giovedì 30 maggio 2013

All about my wife ( Min Kyu-dong , 2012 )

Giudizio: 5.5/10
Marito vessato e moglie dominatrice

Il povero Doo-yun a tutto avrebbe potuto pensare quel giorno in Giappone in cui offrì protezione e rassicurazione alla giovane Jung-in durante un terremoto, tranne che in quel momento iniziava il suo calvario sentimentale del quale vediamo sette anni dopo i risultati. Quelli che erano due giovani sono ora sposati felicemente (si fa per dire...) e quella vivace fanciulla che carpì il cuore del giovanotto è una dispotica, logorroica e ipercinetica moglie dalla quale si vorrebbe fuggire con qualsiasi mezzo.
Neppure il trasferimento pietito al capo della azienda per cui lavora Doo-yun in una desolata e sperduta località riesce a mettere al riparo l'uomo dalle attenzioni della donna; sembra che fuggire non sia possibile, quindi ecco che scatta la scintilla dell'uomo vessato e ridotto alla disperazione: assoldare uno strambo e all'apparenza poco credibile playboy per sedurre la moglie e avere quindi il coltello dalla parte del manico per potere chiedere il divorzio.
Finchè regge questa commedia delle parti All about my wife presenta momenti interessanti, ma quando nella seconda parte approda sui classici lidi da commedia romantica molti dei crediti acquisiti svaniscono implacabilmente.

mercoledì 29 maggio 2013

The Floating Castle ( Shinji Higuchi , Isshin Inudo , 2012 )

Giudizio: 7/10
Il buffo Samurai

Ispirato ad un episodio reale accaduto nel 1590, all'epoca del tentativo di unificare il Giappone da parte di Hideyoshi Toyotomi, The Floating Castle racconta del piccolo Castello di Oshi  che tenta di opporsi strenuamente ad un esercito potentissimo: 500 impavidi che tennero testa ad oltre 20 mila uomini prima di cedere le armi alle loro condizioni.
Detta così sembrerebbe la ben collaudata storia di eroica difesa nella lotta fra forze impari di cui la Storia si nutre dai tempi degli Spartani alle Termopili, invece The Floating Castle è fondamentalmente un film che se dobbiamo in qualche modo definire avremmo delle difficoltà, perchè l'epica del racconto ben narrata attraverso battaglie in stile kolossal si fonde ad un clima da commedia, creando un curioso mix che diverte in maniera intelligente.
Il Castello di Oshi è infatti in mano ad uno strano personaggio che del samurai ha veramente poco, piuttosto sembra quasi un guitto capitato lì per caso: anticonvenzionale, strampalato e goffo, preferisce trascorrere il tempo nei campi con i contadini tra danze rituali e raccolti, trattando viceversa i suoi collaboratori con distacco e quasi con disprezzo.

lunedì 27 maggio 2013

My sassy hubby / 我老婆唔夠秤II:我老公唔生性 ( James Yuen Sai Sang / 阮世生 , 2012 )

Giudizio: 6.5/10
La coppia che scoppia

Riemerge dalle nebbie dopo oltre dieci anni My wife is 18, grazie a questo sequel-non sequel , nel senso che anche se non si è visto il primo non cambia nulla: James Yuen che già diresse  l'ipotetica prima parte della storia, sposta le lancette dell'orologio a dieci anni dopo e ci mostra la coppia Thirtheen Cheung e Yoyo Ma ormai al decimo anno di matrimonio, professore universitario lui e imprenditrice rampante lei.
Lei esuberante, bizzarra, spesso petulante, lui compassato insegnante che discetta filosoficamente di amore coi suoi allievi e che subisce , nonostante tutto, le decisioni della moglie che se ne frega altamente delle sue opinioni: una coppia frizzante insomma, ma anche avviata ad una certa stagnazione soprattutto perchè Yoyo Ma non ne vuol sapere di una vita tranquilla, dimostrando così con una certa evidenza la differenza di età col marito.
Con queste premesse la crisi è dietro l'angolo: lui parte per la tangente per una sua allieva che fa la modella e che lo coinvolge comicamente nei suoi set fotografici, lei vede rispuntare il vecchio amore fanciullesco e per altro si scopre che il prete che celebrò il loro matrimonio non era abilitato; è così che il gioco delle parti prende il via, tra dispetti, imbrogli e maldestre trovate.

