giovedì 26 ottobre 2023

Rapito ( Marco Bellocchio , 2023 )

 




Kidnapped (2023) on IMDb
Giudizio : 8/10

L'inesauribile verve cinematografica sostenuta da una vitalità sorprendente per un uomo che ha comunque superato già da un po' la soglia degli ottanta anni e che ha alle spalle ben 27 lungometraggi, più una decina di documentari, di cui 12 negli ultimi 23 anni, all'invidiabile ritmo di uno ogni due anni, fa di Marco Bellocchio uno degli autori italiani più longevi oltre che più stimati, capace di offrire ancora sprazzi di Cinema potente e vitalissimo.
L'ultima fatica, presentata alla rassegna di Cannes di quest'anno, è opera che rimane ben salda nei canoni ormai ben delineati del Cinema di Bellocchio, a conferma di una rigorosa coerenza da parte del regista , che contribuisce a farne una delle voci più alte del cinema europeo e mondiale.
Ispirandosi liberamente ad un testo di Daniele Scalise del 1996 ( prontamente ristampato), dal titolo Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa, Bellocchio mette in scena un'opera dallo spessore robusto, durissima , senza indugiare però in facili orpelli, e che soprattutto, mostra la modernità del suo cinema ( di cui parleremo dopo) nell'affrontare una storia che dimostra come l'intolleranza, l'integralismo e l'ottusità abbiano avuto già a partire dai secoli passati un ruolo fondamentale nella società civile.



Il fatto, realmente accaduto a metà del 1800 ha per protagonista un bambino ebreo , sesto genito di una famiglia di Bologna, il quale avendo subito un battesimo improvvisato da parte della  serva che vedendolo malato e temendone la morte col successivo approdo al Limbo, come la Chiesa ha sempre paventato per i neonati non battezzati, viene rapito all'età di sei anni dai gendarmi pontifici, dietro soffiata all'Inquisitore da parte della serva stessa, tipico esempio di cattolica becera, baciapile e ipocrita,  per una manciata di denari; naturalmente il tutto nella perfetta osservanza delle leggi clericali (ricordiamo che Bologna all'epoca faceva parte dello Stato Pontificio) da parte dell'alto prelato capo dell'Inquisizione: un battezzato infatti secondo la legge deve avere una educazione cristiana lontana dalle diaboliche superstizioni giudaiche.
Il ragazzino viene quindi trasferito a Roma dove nel collegio riceverà l'indottrinamento e , visto che l'opinione pubblica di tutta Europa aveva mostrato il suo sdegno per l'accaduto, Pio IX, già in evidente difficoltà politica, divenne il protettore personale del ragazzino, a sottolineare l'inviolabilità della legge , diretta emanazione di quella divina.
La storia del ragazzino Edgardo solcherà gli eventi storici di quegli anni, fino alla breccia di Porta Pia e alla unione d'Italia e alla morte di Pio IX, dopo un regno pluridecennale, per approdare ad un finale che suona come resa dei conti con la sua famiglia e con le sue origini, dimostrazione di una violenta coercizione psicologica e morale imposta dalla religione quando essa guarda più alla sacralità del suo essere che alla profondità dell'essere umano.
Bellocchio, lo sappiamo bene, è sempre stato sin dall'inizio della sua attività di regista molto critico con la religione e con l'autorità ecclesiastica, lasciando in secondo piano la vera essenza filosofica della religione e la presenza del divino, molto più interessato a dimostrare la violenza, il sopruso, la cattiveria e l'immoralità (intesa in senso umanistico) dell'applicazione della legge da parte dell'istituzione ecclesiastica: un mangia preti, come si sarebbe detto un volta, semplicemente una persona che semmai aspirerebbe eventualmente ad un rapporto più diretto con Dio, piuttosto che mediato da personaggi di dubbia moralità e di scarsissima apertura mentale.

giovedì 19 ottobre 2023

Mon Crime - La colpevole sono io [aka The Crime Is Mine] ( François Ozon , 2023 )

 




