Giudizio: 7.5/10
Amore transculturale?
L'opera prima del giovane regista taiwanese Hsieh Chun-yu possiede il grande pregio di immettere un po' di innovazione all'interno del filone da commedia romantica che ormai da anni spopola a Taiwan tanto da divenire quasi un sottogenere codificato.
Apolitical romance è sì una commedia romantica in fondo, ma la narrazione si arricchisce di un aspetto socio-culturale originale, che diventa di fatto il cardine di tutta la storia: la contrapposizione di cultura, usanze e mentalità tra cinesi mainlander e taiwanesi.
Il pretesto è la storia di una ragazza pechinese che per esaudire una richiesta dell'anziana nonna, si reca a Taiwan a cercare quello che fu il suo primo amore fanciullesco, emigrato sull'isola dopo la guerra a seguito dei nazionalisti. A Taipei incontra un giovane sull'orlo del licenziamento perchè incapace di scrivere un opuscolo che aiuti l'interscambio culturale tra Cina e Taiwan: il mutuo soccorso farà stringere ai due un patto di ferro, rintracciare il vecchio in cambio di un'aiuto a conoscere le usanze cinesi continentali.
Tra i due ovviamente nascerà una vivace e forse incompleta storia d'amore , non senza però averci regalato tutta una serie di incomprensioni, battibecchi e litigi che trovano sempre nella distanza culturale tra i due la spiegazione.
Giocando proprio su questo Hsieh Chun-yu mette in scena una commedia snella, divertente, ricca di spunti interessanti che fonda molta del suo valore sui dialoghi ( memorabili quelli in cui lei in risposta alle frasi di lui che parla del suo paese risponde : "il tuo paese? quale è il tuo paese?") e su momenti di autentico divertimento (scena da trasmettere ai posteri, quella in cui lui accompagna lei al Mausoleo di Chiang Kai Shek e lei si mette a cantare inni maoisti tra la folla, oppure lei che non si capacita di come un adulto possa collezionare robot-giocattolo con cura maniacale); inoltre anche il finale tutto sommato sospeso che lascia intravedere il ponte ormai instaurato tra Pechino e Taipei ma con dinamiche non certe, regala quel soffio di intelligente novità.
Il film ha ritmo, è ben girato e ben interpretato da Brayan Chang e Huang Lu e dimostra come almeno a livello cinematografico la collaborazione tra Cina Taiwan può regalare soddisfazioni; dal canto suo Hsieh Chun-yi lascia intravvedere buone doti di narratore e di regista che potrebbero aiutare la cinematografia taiwanese a uscire dal momento di impasse in cui sembra essere finita.
L'attesa ovviamente è per la prova del nove dell'opera seconda.
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