lunedì 31 luglio 2023

The Cow Who Sang a Song Into the Future [aka La vaca que cantó una canción hacia el futuro] (Francisca Alegría , 2022 )

 




The Cow Who Sang a Song Into the Future (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Il breve prologo con cui inizia The Cow Who Sang a Song Into the Future, animato da una atmosfera ipnotica  e placida nella quale però ben presto trova spazio la vita ( gli insetti, i pesci che nuotano) e la morte ( i pesci morti, un topo ormai mummificato ) sulle rive di un fiume; sentiamo addirittura i pesci cantare un grido di dolore terminale che lascia presagire la loro imminente morte; poi improvvisamente questa atmosfera quasi onirica è squarciata con violenza dall'emergere dalle acque limacciose del fiume di una donna con un casco da motociclista in testa; poco dopo capiremo chi sia e capiremo anche il suo ruolo di grimaldello narrativo, un po' come quei fantasmi che popolano certo cinema del sud est asiatico (Thailandia soprattutto) che vagano alla ricerca di una pace liberatoria.
In quella zona sta tornando Cecilia,  avvisata dal fratello delle cattive condizioni di salute del padre, con al seguito i due figli  Alma , ancora ragazzina e Tomas adolescente in grave conflitto con la madre per la sua decisione di sentirsi una donna entrando così in conflitto col genere di nascita.
Il padre di Cecilia è proprietario di un caseificio , e l'altro figlio, Bernardo, lo ha rilevato nella gestione vista la malattia; la madre è morta quando i due figli erano ragazzini in circostanza drammatiche, suicidatasi gettandosi con la moto in uno degli stagni che il fiume forma nelle campagne circostanti.



Apparo chiaro quindi che alla base dei rapporti personali della famiglia c'è un qualcosa di irrisolto, di drammatico che impedisce di poter rapportarsi in maniera serena.
Quando la donna emersa dal lago si presenta alla casa annessa la caseificio dove la famiglia di Cecilia vive capiamo chi era in realtà quella figura emersa dalle acque del fiume, un corso d'acqua terribilmente malato, contaminato da scarichi industriali che sta uccidendo la fauna del luogo.
Il padre di Cecilia aveva già visto il fantasma della moglie e ciò aveva causato il malore che lo aveva portato in ospedale; la donna avrà modo nel  silenzio che anima il suo corpo da giovane donna strappata con violenza alla vita di incontrare i nipoti, la figlia e il marito, riportando a galla vecchie tensioni, scoprendo cicatrici mai rimarginate, ma al tempo stesso sarà il confronto per quanto silenzioso con la sua famiglia a far sì che il passato non sia più così pesante ed insopportabile per tutti, aprendo ad una riconciliazione catartica.
Attraverso questa storia che galleggia tra la fiaba moderna, la storia di fantasmi ed un realismo ipnotico che concorrono a creare quelle atmosfere che tanto ammaliano quando escono dalle opere di registi come Apichatpong Weerasethakul, la regista cilena al suo primo lungometraggio presentato con risultati eccellenti al Sundance, forte anche di una coproduzione che oltre al Cile ha visto l'impegno franco-tedesco-americano, affronta una storia famigliare drammatica segnata da una tragedia mai risolta nell'ambito di una aura premonitrice preapocalittica legata al grave problema ormai globale del degrado dell'ambiente; la storia prende il via da un episodio accaduto circa 15 anni fa in Cile quando una industria riversò nel fiume Cruces prodotti altamente contaminanti che causarono un disastro ecologico immane.

venerdì 21 luglio 2023

R.M.N. [aka Animali selvatici] ( Cristian Mungiu , 2022 )

 




R.M.N. (2022) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Universalmente riconosciuto come uno dei più autorevoli capiscuola del nuovo cinema rumeno nato dalle ceneri del comunismo a partire dai primi anni novanta e giunto fino ad oggi con frequenti cambi di prospettive e di linguaggi, Cristian Mungiu è autore che distilla i suoi lavori avendo diretto nell'arco di oltre 20 anni sei lungometraggi, la gran parte dei quali ricoperti di riconoscimenti e premi soprattutto a Cannes , almeno fino a R.M.N. che sorprendentemente non ha ricevuto nessun riconoscimento nel 2022 quando fu presentato ( e come vedremo tanto a sorpresa il fatto non è, pur tenendo in considerazione l'ormai abituale opera di adozione cinematografica compiuta dal Festival francese con l'autore rumeno).
Presentato in sala anche in Italia col ben poco azzeccato titolo di Animali selvatici , R.M.N. (che forse trova ragione del titolo in una delle tante allegorie di cui l'opera di Mungiu è costellata) è pellicola in cui la grande impronta formale sostenuta da una regia rigorosa nella sua semplicità e staticità conferma il talento visivo di Mungiu già ampiamente espresso nelle opere precedenti, quello che convince meno è invece l'impianto del racconto e la sua struttura complessiva, come meglio vedremo in seguito.