The Crime Is Mine (2023) on IMDb
Giudizio: 7/10

Ancora relativamente lontano dalla fatidica soglia dei 60 anni, Francois Ozon si afferma in maniera definitiva come uno dei più prolifici registi , grazie ai suoi 22 lungometraggio e ad un'altra ventina di corto e mediometraggi; il paragone viene quasi spontaneo con l'inarrivabile Hong Sangsoo che del più prolifico del mondo tiene ben stretta la palma. 
La cadenza annuale che sembra essere diventata un metronomo cinematografico per il regista parigino porta persino a situazioni per cui questo Mon Crime, presentato all'ultimo Festival di Cannes esce nelle sale ben prima del penultimo lavoro, quel Peter Von Kant che porta la data del 2022 e che invece vede la luce nelle sale italiane in questi giorni: situazione che molto spesso capita ai registi più prolifici oltre che più stimati, quale è appunto Ozon.
Mon Crime, film che in tutto e per tutto è un lavoro votato ad un femminismo, magari un po' snob , ma certamente sentito e attuale, rimanda per molti aspetti ad altri lavori di Ozon ( Potiche e 8 Donne e un mistero) in cui questi esplora con occhio divertito e curioso il mondo femminile.


In Mon Crime sebben lo sguardo rimanga apparentemente leggero e sostenuto da toni francamente da commedia classica alla francese, la tematica è però ben più sostanziosa: strascici del metoo, la violenza ( soprattutto psicologica) sulle donne,  la riflessione morale sulle attenuanti di fronte al sopruso subito e vendicato con la forza, la denuncia di una ambiente dello spettacolo ben poco propenso a dare una possibilità a tutti se non dietro qualcosa di utile di rimando.
Mom Crime si apre con una scena che per molti versi sembra derivare da un   prologo chabroliano o da racconto alla Maigret: Parigi, anni trenta, vediamo una giovane donna fuggire sconvolta da una lussuosa casa con splendido giardino; nel frattempo in un'altra casa , una catapecchia più che altro, vediamo un'altra giovane donna alle prese con un omaccione venuto a reclamare il pagamento degli affitti arretrati: le due ragazze si ritrovane nella catapecchia ed il film costruisce così il filone principale.
Madeleine è una giovane attrice, neanche tanto talentuosa, alla ricerca di una parte che possa avviarla alla professione e che ha appena subito l'assalto del solito produttore predatore, ha una specie di fidanzato che però ben si guarda dal rendere pubblica la loro relazione pena l'avversione della ricchissima famiglia; Pauline è la sua amica del cuore ( e forse anche qualcosa di più...) con cui condivide l'appartamento, avvocatessa alle prime armi in cerca di qualcuno da difendere per guadagnare qualche soldo.
Un quadro ben delineato in brevi passaggi da Ozon: due giovani donne in cerca di affermazione che debbono scontrarsi con un mondo di squali e maschi cinici.
Quando Madeleine viene accusata di avere ucciso il produttore nella sua villa per trafugare denaro, la ragazza dapprima insorge dichiarandosi innocente, ma poi anche dietro consiglio dell'amica avvocata confesserà il crimine, dando il via ad una poderosa ascesa nell'olimpo del cinema, grazie anche ad un processo, in cui viene assolta perchè la sua è stata leggittima difesa, che la porta all'attenzione di tutto il paese.

mercoledì 18 ottobre 2023

El Conde ( Pablo Larrain , 2023 )

 




El Conde (2023) on IMDb
Giudizio: 8/10

Augusto Pinochet è vivo, il 10 dicembre del 2006 ha solo inscenato l'ennesima finta morte, come fa ormai da 250 anni; sì, perchè quello che abbiamo conosciuto come uno dei personaggi più abietti che il XX secolo abbia prodotto, altro non è che un vampiro, venuto al mondo da un'altra vampira ( non vi dico chi è perchè è il colpo di scena più entusiasmante del film) poco prima della Rivoluzione Francese; da personaggio abominevole quale è ha sempre vissuto sulle spalle di qualcuno appoggiando i più efferati criminali incontrati nella sua lunga vita.
Ora , imbolsito e invecchiato, vive in una landa desolata all'estremo sud del Cile, in un complesso di ville diroccate , con accanto la prode moglie ed il fedele maggiordomo cosacco, stanco e deciso a porre fine alla sua esistenza semplicemente astenendosi dal nutrirsi del sangue e dei cuori ancora pulsanti estratti da corpi umani che lo hanno mantenuto in forma per secoli.
Venuti a conoscenza di questa decisione del padre i cinque figli si radunano presso di lui semplicemente per mettere in atto ai danni della propria famiglia quello che hanno sempre compiuto nei confronti del loro paese: rubare , imbrogliare e scovare i tesori nascosti.