Mariposa in the cage of the night ( Richard V. Somes , 2012 )

Giudizio: 7/10
Il lurido sottobosco di Manila

Mariposa in the cage of the night del filippino Richard Somes è film estremo, proiettato in una dimensione che in certi momenti sembra più quella di un fantasy sub-urbano che quella di un thriller convulso come in effetti è.
Maya, la giovane protagonista che viene dalla provincia a Manila per scoprire come è morta la sorella, inghiottita dal ventre famelico della città, diventa ben presto per lo spettatore una sorta di guida in un tour dello squallore e della putredine.
La sorella morta ha varcato le soglie di una città che vive nascosta, nei vicoli, tra disgustose fabbriche di salumi insozzate da insetti e ristoranti frequentati da folli personaggi che tra un pasto a base di teste di scimmie e giovani ragazze sfregiate , coltivano il macabro sogna di clonare un amore insano e allucinato.
Il sottobosco di Manila, dove si pratica ogni turpitudine, compresi interventi chirurgici plastici eseguiti con tecniche mengheliane, è il vero centro del racconto: una storia buia, che si divincola in un ambiente lurido che spesso ha le sembianze dell'incubo, in cui si muovono personaggi al limite dell'umano , violenti e privi di ogni scrupolo, compresi poliziotti corrotti e boss paranoici.

domenica 26 maggio 2013

Ghost Sweepers ( Shin Jung-won , 2012 )

Giudizio: 4/10
La masnada degli (improbabili) acchiappafantasmi

Cosa aspettarsi da un film che vede come protagonisti la più variegata e improbabile masnada di acchiappafantasmi riuniti per sconfiggere l'attacco degli spiriti maligni? Capolavoro assoluto delle demenzialità o fiasco completo ?
Ghost sweepers del coreano Shin Jung-won appartiene senza dubbio alla seconda possibilità.
Pur con tutte le indulgenze e gli alibi concessi ad un regista che fa della anarchia e della imprevedibilità narrativa il suo marchio di fabbrica, il giudizio non può che essere negativo dal momento che porre le premesse fondamentalmente giuste per un lavoro ipercinetico fatte seguire da una accozzaglia senza alcuna struttura di gag e demenzialità a mano libera porta inevitabilmente alla più completa incomprensibilità del film, soprattutto dopo un inizio in cui se non altro la parata di personaggi eccentrici suscitava qualche interesse e riusciva anche a strappare qualche risata.

Comrade Kim goes flying ( Kim Gwang-hun , Nicholas Bonner , Anja Daelemans , 2012 )

Giudizio: 6/10
L'aspirante compagna trapezista

E' stato uno degli eventi al recente FEFF di Udine, se non altro per la provenienza dalla Corea del Nord del film e per la sua faticosa genesi resa possibile anche dall'intervento dei registi e produttori occidentali; in effetti di lavori provenienti da quel paese ne circolano veramente pochi, la cinematografia nordcoreana risente in maniera pesantissima della propaganda di regime per cui ogni opera deve essere anzitutto una apologia dell'isolazionismo comunista integralista che domina nel paese.
Da questi vincoli non si discosta neppure Comrade Kim goes flying, nonostante siano tenuti sapientemente a freno dai registi, ma frasi del tipo " Ricordati che sei una rappresentate dei lavoratori" oppure "Fai trionfare la classe operaia" pullulano nel corso della scarsa ora e mezza di durata del film.
Semmai la scelta narrativa di raccontare una storia quasi fosse una favola, all'interno della quale sono pienamente intellegibili i connotati della propaganda attraverso la favola della Compagna Kim, minatrice e sognatrice con l'aspirazione di diventare una trapezista, rende comunque il clima della pellicola leggero e pervaso di buoni sentimenti.

sabato 25 maggio 2013

The Gangster ( Kongkiat Khomsiri , 2012 )

Giudizio: 7/10
Gang and Rock'n'roll

Thailandia anni 50 : anche il mondo della malavita risente degli influssi del rock'n'roll , di Elvis e poi di James Dean e degli eroi maledetti, ecco quindi che The Gangster diventa prima di tutto uno spaccato su un ambiente sociale, violento e sempre in fermento, dove però ci si veste da rockabilly e si ascoltano le canzoni di Presley.
Il faro di questo racconto è Jod , malavitoso gentiluomo, figlio e fratello premuroso, amatissimo dagli amici e anche dal capo nella cui ombra vive pur sapendo e dimostrando di essere lui il vero capo carismatico. Sembra quasi un personaggio finito nel film per caso, se non fosse che in lui si incarnano tutti quegli ideali che sono diventati col tempo degli archetipi irrinunciabili per le crime story: lealtà, amicizia virile, anelito alla giustizia seppur cercato con la violenza, destino quasi sempre segnato in una solitudine che non lascia scampo.
Quando il capo chiede a Jod di far fuori i suoi amici è la fratellanza che prende il sopravvento e che scardina le regole e le gerarchie.