Ambientato in una piccola comunità della Transilvania circondata da montagne e boschi, la storia si impernia su Matthias un giovane che lavora in un mattatoio tedesco e che in seguito una azione violenta contro un collega di lavoro è costretto scappare in fretta in furia e tornare al suo villaggio tra le montagne dove vive la moglie con la quale ormai il rapporto è deteriorato ed il figlio, oppresso da una forma di mutismo scatenata dalla paura  di aver visto qualcosa nei boschi; il padre incolpa la madre di essere troppo protettiva con lui e decide di prendere in mano l'educazione e la gestione del figlio basandosi su sue teorie personali basate su un senso di machismo e anche di violenza.
Nel villaggio incontra anche Csilla, sua amante,che nel frattempo ha fatto carriera come direttrice di un panifico locale, con la quale intenderebbe ricucire la vecchia unione.
Quando nel panificio dove lavora la donna vengono assunti tre lavoratori dello Sri Lanka perchè così l'UE  concederà dei fondi , la popolazione locale andrà incontro ad una sorta di rivolta , dapprima mediata dal web con relative minacce e in seguito anche con atti violenti  verso gli stranieri, riaprendo una ferita che in quella regione , punto di incrocio di varie etnie , non  è mai realmente guarita nonostante , come dichiarano fieri i membri della comunità, gli zingari siano stati cacciati.
Questo episodio detonante diventa per Mungiu un pretesto per poter affrontare a vari livelli e utilizzando diversi punti di vista  un coacervo di problematiche e di tensioni sottotraccia che a partire dalla piccola comunità in Transilvania, si estendono al paese intero e all'Europa in generale, ben lungi dall'essere una reale Unione ma pervasa invece da revanchismo nazionalista soprattutto in alcune aree dell'est e dei Balcani.
L'immagine complessiva che tratteggia Mungiu è sconfortante perchè mostra una società rurale chiusa in un isolazionismo a tratti fiero in altri frangenti patetico, all'interno di un paese in cui le aree urbane hanno visto una crescita e quelle rurali invece sono rimaste indietro, spaccando di fatto il paese in due con relative migrazioni interne sulle quali si è innestata una immigrazione "che ruba il lavoro ai locali" come troppe volte abbiamo sentito.

mercoledì 12 luglio 2023

Master Gardener ( Paul Schrader , 2022 )

 




Master Gardener (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

"Sono solo un giardiniere che un tempo era qualcos'altro" è una delle frasi che il pacato e taciturno Narvel Roth afferma durante una conversazione; una frase all'apparenza banale ma che se sin dall'inizio riusciamo a cogliere il senso della sua opera di giardiniere assume una valenza ben diversa e profonda.
In effetti Narvel è un giardiniere formidabile che si occupa di curare con professionalità certosina e severa i giardini di una magnifica residenza del Sud degli Stati Uniti d'America appartenente ad una ricca vedova , Miss Haverhill; lo vediamo spesso seduto al tavolino con un quaderno davanti dove scrive le sue riflessioni filosofiche sulla botanica e sul ruolo dell'orticoltore e sul suo ruolo nella creazione di una sorta di armonia botanica e vitale.
Non tardiamo però a capire che Narvel era veramente qualcosa di molto diverso nel suo passato neppure troppo lontano: come un condannato a vita porta sulla sua pelle  i segni grotteschi del suo passato turbolento e orribile dal quale è fuggito allontanandosi e abbracciando l'arte della botanica e del giardinaggio, scienza che impone rigore e indiscutibile aderenza alle regole.



