"Switch è un colossale spreco di soldi mascherato da lungometraggio" : questa è una delle definizioni più azzeccate tra quelle che la critica ha riservato al film di Sun Jianjun, probabilmente non la più caustica ma sicuramente la più calzante.
Se a questo si aggiunge il percorso particolarmente tribolato della produzione che ha visto svariati rinvii della data di uscita principalmente perchè ad un certo punto si è voluto magnificarlo con il 3D, abbiamo in mano la classica cannonata a salve sparata con tanto trambusto ma ben poca sostanza.
Come non bastasse Switch fa il verso in una maniera addirittura imbarazzante a lavori quali la saga di Mission: Impossibile, vuoi per le location, vuoi per le situazioni, vuoi per alcuni dettagli non certo trascurabili col risultato di non avere la benchè minima coerenza, grazie anche ad una sceneggiatura scadente che sorregge una storia a tratti talmente confusa e ovvia nello stesso tempo da portare facilmente alla noia , che per un film d'azione equivale a decretarne il de profundis.
C'è un antico dipinto da difendere dalle mire di trafficanti inglesi ( ovviamente...) e giapponesi ( ultraovviamente...) che se lo combattono a colpi di sofisticatissime e futuribili armi, in mezzo l'agente segreto responsabile della incolumità del dipinto, la polizia e un fantomatico personaggio che si fa chiamare L'Imperatrice; naturalmente non manca la storia d'amore impossibile e quella malata con al centro lo stesso personaggio, una affascinante dipendente del giapponese cattivo.
Tra Dubai e Hangzhou, Hong Kong e Taiwan la storia vivacchia tra colpi di scena (pseudo)mirabolanti, morti che resuscitano, ostentata spettacolarità che porta lussuose macchine a sfrecciare nei lunghi corridoi di pacchiani pachidermi alberghieri arabi, uno spiccato senso kitsch che pervade il film per tutta la durata, sinuose fanciulle che formano l'harem del giapponese cattivo pronte a trasformarsi in killer spietati quasi pari al famoso Ichi di Miike che , alla fine, sono tra le poche cose esteticamente positive del film; ovviamente non manca la spruzzata di melodramma che in tante occasioni salva in extremis le pellicole, in questo caso la affossa definitivamente.
Ma soprattutto quello che quasi infastidisce di Switch è la a tratti volgare ostentazione di spettacolarità che ha la pretesa di essere , da sola, buon supporto per un credibile racconto di azione: come detto il risultato è vicino ad essere fallimentare perchè quello che più emerge è la noia.
Persino Andy Lau non riesce a tirare fuori dalla sabbie mobili il film: lui è Andy Lau sempre e comunque, ma vederlo fare il verso a Tom Cruise è una esperienza che rattrista, così come la seppur buona prova di Zhang Jinchu rimane una piccola goccia in un oceano di velleità e di spreco.
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