Giudizio: 8/10
Dopo quasi dieci anni durante i quali si è cimentato in cortometraggi e documentari dalla forte impronta sperimentale, il regista singaporiano Yeo Siew Hua , dà seguito alla sua opera prima, In the House of Straw, diretta nel 2009, con un lavoro che ha sbaragliato il campo a Locarno vincendo il Pardo d'oro e per tutto il 2018 e per parte del 2019 puntualmente presente in un gran numero di Festival sparsi ai quattro angoli del globo, rinnovando sovente i trionfi dei Locarno.
Il lavoro di Yeo è un'opera ambiziosa, persino eccessivamente considerati i modelli cui inevitabilmente si è portati a confrontarla, probabilmente anche difficile perchè quello che inizia come un thriller sociale si trasforma lentamente ma inesorabilmente in un racconto onirico dalle tinte fosche e pessimistiche piuttosto sfuggente; di sicuro però A Land Imagined è lavoro che riesce a colpire ed a imprimere qualche traccia indelebile in chi guarda.
Siamo a Singapore, la città-stato , modello quasi unico nel panorama mondiale , in cui liberismo e autoritarismo vanno a braccetto da anni , creando un binomio che ha fatto di questo paese, per molti versi una sorta di protettorato cinese almeno da punto di vista culturale, un prototipo di sviluppo forsennato.
Proprio questo sviluppo forsennato si è fondato, e a sua volta alimenta l'espansione, sul recupero del mare che viene trasformato in terra grazie alla colata di quantità enormi di terra proveniente dai paesi vicini dell'estremo oriente; in uno di questi cantieri nei quali trovano lavoro orde di operai clandestini provenienti dalla Cina continentale e dal resto dell'Asia, dapprima Ajit, lavoratore del Bangladesh e quindi il suo amico cinese Wang scompaiono misteriosamente e a indagare sul caso c'è un detective che soffre d'insonnia, Lok e che ha il dono di vedere ciò che accade nel sogno.
Infatti come un sogno parte un lungo flashback che ci mostra Wang che si infortuna ad un braccio e viene messo a guidare un camioncino per spostare gli operai da un luogo ad un altro, anche lui soffre d'insonnia quando non è distrutto dal lavoro e passa il tempo in una sala giochi gestita da una misteriosa e oscura fanciulla (Mindy), dove entra in contatto attraverso un videogioco con un misterioso interlocutore; infine Wang troverà il cadavere di Ajit ma a quel punto si perdono le sue tracce.
E' la realtà o è il sogno di Lok? Gli eventi accaduti sono figli dell'attività onirica del poliziotto oppure sono accaduti veramente?
Lok si mette sulle tracce di Wang, incontra Mindy, che diventa una sorta di medium tra due realtà che sembrano non coincidere, e un finale per alcuni versi non troppo convincente rispetto allo svolgimento della trama e per altri tendente ad un velato ottimismo in contrasto con la cupezza complessiva del film, riesce a dare un senso, seppur non in maniera completa, alla storia .
Come detto all'inizio A Land Imagined inizia come un racconto sociale che sembra voler riflettere sull'essenza stessa di Singapore e sulle enormi contraddizioni nelle quali vive, si trasforma in un noir che scava nel torbido dello schiavismo moderno e approda al racconto onirico, introspettivo a tinte oscure.
L'ambizione enorme che Yeo mostra nel tentare di riuscire ad armonizzare i tre canoni fondamentali del film è la spiegazione stessa dei difetti che il film inevitabilmente mostra, essendo in troppe circostanze poco armoniosa la sintesi e la coniugazione tra i momenti diversi del film.
Nonostante ciò però il film ha il suo grande fascino, riesce ad ipnotizzare in più di una occasione, riesce ad essere efficace nella critica sociale, crea un clima ed una ambientazione da noir quasi classico anche grazie ai personaggi di Mindy e di Lok, ma soprattutto, nonostante i difetti che presenta proprio in questo ambito, la deriva onirica surreale, nella quale i due piani (realtà e sogno) rimangono in bilico, coincidenti a volte, divergenti più spesso e che si perpetuano nei personaggi di Lok e Wang, riesce a creare atmosfere che coinvolgono e che non possono non far venire in mente David Lynch e la sua teoria cinematografica del sogno.
Nel complesso Yeo dirige un film bello nelle sue imperfezioni e nel suo rimanere aperto nella conclusione, la descrizione della città è molto bella sia quando si guarda alla sua espansione che quando si rivolge alla sua storia; la fotografia, soprattutto nelle numerose scene notturne, riesce ad offrire immagini cariche di uno stile che sembra richiamare Wong Kar Wai; il cast è all'altezza soprattutto in Luna Kwok, di certo il personaggio più bello col suo carico di mistero e di ombre, e in Peter Yu, il detective che sembra essere il perno intorno al quale la storia si costruisce.
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