Capiamo anche ben presto che Narvel è indissolubilmente legato alla ricca vedova, sua salvatrice e ferrea dominatrice sprezzante: un legame silenzioso, profondo , di dipendenza incrociata.
Quando la ricca vedova chiede a Narvel di accogliere nel suo staff una sua pronipote, Maya, che a malapena conosce ma che vuole tirare fuori dai guai con la droga, questi seppur con ritrosia accetta, non potendo fare diversamente: l'arrivo della giovane con le relative problematiche che si tira dietro sarà come togliere il tappo ad un vulcano silente riportando a galla un passato che Narvel tanto aveva faticato per lasciarsi alle spalle.
E' chiaro sin dalle prime immagini che scorrono sullo schermo che anche il compassato e metodico giardiniere che vediamo seduto ad uno spoglio tavolino trascrivere le sue riflessioni a metà strada tra la botanica e la filosofia è uno di quei personaggi che rientra a pieno titolo nella carrellata di protagonisti degli ultimi film di Paul Schrader: il richiamo al reverendo Toller di First Reformed  e al William Tell de Il collezionista di carte , ma anche, tornando a ritroso nel tempo, al Trevis di Taxi Driver, un po' il modello primigenio dei personaggi creati dal regista -sceneggiatore americano è fin troppo chiaro e dichiarato, perchè anche Mister Gardener è plasmato sul racconto di un uomo solo , col passato ingombrante e pieno di lati oscuri che cerca di scrollarselo di dosso ma che impietosamente torna a farsi vivo quasi a ricordare al protagonista quale è stato e quale dovrà ancora essere il suo percorso interiore.
In questo caso Schrader sceglie di imperniare il racconto su un uomo piegato dal passato fatto di violenza , razzismo e di fuga , con la dolorosa separazione dalla figlia e il tentativo di ricreare intorno a sè un ambiente che nella metodicità della orticultura lo possa incanalare nel giusto cammino.

sabato 1 luglio 2023

Return to Seoul ( Davy Chou , 2022 )

 




Return to Seoul (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Diretto dal regista franco-cambogiano Davy Chou, Return to Seoul è uno dei lavori del 2022 che più hanno lasciato il segno nell'annata cinematografica: basato su una reale storia , quella di una amica di Chou ( ma di fatto storia comune a tutti gli immigrati di prima e seconda generazione, quale appunto è anche il regista) l'opera racconta il personaggio di Freddie , una giovane francese di origine coreana adottata quando era ancora in fasce, che per un banale ( ma non tanto, tutto lascia pensare) disguido si ritrova a Seoul invece che in Giappone dove era originariamente diretta prima che problemi di volo la portassero nella capitale coreana.
Nel corso del racconto scopriremo che Freddie in effetti era da molto che coltivava l'idea  di tornare in Corea  alla ricerca delle sue radici, per cui il trovarsi catapultata in una città dove paradossalmente è una perfetta estranea ha sulla ragazza l'effetto di circondarla di un alone di straniamento e di isolamento, sebbene Freddie trovi subito in Tena , la receptionist dell'albergo in cui alloggia una valida guida e amica.
La ragazza si rivolge all'agenzia che gestisce le adozioni internazionali e riesce ad avviare il complicato e burocratico iter per cercare di raggiungere i genitori biologici; il padre lo troverà subito ed accetterà di vederla, mentre la madre non darà segno di sè , di fatto bloccando la pratica avviata da Freddie.



L'incoontro col padre, un alcolizzato che vive con la madre e la sorella in una cittadina di provincia non produce nulla nella ragazza, troppo distante è il modo di vita  e di pensare del genitore che non fa altro che accentuare il suo disagio in un paese che sembra respingerla in continuazione.
Freddie, inoltre, scopriamo che è persona con cui rapportarsi non è facile, arroccata nel suo isolamento , fortificata ed indurita nel suo essere da sola senza avere l'aiuto di nessuno.
Il viaggio di Freddie in Corea porterà la ragazza , nel corso degli anni in cui si svolge la vicenda, a rivisitare il suo presente ma anche il suo passato verso il quale nutre ancora diffidenza e disinteresse, aspettando sempre che la madre si faccia viva, visto che le regole le proibiscono  ulteriori richieste dopo quella fatta all'inizio.
Quello che fa di Return to Seoul un film per certi versi straordinario è la prospettiva scelta dal regista per raccontare una storia che chiaramente ha molto di autobiografico: raramente il racconto cade nello scontato, anzi mantiene sempre quel filo di emotività  che è il caposaldo fondamentale, ci presenta l'evoluzione di Freddie man mano che il suo substrato coreano viene a galla,  il suo affrontare una esistenza dominata dalle domande senza risposte, dalla incapacità a creare legami duraturi, da una durezza interiore che funge da corazza verso l'esterno.
Condividi