giovedì 16 marzo 2023

Peter Von Kant ( François Ozon , 2022 )

 




Peter von Kant (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Nel 1972 Rainer Werner Fassbinder presentava al Festival di Berlino la versione cinematografica di una sua opera teatrale, rimasta fino ad allora inedita; il regista viveva in quegli anni la fase più prolifica della sua carriera e Le lacrime amare di Petra Von Kant fu accolto con grande favore dalla critica, soprattutto da quella fetta che lo aveva eletto a cineasta di culto, nonchè artefice della rinascita del cinema tedesco.
50 anni esatti dopo il Festival di Berlino del 2022 decide di omaggiare il regista in occasione del quarantennale della morte, aprendo la rassegna con il tributo di François Ozon a quello che è stato  uno dei suoi punti di riferimento culturali cinematografici: Peter Von Kant è infatti una straordinaria operazione che omaggia l'opera e l'uomo e al tempo stesso lo stesso Ozon che già nel 2000 agli albori della sua carriera aveva indicato Fassbinder come uno dei suoi pilastri di riferimento mettendo su pellicola Gocce d'acqua su pietre roventi, testo del regista tedesco.
Con la lettura personale  di quella che è stata anzitutto una opera teatrale, il regista francese, modifica e manipola qualche ingranaggio per rendere il testo ancor più vicino a se stesso, senza però comprometterne la forza drammatica che contiene, costruendo un processo di identificazione opera-autore che alla fine risulta molto ben riuscito e ricco di riferimenti.



La storia raccontata, a parte piccole variazioni quale il cambio di genere dei protagonisti e una certo alleggerimento delle atmosfere da dramma da camera teatrale, rimane fedelissima all'originale, raccontando una storia d'amore omosessuale intrisa di passione , follie e autodistruzione  attraverso la figura del protagonista Peter Von Kant.
Quest'ultimo è un regista affermato (altra variazione, non casuale, del testo) ,  artefice di una vita eccessiva, fatta di rapporti amorosi non sempre appaganti, padre di una figlia nata da un matrimonio fallito, vive a Colonia ( dove però si parla francese...) insieme ad un suo tuttofare che subisce silenziosamente le stranezze e le vere proprie angherie del protagonista.
La sua attrice feticcio (una sorprendentissima Isabelle Adjani) gli presenta un giovanotto magrebino del quale Peter si infatua a prima vista, da poco giunto in città in cerca di fortuna; tra i due nasce una relazione che appare subito sbilanciata e che consente comunque al ragazzo , Amir Ben Salem ( rammentiamo il nome perchè non è un caso che sia quello...), di poter entrare trionfalmente nel mondo del cinema.
La relazione amorosa che scivola sempre più verso la fine, contribuisce a portare Peter sull'orlo del baratro consumato dal dolore e dalla sua tendenza all'autodistruzione, professionale e personale.
E' già chiaro con leggendo queste brevi note sinottiche che l'aderenza al testo e alla versione cinematografica di Fassbinder non è completo, ma ogni modifica che Ozon ha introdotto è perfettamente funzionale a far sì che il suo lavoro non sia solo un omaggio all'ingegno letterario e cinematografico di Fassbinder, ma un tributo al regista stesso che Ozon tenta di compenetrare nell'opera stessa fino al punto che non si riesce quasi a valutare se il centro della pellicola sia la storia di Peter Von Kant oppure la figura del regista stesso.
D'altronde molte scelte conducono verso il concetto di sovrapposizione e fusione tra opera e autore: anzitutto una somiglianza fisica notevole tra Peter Von Kant ( un bravissimo Denis Menochet ) e Fassbinder, oltre che uno stratificarsi della loro attività di registi di successo; la vita piena di eccessi del protagonista che richiama quella altrettanto tumultuosa di Fassbinder, il cognome scelto per il giovane amante Amir, Ben Salem, che è lo stesso di uno degli amanti del regista, con una storia molto simile a quella del corrispondente personaggio, conclusasi con un suicidio in circostanze drammatiche e che lasciò Fassbinder disperato, nonostante il tentativo di tenergli nascosta la notizia per diverso tempo; l'omaggio del regista per il suo amante di anni prima fu la dedica della sua ultima opera Querelle de Brest.
Sembra quasi di assistere ad una versione cinematografica della vita di Fassbinder piuttosto che ad un remake di una sua opera tanta è l'aderenza tra il testo ed il personaggio, ma Ozon non cade del tranello del trionfo didascalico, prende posizione davanti al racconto e al suo fluire, utilizza spesso riprese da fuori la grande finestra che domina nel salone della casa, quasi ad incorniciare le immagini, rendendosi così lui stesso spettatore e ci offre una versione del testo più "cinematografica" con la presenza anche di qualche personaggio in più; insomma Ozon sembra voler sottolineare che lui ci sta confezionando  il suo ricordo ed il suo omaggio di un artista cui lui, paladino della forma e dell'eleganza, sembra essere distante secoli ma che in effetti è sempre stato uno dei suoi riferimenti.
Quello che caratterizza con forza il film è quindi, attraverso la figura di Peter Von Kant il ricordo e l'immagine vivida di un uomo e di un artista che contemplava in sè virtù e vizi, intelligenza ed estro, autodistruzione ed infelicità e la presenza in scena sul finale di Hanna Schygulla è il sigillo ad un omaggio cinematografico che raramente è stato così chiaro, forte e sincero.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi