lunedì 29 aprile 2019

Pegasus / 飞驰人生 ( Han Han / 韩寒 , 2019 )




Pegasus (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5 /10


Giunto al suo quarto film come regista  Han Han, uno tra i più poliedrici personaggi del panorama culturale (e non solo) cinese, porta sullo schermo una storia che sembra completare un percorso cinematografico già iniziato con Duckweed che  vedemmo al Far East Film Festival qualche anno fa: Pegasus è infatti il film più personale, più vicino al regista proprio perché tratta del mondo del rally , sport in cui Han Han ha primeggiato, una storia quindi che il regista sente certamente molto sua e nella quale ha persino agito come stunt man.
Uscito in patria nel periodo del Capodanno Lunare, quello più propizio al botteghino, giunge sugli schermi del FEFF a poco più di due mesi dalla prima portandosi dietro i notevoli incassi, il gradimento del pubblico ed il giudizio buono ricevuto dalla critica, nonostante il film appaia decisamente più commerciale rispetto ai precedenti.


Il protagonista è un pilota di rally, Zhang Chi, la cui carriera trionfale si è miseramente interrotta sei anni prima per aver partecipato ad una corsa clandestina ( anche se scopriremo che non era stata una idiozia gratuita) che gli ha portato il ritiro della patente e la sua rapida caduta in disgrazia. Ora vive in un modesto appartamento su un terrazzo con veduta spettacolare su Shanghai con un figlio di sei anni che si è messo sulle spalle avendolo trovato in fasce sulla sua macchina sei anni prima pensando che ciò ne indicasse la paternità e che lo vede ancora come un eroe seppure in disarmo.
Considerandosi ancora un asso del volante, soprattutto per il suo credo filosofico sullo sport e su come affrontarlo, Zhang  chiede alle autorità di poter tornare alle gare e cimentarsi con le nuove leve di piloti che hanno preso il suo posto; ha quindi inizio la trafila tragicomica per riottenere la patente, trovare una macchina , richiamare a sé il copilota che vive facendo il pupazzo in un parco divertimenti, riallacciare vecchi rapporti.

venerdì 26 aprile 2019

Hidden Man / 邪不压正 ( Jiang Wen / 姜文 , 2018 )




Hidden Man (2018) on IMDb
Giudizio: 7.5/10


Lasciata alle spalle l’esperienza attoriale Hollywoodiana di Rouge One di due anni orsono, Jiang Wen torna e concentrarsi sul suo cinema e in particolare sul periodo storico dei primi decenni della Repubblica cinese, epoca in cui sono ambientati sia Let the Bullets Fly che Gone With the Bullets, i più recenti lavori che precedono questo Hidden Man: sebbene non ci sia alcun riferimento che porti a considerare gli ultimi tre lavori del regista cinese facenti parte di un unico discorso cinematografico, si ritiene comunemente che Hidden Man sia il tassello conclusivo (almeno per ora) di un (molto) ideale trittico che ha appunto come tema centrale la prima era repubblicana cinese.
Ispirato alla novella wuxia The Reclusive Hero dello scrittore  Zhang Beihai, Hidden Man è un racconto di vendetta e di onore,  argomenti centrali del genere wuxia; ma siccome Jiang si è molto liberamente ispirato, va detto subito che non assisteremo a mirabolanti combattimenti( solo un paio),  sfoggio di tecnica marziale né a funambolici guerrieri che saltano da un tetto ad un altro, il regista infatti, pur conservando alcune di queste caratteristiche, spesso rielaborandole con l’ironia che gli è propria (vedi il continuo passeggiare sui tetti del protagonista), anche in questo caso intende elaborare un discorso più incentrato sull’epoca storica.


