sabato 11 maggio 2013

To the Wonder ( Terrence Malick , 2012 )

Giudizio: 6/10
L'uomo , la donna e Dio

Dopo avere centellinato negli anni l'uscita dei suoi lavori , mai meno di sei anni sono intercorsi tra un film e l'altro, Terrence Malick stupisce con To the Wonder, a un solo anno di distanza da quello che rimane una delle sue più ambiziose pellicole, The Tree of Life.
Vero che le tematiche sono molto vicine al lavoro precedente, ma questa tempestività è probabilmente l'aspetto più sorprendente del film.
Un occhio ormai totalmente pervaso da una spiritualità e religiosità estreme, scruta il mondo del rapporto amoroso uomo-donna, come uno dei cardini della potenza divina, inteso come tramite per raggiungere la perfezione spirituale.
To the Wonder è infatti il racconto di un amore  che nasce a Parigi, trova il suo punto più sublime sulle spiagge di Mont Saint Michel denudate dalla bassa marea, si concretizza in un Oklahoma  troppo set cinematografico da apparire quasi etereo. 

Per Malick l'amore uomo-donna , consacrato nel matrimonio è il tramite col quale si realizza non solo la congiunzione tra due spiriti, ma anche quella con la potenza divina.
Dio da un lato, la Natura dall'altra e l'Uomo in mezzo, così come fu per The Tree of Life e come le maree di Mont Saint Michel ripetono perennemente il loro ciclo, così l'uomo si avvicina e si allontana dalla grazia divina spinto dalle sue azioni.Al film manca però tutto quell'aspetto cosmologico che donava al precedente momenti di autentica maestria cinematografica; qui la Natura, e sono comunque almeno visivamente i momenti più belli, è relegata a fugaci immagini anche laddove se ne mette in evidenza la sofferenza indotta dalla mano umana.
C'è forse troppa critpicità nello sviluppo della narrazione e quello che emerge è una ricerca quasi ossessiva del regista di un fervore religioso, resa ancora più massiccia dalla figura del prete, anch'esso, ormai quasi privo di forza fideistica, che osserva e racconta la ricerca di Dio.
La scelta narrativa estrema di privare il film quasi totalmente dei dialoghi, affidando tutto a delle riflessioni quasi sussurrate fuori campo dai protagonisti, se da un lato conferma quello che è ormai uno stile consolidato da parte del regista texano, dall'altra rende lo sviluppo del film troppo appesantito, per non parlare poi del fatto che le prove degli attori debbono modularsi su uno stile quasi da film muto con risultati in alcuni casi disastrosi.
Se un merito va dato a Malick è quello di avere , come detto, consolidato uno stile inconfondibile e , inoltre, la sua fervente passione intrisa di religiosità ( non c'è da stupirsi per il premio assegnatogli dalla Società dei Critici Cinematografici Cattolici) comunque dimostra una ricerca ed una convinzione nella fede quasi ammirabile.
Nel complesso To the Wonder è un passo indietro rispetto a The Tree of Life, che già dei limiti li aveva, anche se poi inevitabilmente , soprattutto sotto l'aspetto tecnico , la mano del regista è sapientissima e regala comunque  momenti validi.
Alla consueta falcidia in fase di montaggio che ha azzerato la presenza di numerosi attori, sopravvivono: un Ben Affleck sconcertante che paga più degli altri la scelta narrativa del regista di azzerare quasi completamente i dialoghi, un autentico pesce fuor d'acqua; meglio Olga Kurylenko che almeno vediamo ogni tanto volteggiare e allargare le braccia come un albatros ed infine Javier Bardem, prete credibile in crisi spirituale, che nel finale-predica invoca la presenza divina salvifica; meglio stendere un velo pietoso sulla comparsata di Romina Mondello.


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