giovedì 30 gennaio 2014

Ilo Ilo / 爸妈不在家 ( Anthony Chen / 陳哲藝 , 2013 )

Giudizio: 7.5/10

Dapprima il prestigioso conferimento della Camera d'Or a Cannes e poi il trionfo al Golden Horse di Taiwan hanno fatto di Ilo Ilo uno dei film asiatici più premiati del 2013, quasi un piccolo fenomeno cinematografico proveniente da una realtà quale quella di Singapore che seppur piccola sa offrire spesso pellicole di qualità.
Anthony Chen, autore già di numerosi cortometraggi, è qui al suo esordio nel lungometraggio: Ilo Ilo è una piccola storia che va a ricordare tempi passati, quel finire degli anni 90 che videro come evento tra i più importanti la profondissima crisi dell'economia in tutto l'estremo oriente.
Proprio nel 1997 è ambientata la storia: un racconto famigliare molto intimo nel quale è probabile che il regista abbia inserito delle tracce autobiografiche.
La famiglia protagonista è una di quelle del ceto medio singaporegno, padre e madre (gravida) entrambi impegnati nel lavoro, figlio undicenne un po' ribelle e interessato principalmente alle lotterie a premi; per tenere a bada il ragazzino e per aiutare la donna nelle faccende domestiche viene assunta una giovane filippina come domestica.

lunedì 27 gennaio 2014

No man's land / 无人区 ( Ning Hao / 宁浩 , 2013 )

Giudizio: 8.5/10

Prima ancora di vedere la luce No man's land era già un caso cinematografico: Ning Hao aveva il film pronto dal 2010, quindi prima di Guns and Roses, ma la severissima censura cinese lo aveva bollato come nichilista ed indegno per un rappresentante dell'arte quale deve essere un regista.
Dopo più di tre anni , e senza che cesoiate siano state apportate alla pellicola, improvvisamente il film esce nei cinema cinesi all'inizio di dicembre: la lunga attesa e la morbosità del pubblico hanno abbondantemente ripagato le tasche della produzione visto che il lavoro di Ning Hao ha avuto incassi strabilianti in tutto il paese.
Il trentaseienne regista , sin dal primo lavoro, ha dimostrato una stoffa cinematografica non indifferente e così dopo quattro lavori, per lo più commedie più o meno nere, si è affermato come uno dei registi più validi tra i nuovi rappresentanti di una cinematografia in costante ascesa; in questo senso No man's land è lavoro piuttosto atipico per Ning Hao, il film è effettivamente permeato di un certo cupo nichilismo ed affronta tematiche che , curiosamente, in questo stesso periodo di tempo, il più grande e apprezzato rappresentante del Cinema cinese ha portato sullo schermo con Touch of Sin; i parallelismi tra il lavoro di Jia Zhangke e quelli di Ning Hao sono molti e ben chiari e stanno a dimostrare come il particolare periodo storico che la Cina sta attraversando sia ricco di spunti per chi sa guardare nelle pieghe della società.

venerdì 24 gennaio 2014

Love will tear us apart / 我想和你好好的 ( Li Weiran / 李蔚然 , 2013 )

Giudizio: 6.5/10

L'opera seconda di Li Weiran che con Welcome to Shamatown, lavoro d'esordio, ricevette lusinghiere critiche positive, è una classica storia di coppia, raccontata con toni da commedia frammisti a sfumature di dramma, in cui una giovane coppia pechinese mette in scena l'eterna lotta della sopravvivenza di fronte all'incompatibilità caratteriale e alla profondamente diversa filosofia di vita.
Il primo incontro è quasi grottesco e pare che prenda spunto da un episodio realmente accaduto a Zhao Yeben , lo sceneggiatore del film; poi i due si ritrovano in una situazione di lavoro ben più convenzionale: lui è un pubblicitario, una sorta di neo-yuppie cinese, lei una giovane attrice in cerca di gloria e sembra quasi spontaneo che l'incontro possa essere il preludio ad una convivenza apparentemente felice; lui però è un po' troppo spirito libero, mantiene i rapporti con la sua ex ragazza, gli piace andare per locali e fare il simpaticone con le ragazze; lei invece è gelosa, possessiva, riflesso di una insicurezza incurabile, e mal sopporta le libertà del ragazzo.

