mercoledì 31 gennaio 2024

Il ragazzo e l'airone ( Hayao Miyazaki , 2023 )

 




The Boy and the Heron (2023) on IMDb
Giudizio: 9/10

Dieci anni dopo quello che doveva essere il lavoro d'addio, proposito per fortuna durato solo quattro anni, Miyazaki Hayao porta a termine  quello che può ben definirsi come una sorta di testamento spirituale cinematografico e personale: magari il Maestro ci regalerà ancora qualche lavoro, ma Il ragazzo e l'airone rimarrà probabilmente per sempre a imperitura memoria come il suo ultimo atto artistico, proprio perchè , pure essendo opera in alcuni tratti persino difficile e ostica, contiene sia un compendio del suo ideale cinematografico che un resoconto della sua esperienza personale e artistica.
Ispirato , ma in maniera molto labile, quasi esclusivamente come spunto, al romanzo di formazione giovanile  E voi come vivrete? scritto da Yoshino Genzaburo nel 1937, Il ragazzo e l'airone , ambientato in pieno periodo bellico , vede come protagonista Mahito, un adolescente costretto a rifugiarsi in campagna col padre dopo la dolorosa scomparsa della madre morta in un incendio; qui , in quella che era la magione di famiglia della mamma , vive la zia Natsuko, divenuta la compagna del padre da cui aspetta un bambino; il ragazzo non vive serenamente la situazione in cui si trova e oltre tutto trova opprimente il senso di protezione che su di lui instaura la zia che si prende cura di lui quando il padre è assente impegnato col lavoro nella sua fabbrica di componenti per aerei da guerra (chiaro rimando autobiografico del regista).



Mahito vorrebbe trascorrere le giornate vagando nel grande parco che circonda la villa che confina con una foresta fitta e che sembra nascondere una grande torre apparentemente in rovina, ma si trova sempre pedinato dalle governanti della casa e dalla zia stessa.
A perseguitarlo c'è anche uno strano e petulante airone cinerino che vorrebbe portarlo all'interno della torre promettendogli che lì avrebbe potuto incontrare sua madre defunta; quando la zia scompare e intenzionato a cercarla per salvarla, Mahito finalmente cede alle lusinghe dell'airone ed entra nella torre misteriosa: "fecemi la divina potestate" campeggia scritto sulla porta di questa austera e vetusta torre e oltrepassata, come Dante all'inferno, il ragazzo si ritrova in un mondo fantastico dove la realtà può assumere forme diverse, come ad esempio l'airone che altri non è che uno strambo personaggio umanoide che diventa il suo Virgilio in questo viaggio in un mondo abitato da vivi, da ancora non vivi e da morti, dove incontra la governante cui è affidato con cinquanta anni di meno, la mamma adolescente e dove tutto è regolato dalla volontà di un personaggio che scoprirà essere il suo prozio che costruì la torre , autentico deus ex machina di un mondo che vive su un labilissimo equilibrio armonico grazie ai poteri magici del prozio stesso, conferitigli da una pietra magica piovuta dallo spazio e che domina il mondo come un monolite kubrickiano.
Mahito secondo i voleri dello zio dovrebbe diventare il suo erede e mantenere quell'equilibrio che consente a quel mondo dove le anime transitano prima di poter nascere e diventare esseri viventi, dove esistono comunità di pellicani malvagi e di parrocchetti diligentemente inquadrati come una società organizzata , di poter continuare ad esistere nella sua armonia.
Sarà un viaggio che possiede la forza della metafora della crescita personale e del processo di formazione, del superamento del lutto e della presa di coscienza della propria esistenza al mondo; Mahito però vuole rimenare legato al mondo reale, quello imperfetto, dove imperversa la guerra, dove il dolore per una perdita è straziante, piuttosto che ad uno che si basa su  una labilissima armonia.

sabato 27 gennaio 2024

Monster ( Kore-eda Hirokazu , 2023 )

 




