sabato 1 marzo 2025

A Complete Unknown ( James Mangold , 2024 )

 




A Complete Unknown (2024) on IMDb
Giudizio: 8/10


James Mangold torna alla biografia musicale dopo Walk the Line, opera incentrata sulla figura di Johnny Cash, che raccontava un’altra leggenda della musica americana di tutti i tempi, con A Complete Unknown, un'opera che ricostruisce gli anni fondamentali della carriera di Bob Dylan, concentrandosi sulla sua ascesa nel panorama folk dal suo sbarco a New York nel 1961 fino  alla controversa svolta elettrica del 1965; più o meno lo stesso segmento temporale che Martin Scorsese  focalizzò nel suo documentario No Direction Home del 2005. 
Il film non è un semplice biopic cronologico, ma un ritratto intimo  di un artista che ha sempre sfuggito le definizioni, incorniciato da un'epoca di fermento culturale e rivoluzione artistica. 
Il film ha raccolto svariate nomination per i prossimi premi Oscar , con buone possibilità, secondo i bene informati, di portare a casa qualche statuetta.
Il film si apre con l'arrivo di Dylan a New York all'inizio degli anni Sessanta per incontrare il suo idolo Woody Guthrie che però  giace gravemente malato in ospedale; un ragazzo  con la chitarra e una visione ben chiara: archetipo del menestrello solitario che giunge in città con il desiderio di poter inserirsi nel vivace panorama artistico musicale del Greenwich Village. 
Timothée Chalamet, nel ruolo del giovane Dylan, incarna con sensibilità l'energia e il mistero del cantautore, alternando momenti di grande carisma a sprazzi di vulnerabilità. La performance dell’attore non si limita a un'imitazione: restituisce la complessità di un personaggio che, fin da subito, si muove tra autenticità e costruzione della propria immagine.
Il Greenwich Village è riprodotto con cura, sia nelle ambientazioni che nelle dinamiche tra artisti. Dylan si fa notare nei club fumosi e nei ritrovi bohémien, dove si guadagna l’attenzione di figure chiave come  Pete Seeger prima, personaggio centrale del panorama folk e di Joan Baez poi con la quale instaura un rapporto anche sentimentale e che durerà per tutta la vita seppure tra alti e bassi. 
Mangold evidenzia l’influenza che questi personaggi, insieme a Sylvie, alterego di Suze Rotolo,  hanno avuto sulla crescita di Dylan, mostrando al contempo il contrasto tra il loro idealismo politico e la crescente indipendenza artistica del giovane cantante. La relazione con Baez è uno dei fili narrativi più interessanti: il film non si sofferma sulla loro storia d’amore in senso tradizionale, ma piuttosto sulla tensione tra due artisti con visioni divergenti del folk e del ruolo della musica nella società.
Il cuore tematico del film risiede nella svolta elettrica di Dylan, culminata nel celebre concerto del Newport Folk Festival del 1965. Dopo aver conquistato il pubblico come un profeta del folk acustico, Dylan sorprende tutti imbracciando una chitarra elettrica e accompagnandosi a una band rock. Mangold costruisce questa sequenza con grande intensità: il boato della folla, le espressioni sgomente degli organizzatori e l’ostilità dei puristi del folk creano un’atmosfera carica di tensione. Qui il film esplora il concetto di evoluzione artistica e il peso delle aspettative del pubblico: Dylan, considerato il portavoce di una generazione, si ribella alla sua stessa immagine e sceglie di seguire la propria visione musicale.