giovedì 23 gennaio 2014

Switch / 天机:富春山居图 ( Sun Jianjun / 孙健君 , 2013 )

Giudizio: 4.5/10

"Switch è un colossale spreco di soldi mascherato da lungometraggio" : questa è una delle definizioni più azzeccate tra quelle che la critica ha riservato al film di Sun Jianjun, probabilmente non la più caustica ma sicuramente la più calzante.
Se a questo si aggiunge il percorso particolarmente tribolato della produzione che ha visto svariati rinvii della data di uscita principalmente perchè ad un certo punto si è voluto magnificarlo con il 3D, abbiamo in mano la classica cannonata a salve sparata con tanto trambusto ma ben poca sostanza.
Come non bastasse Switch fa il verso in una maniera addirittura imbarazzante a lavori quali la saga di  Mission: Impossibile, vuoi per le location, vuoi per le situazioni, vuoi per alcuni dettagli non certo trascurabili col risultato di non avere la benchè minima coerenza, grazie anche ad una sceneggiatura scadente che sorregge una storia a tratti talmente confusa e ovvia nello stesso tempo da portare facilmente alla noia , che per un film d'azione equivale a decretarne il de profundis.

lunedì 20 gennaio 2014

Nebraska ( Alexander Payne, 2013 )

Giudizio: 7.5/10

Il vecchio Woody è un alcolizzato traballante, burbero e ormai vicino al capolinea, ed è convinto di avere vinto un milione di dollari con una di quelle pubblicità che millantano grandi vincite, ma che alla fine sono semplici truffe. Moglie e figlio maggiore lo vorrebbero in un ospizio, David , il figlio minore invece sente verso il padre ancora una sorta di amore timoroso e pieno di rispetto, nonostante tutto.
Dopo avere inutilmente tentato di dissuaderlo dal raggiungere il Nebraska dove ha sede l’azienda che millanta il premio vinto, David decide di accompagnare il padre in questo viaggio attraverso il cuore dell’America spoglia, dagli spazi immensi del Nord: dal Montana al Nebraska attraverso strade che come strisce di asfalto seguono le ondulazioni del terreno.

Ma il viaggio ben presto, piuttosto che un road movie, diventa pretesto per un racconto a ritroso, una ricerca del passato sia di Woody che del figlio, attraverso la rivisitazione di luoghi famigliari lasciati alle spalle. Woody non nasconde la sua convinzione di essere diventato milionario e allora , come animali famelici, ecco farsi incontro parenti e vecchi amici pronti a reclamare millantati crediti.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

lunedì 13 gennaio 2014

It doesn't hurt me ( Aleksei Balabanov , 2006 )

Giudizio: 8.5/10

Mamy Blue, famosa canzone degli anni 70, inno delle inquietudini giovanili dell'epoca post sessantottesca è il tessuto connettivo musicale che quasi ossessivamente tiene unito il racconto Balabanoviano di una gioventù russa sognatrice romantica e disperata. 
It doesnt hurt me è il più atipico, formalmente, tra i lavori del grande regista russo, il racconto di una generazione popolata da eroi dostoevskiani, un po' Sturm und Drang , un po' poeti in stile Baudelaire con vite da avvinazzati, sognatori e dolorosamente romantici, nei quali arde il fuoco sacro dell'eroismo cameratesco e del dramma.
Dietro al racconto del gruppo di architetti, designer e arredatori alla ricerca di un lavoro che gli porti l'unica cosa che manca alla loro vita vissuta con pienezza, il denaro, si nasconde un magnifico ritratto di una gioventù votata all'edonismo romantico e sognatore alle prese con l'amore , con l'inquietudine e con la forza dell'amicizia.

