Giudizio: 8/10
Il dramma della famiglia che si frantuma
Liberamente tratto dal romanzo "Diecimila frecce trafiggono il cuore " della scrittrice cinese Fang Fang, il lavoro di Wang Jing, dal titolo internazionale che tende molto a portare fuori strada, è stato uno dei lavori più intensi e belli visti al FEFF di Udine di quest'anno, visione nobilitata dalla presenza del regista stesso.
Il titolo originale del film che mutua quello del romanzo appartiene a quelle frasi idiomatiche composte da quattro sillabe ( e quindi da quattro caratteri) di cui la cultura e tradizione cinese sono ricchissime.
Ed in effetti nel film di frecce che vanno a colpire il cuore ne esistono molte: è una storia di un dramma famigliare che si consuma nell'arco di un decennio a Wuhan, città della Cina centrale a partire da metà degli anni 90, quando ormai tutto il paese era percorso da innumerevoli fremiti di cambiamento.
La storia, che può a prima vista apparire come un intimo spaccato di vita di una famiglia media, è in realtà una indagine sociologica e antropologica sulla vita famigliare e sulle sua crisi.
Baoli è una giovane donna dinamica e di polso che si trasferisce finalmente in una casa più confortevole grazie all'assegnazione avuta dal marito, caposquadra in una fabbrica, il quale da parte sua, più mite di carattere, soffre la personalità dominante della moglie; con loro il figlio il quale osserva con occhio preoccupato i disaccordi crescenti che portano a continue umiliazioni subite dall'uomo.
Baoli è donna che deve tener tutto sotto controllo, che dispone tutto nell'ottica della capofamiglia e per il benessere del figlio, che getta il suo disprezzo sul marito pensando così di tenerlo a sè legato.
Le vicende che seguono (la richiesta di divorzio da parte del marito,il tradimento dell'uomo con una collega di lavoro, la vendetta spietata della donna che crede così di rimettere a posto le cose e il licenziamento dell'uomo dalla fabbrica) gettano la storia nella tragedia più cupa dalla quale emergono odi e rancori sopiti, difficoltà a mantenere una unità famigliare nonostante Baoli lavori come un mulo e, per ultimo, dieci anni dopo, l'insulto per la donna di esser ripudiata dal figlio ormai pronto ad intraprendere gli studi universitari che la ritiene responsabile della distruzione della famiglia.
Il clima che aleggia su tutto il film è di quelli cupi e intrisi di neorealismo, che fotografano sì una storia famigliare di attriti e di violente contrapposizioni, ma è anche un bel ritratto di una epoca storica che inevitabilmente ha cambiato la vita di tanti.
Wang Jing dirige il film con mano ferma, racconta la storia nelle sue mille sfaccettature , anche nelle pieghe più nascoste, tiene sempre al centro della narrazione i protagonisti, seguendone la parabola esistenziale che sbriciola progressivamente tutte le certezze che si annidano in una famiglia.
Il risultato è un film sentito, che rimane impresso proprio per la sua oscurità e drammaticità che nasce spontanea dalle vite dei personaggi, soprattutto Baoli , che pur nella sua durezza a volte spregevole, riesce comunque ad ispirare una strisciante simpatia; in tal senso va segnalata la magnifica interpretazione di Yan Bingyan, recente vincitrice per questo ruolo al Festival di Pechino, che si adatta alla perfezione alla figura di un personaggio tanto complesso quanto intenso.
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