Lo strano triangolo
L'anziano e stimato poeta vive nella sua casa immersa nei boschi, tra pile di libri e manoscritti; un vita da eremita, nella quale ha spazio solo un ex-allievo, scrittore in erba anche esso che si prende cura del suo ex-professore.
Nella vita tranquilla e appartata piomba come un baleno una liceale in qualità di domestica, una ragazza dalla spiccata personalità e vitalità.
Intorno a questo curioso e improbabile triangolo si costruisce la traccia narrativa del film, scandito da ritmi tranquilli, a volte tendente al logorroico, che pian piano scivola in un racconto nel quale i ruoli diventano ben delineati: l'anziano letterato che subisce il fascino della giovane e che si sente scosso da pruriti sessuali, il giovane attendente che inizia a sentire una crescente gelosia per la ragazza e Eungyo, appunto la liceale, che un po' stuzzica, un po' sta al gioco e un po' mostra una ingenuità che spiazza i due uomini.
Con il procedere della storia i ruoli e le personalità vengono bene a galla e il doppio colpo di scena del finale annulla se stesso nel momento in cui il primo, valido sotto il punto di vista della struttura del film viene annullato dalla superficialità del secondo e segnando in maniera negativa una trama nella quale il tema del rapporto maestro-allievo, figura paterna- figlio che scivola però nel morboso avevano ben funzionato.
Comunque Jung Ji-woo mette in piedi una storia che , seppur in maniera incostante, affascina e in qualche modo avvinghia, rimanendo sempre all'interno dei binari della commedia dai toni e dai colori tenuti, bene articolata e ben fotografata, semmai , e qui sta il limite che impedisce al film di raggiungere livelli di eccellenza, dimostra di non volere osare oltre, allorquando per dare corpo alle fantasie sessuali che la ragazza suscita nel vecchio, si affida ad improbabili sogni ad occhi aperti e alla trama di un romanzo segreto in cui l'anziano diventa giovane e la ragazza rimane tale, quasi che avere avventure sessuali con una minorenne sia diverso se fatto a 30 o a 70 anni; insomma il corpo narrativo del film è valido, però alcune scelte su come condurre la storia si dimostrano a conti fatti alquanto penalizzanti, soprattutto la dove andava data una bella randellata.
Travi portanti del film sono le interpretazioni di Park Hae-il, terribilmente invecchiato per la bisogna, attore di buone qualità e di grande prestigio e quella sorprendente di Kim Go-eun, esordiente che lascia profondamente il segno sulla pellicola grazie ad una spontaneità e una genuina simpatia che faranno di lei una sicura protagonista del cinema coreano.
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