The Immigrant [ aka C'era una volta a New York ] ( James Gray , 2013 )

Giudizio: 8/10

Siamo nell’America degli Anni Venti, invasa dai profughi  europei della Grande Guerra che vedono nell’America la salvezza e la speranza per una vita felice; le navi vomitano ad Ellis Island migliaia di derelitti , persone cui la guerra ha lacerato il corpo e lo spirito: tra questi due giovani sorelle polacche, superstiti di una famiglia sterminata dagli orrori della guerra. Magda viene trattenuta sull’isola perché malata di tubercolosi, Ewa invece viene espulsa appena messo piede sulla terra promessa perché colpevole di atti di dubbia moralità (e poi vedremo che non è stato proprio così).
La salvezza per Ewa è Bruno, faccendiere, mezzo impresario teatrale, mezzo magnaccia che le offre una via di fuga. La donna ben presto capisce che questa magnanimità apparente ha un prezzo e che il suo destino è legato a quello dell’uomo nella speranza di potere riavere vicino a sé la sorella.

Quando in scena compare Emile, cugino di Bruno, scanzonato spirito libero che sembra offrire alla donna un futuro più dignitoso, Bruno si oppone divorato dall’amore  e dalla possessività per la donna.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

venerdì 10 gennaio 2014

7 Assassins [aka Glory Days] / 光辉岁月 ( Xiong Xinxin / 熊欣欣 , 2013 )

Giudizio: 7/10
Vecchie glorie, giorni di gloria

Xiong Xinxin (alias Hung Yanyan) è personaggio tra i più noti del cinema Hkese a partire dagli anni 80: artista marziale, attore, controfigura di Jet Li in alcuni degli episodi della saga Once upon a time in China, action director tra l'altro di Seven Swords, fido collaboratore di Tsui Hark e anche regista.
7 Assassins è il secondo lavoro diretto e il suo background professionale e culturale si manifesta in maniera addirittura roboante in un film che attinge a piene mani allo stile Shaw Brothers arricchito da influssi western chiarissimi nel quale , a partire dalla scelta degli attori, è palese l'omaggio ad un  cinema passato che tanto distante appare oggi ma che in realtà è parte integrante della Cinematografia cinese ed HKese.
Ambientato negli ultimissimi mesi della Dinastia Qing , quando già era chiaro che il tracollo dell'Impero fosse vicino, racconta di un carico d'oro che le forze leali all'Impero debbono trasportare per permettere alle forze armate dell'Imperatore di poter acquistare nuove armi per fare fronte al fenomeno che fu uno dei fattori decisivi nello sbriciolamento dell'Impero, quello dei Signori della guerra. Il carico viene intercettato da un gruppo di banditi al soldo del Signorotto locale e nonostante l'intervento del lealista Governatore, finisce nelle mani nemiche.

mercoledì 8 gennaio 2014

Silent Witness / 全民目击 ( Fei Xing / 非行 , 2013 )

Giudizio: 8/10
Apparenza e verità

Fei Xing già ci aveva convinto nella sua prova d'esordio, l'atipico thriller The man behind the Courtyard House, e ancor di più conferma l'impressione iniziale nel suo secondo lavoro, che tutti sappiamo essere il vero banco di prova dopo un esordio valido.
Dal punto di vista narrativo il regista cinese sembra voler ripercorre , anche nella tecnica, la struttura del lavoro precedente applicandola questa volta ad un più convenzionale thriller processuale nel quale il conflitto tra evidenza e verità, topic intorno al quale spesso il Cinema ha imbastito lavori ricchi di metafore e di significati coperti.
La storia è tutto sommato semplice: alla vigilia delle nozze la futura moglie del tycoon Lin Tai viene uccisa dopo un alterco con la figlia ventenne di lui, rigorosamente ripreso dalle telecamere di un parcheggio sotterraneo e la storia inizia con  l'avvio del processo alla ragazza cui i media dedicano enorme spazio proprio per la notorietà e l'importanza dei personaggi coinvolti. Lin Tai , nella strenua difesa della figlia si trova davanti il procuratore Tong Tao con il quale si è già incrociato svariate volte nella aule dei tribunali.

martedì 7 gennaio 2014

Blue Jasmine ( Woody Allen , 2013 )