Il film ha un prologo che sembra uscito dritto dritto da una pellicola di Tarantino: un maestro d’arti marziali viene ucciso in casa insieme a tutta la sua famiglia da un allievo traditore, Zhu, e il suo compare giapponese Nemoto perché non vuole cedere a questi i terreni su cui coltivare l’oppio; teste mozzate, zampilli di sangue e un incendio dal quale si slava solo il tredicenne Li Tianran, un trovatello che il maestro d’arti marziali ha adottato e che viene a sua volta salvato dalle fiamme che lo stanno per divorare da un medico americano di passaggio sul luogo della strage.
Quindi anni dopo Li Tianran è in America, ha terminato il suo addestramento ed è pronto a diventare un agente segreto, ha coltivato la sua passione per le arti marziali e ha assunto il suo nome occidentale di Bruce Li (…non è un caso…bensì una boutade anacronistica tipica di Jiang); quando gli viene comunicato che sta per essere inviato a Peiping (che altro non è che Pechino, così chiamata nel periodo pre bellico in cui la capitale era stata spostata a Nanchino) Bruce-Tianran Li intravvede la possibilità di dare corpo alla sua vendetta che aspetta da quindici anni.

giovedì 25 aprile 2019

A Land Imagined ( Yeo Siew Hua , 2018 )




A Land Imagined (2018) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo quasi dieci anni durante i quali si è cimentato in cortometraggi e documentari dalla forte impronta sperimentale, il regista singaporiano Yeo Siew Hua , dà seguito alla sua opera prima, In the House of Straw, diretta nel 2009, con un lavoro che ha sbaragliato il campo a Locarno vincendo il Pardo d'oro e per tutto il 2018 e per parte del 2019 puntualmente presente in un gran numero di Festival sparsi ai quattro angoli del globo, rinnovando sovente i trionfi dei Locarno.
Il lavoro di Yeo è un'opera ambiziosa, persino eccessivamente considerati i modelli cui inevitabilmente si è portati a confrontarla, probabilmente anche difficile perchè quello che inizia come un thriller sociale si trasforma lentamente ma inesorabilmente in un racconto onirico dalle tinte fosche  e pessimistiche piuttosto sfuggente; di sicuro però A Land Imagined è lavoro che riesce a colpire ed a imprimere qualche traccia indelebile in chi guarda.
Siamo a Singapore, la città-stato , modello quasi unico nel panorama mondiale , in cui liberismo e autoritarismo vanno a braccetto da anni , creando un binomio che ha fatto di questo paese, per molti versi una sorta di protettorato cinese almeno da punto di vista culturale, un prototipo di sviluppo forsennato.


Proprio questo sviluppo forsennato si è fondato, e a sua volta alimenta l'espansione, sul recupero del mare che viene trasformato in terra grazie alla colata di quantità enormi di terra proveniente dai paesi vicini dell'estremo oriente; in uno di questi cantieri nei quali trovano lavoro orde di operai clandestini provenienti dalla Cina continentale e dal resto dell'Asia, dapprima Ajit, lavoratore del Bangladesh e quindi il suo amico cinese Wang  scompaiono misteriosamente e a indagare sul caso c'è un detective che soffre d'insonnia, Lok e che ha il dono di vedere ciò che accade nel sogno.
Infatti come un sogno parte un lungo flashback che ci mostra Wang che si infortuna ad un braccio e viene messo a guidare un camioncino per spostare gli operai da un luogo ad un altro, anche lui soffre d'insonnia quando non è distrutto dal lavoro e passa il tempo in una sala giochi gestita da una misteriosa e oscura fanciulla (Mindy), dove entra in contatto attraverso un videogioco con un misterioso interlocutore; infine Wang troverà il cadavere di Ajit ma a quel punto si perdono le sue tracce.
E' la realtà o è il sogno di Lok? Gli eventi accaduti sono figli dell'attività onirica del poliziotto oppure sono accaduti veramente?

martedì 23 aprile 2019

A Balkan Noir ( Drazen Kuljanin , 2017 )




A Balkan Noir (2017) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Nina ed Oskar hanno perso la loro figlia durante una vacanza in Montenegro da cinque anni: l'uomo ha in qualche modo elaborato la perdita, la donna invece non riesce a farsene una ragione e spera ancora di ritrovare la ragazzina; Oskar cerca di svolgere una vita normale, Nina invece è schiava dei farmaci , della sua ossessione e delle sigarette che fuma quasi senza sosta.
Quando dal Montenegro un poliziotto la informa che forse ha trovato una pista investigativa che può portare a scoprire qualcosa sulla scomparsa della figlia, Nina parte senza indugio per i Balcani, insieme al marito Oskar che nutre invece dubbi sull'utilità di quel viaggio, anche perchè in lui la rassegnazione è ormai insediata stabilmente.
Giunti sul posto Nina apprende dal poliziotto Nikola l'identità dell'uomo sospettato, rintracciato grazie alla ossessiva tenacia con cui il poliziotto ha seguito il caso per tanti anni.
Per Nina, coinvolgendo anche Oskar, inizia così la tanto attesa operazione di vendetta.