Monster (2023) on IMDb
Giudizio: 9/10

Quattro anni è durata la lontananza cinematografica di Kore-eda Hirokazu dal suo Giappone: l'esperienza francese prima e coreana poi , oltre a portare in dote il consueto bagaglio di premi e riconoscimenti, ha dimostrato come il regista sia stato capace di produrre due opere  apprezzabili, non cadendo nella trappola che troppo spesso, soprattutto per i registi asiatici, si è dimostrata l'esperienza all'estero e soprattutto in Europa.
Il Festival di Cannes, dove Kore-eda è abituale ospite, ha tributato a  Monster il Premio per la migliore sceneggiatura, scritta da Yuji Sakamoto, unica pellicola, insieme a Moborosi , la sua opera prima, in cui il regista non figura anche come sceneggiatore e dove ha ricevuto giudizi dalla critica positivi.
La storia, che presenta un tripartitura informale ma strutturalmente chiarissima e di cui parleremo poi, inizia con un incendio che divora un palazzo di una città di provincia giapponese, da un balcone una giovane donna e un ragazzino osservano e quest'ultimo chiede " se ad un uomo trapiantano il cervello di un maiale , è un essere umano o un maiale? " , stupita della domanda la donna chiede chi gli ha detto una cosa simile , e il ragazzo risponde che è stato un insegnante della scuola che frequenta.
In questo microscopico prologo e nelle parole del ragazzo c'è il centro della tematica che sta alla base di Monster.



Saori è la mamma di Minato, ragazzino che frequenta quelle che da noi sono le scuole medie, il padre del ragazzo è morto giovane ed il figlio vive ancora nel mito paterno, ma negli ultimi giorni la madre si accorge che Minato si comporta stranamente: è scontroso, silenzioso, tende ad isolarsi e soprattutto ha dei segni sul corpo che lascerebbero intendere a qualche percossa ricevuta, solo dopo numerose insistenze e di fronte a una mezza ammissione del ragazzo, Saori si convince che il figlio abbia subito maltrattamenti da un insegnante per cui si reca alla scuole per chiedere spiegazioni e di fronte all'ammissione molto formale da parte della preside, in presenza del presunto colpevole, Hori, appunto uno degli insegnanti della classe di Minato, Saori pretende una spiegazione che sia meno omertosa da parte della scuola, da parte loro gli insegnanti sostengono che Minato sia violento con alcuni compagni e che si comporti da bullo.
Appare subito chiaro insomma che la situazione è ben lungi dall'essere ben definita e molti dubbi permangono su come siano andate realmente le cose, anche in funzione delle testimonianze degli altri alunni della scuola; sta di fatto che Minato appare troppo spesso come un soggetto problematico e l'unico compagno che frequenta è Yori, un ragazzino mansueto dal sorriso intriso di tenerezza.
Quando si cominciano a profilare i contorni della storia che sembrano emergere da una fitta coltre di nebbia narrativa e che sembrano portare verso ipotesi inquietanti, torniamo da capo, all'incendio del palazzo , e quello che avevamo visto e ascoltato fino ad allora non era altro che la prospettiva di Saori; a questa seguirà , come un rewind programmato , la prospettiva del maestro Hori, e poi quella di Minato.
Quasi un thriller insomma, che però del thriller non ha nulla se non questo riuscitissimo , e tutto sommato anche abbastanza utilizzato, gioco di prospettive, di sguardi, di verità , di supposizioni che pone il film sotto una luce ben diversa da quella che si era strutturata nella prima parte.
Se la struttura filmica di Monster, sostenuta da una attenta e misurata , come sempre , regia di Kore-eda è un po' il cardine narrativo su cui si regge la storia, i contenuti dell'opera sono molteplici e ci offrono uno sguardo un po' diverso da parte del regista: non inganni il ricorso ad una storia di ragazzini e famiglie a pezzi che costituisce il marchio di fabbrica del cinema di Kore-eda perchè questa volta c'è dell'altro in Monster, una sorta di deriva annunciata , verso altre tematiche che siano anche innovative per il cinema del regista giapponese.
Cosa è dunque Monster? L'opera di Kore-eda è un film sulla diversità, sulla percezione di questa e sulla sua accettazione , individuale e sociale; spesso sentiamo dire nel film "Io sono il mostro" da uno dei due  ragazzini protagonisti della storia quasi ad esorcizzare l'epiteto che nasconde omofobia, razzismo, grettezza, ma soprattutto è il racconto di una lotta per scindere in maniera netta il binomio diversità-malattia, attraverso una critica sociale alla scuola e alla famiglia ; la prima per il suo patetico formalismo ( la scena degli incontri di Saori con il preside e gli insegnanti è al limite del surreale , pur tenendo in considerazione quanto i giapponesi siano legati alle loro ritualità sociali) la seconda per la sua forza destruente nel colpire i più giovani attraverso padri alcolizzati e storie di abbandono; la difesa della diversità contro il bullismo e la violenza diventa quindi anche la critica feroce del perbenismo e della omogeneizzazione della società.

lunedì 15 gennaio 2024

Perfect Days ( Wim Wenders , 2023 )

 