venerdì 24 maggio 2013

New World ( Park Hoon-jung , 2013 )

Giudizio: 6.5/10
Lotta per il potere e colletti bianchi

Inseguendo una tipica tendenza modaiol-cinematografica che cerca costantemente di ribattezzare ogni pellicola come la variante di un precedente classico, New World del regista coreano Park Hoo-jung si è visto appioppare epiteti come " Il Padrino alla coreana" oppure "La versione coreana di Infernal Affairs" o amenità simili. La verità, semplicissima, è che New World è una classica, forse anche banale, per chi è in cerca di originalità a tutti i costi, gangster-story nuda e cruda, priva di tutte quelle frequenti e spesso fastidiose sovrastrutture narrative con cui il cinema coreano infarcisce le crime-story.
La storia è tutto sommato semplice: la lotta che si scatena all'interno di una organizzazione malavitosa dai colletti bianchi nel momento in cui il capo supremo è in punto di morte; i due delfini, così diversi e così nemici, si scontrano senza neppure troppo ritegno, il luogotenente più fidato di uno dei due è ormai da otto anni un inflitrato della polizia ed ha raggiunto i vertici dell'organizzazione grazie alla sua intelligenza ed efficacia, la polizia stessa cerca di manovrare nell'ombra i destini dell'organizzazione e lo fa senza alcuno scrupolo , mettendo a repentaglio anche l'incolumità dei suoi uomini.

Saving General Yang / 忠烈杨家将 ( Ronnie Yu / 于仁泰 , 2013 )

Giudizio: 6.5/10
Il destino della Famiglia Yang

L'epopea della leggendaria famiglia Yang, uno dei capisaldi storici dell'ultima dinastia Song, è stata ampliamente utilizzata in numerose opere cinematografiche e televisive oltre che interpretata da attori famosissimi; la rilettura che ne fa Ronny Yu, regista HKese, non si discosta molto dal tono apologetico che permea tutte le precedenti.
E' un racconto drammatico ed eroico in cui c'è spazio per tutte quelle tematiche così care al cinema cinese ed HKese: l'onore, l'unità del clan, il destino, la vendetta e il sacrificio si rincorrono in Saving General Yang, concorrendo a creare un film dal pathos debordante che però poco aggiunge a quanto la Storia prima e il Cinema poi avevano già raccontato.
Il Generale Yang impersonifica la lealtà al trono, la cieca obbedienza all'Imperatore in nome di una fedeltà e di una disciplina conquiste sul campo di battaglia, per cui quando a lui verrà affidato il compito di difendere l'Impero dalle incursioni barbariche del nord, lasciando alla infida famiglia rivale Pan il comando supremo delle forze armate, Yang Ye si imbarca nella pericolosa missione dietro la quale si cela il più classico dei trappoloni.

giovedì 23 maggio 2013

Finding Mr. Right / 北京遇上西雅图 ( Xue Xiaolu / 薛晓璐 , 2013 )

Giudizio: 6/10
Pechino a Seattle

Dopo l'eccellente esordio dietro la macchina da presa nel drammatico Ocean Heaven in cui la regista Xue Xiaolu potè esprimere la sua profonda conoscenza del mondo dei pazienti sofferenti di autismo, per l'opera seconda cambia totalmente registro e si affida alla più classica delle commedie romantiche: Finding Mr Right, totalmente girato a Seattle, è infatti un tipico film di genere, in cui amori e situazioni complicate si rincorrono a ciclo continuo.
Jia Jia è una giovane cinese, legata sentimentalmente ad un ricco uomo sposato  che la spedisce in America a partorire, presso una clinica clandestina,approdo di molte donne cinesi allettate dalla possibilità di poter dare al figlio un futuro migliore.
Lei è una classica mantenuta di alto bordo, capricciosa e insolente che troverà non pochi problemi ad adattarsi alla vita in comune con le altre donne e con la padrona di casa, vivendo sempre nell'attesa di poter vedere comparire l'amante che sistematicamente le da buca.