A prima vista la trama e l'impianto di Balkan Noir appare fin troppo scontato e lineare, ed in effetti la storia in se stessa lo è, quello che rende l'opera del regista bosniaco trapiantato in Svezia interessante è invece la scelta di cercare di penetrare nella mente dei personaggi e seguire i loro percorsi tra vendetta e dolore , punizione e redenzione; inoltre a rinforzare la presenza praticamente perenne delle sigarette nel film , piccoli inserti con immagine ridotta di pubblicità del tabacco con tanto di immagini d'epoca che mostrano come sia totalmente cambiata in poche decine di anni la valutazione che si fa del vizio del fumo, allora quasi un segno distintivo di eleganza e nobiltà.
La figura di Nina si staglia su tutte, eroina maledetta votata ad una causa che intuiamo subito avrà pochissime possibilità di successo; una donna attanagliata dall'ossessione della vendetta che diventa sempre più grande man mano che si rende conto che ritrovare la figlia è solo una vana speranza.

lunedì 22 aprile 2019

The End of April ( Kim Kwangbok , 2017 )




The End of April (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Opera prima del regista e sceneggiatore coreano Kim Kwangbok, The End of April è un thriller psicologico ben dosato e che svolge egregiamente il suo lavoro nonostante qualche  momento poco convincente.
La storia, contorta quanto basta, potrebbe addirittura ingenerare qualche confusione proprio perchè non si riesce a focalizzare alla perfezione gli eventi che accadono e che solo il finale riesce comunque a chiarire gran parte dei dubbi.
La protagonista della storia è Hyeonjin una giovane che prende in affitto una camera in un tetro palazzo per preparare gli esami per l'accesso alla pubblica amministrazione; il palazzo, piuttosto decadente, buio e malmesso diventa sin da subito il protagonista occulto del film.
La ragazza infatti scopre che disabitato per una parte, lo stabile ospita personaggi perlomeno ambigui e strani: due ragazzini che giocano sulle scale buie e che si mostrano ostili, una vicina di casa con una figlia inquietante prossima a trasferirsi grazie alla promozione del marito, animali che circolano per i corridoi; insomma il palazzo decadente sembra nascondere qualcosa nelle sue viscere.


Con il procedere del racconto i personaggi si arricchiscono e si svelano, a cominciare dai gestori di un negozio , madre e figlio disabile, che mostrano la loro ostilità a Hyeonjin e che vengono trovati morti dopo qualche tempo; c'è anche una assistente sociale che abitò in quel palazzo anni prima , la cui comparsa in scena tende a ingarbugliare ancora di più la storia, ed infine c'è la giovane figlia della vicina, Joohee con la quale Hyeonjin stabilisce uno strano rapporto di fiducia-amicizia e protezione.
Il rapporto tra le due donne si sviluppa in tutta la fase centrale del film, portando alla luce i disagi della giovane, tra cui anche abusi sessuali, e una morbosa attenzione del ragazzo del negozio mentalmente disabile.

domenica 14 aprile 2019

Hagazussa [aka Hagazussa: A Heathen's Curse] ( Lukas Feigelfeld , 2017 )




Hagazussa: A Heathen's Curse (2017) on IMDb
Giudizio: 8/10

L'esordio alla regia di Lukas Feigelfeld è opera che non passa inosservata, facendoci immaginare per il trentatreenne viennese, ma di scuola cinematografica berlinese, un futuro radioso in cui il talento visivo del regista  potrà regalarci altre prove degne di nota.
Il titolo del film, che in qualche modo vuole essere fortemente evocativo riguardo alla storia narrata, rimanda ad una terminologia arcaica con la  quale venivano definite gli esseri femminili demoniaci.
La storia, ambientata nelle Alpi austriache durante il XV secolo con l'Europa flagellata dalla peste, racconta della piccola Albrun che vive con la madre in una baita di montagna ai margini del villaggio; sulle due incombe il sospetto, che per l'ignoranza e la grettezza dell'epoca equivale a certezza, di essere streghe e per tale motivo sono emarginate e fatte oggetto di riti anti-stregoneria. La morte della madre sotto i colpi della terribile epidemia di peste, lascia negli occhi della ragazzina il senso di terrore per la vita e per gli incubi che la accompagnano negli ultimi istanti di vita della donna.