Ospite inattesa della congrega una giovane suora, esperta in esorcismi , inviata dalle autorità per sanare il corpo di Pinochet ritenuto posseduto, e sotto sotto per rimediare qualcosa anche per la Chiesa, storica fiancheggiatrice del dittatore cileno.
Ed è così che dopo 17 anni di attività alla regia col decimo lavoro Pablo Larrain affronta in maniera quasi psicoanalitica colui che era stato il fulcro della trilogia informale sulla dittatura cilena , rimasto però sempre dietro le quinte  quasi a voler amplificare quella parte subdola del potere di Pinochet , il quale non ha mai formalmente ammazzato nessuno nè tanto meno torturato o fatto sparire.
Compie questa operazione, il regista cileno, nell'unica maniera in cui poteva farlo dimostrandosi credibile (ricordiamo che Larrain viene da una famiglia di personaggi politici conservatori appartenenti ad un partito che in varie circostante non prese le distanze a pieno da Pinochet): non considerando minimamente il biopic, come invece aveva fatto, seppur in maniera atipica, nei lavori precedenti incentrati su due tra le donne più importanti e influenti del XX secolo, Jacqueline Kennedy e Lady D ma affidandosi ad un intreccio di stili variegati quali l'horror , la commedia, il dramma e soprattutto la satira politica carica di allegorie, quasi nel tentativo di voler metabolizzare in maniera sarcastica 17 anni di profonda oscurità che hanno segnato per sempre la vita del Cile e dei suoi abitanti.
Inutile spiegare perchè Larrain ci racconti un Pinochet vampiro, essere che per antonomasia vive nutrendosi di altre persone e che , nel caso del dittatore cileno, non disdegna neppure dei bei frullati di cuore umano, ottimi corroboranti per mantenersi in forma; quello che invece colpisce maggiormente è la scelta di rappresentare il dittatore come un essere ignobile alla stregua di un miserabile ladro e affamatore, accumulatore di ricchezze infinite ottenute sulle spalle di un paese intero e con la complicità dei suoi compari americani e inglesi; toglie al personaggio insomma quella aura di Storia che inevitabilmente, seppur solo nell'esercizio del  male, potrebbe presentare, per ridurlo ad un mero delinquente che solca i secoli con il medesimo modo di agire, presentando così anche il suo concetto di rapporto tra il potere ed il tempo.

giovedì 12 ottobre 2023

Oppenheimer ( Christopher Nolan , 2023 )

 




Oppenheimer (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Come tutte le opere di Cristopher Nolan, anche Oppenheimer , ultima fatica incentrata sulla figura dello scienziato americano considerato il creatore della bomba atomica che fu utilizzata sul finire della guerra sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, ha suscitato una mole di reazioni se possibile ancora più voluminosa di quanto avvenga normalmente per i suoi film; il motivo va chiaramente ricercato nel fatto che siamo di fronte ad un biopic, seppur molto sui generis, genere mai utilizzato dal regista finora nelle sue pellicole, e soprattutto perchè l'opera inevitabilmente apre un vasto dibattito sul tema legato alle armi nucleari e alla guerra, argomenti piuttosto attuali, e sull'eterno dibattito su quello che deve essere il ruolo della scienza nell'ambito della società e dei rapporti politici.
Il personaggio di J.Robert Oppenheimer di per sè si presta ad una disamina della sua figura che oscilla tra la genialità e la contraddizione, tra chiari e oscuri lati della sua personalità , tra ambizione e tormenti legati alla sua attività di fisico con simpatie comuniste che accetta però di dirigere il Progetto Manhattan che deve portare alla costruzione della prima arma di distruzione di massa costruita dall'uomo.
Verrebbe da dire un personaggio  costruito ad arte per il cinema di Nolan, sempre improntato ad "eroi" dilaniati dentro se stessi, dai quali emergono conflitti interiori laceranti.
Considerare però Oppenheimer come un biopic classico sarebbe un errore imperdonabile: Nolan comunque non rinuncia ad alcuni dei suoi capisaldi cinematografici per costruire un'opera per certi versi monumentale, della durata di tre ore , e che comunque qualche falla la presenta , soprattutto  per alcune scelte narrative di cui parleremo in seguito.