Forever Love / 阿嬤的夢中情人 ( Shiao Li-shiou / 蕭力修 , Toyoharu Kitamura , 2013 )

Giudizio: 7.5/10
Amarcord taiwanese

Assistere alla visione di Forever Love è un po' come tuffarsi in un "Nuovo Cinema Paradiso" taiwanese, carico come è di amarcord e di nostalgia per un mondo, quello del cinema anni 50-60 a Taiwan appunto, che conobbe una autentica esplosione di popolarità , capace come era di dare corpo al sogno di intere generazioni.
Dietro alla rimembranza di un mondo cinematografico passato si cela anche, attraverso esso e i costumi che segnarono l'epoca, la forte affermazione di una entità culturale che probabilmente oggi si avvia ad una massificazione nell'alvo della "Grande Cina".
Il fenomeno della cinematografia in lingua taiwanese, dialetto importato dalle regioni meridionali della Cina continentale, produsse migliaia di film a partire dalla fine degli anni 50, al punto che qualcuno individuò l'isola come una nuova Hollywood asiatica; di certo il cinema segnò profondamente la cultura popolare dei taiwanesi, specialmente perchè le tematiche dei film avevano quasi sempre come sfondo la commedia romantica.

mercoledì 22 maggio 2013

Will you still love me tomorrow ? / 明天记得爱上我 ( Arvin Chen / 陈骏霖 , 2013 )

Giudizio: 6/10
Il caos emotivo e sentimentale

L'esordio del regista sino-americano taiwanese Arvin Chen con Au Revoir Taipei, è stato uno dei più sorprendenti e promettenti degli ultimi anni nel panorama cinematografico dell'Estremo Oriente, motivo per il quale Will you still love me tomorrow ? era atteso come la classica prova del nove, che solitamente si riserva alla opera seconda.
Tanto per essere chiari subito, bisogna dire che il nuovo lavoro di Arvin Chen è un sostanziale passo indietro rispetto all'esordio: il tono è il medesimo, classica commedia romantica dall'aspetto poliedrico, ma tanto era originale nella sua costruzione e nel suo sviluppo Au Revoir Taipei, altrettanto è balbettante Will you still love me tomorrow? , con una sceneggiatura debole che si affida al racconto parallello e incrociato di alcune storie d'amore in cui regna l'anarchia sentimentale e la confusione più complete.
Vetero eterosessuali che vivono sotto copertura della balla famigliola e che sentono rinascere gli impulsi omosessuali, gay che si sposano con lesbiche in un connubio improbabile, donne che fuggono dal matrimonio alla vigilia del gran giorno prese dal panico e conseguenti mariti abbandonati che trovano conforto spirituale e appoggio, pur sempre maschile, da parte di gay dichiarati. 

lunedì 20 maggio 2013

G'mor Evian ( Toru Yamamoto , 2012 )

Giudizio: 5.5/10
Gli adulti più "scemi" degli adolescenti

Good morning Everyone (giapponesizzato in un improbabile G'mor evian) è una classica commedia famigliare che sembra quasi ricalcare toni da situation comedy nella quale vengono introdotti, in maniera più o meno forzata, tematiche che cercano di essere originali: accanto ai soliti adolescenti mezzi idioti, qui ci sono anche i genitori mezzi scemi, mezzi freakkettoni, strampalati, eterni bambinoni.
Il confronto generazionale tra la protagonista Hatsuki e la giovane madre Aki stavolta , come spesso avviene nelle pellicole giapponesi, non si basa sul conflitto e sulla ribellione giovanile; in G'mor Evian le parti si invertono: la ragazza pur nelle sue instabilità emotive adolescenziali sembra quasi più cresciuta della madre, una eterna imbambolata idealista che appare quasi meno matura della figlia. Le unisce la passione e l'adorazione per Yagu , partner di Aki in un gruppo musicale, che ricompare dopo alcuni anni di vagabondaggio e assurge a ruolo di improbabilissimo padre putativo della ragazza ( che naturalmente non sa neppure chi sia il padre vero).

domenica 19 maggio 2013

National Security ( Chung Ji-young , 2012 )

