giovedì 9 maggio 2013

The Complex ( Hideo Nakata , 2013 )

Giudizio: 5/10
La solita casa e i soliti trucchetti

Presentato in prima mondiale al Festival di Rotterdam nel gennaio scorso , prima di vedere la luce sugli schermi giapponese a fina maggio, The Complex , ultimo lavoro del regista nipponico Hideo Nakata, transita per il FEFF di Udine , dove l'attesa era corposa per poter rivedere all'opera l'autore della saga di Ringu e di Dark Water.
Il ritorno di Nakata a tematiche ed ambientazioni a lui più consone però si veste più di delusione che di luce: il maestro del J-Horror infatti non riesce ad essere incisivo come si sperava, anzi The Complex, in definitiva può essere considerato film che delude alquanto.
La storia possiede tutti i canoni dell'horror classico: una giovane che si trasferisce in un complesso residenziale coi genitori, gli strani rumori che vengono da un appartamento attiguo dove una sveglia suona lungamente, un misterioso e inquietante ragazzino, l'immancabile porta aperta che conduce nell'appartamento , cuore dell'angoscia , delle ossessioni e dei grovigli psicologici, una realtà cangiante che si modifica in crescendo con la tensione (presunta) e poi tutto il consueto, direi abusato, corredodi orpelli e di situazioni sonore e visive  che vorrebbero diventare pilastro della storia; mancano i capelli lunghi sul viso, ma per il resto c'è tutto quanto quello che si è già visto in qualsiasi horror; ma il regista è Hideo Nakata e attendersi qualcosa che vada più in là è lecito ed auspicabile ed invece, imbastendo la storia intorno a sensi di colpa e a traumi psicologici violenti subiti che distorcono il mondo reale creandone uno quasi parallelo e sfruttando tutte le situazioni ovvie possibili, il regista non riesce ad essere efficace  e tanto meno convincente,
The Complex vive in questa situazione ibrida di film sospeso in un  genere che abbonda di luoghi comuni e che sa offrire poco che contribuisca realmente al montare della tensione o al presentarsi repentino di momenti da salto sulla sedia.
E' un film che avesse avuto altra paternità probabilmente si sarebbe anche potuto definire "appena sufficiente", ma da un regista quale Nakata ci si attende il guizzo che altri non possiedono; attesa vana, ahimè, perchè The Complex si appesantisce in ambientazioni claustrofobiche quasi per scelta narrativa nelle quali la rassegna di ovvietà diventa sempre più inconcludente al punto che tutto diventa troppo presto e troppo pesantemente prevedibile.
Probabilmente rispetto al deludentissimo Chatroom questo The Complex qualche punto in più lo guadagna, ma è francamente ben poca cosa e soprattutto la domanda inizia a serpeggiare sempre più insistente: che fine ha fatto il geniale regista di Ringu e di Dark Water?

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