Il concetto di tempo, tanto caro a Nolan, che costituisce quasi sempre nelle sue opere il substrato sul quale la trama e la storia si costruiscono e si sviluppano, è comunque tenacemente presente anche nel suo ultimo lavoro: infatti abbiamo tre piani temporali ben individuati , cui va aggiunto un prologo che ci inquadra il protagonista da giovane: gli anni del progetto Manhattan e della sua drammatica conclusione con le bombe sul Giappone , una sorta di processo-farsa contro lo scienziato nel primo dopo guerra alimentato tra l'altro dal maccartismo incalzante, scatenato dal suo rifiuto di procedere oltre negli esperimenti che dovrebbero portare alla costruzione della bomba ad idrogeno, e una audizione  di Lewis Strauss, ex direttore della agenzia per le armi nucleari che di fatto arruolò Oppenheimer, in procinto di assumere la carica di Segretario per il Commercio nel 1959.
Un lasso di tempo di una quindicina di anni, attraverso i quali Nolan fa scorrazzare la sua storia, utilizzando il colore e un bianco e nero molto classico ed elegante, ovviamente evitando quei twist acrobatici di Interstellar o di Tenet , ma ponendo comunque l'attenzione su quello che è il concetto di tempo e del suo ruolo di involucro degli avvenimenti.
Se come è ovvio il nucleo centrale dell'opera è la figura dello scienziato, è chiaro che le tematcihe presenti , più o meno legate alla figura del protagonista, assumono un ruolo fondamentale , al punto di far deragliare spesso il racconto dai binari del biopic classico, cosa cui Nolan ha probabilmente mirato sin dall'inizio del film quando ad esempio ci mostra le insicurezze e le paure  del giovane Oppenheimer.
A riportarci sulla storia in senso stretto sono le presenze di Einstein e di Bohr, di Fermi e di Heisenberg, lo sforzo di Oppenheimer di introdurre la fisica quantistica negli studi universitari, tutti gli eventi che segnarono il Progetto Manhattan , gli esperimenti a Los Alamos culminati con la prova generale, le vicende personali del fisico; ma tutto rimane in sottofondo nel momento in cui Nolan decide di penetrare maggiormente la figura del protagonista.
Esiste in Oppenheimer una sorta di sottile filo conduttore filosofico che sembra sconfinare nella psicoanalisi nel momento in cui le mille contraddizioni che albergano in lui si appalesano : il punto di svolta, costruito con una scena magistrale da parte del regista ( e che rimanda inevitabilmente alla lunga scena dell'inizio del male di natura umana, magnificamente costruita da David Lynch nell'ottava puntata della terza serie di Twin Peaks), sono gli attimi che seguono l'esperimento compiuto nel deserto di Los Alamos, trasformati , grazie alla sua maestria nel manipolare il tempo  in un dilatato inciso quasi onirico ( o orrorifico): "Sono diventato Morte, il distruttore di mondi" è la frase che, fosse realmente quello il momento o altro, come alcune cronache riportano, in cui la abbia pronunciata , è il nucleo centrale della vicenda personale del fisico americano , l'attimo in cui le numerose contraddizioni che permeano la sua personalità esplodono senza freno.
Rifacendosi ad una citazione contenuta nel Bhagavadgita (Canto di Dio) , testo sacro indù scritto in sanscrito, lingua che il fisico conosceva e cultura che in qualche modo abbracciava, Oppenheimer trova giustificazione sull'utilizzo della atomica e sulla strage che ne consegue , come se facesse parte di quel disegno divino che nel testo indù viene raccontato , assumendo le vesti del valoroso guerriero Arjuna, che pur di essere fedele alla legge divina è disposto ad uccidere parenti ed amici.
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