Giudizio: 7/10
Carcerati e aguzzini

Lo scorso anno il regista coreano Chung Ji-young presentò al FEFF di Udine Unbowed, film di velata (neppure tanto) denuncia del sistema giudiziario coreano , preda della corruzione e dei loschi interessi di parte; al confronto di National Security, Unbowed sembra un film per educande in quanto a messaggio e denuncia politica.
Uscito in Corea poco prima che la figlia del generale Park Chung-hee, dittatore che, dopo un colpo di stato, pose il suo giogo infernale per 18 anni sul paese, diventasse Presidente della Repubblica, National Security è il racconto dei 22 giorni di detenzione e di torture subite da Kim Geun-tae, attivista politico antigovernativo , divenuto decenni dopo deputato e ministro.
Al di là della facile esecrazione che la descrizione delle torture, peraltro neppure particolarmente originali, porta con sè nel film, l'aspetto che Chung ha voluto maggiormente evidenziare è lo spietato ed impari confronto tra personalità che si consuma in quei 22 giorni.

giovedì 16 maggio 2013

An Inaccurate Memoir / 匹夫 ( Yang Shupeng / 楊樹鵬 , 2012 )

Giudizio: 7/10
Banditi patriotti

Dichiarato ammiratore del genere western, il regista cinese Yang Shupeng con questo suo terzo lavoro si avvicina , per lo meno nelle ambientazioni, a quel genere di riferimento: le polverose regioni montuose del nord ovest della Cina fanno da sfondo ideale alla storia raccontata in An Inaccurate Memoir,curioso titolo francese all'interno del quale c'è il nocciolo della tematica che il regista affronta.
Ambientato nel 1942, in piena guerra di resistenza all'invasore giapponese, il film racconta di un agente segreto, che fallito il piano di uccidere il fratello dell'Imperatore, si rifugia in una zona in cui imperversa una masnada di banditi tanto avidi quanto efficienti: la figura di Gao,l'agente in fuga, vestito di tutto punto come se dovesse sposarsi che si presenta di fronte a Fang il capo-bandito, sembra tanto richiamare quei personaggi solitari che pullulano nei film western, ma , togliendo cavalli e fucili, la filosofia dei western è molto, molto labile, essendo, ancora una volta, come in molti lavori cinesi di genere, il nazionalismo antinipponico il motore del racconto.

The Berlin File ( Ryoo Seung-wan , 2013 )

Giudizio: 6.5/10
Berlino crocevia di spie ed intrighi

Il blockbuster spionistico coreano The Berlin File, film d'apertura del FEFF 15, preceduto da un successo notevole al botteghino in patria, risultando una della pellicola a maggior budget della storia cinematografica coreana, è film che cerca di far gustare antichi sapori , riproponendo una spy story classica che più classica non si può, in tutti i suoi componenti.
Per le due ore di durata del lavoro di Ryoo Seung-wan, Berlino torna ad essere il nodo cruciale del mondo spionistico: non è la Berlino grigia e tetra dei film anni 70-80 bensì è quella del Bundestag e di Postdamer Plaz, però gli ingredienti ci sono tutti, direi quasi pervicacemente ricercati; non c'è la Stasi che tutto osserva, ma ci sono gli immancabili americani che sorvegliano, i nordcoreani cattivi che fanno affari con gli arabi infidi, c'è l'onnipresente Mossad  e ci sono i sudcoreani buoni, tutti indaffarati a creare grovigli di affari, politica e armi.

sabato 11 maggio 2013

Eungyo ( Jung Ji-woo , 2012 )

Giudizio: 7/10
Lo strano triangolo

L'anziano e stimato poeta vive nella sua casa immersa nei boschi, tra pile di libri e manoscritti; un vita da eremita, nella quale ha spazio solo un ex-allievo, scrittore in erba anche esso che si prende cura del suo ex-professore.
Nella vita tranquilla e appartata piomba come un baleno una liceale in qualità di domestica, una ragazza dalla spiccata personalità e vitalità.
Intorno a questo curioso e improbabile triangolo si costruisce la traccia narrativa del film, scandito da ritmi tranquilli, a volte tendente al logorroico, che pian piano scivola in un racconto nel quale i ruoli diventano ben delineati: l'anziano letterato che subisce il fascino della giovane e che si sente scosso da pruriti sessuali, il giovane attendente che inizia a sentire una crescente gelosia per la ragazza e Eungyo, appunto la liceale, che un po' stuzzica, un po' sta al gioco e un po' mostra una ingenuità che spiazza i due uomini.