Perfect Days (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Nel 1983, fresco vincitore della Palma d'Oro alla Mostra di Venezia del 1982 con Lo stato delle cose e ormai divenuto uno degli esponenti di punta del Cinema Europeo che si proiettava verso la modernità, durante la lavorazione di Paris, Texas che gli regalò a sua volta nel 1984 la Palma d'Oro a Cannes, Wim Wenders intraprese un viaggio a Tokyo alla ricerca delle tracce cinematografiche di quello che lui ha sempre considerato come uno dei registi ispiratori della sua opera,  Ozu Yasujiro, morto circa vent'anni prima ;  attraverso la raccolta di interviste e colloqui con alcuni collaboratori del maestro giappomese, oltre che lunghe riprese che volevano rappresentare la vita frenetica che animava la capitale del Giappone, presentò due anni dopo, nel 1985 , il documentario Tokyo-Ga, , autentico appassionato omaggio ad Ozu e alla cultura giapponese in genere.
Oltre 40 anni dopo, giunto ormai alla soglia degli ottanta anni, peraltro ottimamente portati e con alle spalle una serie di grandi opere che ne hanno fatto una delle voci più importanti del Cinema contemporaneo, il regista tedesco ha intrapreso un nuovo viaggio in Giappone, idealmente quasi una chiusura di un cerchio iniziata appunto nel 1983 con un omaggio ulteriore ad Ozu, sebbene non esplicitamente dichiarato come fu per Tokyo-Ga.



Con Perfect Days, ricoperto da elogi e giudizi lusinghieri a Cannes dove è stato presentato e premiato, Wenders infatti decide di raccontarci la sua visione della vita , attraverso un uomo semplice che vive ogni momento con lo spirito di chi ha gli occhi e l'animo per vedere e sentire la bellezza di una esistenza fatta di piccole cose e di momenti di ispirazione: un classico personaggio alla Ozu, appunto, che attraverso il racconto della vita quotidiana ha mirabilmente immortalato la società giapponese a partire dagli anni tra le due guerre e i primi anni 60.
Hirayama (nome non scelto a caso per il protagonista...) è un uomo non più giovane, vive una vita solitaria e tranquilla nella sua casa tradizionale su due piani, lavora come addetto alle pulizie nei bagni pubblici di Tokyo e con senso civico tutto nipponico pulisce i bagni come se fossero quelli di casa sua; la sua è una esistenza dettata sempre dagli stessi gesti, gli stessi ritmi, una metodicità che gli fa ripetere quasi meccanicamente i gesti che scandiscono la sua giornata e il tempo che passa: la sveglia presto, anticipata dal rumore della ramazza che pulisce il marciapiede, il futon piegato ad arte e messo a posto, il segnalibro infilato tra le pagine , l'igiene personale , il taglio della barba, la vestizione , l'acqua alle piante, la colazione consumata alla macchinetta automatica proprio fuori casa e il furgoncino parcheggiato lì accanto nel quale appena sale inserisce una musicassetta; Hirayamo è un uomo vecchio stampo, sembra quasi che scientemente abbia deciso di vivere in una epoca che non è quella contemporanea: telefonino di quello con i tasti, niente digitalizzazione, musica ascoltata attraverso le cassette appunto, niente e-book ma il classico e frusciante libro di carta che ogni settimana cambia dopo averlo finito di leggere, e le sue letture sono Patricia Highsmith e Faulkner, bicicletta per muoversi, andare ai bagni pubblici o , in giorni stabiliti, al bar o al ristorante.
Insomma una metodicità che rende la sua vita tranquilla e sicura, priva di contrattempi, per lo meno fino a quando il mondo che ruota intorno a lui, e che non sembra avere la classica e proverbiale caoticità che contraddistingue sempre nel Cinema Tokyo, così come la aveva descritta Wenders stesso in Tokyo-Ga, non porta qualche imprevisto sia esso un misterioso giocatore col quale inizia una partita su un foglietto di carta lasciato in un bagno, oppure una chiusura improvvisa del bar, o l'arrivo della nipote, una giovane che si rifugia da lui dopo essere scappata di casa.

lunedì 8 gennaio 2024

Foglie al vento ( Aki Kaurismaki , 2023 )

 




