Giudizio: 8/10
La guerra in nome delle antilopi tibetane
Due anni dopo l'esordio già carico di soddisfazioni con The Missin Gun, Lu Chuan nel 2004 dirige Kekexili:Mountain Patrol, film che raccolse una messe di riconoscimenti e che confermò il talento del giovane regista.
Anche questo lavoro a basso budget, come lo era stato il precedente, racconta una storia aspra e dura, con uno stile scarno, a tratti quasi documentaristico, ambientata in uno degli ambienti più ostili al mondo, la regione di Kekexili appunto, sperduta nell'immenso e inospitale del Tibet.
Da un lato i bracconieri che sterminano le antilopi tibetane fino a portarle quasi all'estinzione per il commercio delle loro pelli, dall'altro uno sparuto gruppo di polizia montana, abbandonata a se stessa, priva di finanziamenti che raschia il fondo del barile pur di sconfiggere i banditi, in mezzo un reporter inviato da Pechino il cui reportage sarà risolutivo, nella realtà, per la soluzione del problema che mobilitò anni orsono gli ambientalisti di tutto il mondo.
Si badi bene però, il film di Lu Chuan è ben lungi fall'essere un documento di denuncia ad impronta ambientalista: la tematica emerge, inevitabilmente, ma non è certo il cuore del racconto, che si fonda invece sul confronto durissimo e spietato tra i due gruppi di uomini che cercano di strappare la sopravvivenza ad un ambiente tanto bello quanto impietoso, autentico protagonista del racconto, come rare volte si era visto nel cinema.
La guerra tra poliziotti e banditi è di quelle senza quartiere e che non lascia feriti sul campo ma solo morti e che fa emergere anche i lati più nascosti delle personalità, la precarietà dei rapporti interpersonali logorati da anni di "guardie e ladri", fino al pressochè annullamento dei ruoli: i poliziotti costretti a vendere le pelli sequestrate per finanziarsi, i banditi che seppur nella loro spietatezza mostrano qualche gesto di umanità scarna.
Il fatto di avere rinunciato praticamente in toto ad attori professionisti ed essersi affidato a gente del luogo, arricchisce il film di una genuinità e di un verismo degno del miglior cinema realista, e Lu Chuan, splendidamente coadiuvato dalla superba fotografia di Cao Yu, dimostra di sapersi muovere bene anche affrontando tematiche drammatiche, piuttosto lontane dalle stralunate ambientazioni del Sichuan di The Missing Gun.
Kekexili, pur nella sua durezza e asprezza, è film che riesce a scaldare il cuore e che coniuga in maniera ottimale la forza visiva con quella della narrazione.
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