To the Wonder ( Terrence Malick , 2012 )

Giudizio: 6/10
L'uomo , la donna e Dio

Dopo avere centellinato negli anni l'uscita dei suoi lavori , mai meno di sei anni sono intercorsi tra un film e l'altro, Terrence Malick stupisce con To the Wonder, a un solo anno di distanza da quello che rimane una delle sue più ambiziose pellicole, The Tree of Life.
Vero che le tematiche sono molto vicine al lavoro precedente, ma questa tempestività è probabilmente l'aspetto più sorprendente del film.
Un occhio ormai totalmente pervaso da una spiritualità e religiosità estreme, scruta il mondo del rapporto amoroso uomo-donna, come uno dei cardini della potenza divina, inteso come tramite per raggiungere la perfezione spirituale.
To the Wonder è infatti il racconto di un amore  che nasce a Parigi, trova il suo punto più sublime sulle spiagge di Mont Saint Michel denudate dalla bassa marea, si concretizza in un Oklahoma  troppo set cinematografico da apparire quasi etereo. 

venerdì 10 maggio 2013

Beijing Flickers / 有種 ( Zhang Yuan / 张元 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Solitudine a Pechino

In occasione della scorsa edizione del FEFF il regista cinese Zhang Yuan propose una mostra fotografica e un libro che dovevano essere i primi due capitoli di un lavoro frutto di ricerche pazienti sul mondo giovanile di Pechino. Il terzo atto di questo progetto è il film Beijing Flickers che quest'anno abbiamo visto sempre al FEFF.
E' quasi un riflesso condizionato ripensare al Beijing Bastards che ormai 20 anni orsono lo stesso cineasta propose per raccontare la Pechino del fermento artistico, ed in effetti l'operazione trova la medesima aspirazione, quello che cambia è l'ambiente, la metropoli che ha mutato il volto e che è lo specchio di un Paese che rispetto a due decenni fa ha subito una delle metamorfosi più straordinarie dell'era moderna.
La particolare attenzione che ha sempre guidato la ricerca sociale del regista sulle tematiche giovanili, culminata in Diciassette Anni film del 1999 che ricevette un importante riconoscimento anche a Venezia, probabilmente il suo lavoro più noto, trova in Beijing Flickers ulteriore ispirazione.

giovedì 9 maggio 2013

The Complex ( Hideo Nakata , 2013 )

Giudizio: 5/10
La solita casa e i soliti trucchetti

Presentato in prima mondiale al Festival di Rotterdam nel gennaio scorso , prima di vedere la luce sugli schermi giapponese a fina maggio, The Complex , ultimo lavoro del regista nipponico Hideo Nakata, transita per il FEFF di Udine , dove l'attesa era corposa per poter rivedere all'opera l'autore della saga di Ringu e di Dark Water.
Il ritorno di Nakata a tematiche ed ambientazioni a lui più consone però si veste più di delusione che di luce: il maestro del J-Horror infatti non riesce ad essere incisivo come si sperava, anzi The Complex, in definitiva può essere considerato film che delude alquanto.

The way we dance / 狂舞派 ( Adam Wong Sau Ping / 黃修平 , 2013 )



Giudizio: 7/10
Il sogno da inseguire

Nel panorama cinematografico HKese che conferma sempre più la crisi di identità nella quale si è incanalato a partire dagli ormai lontani giorni dell'handover, The Way We Dance, del regista indipendente Adam Wong è film che si afferma anzitutto per la sua originalità e per la ventata di aria fresca che porta con sè in una realtà cinematografica che ha sempre privilegiato l'action movie e il film di arti marziali.
Se è vero che The Way We Dance è un lavoro che per molti aspetti si avvicina alla commedia brillante e romantica , altro genere apprezzato e ben conosciuto ad Hong Kong, altrettanto vero è che , ponendosi a metà tra il film musicale e la commedia giovanilistica, offre uno sguardo nuovo , senz'altro più dinamico e spregiudicato.
Il lavoro di Adam Wong, dalla gestazione abbastanza prolungata frutto di casting interminabili, racconta attraverso la protagonista , la passione per la danza, vissuta come un sogno sin dall'età più tenera: Fleur è una giovane, che lavora nel negozio dei genitori come cameriera, portando porzioni di tou fu; il grimaldello per potere aprire la porta della sua passione è l'accesso all'Università dove entra in contatto con una gang di ballerini di hip-hop che le permetterà di esaudire il suo sogno.

mercoledì 8 maggio 2013

Ip Man:The Final Fight / 叶问:终极一战 ( Herman Yau / 邱禮濤 , 2013 )