Questo conflitto tra tradizionalisti e innovatori non è solo un episodio della storia della musica, ma una metafora dello scontro generazionale che caratterizzò gli anni ’60. 
In un periodo segnato da lotte per i diritti civili, proteste contro la guerra in Vietnam, guerra fredda che arriva ad un passo dal baratro e rivoluzioni culturali, Dylan incarna la figura dell’artista che si rifiuta di rimanere intrappolato nel passato e che mentre l'America è scossa dai fremiti di terrore per la crisi della Baia dei Porci a Cuba, canta nel locali del Village Masters of War. 
I puristi del folk, con il loro attaccamento alla canzone di protesta e alla tradizione popolare, rappresentano un mondo che fatica ad accettare il cambiamento, mentre la nuova generazione abbraccia l’energia trasformativa del rock. Questo scontro si riflette su scala globale: in quegli anni, la musica diventa il campo di battaglia di un’intera rivoluzione culturale, in cui il vecchio e il nuovo si confrontano aspramente in ogni ambito della società, e in cui progresso e tradizione sono ben lungi dall’essere due entità nette e separate, anzi spesso tendono a fondersi e sovrapporsi creando pericolosi corto circuiti.
Oltre alla trasformazione musicale, A Complete Unknown esplora la psicologia di Dylan e il suo rapporto con la fama in un contesto storico e sociale in rapido mutamento. 
Il film mostra il cantautore come un personaggio sfuggente, a tratti inafferrabile, schivo e quasi scocciato dall’affetto dei fans tanto da apparire  altezzoso , un uomo che sembra a disagio con il proprio mito, mentre l’America degli anni ’60 attraversa un periodo di profonde tensioni e cambiamenti. Il movimento per i diritti civili, le proteste contro la guerra in Vietnam e la crescente sfiducia nelle istituzioni influenzano il panorama musicale, trasformando la canzone folk in un veicolo di denuncia sociale. 
Dylan, inizialmente visto come il portavoce di una generazione ribelle, sceglie di sottrarsi a questa etichetta, rifiutando di essere intrappolato in un ruolo che non sente suo e che diventa, questo rifiuto di omologazione, uno dei punti fermi della sua carriera ( “Io non voglio diventare come loro vorrebbero che fossi” è il concetto che svariate volte in maniera più o meno esplicita Dylan afferma durante il film)
Chalamet riesce a catturare il distacco emotivo e la difesa costante di Dylan nei confronti del mondo esterno. La sua performance rende giustizia al carattere introverso del cantante, alle sue risposte sfuggenti nelle interviste, al desiderio di sottrarsi alle etichette e alle definizioni imposte dai media, in un periodo in cui la musica era un’arma di protesta e trasformazione culturale su scala globale.
Ma il film sottolinea anche come il talento e la genialità di Dylan non possano essere imbrigliati o controllati. L’artista appare come una figura liminale, sempre in bilico tra il mondo che lo circonda e una dimensione più astratta, nella quale la sua creatività diventa un flusso inarrestabile e inafferrabile. 
La sua ribellione non è solo politica o musicale, ma anche esistenziale: rifiuta di essere etichettato, di appartenere a una sola corrente, di rispondere alle aspettative del pubblico o della critica. Questo aspetto, trasforma Dylan in un alfiere indomabile della libertà artistica, un individuo che sfugge alle regole e ai confini imposti, sempre alla ricerca di una nuova espressione di sé stesso.
A Complete Unknown è un film che evita la narrazione convenzionale del biopic, scegliendo di concentrarsi su un momento cruciale piuttosto che sull’intera carriera dell’artista e che soprattutto anche chi è cresciuto nel mito di Bob Dylan e delle sue ballate, riesce comunque a mettere da parte il sentimento in favore di una necessaria obiettività per valutare al meglio la pellicola. Mangold costruisce un ritratto stratificato, che non cerca di svelare il "vero" Bob Dylan, ma di suggerirne la complessità e le contraddizioni.
Visivamente il film è raffinato, con una fotografia che alterna toni caldi e nostalgici nelle scene folk , gli ambienti e le atmosfere dell’epoca sono efficacemente riprodotte, così come la vivacità culturale pre-sessantotto ricca di passione emerge bene.
La colonna sonora, che ripropone alcuni brani di Dylan, eseguiti da Chalamet stesso, e altri per un totale di 71 pezzi, accompagna efficacemente il percorso del protagonista come d’altronde era facile e doveroso attendersi.
In definitiva, A Complete Unknown è un'opera che celebra il coraggio artistico e l'indipendenza creativa, mostrando come Dylan abbia saputo reinventarsi sfidando le aspettative del pubblico. Un film che parla non solo di musica, ma del significato dell’essere artista in un’epoca di profondi cambiamenti, un ritratto di un artista tra i più importanti del XX secolo sempre presente nel rapporto tra il suo genio ed i tempi, in questo caso focalizzato su quello che è stato forse il momento più importante nella storia della musica moderna, quel passaggio tra folk e rock attraverso una fusione che trova in Like a Rolling Stone il suo inno e manifesto imperituro.
Come già ripetutamente accennato, Timothee Chalamet è talmente aderente al personaggio che sembra essere predestinato a quel ruolo in cui, tra l’altro, canta tutte le canzoni di Dylan in maniera straordinaria nello stesso modo in cui fanno Monica Barbaro (Joan Baez)  Edwrad Norton (Pete Seeger ) e Boyd Holbrook ( Johnny Cash).

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