Fallen Leaves (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Sei anni dopo il suo ultimo lavoro  Aki Kaurismaki presenta a Cannes Foglie al vento, aggiudicandosi il Premio della Giuria e risultando uno dei film più osannati dalla critica; anche con quest'ultima opera il regista finlandese sembra confermare la tendenza emersa nell'ultimo ventennio a diradare le uscite delle sue pellicole, attese sempre con grande partecipazione della folta schiera di estimatori di tutto il mondo: tutto ciò non deve stupire perchè Kaurismaki dietro alcuni tratti dei suoi racconti che sembrano sfiorare il surreale, ha la straordinaria capacità di saper raccontare delle storie cariche di umanità e di compassione analizzando i destini umani all'interno della società.
In Foglie al vento abbiamo come protagonisti una donna, Ansa, che lavora in un supermercato, conduce una vita quasi monacale salvo qualche rara uscita con due colleghe in qualche balera di terz'ordine, ancora spera di trovare l'amore sebbene ormai non può dirsi certo più una giovincella e inorridita dall'idea di dover buttare i cibi in scadenza nel negozio non si tira indietro quando qualche poveraccio viene a fare l'elemosina presso i secchi della spazzatura nè tanto meno di portarsi a casa qualche alimento per la cena, motivo questo che le causerà il licenziamento.



Dall'altra parte abbiamo Holappa, un operaio ubriacone, anch'esso una anima sola , che in seguito ad un incidente sul posto di lavoro viene licenziato perchè trovato positivo all'alcool test; anch'esso frequenta le balere in cerca forse di qualche avventura o forse di qualcosa di più profondo o semplicemente di un po' di calore umano che riempia la sua solitudine.
In uno di questi locali i due si incrociano e si notano , per poi ritrovarsi qualche giorno dopo, vanno al cinema , ma poi lui perde il numero di telefono di lei e quindi sarà solo il caso a farli rincontrare e frequentare.
Una banale storia d'amore tra due disperati? No, perchè dietro l'incontro tra Ansa e Holappa c'è molto di più, c'è una poetica ermetica ma al tempo stesso luminosissima ed emozionate, c'è un destino che compare come un refolo di vento che si porta via un bigliettino oppure come un cagnolino che va a riempire le serate solitarie di Ansa, oppure un tram sferragliante che sembra volere spezzare un amore che nasce.
Ma soprattutto c'è un ritratto di umanità folgorante, intimo e al contempo grandioso, una storia piccola ricca di silenzi con pochi gesti dalla quale però emerge una forza propulsiva grandiosa; c'è una umanità di presunti perdenti che sembrano essere respinti dall'ambiente sociale in cui vivono, sui quali incombe la perenne crisi economica, la precarietà del lavoro e la guerra in Ucraina che riempie i giornali radio.

domenica 7 gennaio 2024

May December ( Todd Haynes , 2023 )

 




May December (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Ispirato ad un fatto realmente avvenuto nel 1997 in America in cui una donna matura fu accusata e processata per aver stretto una relazione illecita con un minorenne di 12 anni, sceneggiato da Samy Burch su un soggetto dello stesso e di Alex Mechanik, May December ( modo di dire tipicamente americano ad indicare una coppia in cui esiste una grossa differenza di età) segna il ritorno al cinema di finzione di Todd Haynes dopo la parentesi documentaristica del 2021 sui Velvet Underground, uno dei gruppi musicali storici della scena rock a partire da metà degli anni 60.
Siamo a Savannah nel 2015 , la scena iniziale del film ci mostra una classico spaccato di vita americana: barbecue nel giardino, hot dog che cuociono, le donne che finiscono di preparare da mangiare, il drink che accompagna le chiacchiere; Gracie è la padrona di casa, una donna ancor bella nonostante ormai l'età cominci a lasciare dei segni,  il marito Joe che armeggia al barbecue è molto più giovane di lei; la coppia ha anche tre figli, uno al college e altri due gemelli che debbono ottenere il dipoloma di high school a breve.
Un quadro molto famigliare, convenzionale, tipico di quell'America della mid class che tante volte vediamo rappresentata nei film.
In effetti però , e questo lo veniamo a sapere subito, la coppia suscitò uno scandalo clamoroso quasi vent'anni prima quando lei, allora ultratrentenne e sposata con un figlio intraprese una relazione sessuale con Joe, allora tredicenne e compagno di classe del figlio; lei finì addirittura in galera dove partorì il primo figlio della coppia che da allora aveva vissuto insieme e si era sposata.