Giudizio: 7.5/10
Ip Man invecchia

L'ultimo combattimento di Ip Man è contro un onnipotente boss delle Triadi, padrone incontrastato della città fortificata, battuta da un violento tifone, dove gestisce ogni genere di traffico ed attività compresi combattimenti clandestini: è l'unico momento di epicità autentica del film di Herman Yau, una lunga scena dove tutto concorre a produrre una ambientazione estrema, quasi sovrannaturale. Per il resto Ip Man: The Final Fight è un lavoro che getta lo sguardo altrove, all'interno della vita del leggendario maestro sì , ma anche su una realtà come quella di Hong Kong degli anni 50-60 percorsa da continui fremiti sociali. 
E' questo fondamentalmente il motivo che fa dell'ultimo film di Herman Yau una pellicola bella , dove si percepisce l'afflato del regista per la sua città, vista e vissuta attraverso le gesta , mediate dal racconto del figlio, di un Ip Man che si spoglia della sua aura di sacralità per indossare i panni di un personaggio molto più "umano" e tangibile, che invecchia tra malanni vari e tormenti personali, ma con ciò caricandosi di un carisma e di un magnetismo tutto suo. 

How to use guys with secret tips ( Lee Won-suk , 2013 )


Giudizio: 7/10
I trucchetti per infinocchiare i maschietti

Come possa un film che in patria al passaggio in sala è risultato un mezzo flop trionfare in un Festival quale quello di Udine è un enigma che incuriosisce chiunque abbia visto How to use guys with secret tips; vero che in sala ha dovuto vedersela con blockbuster dai budget illimitati, ma il grande successo riscosso al Far East Film Festival 15 lascia alquanto sbalorditi.
Il regista  coreano ventottenne Lee Wan-suk si cimenta nella sua opera prima con questa commedia romantico-brillante con la giuste dose di temerarietà e di spirito innovativo, costruendo una storia che soprattutto nella sua struttura e nella formula narrativa risulta ricca di ritmo, con demenzialità ben distribuita e sfrontatezza, soprattutto quando va a raccontare con sarcasmo ed ironia alcuni aspetti della ben nota competitività coreana nel mondo del lavoro e dello spettacolo.
Trama semplice, quasi banale: una giovane sfruttata e vessata nel sessista mondo della pubblicità e dello spettacolo dove lavora come aiuto regista trova in maniera quasi surreale su una bancarella sperduta su una spiaggia, dove aveva subito l'ennesima sberla, un corso in videocassette che spiega come avere successo nella vita e nel lavoro sfruttando gli uomini.

martedì 7 maggio 2013

NO - I giorni dell'arcobaleno [aka NO] ( Pablo Larrain , 2012 )


Giudizio: 5.5/10
Arriva l'allegria...

Nel 1988, Augusto Pinochet indisse un plebiscito sulla sua permanenza a capo supremo del Cile che gli avrebbe permesso di governare per altri otto anni.
A quell'epoca Pablo Larrain aveva 12 anni e a questo episodio cruciale della storia cilena si ispira per il suo ultimo film, presentato al Festival di Cannes del 2012 e che vede la luce nelle sale italiane.
Anche nei due precedenti lavori Larrain aveva scrutato la storia drammatica del Cile seppur con uno sguardo distaccato ed originale, tipico di chi quegli eventi non li ha vissuti in prima persona, ma proprio per tale motivo quindi meno tradizionale.
La storia si basa sulla figura di uno stimato pubblicitario che viene ingaggiato dai fautori del NO (cartello anti-governativo) per ideare una serie di strisce quotidiane che per un mese hanno costituito la campagna elettorale dei due schieramenti politici. In contrasto con il suo datore di lavoro, schierato con Pinochet, accetta l'incarico seppur con qualche riluttanza.
La recensione completa può esser letta su LinkinMovies.it

lunedì 6 maggio 2013

Far East Film Festival 15 - Bilancio conclusivo




L'accorato, addirittura commosso, appello fatto da Sabrina Baracetti, direttrice del FEFF, al termine della serata conclusiva della rassegna udinese, fotografa alla perfezione la situazione nella quale la manifestazione è costretta a dimenarsi per poter mettere in piedi un Festival degno di tal nome. L'anno scorso fummo salutati con la previsione nefasta che le troppe nubi che aleggiavano sul FEFF ne avrebbero addirittura compromesso lo svolgimento, per fortuna anche quest'anno la kermesse è andata in porto , ma in fase di commento conclusivo non si può non tenere conto di questa situazione difficile in cui gli organizzatori sono stati costretti a lavorare. La premessa è d'obbligo , soprattutto per confutare quelle che sono state alcune delle critiche mosse al FEFF quest'anno e cioè che si sia trattato di una rassegna in tono minore e qualitativamente scarsa: l'essere riusciti comunque a mettere i piedi un festival di buon livello, perchè così è stato in effetti, ne amplifica il giudizio positivo finale per lo meno riguardo al programma. Vero che non c'erano i grandissimi nomi che avevano caratterizzato con la loro presenza ad Udine le edizioni scorse e vero anche che le selezioni di alcuni paesi, ad esempio il Giappone, hanno lasciato parecchio a desiderare,ma è vero anche che la qualità media dei lavori presentati è stata tutt'altro che disprezzabile.
L'intero articolo può essere letto su LinkinMovies.it 