Dopo 25 anni Albrun vive nella stessa baita con una figlia di pochi mesi, del cui padre non abbiamo notizie, ma che per la gente del posto è il perpetuarsi delle stigmate della stregoneria, tramandate dalla madre; ancora fatta oggetto di scherno ed insulti Albrun vive una vita quasi autistica in cui gli unici contatti sono quelli con le mammelle delle capre che munge per poi rivendere il latte;  quando una donna del posto, Swinda,  sembra voler sfidare l'ignoranza e la superstizione avvicinandosi ad Albrun  perpetrando invece un piano torbido e perverso, quest'ultima innesca un meccanismo di crescente paranoia e di trasformazione mediante il quale affermare se stessa in tutta la sua drammaticità; se strega non è Albrun, l'ignominia dei suoi compaesani, sembra scatenare i suoi istinti più turpi fino ad assimilare se stessa alla stregoneria.
Il finale potente e metaforico, sinistro e venato di malsano riesce a chiudere con sicurezza inaspettata una storia che prestava il fianco a molte possibili derive non tutte convincenti.

martedì 9 aprile 2019

Mirage [aka Durante la tormenta] ( Oriol Paulo , 2018 )




Mirage (2018) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

In una sera tempestosa del 9 novembre del 1989 , mentre tutto il mondo assisteva allibito alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione della Germania, Nico, un ragazzino di 12 anni , appassionato di musica, era testimone di una scena drammatica nella casa accanto e fuggendo via veniva investito mortalmente da una macchina.
25 anni dopo la casa che fu di Nico e della madre viene acquistata da una coppia con una figlioletta: Vera , David e la piccola Gloria; la donna scopre un vecchio televisore, una telecamera e una scatola contenente dei nastri video che mostrano Nico strimpellare con grande impegno la chitarra.


Qualche notte dopo, durante una tempesta la cui violenza rimanda ad una precedente di 25 anni( che coincidenza...), Vera si ritrova davanti al vecchio televisore acceso e con grande stupore dall'altra parte dello schermo c'è Nico col quale riesce ad entrare in contatto attraverso un misterioso canale spazio-temporale.
Vera che conosce la triste fine del ragazzino cercherà di cambiare il corso degli eventi per salvarlo, non sapendo però che così facendo sarà anche la sua vita ad esser cambiata in maniera drammatica.
C'è molto di classico e di vecchio nel nuovo film del talentuoso regista spagnolo Oriol Paulo che ha alle spalle due opere assolutamente degne di nota: la dissociazione spazio-tempo che consente i viaggi nel tempo, il destino che può essere modificato creando un effetto a valanga, i lunghi tunnel che si perdono nell'infinitezza del tempo sono argomenti che hanno sempre sostenuto la storia della cinematografia mondiale soprattutto in certi film a cavallo tra la fantascienza ed il viaggio nell'essenza del tempo e dello spazio.

domenica 7 aprile 2019

The Truth Beneath ( Lee Kyoungmi , 2016 )




The Truth Beneath (2016) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Dopo più di otto anni dal debutto come regista la coreana Lee Kyoungmi, uno dei personaggi più interessanti e versatili nel panorama cinematografico nazionale, torna dietro la macchina da presa nel thriller dalle tinte fosche The Truth Beneath, una storia apparentemente molto simile a tante di quelle che il fertilissimo cinema coreano produce ormai a getto quasi continuo, ma che dietro una parvenza di convenzionalità nasconde alcuni aspetti interessanti e abbastanza originali che fanno dell'opera un lavoro che si discosta dal tipico thriller, al punto che il film ha ricevuto svariati riconoscimenti soprattutto di critica.
La storia vede come protagonisti il brillante politico Jongchan in procinto di cimentarsi in una competizione elettorale cui offre il suo appoggio incondizionato la bella moglie Yeonhong, sempre al suo fianco ed impegnata essa stessa nella campagna elettorale del marito.