Giudizio: 7.5/10
Il pessimismo di Woody Allen

Proprio quando alla soglia ormai degli 80 anni la vena creativa appariva definitivamente spenta, opinione sulla quale ormai erano concordi un po' tutti compresi i fans incalliti, Woody Allen riesce con un colpo di coda se non proprio a far ricredere tutti a dimostrare che probabilmente qualcosa da raccontare ce lo ha ancora.
Blue Jasmine è film tutto suo, in tutto e per tutto, persino negli aspetti più marginali, ma soprattutto non è un film per così dire commemorativo, una ultima pagina di un romanzo che già si sa come va a finire; è la fotografia invece del pensiero e dell'ideale di un uomo che con la vecchiaia ha , come fisiologicamente avviene in tutti, acuito certe sue idee e visioni sul mondo contemporaneo.
L'alter ego di Allen in questo film è Jasmine, donna ben oltre quel limite di nevrosi e di depressione in cui si muovevano quasi sempre i personaggi del regista: qui siamo di fronte ad una specie di malato terminale, disadattata in piena depressione causata dal crollo del suo bel regno newyorkese costruito sulle malefatte finanziarie del marito; in un attimo niente più lussi ed high society, niente autista e niente shopping in 5th Avenue, il presente è una fuga a S.Francisco presso una sorella (che sorella di sangue non è) che vive invece una esistenza ordinaria piuttosto squallida.

Out of Inferno / 逃出生天 ( Danny Pang / 彭發 , Oxide Pang / 彭順 , 2013 )

Giudizio: 5/10
C'era una volta l'Inferno di Cristallo...in Cina

Abbandonando per una volta il loro cinema fatto di storie in cui il soprannaturale ha sempre avuto un ruolo dominante, i fratelli Danny e Oxide Pang si cimentano stavolta in una produzione ambiziosa, spettacolare arricchita dal 3D ad impronta catastrofica: troppo facile tornare con la memoria a quaranta anni fa quando L'Inferno di Cristallo, zeppo di star hollywoodiane, pose le basi del genere.
Qui stavolta siamo a Guanzhou in Cina, e per certi aspetti il film tutto può apparire come un gigantesco spot dei Vigili del Fuoco di quella città; i due fratelli protagonisti del film sono entrambi pompieri, le loro strade si separano quando gli attriti tra i due portano il più giovane ad uscire dal servizio e intraprendere la via del libero imprenditore in servizi di sicurezza anti-incendio, mentre l'altro, ligio al dovere, rimane in forza ai pompieri.
Quattro anni dopo il prologo li ritroviamo: il grande centro commerciale situato in un grattacielo sta per far entrare in funzione il suo sistema anti-incendio gestito dall'azienda dell'ex pompiere; il fratello invece è combatutto tra il rassegnare le dimissioni e continuare, spinto dal dovere, nella sua attività.

venerdì 3 gennaio 2014

Special ID / 特殊身份 ( Clarence Fok Yiu-Leung / 霍耀良 , 2013 )

Giudizio: 7/10
Donnie Yen non tradisce mai

Il ritorno di Clarence Fok al grande schermo dopo un lungo esilio televisivo si materializza in un action movie tipicamente HKese, direi quasi dal sapore antico; gli ingredienti ci sono tutti: poliziotti infiltrati nelle Triadi, sporchi doppi e tripli giochi dei boss, equilibrio che si rompe quando viene meno anche l'ultimo sprazzo di onore e cavalleria, botte da orbi e inseguimenti mozzafiato; la novità sono l'espandersi del racconto verso la Cina continentale ( prova inconfutabile, oltre ai soldi di chi produce, del completato handover cinematografico) e la presenza di una dolce e minuta fanciulla che mena però come un maschiaccio; ma soprattutto c'è uno strepitoso Donnie Yen nella duplice veste di attore e di action director in cui risulta veramente arduo scegliere dove se la cava meglio tanto di alto livello sono le prove offerte.
Il poliziotto nasce infiltrato da subito, la sua vita è sempre stata all'ombra dei boss al punto che , sebbene abbia come grande aspirazione quella di tornare a fare il poliziotto "normale", l'identificazione esteriore è praticamente completa tra tatuaggi, collane e canottiere.
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