A ridestare l'interesse per questo caso che tutta l'America seguì morbosamente è l'arrivo di Elizabeth , una nota attrice hollywoodiana, designata ad interpretare Gracie in un film di prossima produzione proprio sul fatto che suscitò scandalo venti anni prima, intenzionata a studiare e conoscere la donna per poter al meglio interpretarla.
Gracie, seppur con formale gentilezza, non mostra particolare simpatia per l'attrice , temendo forse che la sua figura possa venire in qualche modo stravolta nel film, e ancor più diventa meno cordiale quando scopre che Elizabeth cerca di intrufolarsi nella sua vita andando a raccogliere informazioni dal suo datore di lavoro dell'epoca , un proprietario di un negozio per animali, dove i due consumavano i loro incontri, dal primo marito, dall'avvocato che la difese al processo e , grazie ad un incontro casuale , dal figlio avuto da Gracie nel primo matrimonio, un musicista un po' sui generis e tutt'altro che equilibrato.
Naturalmente anche Joe entrerà nell'"indagine" che Elizabeth ha messo in piedi, e sarà colui che maggiormente lascerà intendere quanto quella esperienza abbia cambiato la sua vita in maniera irreversibile.
Il film dopo avere messo in tavola le carte (quindi non ci sono misteri da scoprire o enigmi da svelare) inizia un lento percorso che ruota intorno ai personaggi, utilizzando la figura di Elizabeth come una sorta di esploratore che con la sua indagine a scopo professionale porta però lentamente ma inesorabilmente a galla molte cose sepolte e nascoste nel passato dei vari personaggi, e al contempo ci mostra la stessa Elizabeth sempre più interessata alla coppia stavolta non più soltanto per un aspetto professionale, quanto per una sorta di attrazione magnetica in un gorgo in cui il concetto di potere, di sottomissione, di menzogna e di manipolazione, di rimosso, di rancore sopito crea una miscela rimasta sotto traccia per tanto ma pronta ad esplodere (come in un certo senso avverrà...).

sabato 6 gennaio 2024

In Water ( Hong Sangsoo , 2023 )

 




In Water (2023) on IMDb
Giudizio: 7/10

E' dal 2017 che il regista coreano  Hong Sangsoo , con puntualità incrollabile , presenta i suoi ormai abituali due film a stagione, tutti rigorosamente attraverso gli schermi dei maggiori festival europei, soprattutto quello di Berlino, spesso e volentieri ricambiato da premi e riconoscimenti vari.
E' vero che Hong è sempre stato uno dei meno "coreani " tra i registi del suo paese per le chiare influenze subite soprattutto dagli autori francesi della Novelle Vague, ma altrettanto vero è che ormai gode in Europa di grande stima e di una larga schiera di aficionados che attendono i suoi nuovi lavori come un appuntamento fisso dell'annata cinematografica.
In Water è il primo dei due film diretti quest'anno da Hong, presentato alla Berlinale, mentre qualche mese dopo a Cannes si è potuto vedere il secondo film dell'annata , In Our Days; e come spesso avviene, nonostante sembri raccontare sempre la stessa storia e nello stesso modo, questo lavoro mostra svariati aspetti nuovi sia dal punto di vista narrativo che tecnico.



L'aver ridotto la durata del film a poco più di un'ora, quasi quella di un mediometraggio, l'aver scelto un racconto ancor più minimalista del consueto e soprattutto l'avere optato per una scelta tecnica di ripresa che ha condizionato anche il suo abituale stile, possa quasi far pensare ad un viraggio verso un cinema più sperimentale, di fatto alla fine del film ci troviamo sempre di fronte alle riflessioni sul ruolo del cinema e dei suoi protagonisti, regista in primis.
Il racconto si svolge nell'arco di pochi giorni in una località balneare dove un attore che vuole cimentarsi nella regia e la sua mini troupe composta da una attrice e da un operatore alloggiano nell'attesa di girare qualcosa che però il regista non sa ancora cosa  possa essere; per trovare ispirazione i tre girovagano per le strade e lungo il mare aspettando l'ispirazione del regista, guardano i muri a secco, osservano l'ambiente che li circonda, passeggiano in riva al mare, ipotizzano come potrebbero essere le riprese in base alla lucee alle ombre.
Da buona troupe squattrinata il regista non può permettersi altro che cibi da asporto o pizze, mancano persino le proverbiali bevute di soju, ma non mancano invece le discussioni sul cinema e sul ruolo del regista e dell'attore; finalmente una mattina il regista nel vedere una ragazza che raccoglie immondizia dagli scogli ha la giusta ispirazione e così il giorno dopo si può girare la scena.
Se nella sostanza In Water prosegue nell'ormai interminabile riflessione di Hong sulla figura del regista e sul cinema in generale che prosegue da decenni, nella quale è chiarissimo il riferimento autobiografico, è anche vero che soprattutto dal punto di vista tecnico il film presenta della novità che meritano di essere interpretate: in alcune scene, tipicamente a quadro fisso come è tipico in Hong, soprattutto in esterni, le immagini appaiono sfocate, creando quello trano fenomeno come se si guardasse da dentro l'acqua quello che c'è fuori; in conseguenza di ciò le zoommate tipiche del cinema del regista coreano sono ridotte proprio in considerazione di questa scelta di ripresa.
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