A pochi giorni dalle elezioni la figlia adolescente della coppia, Minjin , sparisce, dopo aver raccontato alla madre che si sarebbe trattenuta fino a tardi da una compagna di scuola per completare una ricerca scolastica ; all'inizio tutto appare come una ragazzata di una adolescente un po' testa calda , ma quando Yeonhong scopre che non esiste nè la compagna di classe nè lo studio che stavano facendo assieme, il sospetto che la giovane sia stata rapita diventa più tangibile; nonostante ciò Jongchan, da buon politico preoccupato della propria carriera, è restio ad avvisare la polizia per evitare che la notizia trapeli sulla stampa.
Yeonhong però venendo meno per una volta al suo ruolo di coniuge modello inizia a svolgere ricerche per conto suo trascurando la campagna elettorale del marito; le sue indagini alzeranno il coperchio sul solito pentolone che tiene nascosti segreti e verità degli adolescenti.
Il ritrovamento del corpo della ragazza uccisa e una pista suggerita dalla amica più cara di questa, porteranno Yeonhong a intraprendere una lunga strada apparentemente senza fine verso la verità, lungo la quale la donna lentamente ma inesorabilmente sentirà crescere in sè il senso di una vendetta paranoica da mettere in atto, in un finale che alternando numerosi colpi di scena si tinge di tinte cupissime.

venerdì 5 aprile 2019

Dead Souls / 死靈魂 ( Wang Bing / 王兵 , 2018 )




Dead Souls (2018) on IMDb
Giudizio: 8.5/10


La campagna anti-destra inaugurata da Mao sul finire degli anni 50 finalizzata alla detenzione e al recupero dei soggetti etichettati come destrorsi, spesso solo per avere espresso qualche opinione sull’operato di quadri di partito, è stata uno dei temi principali della filmografia di Wang Bing a partire dal 2007 con  Fengming, a Chinese Memoir, passando attraverso The Ditch, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2012, unica incursione del documentarista cinese nel cinema di finzione, seppur molto sui generis.
Dead Souls, che ha avuto la sua première a Cannes, è il ritorno ai documentari di durata oceanica ( oltre 8 ore ), che si pone come un ponte tra i due lavori citati, anche perché una gran parte delle centinaia di ore di filmati da cui Wang ha attinto per montare il film, risale a interviste e incontri avuti dal regista a partire dal 2005 fino al 2017.


Se Fengming era il magnifico ritratto di una donna assoluta protagonista come vittima della campagna del 1959 e in seguito anche degli eventi folli della Rivoluzione Culturale, che raccontava tra l’altro la triste fine del marito proprio nel campo di Jiabiangou nel Gansu che è l’occulto e terribile protagonista di Dead Solus, e The Ditch, più che un film , una ricostruzione storica di finzione della realtà del medesimo campo di rieducazione, quest’ultima titanica impresa di Wang è un completa, dettagliata raccolta di decine di testimonianze dei pochissimi sopravvissuti e, in qualche caso, di parenti stretti di prigionieri morti, costruita con una logica di pura documentazione storica relativa ad un periodo, quello appunto a cavallo tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60, di cui gran parte dei cinesi ignora l’esistenza, costituendo ancora oggi argomento tabù.
Wang incontra i protagonisti di quel dramma , spesso in periodi diversi a distanza di anni, scandendo di ognuno di loro le poche ma essenziali informazioni (età, provenienza, data di morte) e evitando quanto più possibile di interagire ponendo domande: la circa mezzora  di testimonianza di ciascun personaggio diventa quindi una lungo racconto, a volte confuso, altre lucidissimo e dettagliato di una esperienza che possiamo ben definire al di là di quelli che sono i limiti della dignità umana.

martedì 2 aprile 2019

Marlina the Murderer in Four Acts [aka Marlina,omicida in quattro atti] ( Mouly Surya , 2017 )




