lago?), Misericordia segue il protagonista Jérémie  che torna nel suo villaggio di origine per il funerale del suo ex datore di lavoro presso cui cui aveva prestato servizio per tanti anni sin da ragazzo; un uomo che appare subito carico di ambiguità che si manifesta sia nell’incontro con la moglie del defunto che con il figlio e anche con un vecchio amico; da subito è chiaro che c’è qualcosa di detto e non detto che cova sotto le ceneri e che l’occasione del funerale possa diventare il momento di tirare i conti dopo tanti anni. Ben presto il protagonista si trova coinvolto in una storia torbida di eros ossessivo e di violenza. 
La narrazione si sviluppa attraverso un intreccio di incontri ambigui e situazioni che sfumano continuamente tra il reale e l'onirico, senza mai concedere punti fermi allo spettatore. 
Guiraudie, come sempre, costruisce un racconto in cui il paesaggio diventa un'estensione delle tensioni psicologiche e sociali dei personaggi: il bosco non è solo lo sfondo, ma una sorta di labirinto simbolico in cui il desiderio prende forma e si scontra con le sue conseguenze, insomma mette in scena il consueto teatro delle maschere della ambiguità del finto perbenismo, scivolando nel più classico dei thriller alla francese, che poi thriller in senso stretto non è perché dopo poco dall’inizio sappiamo già tutto e quello che dovremo seguire è come le pulsioni dei vari personaggi si confrontano tra di loro.
Misericordia si inscrive nella tradizione del thriller esistenziale, un genere che in Francia ha trovato esponenti di rilievo come Claude Chabrol, da cui Guiraudie sembra ereditare la capacità di costruire tensione attraverso dettagli minimi e situazioni apparentemente quotidiane, che nascondono un sottotesto di inquietudine e pericolo. Tuttavia, a differenza del maestro della Nouvelle Vague, che spesso giocava con il meccanismo del whodunit, Guiraudie svuota il thriller della sua componente investigativa per concentrarsi sulla dimensione psicologica ed esistenziale dei personaggi. 
Il film assume così una struttura minimalista ( in certi momenti sembra di assistere ad una versione noir di Eric Rohmer), in cui la narrazione procede per ellissi e sospensioni, lasciando che il paesaggio e le interazioni tra i personaggi sostituiscano l’azione esplicita. Il bosco diventa una sorta di teatro primordiale, un crogiolo ribollente  dove le dinamiche del desiderio e della paura si manifestano in forma archetipica, mentre l’intreccio si sviluppa in modo ellittico, senza mai fornire una chiara direzione o una risoluzione definitiva. 



Questo approccio radicale, che richiama anche certe sperimentazioni di Bresson e la tensione latente del cinema di Maurice Pialat, amplifica il senso di smarrimento e di angoscia, trasformando il film in un’esperienza sensoriale più che narrativa.
Tema cardine del film è il desiderio e la sua capacità di sovvertire l’ordine delle cose. In Misericordia, il desiderio si manifesta come un'energia anarchica e imprevedibile, che spinge i personaggi verso l'ignoto, esponendoli al pericolo e alla trasformazione. Guiraudie continua a interrogarsi su una domanda centrale della sua poetica: fino a che punto siamo disposti a seguire i nostri impulsi? E quale prezzo siamo disposti a pagare per questa libertà? Jérémie è un uomo in fuga, non solo da qualcosa di esterno, ma da sé stesso, e il film lo accompagna in una discesa in un territorio in cui il confine tra attrazione e paura, tra vita e morte, diventa sempre più sfumato.
L’elemento erotico, sempre presente nel cinema di Guiraudie, è qui declinato in una chiave più sottilmente inquietante. I corpi si attraggono e si respingono, il sesso è un atto che può essere liberatorio o predatorio, e la tensione tra desiderio e colpa attraversa tutta la narrazione. 
Tuttavia, ciò che rende Misericordia particolarmente incisivo è l'ambiguità che permea tutti i personaggi. Nessuno è esente da contraddizioni: Jérémie è un protagonista che oscilla tra vittima e carnefice, gli incontri che fa lungo il suo cammino sono segnati da un'ambivalenza che non permette mai di classificare nettamente buoni e cattivi, colpevoli e innocenti. 
In questo contesto, anche la figura del prete, apparentemente guida morale della comunità, si rivela sfaccettata e carica di tensioni latenti. I suoi comportamenti, che si muovono tra un'apparente accoglienza e un coinvolgimento sempre più ambiguo con le tensioni della comunità, suggeriscono una riflessione sulla fragilità del ruolo spirituale in una società dove il desiderio non può essere facilmente incasellato in categorie morali definite.
Il desiderio in Misericordia non è solo un motore narrativo, ma anche una forza che mette in crisi l'identità e le relazioni umane, svelando le incertezze e i lati oscuri di ogni individuo. In questa prospettiva, Misericordia può essere visto come un film sulla perdita del controllo, sull’irriducibile animalità dell’essere umano e sul modo in cui la società cerca di incanalare o reprimere queste pulsioni.
Dal punto di vista stilistico, Guiraudie conferma la sua predilezione per una regia essenziale ma evocativa. La macchina da presa spesso si sofferma su dettagli apparentemente insignificanti, costruendo un ritmo che alterna momenti di apparente calma a improvvisi scoppi di tensione. 
L'uso del paesaggio è fondamentale: il bosco, con la sua oscurità avvolgente e i suoi sentieri incerti, diventa una metafora della condizione esistenziale dei protagonisti. La fotografia, dai toni naturali e a tratti cupi, contribuisce a creare un senso di sospensione che avvicina il film a una dimensione quasi favolistica, ma di una fiaba crudele, in cui il male è sempre in agguato.
Non sorprende quindi che il film sia stato votato dai Cahiers du Cinéma come il miglior film del 2024: se da un lato per i francesi non pareva vero poter loro , indubbiamente i più prestigiosi nella critica cinematografica, incoronare un autore connazionale, dall’altro la leadership per il 2024 di Misericordia è un riconoscimento che sottolinea la capacità dell’autore di rinnovare il linguaggio cinematografico contemporaneo e di inserirsi in una tradizione autoriale che affonda le radici nel cinema francese più sperimentale e provocatorio. 
Con questo film, Guiraudie conferma il suo statuto di autore “imprescindibile” del cinema contemporaneo essenzialmente per la carica di innovazione e di sperimentazione che porta, capace di sondare gli abissi dell’animo umano con uno sguardo al tempo stesso rigoroso e febbrile; che poi i risultati non siano sempre il massimo sta a dimostrare che per taluni il linguaggio può essere una dote a sé stante, scissa dall’aspetto più puramente narrativo e delle tematiche che veicola. Misericordia è un’opera lungi dall’essere perfetta , ma che ha il pregio di saper costruire una tensione e una atmosfera da thriller classico che sono il suo vero punto di forza grazie ad una regia sapiente.

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