sabato 4 maggio 2013

Feng Shui / 万箭穿心 ( Wang Jing / 王竞 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Il dramma della famiglia che si frantuma

Liberamente tratto dal romanzo "Diecimila frecce trafiggono il cuore " della scrittrice cinese Fang Fang, il lavoro di Wang Jing, dal titolo internazionale che tende molto a portare fuori strada, è stato uno dei lavori più intensi e belli visti al FEFF di Udine di quest'anno, visione nobilitata dalla presenza del regista stesso.
Il titolo originale del film che mutua quello del romanzo appartiene a quelle frasi idiomatiche composte da quattro sillabe ( e quindi da quattro caratteri) di cui la cultura e tradizione cinese sono ricchissime.
Ed in effetti nel film di frecce che vanno a colpire il cuore ne esistono molte: è una storia di un dramma famigliare che si consuma nell'arco di un decennio a Wuhan, città della Cina centrale a partire da metà degli anni 90, quando ormai tutto il paese era percorso da innumerevoli fremiti di cambiamento.
La storia, che può a prima vista apparire come un intimo spaccato di vita di una famiglia media, è in realtà una indagine sociologica e antropologica sulla vita famigliare e sulle sua crisi.

giovedì 2 maggio 2013

Apolitical Romance / 水餃幾兩 ( Hsieh Chun-yi / 謝駿毅 , 2012 )

Giudizio: 7.5/10
Amore transculturale?

L'opera prima del giovane regista taiwanese Hsieh Chun-yu possiede il grande pregio di immettere un po' di innovazione all'interno del filone da commedia romantica che ormai da anni spopola a Taiwan tanto da divenire quasi un sottogenere codificato.
Apolitical romance è sì una commedia romantica in fondo, ma la narrazione si arricchisce di un aspetto socio-culturale originale, che diventa di fatto il cardine di tutta la storia: la contrapposizione di cultura, usanze e mentalità tra cinesi mainlander e taiwanesi.
Il pretesto è la storia di una ragazza pechinese che per esaudire una richiesta dell'anziana nonna, si reca a Taiwan a cercare quello che fu il suo primo amore fanciullesco, emigrato sull'isola dopo la guerra a seguito dei nazionalisti. A Taipei incontra un giovane sull'orlo del licenziamento perchè incapace di scrivere un opuscolo che aiuti l'interscambio culturale tra Cina e Taiwan: il mutuo soccorso farà stringere ai due un patto di ferro, rintracciare il vecchio in cambio di un'aiuto a conoscere le usanze cinesi continentali.

mercoledì 1 maggio 2013

Kekexili:Mountain Patrol / 可可西里 ( Lu Chuan / 陆川 , 2004 )

Giudizio: 8/10
La guerra in nome delle antilopi tibetane

Due anni dopo l'esordio già carico di soddisfazioni con The Missin Gun, Lu Chuan nel 2004 dirige Kekexili:Mountain Patrol, film che raccolse una messe di riconoscimenti e che confermò il talento del giovane regista.
Anche questo lavoro a basso budget, come lo era stato il precedente, racconta una storia aspra e dura, con uno stile scarno, a tratti quasi documentaristico, ambientata in uno degli ambienti più ostili al mondo, la regione di Kekexili appunto, sperduta nell'immenso e inospitale del Tibet.
Da un lato i bracconieri che sterminano le antilopi tibetane fino a portarle quasi all'estinzione per il commercio delle loro pelli, dall'altro uno sparuto gruppo di polizia montana, abbandonata a se stessa, priva di finanziamenti che raschia il fondo del barile pur di sconfiggere i banditi, in mezzo un reporter inviato da Pechino il cui reportage sarà risolutivo, nella realtà, per la soluzione del problema che mobilitò anni orsono gli ambientalisti di tutto il mondo.
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