Marlina the Murderer in Four Acts (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Marlina è una giovane vedova che vive nella sua casa in piena campagna brulla e ingiallita in qualche posto dello sterminato arcipelago dell'Indonesia; per motivi affettivi o forse per mancanza di denaro che le consenta di dare una sepoltura dignitosa al marito, ne conserva la mummia gelosamente nell'ambiente più spazioso della umile casa in cima alle colline.
Un giorno, tronfio del potere che gli regala una società in cui la donna è di fatto un semplice oggetto tra le mani dell'uomo, si presenta a casa sua un bandito al cui seguito c'è una vera e propria gang che ha intenzione non solo di mangiare a casa della donne, ma anche di depredarla dei suoi animali e , non contenti di spassarsela con lei tutti assieme.
Marlina però è donna di spirito e di intelligenza vivida e riesce con la cena avvelenata  a farne fuori quattro, mentre al capobanda riserva una bella decapitazione proprio nel momento dell'orgasmo durante lo stupro; se ne salvano solo due in quel momento impegnati a portare via il bottino della razzia e che naturalmente cercheranno vendetta.


Marlina sistema la testa del bandito in una strana sporta e con essa al seguito inizia un viaggio per le brulle e desolate, ma bellissime , terre dell'isola in cui vive, alla ricerca di giustizia, ma anche di redenzione e di un inizio di una nuova vita: in sua compagnia una amica incinta che tarda a partorire, il fantasma decapitato del bandito che strimpella la chitarra e i sopravvissuti alla mattanza che le danno la caccia per recuperare la testa del loro capo.
Strutturato come un racconto a capitoli ( tira aria di Tarantino e non solo per questa scelta...) Marlina the Murderer in Four Acts è il terzo lavoro della apprezzatissima regista indonesiana Mouly Surya, che mette al centro della sua opera un personaggio femminile , contrapposto ad una società per molti versi quasi feudale, soprattutto nella provincia, in cui la figura della donna  ha un ruolo puramente di contorno, sia per motivi sociali sia per motivi religiosi ( l'Indonesia è il paese popolato da più musulmani al mondo).

Outrage Coda ( Kitano Takeshi , 2017 )




Outrage Coda (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Sette anni dopo il primo capitolo vede la fine la trilogia di Outrage di Takeshi Kitano, una fine sancita da una pietra tombale che è cinematografica e probabilmente anche personale, un punto d'arrivo cui il regista giapponese doveva giungere in un modo o in un altro.
La parabola finale di Otomo, ultimo eroe stanco di una organizzazione malavitosa che sembra avere ripudiato se stessa e i suoi codici, già iniziata con il capitolo precedente arriva all'ultimo atto: scampato alla faida tra le famiglie della yakuza , messo in un angolo e costretto a diventare una scheggia impazzita, l'alter ego di Beat Takeshi si è trasferito in Corea dove gestisce per conto del potente dottor Chang, un coreano con importanti attività anche in Giappone, un giro di locali notturni e di prostituzione.
Sin dalle prime battute Otomo mostra una venatura di stanchezza quasi un tratto crepuscolare nel suo trascorrere le giornate in riva al mare pescando, un uomo che appare più stanco che sconfitto, seppur ancora saldamente in sella e animato dallo spirito più autentico e tradizionale della yakuza.

Lo scontro con un boss di piccolo calibro della famiglia che gli ha dato la caccia e il successivo omicidio di un luogotenente del clan coreano, rigettano Otomo nella mischia: la famiglia Hanabishi , dopo aver sterminato il clan di Otomo, è spinta da uno spirito di egemonia che si traduce in comportamenti violenti e privi di qualsiasi scrupolo.
Nella stessa famiglia Hanabishi le faide interne stanno prendendo piede pericolosamente, alimentate dalla smania di potere dei vari rappresentanti, spesso faccendieri privi di scrupoli ,pronti a tradire senza batter ciglio, che quasi disprezzano le regole d'onore della organizzazione.
Per Otomo è giunto il tempo di tornare in Giappone e saldare i conti, nel vano tentativo di riaffermare una etica e una morale malavitosa ormai in disfacimento.
Nel finale del film è contenuta la sconfitta e al tempo stesso il trionfo di Otomo, la dura e tragica presa di coscienza che il mondo è cambiato in maniera irrimediabile e che posto per uomini come lui non ce ne è più.
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